FERRI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 47 (1997)

FERRI, Antonio

Maria Pia Paoli

Nacque a Imola (Bologna) da Girolamo e dalla nobile bolognese Isabella Castelli il 10 genn. 1655. Presto avviato alla vita ecclesiastica (ottenne poi un canonicato nella cattedrale di Imola) compì i suoi studi letterari e giuridici a Bologna e Ravenna, dove nel 1674 si laureò in utroque. Per qualche tempo proseguì la pratica legale a Roma nello studio di un avvocato De Filippi e il 28 luglio 1682 fu nominato protonotario apostolico.

Negli anni del pontificato di Innocenzo XI e della svolta impressa all'apparato burocratico dello Stato pontificio, grazie soprattutto anche ai contributi teorici forniti dall'opera del cardinale G. B. De Luca, la preparazione legale del F. e l'avvicendarsi delle sue occupazioni civili e religiose rappresentano bene i segni del nuovo corso. Altrettanto in linea con un fenomeno culturale di portata europea è il profondo interesse per gli studi eruditi manifestato dal F., che ne fece presto l'impegno e lo scopo principale della sua vita.

Il vasto e minuzioso lavoro condotto sui manoscritti degli archivi imolesi non sfociò mai in una pubblicazione e sebbene apprezzato e influenzato dagli studi storici ed eruditi illustri del tempo, quali L. A. Muratori e G. Fontanini, fino ad oggi è rimasto confinato nella citazione, più o meno esplicita, delle ricostruzioni della storia locale imolese. Tutta l'enorme mole di materiale inedito lasciata dal F. si trova, per sua espressa volontà, conservata nella Biblioteca comunale di Imola; una revisione critica, storica e filologica, di questo materiale sarebbe solo in parte possibile dato che molti dei documenti regestati dal F. sono andati perduti.

Altri contemporanei e concittadini del F. si erano occupati della storia civile, letteraria e religiosa di Imola; con alcuni di loro, ma soprattutto con i canonici P. G. Savini e A. M. Manzoni, il F. esplorò a fondo l'archivio diocesano, trascrivendo pergamene gotiche e longobarde. Purtuttavia fino al sec. XIX nessuna opera di rilievo sulla storia cittadina fu data alle stampe, eccettuate l'unica pubblicazione dello stesso F., Una pianta esatta della moderna città di Imola cogli undici borghi che la circondano (Imola 1705), e quella del canonico Manzoni, Episcoporum Corneliensium historia (Faventiae 1719).

In una lettera scritta dal F. ad A. M. Mancurti nel 1722 è esposto in sintesi il disegno dell'opera complessiva che doveva coronare le varie ricerche attuate, raccogliendo le memorie degli imolesi illustri, per un totale di circa cinquecento personaggi. A questa parte doveva seguire la storia di Imola dalla sua fondazione in epoca romana con la spiegazione dell'antico nome di Forum Cornelii fino alle successive vicende politiche, nel corso di diciotto secoli, corredata di un indice alfabetico delle famiglie nobili antiche e moderne. L'ultima parte avrebbe riguardato le memorie sacre, che il F. pensava di illustrare con incisioni raffiguranti le iscrizioni trovate presso i corpi santi della città, terminando con la relazione sulle reliquie del martire s. Cassiano rinvenute nel 1703 e sistemate nella cripta della cattedrale a lui intitolata. L'orgoglio per il lavoro svolto in trent'anni e un profondo senso d'amor patrio facevano sperare al F. che altri "curiosi" e "compatriotti", allora ancora ben pochi o "quasi niuno", avrebbero in futuro desiderato di attingere ai suoi scritti.

Nel secondo libro delle inedite Notizie et riflessioni storiche il F. entra nel merito della questione dell'estensione del territorio imolese al tempo della sua fondazione come colonia militare romana, servendosi delle ipotesi fatte due secoli prima da monsignor V. M. Borghini a proposito delle origini di Firenze e recentemente dal suo "maestro" monsignor F. Della Torre a proposito delle origini di Forlì. Il F. ne traeva la conclusione che la maggior ampiezza del territorio imolese rispetto a quello bolognese fosse dovuto alla grande concessione di terreni che Silla fece ai propri veterani per ricompensarli delle guerre combattute contro la fazione di Mario.

Sull'onda di queste ricerche il F. mise insieme alcuni elenchi di nomi e cognomi di famiglie e genti romane riscontrabili nella toponomastica del contado imolese e non solo; anche in questo caso, oltre alle fonti costituite dai classici, sono consultate dal F. le opere del Borghini, del Platina, del Panvinio, del Baronio, del Sigonio, dell'Ughelli, del Gamurrini. In un discorso sotto forma di lettera indirizzato all'abate G. Pastrizio il 30 dic. 1705 il F. riprendeva questi temi, imputando alla "rozzezza del volgo" e alle invasioni barbariche la corruzione dei nomi originali dei luoghi, borghi e ville che una volta componevano il vasto Forum Cornelii, tanto che la memoria storica ne aveva risentito e i notai avevano contribuito a perpetuare l'errore, trascrivendo "a puntino" come si pronunziava dal "popolaccio" (Imola, Bibl. comunale, ms. 15, B, 4, 1 [5]).

L'erudizione del F., che indubbiamente risentiva della lezione muratoriana oltre che di quella proveniente d'Oltralpe dai padri maurini e bollandisti, non si sottraeva al fascino di una ricerca antiquaria che tentava di conciliare l'uso di fonti letterarie con quello di fonti epigrafiche e iconografiche. Una sintesi di queste esigenze metodologiche si può riscontrare nelle Memorie sacre d'Imola scritte nel 1706 in forma di lettera al Pastrizio.

Quasi a coronare il lavoro di molti anni spesi per elaborare le genealogie di principi, cavalieri ed amici, il F. confessava di essersi sentito d'improvviso "toccare" il cuore durante la lettura della generazione e discendenza di Gesù Cristo descritta nei Vangeli di s. Matteo e s. Luca. Maturò così in lui il "divoto pensiero" di ricostruire l'albero della genealogia per eccellenza; il frutto di questa ennesima fatica furono cinque tavole di carta e tela lunghe circa 4 m e larghe 1, fino ad oggi dimenticate nella polvere, ma che per disposizione testamentaria del F. dovevano restare esposte in una sala del palazzo comunale di Imola e che attualmente sono collocate nella Biblioteca comunale tra i manoscritti 82bis A2 (esiste anche una descrizione delle tavole segnata 15, B, 4, 1 [21].

Il F. morì a Imola il 10 dic. 1728, avendo già fatto testamento il 5 maggio 1725; fu sepolto nella cattedrale di S. Cassiano nella tomba di famiglia. Secondo la sua ultima volontà tutti i volumi manoscritti furono conservati dagli eredi e rimasero a disposizione del pubblico, finché alla morte dell'ultimo erede passarono nell'Archivio municipale.

I manoscritti del F., tra volumi e inserti vari, ammontano a cinquantasei pezzi; a questi vanno aggiunte alcune lettere indirizzategli dal fratello e da eruditi e nobili imolesi. In gran parte disperso e da ricostruire è il resto del copioso carteggio tenuto dal F. con l'abate G. Fontanini e con molti prelati e cardinali. Dei volumi manoscritti conservati nella Biblioteca comunale di Imola si segnalano: Nomina et cognomina gentium familiarumque Romanarum; Memorie storiche di Imola, in cinque volumi più due di indici; Libro delle scritture appartenenti alla casa in Porta Bologna, già dei Castelli, ora dei Ferri da Imola, raccolta di atti originali dal 14 apr. 1534 al 2 sett. 1697; Catalogo dei gonfalonieri, conservatori, anziani e governatori della città d'Imola dal 1504 al 1714; Memorie per la storia del monastero di S. Domenico e dell'Ordine sacro dei predicatori in Imola; Catalogo antico e diffuso dei vescovi di Imola da s. Cornelio a Rodolfo Paleotti; Descrizione della patena mistica di s. Pier Crisologo; Abbozzi di stemmi delle famiglie gentilizie imolesi; Estratti di raccolte epigrafiche; Catalogo di 800 genti romane antiche che possono essere quelle che da Roma vennero al Foro di Cornelio; Genealogie delle famiglie nobili imolesi, raccolte in centotré fascicoli e in cinque cartoni; Indice e sommario delle pergamene del Libro rosso e dello Statuto di Imola.

Fonti e Bibl.: Per notizie sulla vita del F. si vedano gli appunti sciolti in Imolesi illustri, n. 187, e il fascicolo Ferri tra le Carte Zampieri conservate nella Biblioteca comunale di Imola; tra gli Autografi vedi G. Canti, Lettere ad A. F. (1717) e F. Passarini, Lettere ad A. F. (1722-1723). Si veda inoltre: L. Angeli, Mem. biogr. di que' uomini illustri imolesi le cui immagini sono locate in questa nostra iconoteca, Imola 1828, pp. 178 s.; O. Antognoni, Appunti e memorie, Imola 1889, pp. 98-102; A. Negri, IlComune di Imola, dalla costituzione del Regno, alla fine del sec. XIX, Imola 1907, p. 189; S. Alvisi, Il Comune di Imola nel sec. XII, Bologna 1909, pp. 35-46; R. Galli, Storiografi ed eruditi romagnoli: l'abate A. Ferri, in Corriere padano, 5 luglio 1942; M. Marini, IPollia alla ricerca di Spina, Ravenna 1984, dove sono pubblicate alcune parti delle Notizie e riflessioni storiche di Imola del F.; A. Ferri, Imola nella storia. Note di vita cittadina, Imola 1991, pp. 219-223.

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