PISCEL, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 84 (2015)

PISCEL, Antonio

Mariapia Bigaran

PISCEL, Antonio. – Nacque a Rovereto (Trento) il 4 marzo 1871 da Antonio e da Giuliana Redolf.

Il padre, imprenditore serico ed esponente della vita pubblica cittadina, morì nel 1880 e lasciò cinque figli; Antonio, secondogenito, aveva solo nove anni, ma le sue testimonianze sulla famiglia d’origine rivelano attenzione e ammirazione verso la figura paterna. La famiglia era originaria di Garmisch, in Baviera, dove il nonno Antonio era orologiaio; soldato nelle armate napoleoniche, si stabilì infine a Rovereto. La madre, di origine ladina, era stata mandata da Moena presso la famiglia Piscel per imparare l’italiano.

Nella formazione di Piscel furono determinanti i valori dell’impegno civile e dell’appartenenza nazionale che nel secondo Ottocento caratterizzarono le élites urbane nella parte italiana del Tirolo asburgico; il suo percorso politico e la sua adesione al socialismo si svilupparono nel solco di questa tradizione. Frequentò il liceo classico a Rovereto e proseguì gli studi passando, come all’epoca era consueto, attraverso diverse sedi universitarie: Graz, Vienna, Bologna (dove seguì le lezioni di Giosue Carducci), poi nuovamente Graz, dove si laureò in giurisprudenza nel 1894. Inizialmente aderì all’universo laico e democratico del Risorgimento italiano e fino al 1895 fu iscritto all’Associazione politica nazionale, una filiazione del partito liberale; per questo fu schedato dalla polizia austriaca come irredentista. Già nel corso del 1893-94, gli anni in cui anche nel Trentino si formarono le prime organizzazioni operaie, maturò la sua adesione al socialismo; con Cesare Battisti fu il fondatore del Partito socialista trentino.

L’amicizia con Battisti era stata stretta negli anni universitari e, come dimostra il loro carteggio, il rapporto, pur nella diversità dei temperamenti, proseguì nel tempo all’insegna di una forte comunione e di una leale collaborazione. Gli scritti politici di Piscel mostrano l’influenza che ebbe su di lui il pensiero positivista (Herbert Spencer e Achille Loria fra gli autori più citati) assieme al filone risorgimentale di Giuseppe Mazzini e Francesco De Sanctis; lontano dal dottrinarismo, ma attento alle sfumature del dibattito politico, fu un interprete del socialismo riformista di fine secolo, duttile nella pratica e volto alla composizione dei conflitti per tutto l’arco della sua militanza.

Dopo la laurea, Piscel esercitò l’avvocatura a Milano, dove fu in contatto con gli ambienti del socialismo lombardo; lì conobbe la sua futura moglie, alla quale fu sempre unito da un forte legame, Enrica Sant’Ambrogio: era una donna educata ai valori del repubblicanesimo e della Rivoluzione francese, direttrice didattica di una scuola femminile e amica di Maria Montessori. Alla pedagogia di quest’ultima la coppia ispirò l’educazione dei figli (Lilia, Maria Serena, Giuliano e Diego), cresciuti in una famiglia sempre molto attenta alla trasmissione dei propri valori intellettuali e ideali.

Secondo la testimonianza del figlio Giuliano, nel corso del 1896, a Milano, Piscel fu incoraggiato da Filippo Turati a tornare nel Trentino per organizzare il movimento socialista. Dopo la scelta, sofferta, di lasciare Milano per Rovereto, l’impegno di Piscel nel partito si dispiegò a tutto campo, sul fronte organizzativo, della propaganda e del proselitismo, anche se continuò a esercitare l’attività forense; per sostenere l’attività politica impegnò anche il proprio patrimonio.

La vita della famiglia Piscel fu intessuta da una rete di amicizie e di ampi contatti, come testimoniato dal carteggio di Antonio con il leader socialdemocratico austriaco Victor Adler. La villa di famiglia a Serrada di Folgaria divenne punto di ritrovo di personalità del mondo politico, culturale e artistico, tra le quali Fortunato Depero, incoraggiato da Enrica Sant’Ambrogio agli esordi della sua attività artistica, ed Elia Musatti, avvocato veneziano e poi deputato socialista, padre di Cesare.

Piscel dirigeva, nell’ottobre 1896, L’Avvenire del lavoratore, nel momento in cui il Partito socialista trentino si cimentava nella sua prima prova elettorale secondo le nuove norme introdotte dalla riforma promossa dal presidente del Consiglio e ministro dell’Interno conte Kazimierz Badeni, che affiancava alle quattro curie censitarie una quinta in cui avevano diritto di voto tutti i cittadini maschi di ventiquattro anni compiuti. Fu sempre Piscel a tenere i contatti con i vertici della socialdemocrazia austriaca, come nella vicenda della costituzione di un’università italiana a Trieste.

Scrisse il progetto di statuto con il quale i socialisti trentini aderirono al programma della socialdemocrazia austriaca, definito nei Congressi di Hainfeld e di Vienna; nel 1897 divenne segretario del Partito socialista trentino e nel 1898 – e poi nel 1911 – fu eletto nel Consiglio comunale di Rovereto.

Nel nuovo secolo la linea del Partito socialista trentino si caratterizzò, sotto la guida di Battisti, per l’accentuazione dei temi politici rispetto alle rivendicazioni economiche e sindacali, per la centralità assunta dalla questione nazionale e per gli accenti anticlericali. Piscel, come dimostrò nel 1905 al convegno socialista italo-austriaco di Trieste, pur aderendo al nuovo corso voluto da Battisti, mantenne un ruolo di pacificazione e mediazione tra le parti, di equilibrio tra le rivendicazioni autonomistiche e il progetto socialdemocratico europeo, ridimensionando anche in seguito la questione irredentista a fronte della mobilitazione per il suffragio universale.

Nel 1910 venne incaricato di presenziare al congresso di Milano del Partito socialista italiano (PSI), dove lo scontro tra riformisti e rivoluzionari lo vide decisamente schierato al fianco di Turati, Leonida Bissolati, Angiolo Cabrini e ostile all’ala rivoluzionaria.

La richiesta di una soluzione politica del problema nazionale del Trentino si coniugò in lui, e ancor più nella moglie Enrica, con una netta avversione alla guerra, manifestata in occasione dell’invasione italiana della Tripolitania e della Cirenaica nel 1911. Solo dopo il fallimento della II Internazionale si schierò nel campo dell’interventismo democratico.

Con lo scoppio del primo conflitto mondiale Piscel si preparò a passare in Italia e prese i primi contatti per entrare nell’ufficio informazioni del comando della 1ª armata. Passò il confine il 31 dicembre 1914 e si stabilì a Verona, dove fu poi raggiunto dalla famiglia e fece parte della rete organizzativa incaricata di accogliere i nuovi fuoriusciti; cominciò a svolgere un’intensa attività come addetto al servizio informazioni dello stato maggiore, che comprendeva la raccolta di dati sulla situazione del territorio e sulle fortificazioni austriache nel Trentino, ma anche una serie di iniziative diplomatiche parallele a quelle ufficiali. Fu accusato dal tribunale austriaco di diserzione e alto tradimento. La moglie Enrica morì di tifo a Verona nell’aprile 1915.

Nel 1917 Piscel partecipò a Stoccolma ai preparativi della conferenza organizzata per riunire i socialisti dei Paesi belligeranti e neutrali con scopi di propaganda e agitazione pacifista; portavoce dell’irredentismo democratico italiano, in realtà la sua missione fu concordata di intesa con il governo italiano e con lo stato maggiore ai quali, durante tutto il soggiorno nella capitale svedese, protratto fino all’estate del 1918, inviò regolari rapporti informativi sui contatti con gli esponenti del socialismo internazionale.

Alla fine della Grande Guerra, dopo il rientro nel Trentino, Piscel mise in campo diversi progetti, tra i quali la creazione del Museo storico italiano della Guerra di Rovereto, di cui fu presidente dal 1920 al 1922. Agì anche su un terreno più direttamente politico e di impegno civile con la fondazione e la gestione, irta di difficoltà, del settimanale Il domani della Vallagarina e ricoprendo la carica di consigliere comunale di Rovereto dal 1920 al 1923. Negli anni successivi si appartò sempre più dalla vita pubblica, soffrendo di un isolamento personale che gli riservarono gli stessi partiti della Sinistra, e poi, durante il fascismo, fu messo a disagio dalla glorificazione che il regime fece della figura di Battisti. Dopo il 1935 tornò al cattolicesimo e comunicò personalmente in una lettera a papa Pio XI la sua conversione.

Morì nella villa di famiglia a Serrada di Folgaria il 20 settembre 1947.

Il figlio Giuliano, avvocato, saggista poliedrico e intellettuale socialista, fu impegnato nell’antifascismo e nella Resistenza nelle file di Giustizia e Libertà e del Partito d’azione. Sposò nel 1929 la milanese Luigia Fraschini (1903-84), insegnante, pubblicista e storica dell’arte, che ripristinò nel cognome del marito la lettera h presente originariamente e tolta dal suocero Antonio per italianizzarlo. Dal loro matrimonio nacque Enrica Pischel (1930-2003), intellettuale marxista, sinologa e docente alle Università di Torino, Bologna e Milano.

Scritti e discorsi. Patriottismo e divisione di classi, Firenze 1897; I bisogni dei lavoratori emigranti trentini di fronte alle assicurazioni di malattia e d’infortunio sul lavoro, Rovereto 1912; Il conflitto austro-serbo e gli interessi italiani, Milano 1915; Une voix des irrédents italiens a l’Internationale socialiste. Memorandum pour le comité de la Conférence de Stockholm, Stockholm 1918; Il museo della guerra nel castello di Rovereto. Come e perché è sorto. Relazione al congresso dei musei italiani del Risorgimento nella visita a Rovereto li 22 settembre 1926, Rovereto 1926.

Fonti e Bibl.: Rovereto, Museo storico italiano della Guerra, Archivio Antonio Piscel, su cui si può utilmente consultare A. P.: inventario dell’archivio 1914-1919, a cura di M. Sartori, Rovereto 2011. Inoltre: necr., P. Pedrotti, A. P., in Studi trentini di scienze storiche, XXVI (1947), 2, pp. 182 s.; M. Saltori, Uno sguardo socialista sul Trentino di inizio secolo. Nuove lettere di A. P. a Victor Adler dagli archivi viennesi (1896-1914), in Studi Trentini. Storia, 2011, vol. 90, pp. 95-137.

R. Monteleone, Il movimento socialista nel Trentino 1894-1914, Roma 1971, ad ind.; Id., P. A., in Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico 1853-1943, a cura di F. Andreucci - T. Detti, IV, Roma 1978, pp. 169-175; E. Sant’Ambrogio Piscel, Diario 1914, in Il Ponte, XXXIX (1983), 2, pp. 182-199; E. Collotti Pischel, Villa Piscel tra guerra e pace, in Folgaria notizie, XXIII (1999), 1, pp. 57-60; 2, pp. 65-69; 3, pp. 39-41; 4, pp. 45-47; M. Bigaran, Un socialista tra i due secoli. A. P. (1871-1947), in I ‘buoni ingegni della patria’. L’accademia, la cultura e la città nelle biografie di alcuni agiati tra Settecento e Novecento, a cura di M. Bonazza, Rovereto 2002, pp. 349-369; P. A., in Un secolo di vita dell’Accademia degli Agiati (1901-2000), a cura di G. Coppola - A. Passerini - G. Zandonai, II, Rovereto 2003, pp. 858-860; M. Saltori, Seguendo i percorsi di un ‘gregario della Storia’. A 60 anni dalla morte di A. P., in QT. Questotrentino, XXVIII (2007), 16, pp. 37-39.

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