QUAGLINO, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016)

QUAGLINO, Antonio

Valentina Cani

QUAGLINO, Antonio. – Nacque a Zubiena, in provincia di Biella, il 13 ottobre 1817 (i documenti universitari attestano il 17 ottobre) da Giovanni Battista, negoziante di modeste condizioni, e da Maria Debernardi.

Rimasto orfano di madre, fu affidato inizialmente alle cure dei nonni materni e seguì poi il padre a Milano, dove frequentò le scuole. Conseguì con ottimi voti il diploma di licenza all’Imperial Regio liceo S. Alessandro e nel 1836 si iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia. Guidato da Francesco Flarer, scelse l’oculistica come ramo di specializzazione e nel 1842 conseguì la laurea in medicina e chirurgia. Dal 1843 al 1845 fu assistente presso la clinica oculistica di Pavia.

Tornato a Milano si dedicò, insieme ad alcuni giovani colleghi, a ricerche di medicina generale, fisiologia e farmacologia (A. Quaglino - A. Manzolini, Dell’influenza che esercitano molte sostanze putrefatte, il pus, la bile ed altri umori sull’economia animale, e dell’azione elettiva delle principali sostanze medicamentose, in Annali universali di medicina, s. 3, XXXII (1848), 382, p. 449-544; A. Quaglino - A. Restelli, Studi sperimentali sulle arterie, ibid., XXXIV (1849), 388, pp. 5-35) sperimentando anche le nuove tecniche di anestesia (A. Quaglino - A. Restelli - A. Tizzoni, Esperimenti sui cani intorno l’azione dei vapori d’etere solforico, ibid., XXVI (1847), 364, pp. 230-235; Iid., Sperimenti sui bruti col cloroformio, in Gazzetta medica lombarda, VII (1848), p. 254).

Partecipò attivamente ai moti di Milano del 1848 prestando anche servizio come chirurgo militare. In quel periodo istituì un dispensario oftalmico che mantenne per quasi due decenni al servizio di migliaia di pazienti bisognosi. Fu docente di oculistica nella scuola di studi medici di Milano istituita nell’ospedale Maggiore, in seguito alla chiusura dell’Università di Pavia, nel 1848. Dal 1855 al 1860 fu medico primario e direttore del reparto oftalmico dell’ospedale Fatebenesorelle di Milano. Pioniere nell’utilizzo dell’oftalmoscopio per lo studio delle malattie interne dell’occhio, pubblicò anche uno dei primi atlanti di oftalmoscopia (Sulle malattie interne dell’occhio. Saggio di clinica e di iconografia oftalmoscopica, Milano 1858). Nel novembre 1860 divenne professore ordinario di oculistica teorico-pratica nell’Università di Pavia e, nel 1862, direttore della clinica oculistica. Dal 1876 fu per tre anni preside della facoltà di medicina di Pavia.

Apprezzato chirurgo, eseguì interventi di estrazione della cataratta utilizzando tecniche all’avanguardia per l’epoca (Sulla cura medica della cataratta e sugli effetti della paracentesi corneale ripetuta nella cataratte lenticolari incipienti e complete, in Annali universali di medicina, s. 4, XLV (1862), 543, pp. 529-560; Sul valore relativo dell’estrazione lineare modificata in confronto cogli altri metodi operativi per la cataratta e sugli accidenti e complicazioni, che possono comprometterne l’esito felice, in Annali universali di medicina e chirurgia, s. 1, CCXXXVIII (1876), 12, pp. 557-561). Nel trattamento del glaucoma sperimentò dapprima l’iridectomia (Intorno alla guarigione del glaucoma acuto per mezzo dell’iridectomia, in Gazzetta medica italiana Lombardia, s. 4, XLVII (1851), pp. 401-403; Sull’iridectomia considerata come mezzo curativo del glaucoma, in Annali universali di medicina, s. 4, LIV (1864), 568, pp. 63-110) e fu poi tra i primi a eseguire la sclerotomia contribuendo a modificare la prassi operatoria (On sclerotomy in the treatment of glaucoma, in Report of the fourth international ophthalmological congress, London 1873, pp.198-202; Se l’iridectomia sia indispensabile per ottenere la guarigione del glaucoma, in Annali d’ottalmologia, I (1871), 2, pp. 200-214).

Insieme al collega Angelo Scarenzio, sperimentò l’uso del calomelano nelle affezioni oculari sifilitiche (A. Quaglino - A. Scarenzio, Tributo alla storia delle malattie sifilitiche del sistema nervoso, in Annali universali di medicina, s. 4, XLVII (1863), 547, pp. 58-63; Iid., Nuovo tributo alla storia delle malattie sifilitiche del sistema nervoso, ibid., L (1863), 558, pp. 557-590). Pubblicò alcuni studi sull’emeralopia (Sulle condizioni patologiche della emeralopia, Milano 1864) e sull’azione del bromuro di potassio nell’ambliopia alcolica (Sui vantaggiosi effetti del bromuro di potassio nella cura delle ambliopie, dipendenti dall’abuso delle bevande spiritose, in Annali di ottalmologia, III (1873), 1, pp. 24-49). Abile clinico, seppe mettere in relazione l’oculistica con la neurologia (Delle amaurosi encefalo-spinali e delle amaurosi gangliari, in Giornale italiano di ottalmologia-stati sardi, IV (1861), pp. 145-168, 209-246, 373-395 e V (1862), pp. 14-45; Riassunto delle attuali nostre cognizioni sui rapporti dell’apparecchio visivo coi centri nervosi, in Annali di ottalmologia, XII (1884), 1, pp. 3-34) e riuscì a descrivere con precisione un caso di prosopoagnosia, sottolineando aspetti peculiari per le successive riflessioni neurofisiologiche sulla malattia (Emiplegia sinistra con amaurosi – Guarigione – Perdita totale della percezione dei colori e della memoria della configurazione degli oggetti, in Giornale d’oftalmologia italiano, X (1867), pp. 106-112).

In collaborazione con i numerosi allievi e assistenti si occupò anche di anatomia patologica, pubblicando spesso descrizioni di diverse forme di tumori oculari negli Annali di oftalmologia, periodico bimestrale da lui fondato nel 1871 (Contribuzione alla storia clinica dei tumori dell’occhio, I (1871), 1, pp. 21-32; Contribuzione alla storia clinica dei tumori introculari, II (1872), 1, pp. 54-63; A. Quaglino - N. Manfredi, Contribuzione alla storia clinica ed anatomica dei tumori intra, ed extra-oculari, III (1873), 1, pp. 1-11; Sulla patogenia del glaucoma, XII (1883), 1, pp. 19-28). Oltre ai numerosi lavori comparsi nei maggiori periodici scientifici dell’epoca, pubblicò anche la traduzione italiana del manuale di Carl Stellwag von Carion (Manuale di oculistica pratica, I-II, Milano 1865) e del trattato di Franciscus Cornelis Donders (Sulle anomalie della accomodazione e della rifrazione degli occhi, Milano 1875).

Su incarico governativo partecipò come rappresentante dell’Italia al Congresso internazionale di oculistica di Parigi nel 1862 e fece parte della Commissione internazionale per la nuova graduazione delle lenti secondo il sistema metrico nel 1867.

Come emerge dal discorso inaugurale pronunciato durante la cerimonia di apertura dell’anno accademico 1878-79, affidò alla penna anche riflessioni di carattere generale, improntate a istanze positiviste (Della influenza che esercitarono le scienze naturali sul progresso dell’intelligenza umana e delle moderne società, Pavia 1879).

Prima dell’affermazione dell’antisepsi fu attento all’importanza delle pratiche igieniche nei locali della clinica per evitare il contagio infettivo tra operati e degenti. Nel 1881 fu però costretto a lasciare la cattedra dopo aver contratto, in seguito alla medicazione di un paziente infetto, una violenta oftalmia, degenerata in serio danno corneale, che gli fece perdere quasi completamente la vista. Anche se riacquistò parzialmente la facoltà visiva, fu costretto a periodi di aspettativa fino al definitivo collocamento a riposo, nel 1885. Fu colpito anche negli affetti familiari dalla perdita prematura della figlia Florida, morta in tenera età, e di Benvenuto, stroncato diciannovenne dalla tubercolosi. Gli sopravvisse solo Romolo, avvocato e poeta.

Negli anni pavesi ingrandì e portò prestigio alla clinica oculistica, e seppe unire alle doti cliniche la passione per la didattica. Ebbe molti allievi e assistenti tra i quali Nicolò Manfredi, Luigi Guaita, Roberto Rampoldi.

Fu socio corrispondente dell’Istituto lombardo Accademia di scienze e lettere, fu membro anche delle accademie medico-chirurgiche di Palermo e Ferrara, dell’Accademia scientifico-letteraria di Urbino, della Società internazionale di oculistica e del Congresso internazionale medico. Fu insignito della croce dei Ss. Maurizio e Lazzaro e della Corona d’Italia.

Dopo il pensionamento forzato a causa della malattia, ormai quasi completamente cieco si ritirò sul lago di Como, a Tremezzo. Morì il 13 gennaio 1894.

Assecondando il suo carattere schivo e riservato, la cerimonia funebre fu semplice e lontana da ogni pomposità.

Opere. Oltre a quelle citate nel testo, si vedano: Della origine e dei progressi della ottalmologia. Prelezione al corso di ottalmologia teorico-pratica, in Annali universali di medicina, s. 4, XXXIX (1861), 523, pp. 126-145; Importanza degli studj fisico-matematici sui progressi dell’ottalmologia. Prelezione al corso teorico-pratico di oculistica presso l’Università di Pavia per l’anno 1861-62, ibid., XLIII (1862), 535, pp. 103-113; Riassunto delle attuali nostre cognizioni sui movimenti della pupilla nello stato fisiologico e morboso, in Annali di ottalmologia, XIII (1884), 2, pp. 115-123.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Pavia, Antico archivio dell’Università, Medicina, 306, 486; Fascicoli personali docenti, Q. A.

G. Rosmini, Rendiconto delle ammalate accolte dal 24 giugno 1854 al 31 giugno 1857 nella sala oculistica dell’ospedale Fate-bene-sorelle, diretta dal sig. dott. A. Q., in Annali universali di medicina, s. 4, XXVII (1858), 489, pp. 44-62; L. Guaita - R. Rampoldi, Notizie sulla vita e sulle opere del Prof. A. Q. raccolte dai suoi discepoli, Pavia 1894; In memoria di A. Q., Milano 1895; N. M. [sic], A. Q., in Annuario della R. Università di Pavia. Anno scolastico 1894-95, Pavia 1895, pp. 191-200; A. Pensa, Ricordi di vita universitaria (1892-1970), Milano 1991, p. 35; S. Della Sala - A.W. Young, Q.’s 1867 case of prosopagnosia, in Cortex, 2003, vol. 39, n. 3, pp. 533-540; P. Mazzarello, Il Nobel dimenticato. La vita e la scienza di Camillo Golgi, Torino 2006, pp. 223-227.

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