CAVALLUCCI, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 23 (1979)

CAVALLUCCI, Antonio

Stefi Roettgen

Figlio di Bartolomeo, da Cisterna, e di Maria Agnese Baroni, nacque il 21 ag. 1752 a Sermoneta. Il padre, fabbro di professione, era al servizio di Michelangelo Caetani, signore di Sermoneta, per il quale restaurò le artiglierie danneggiate dalle truppe spagnole nel 1744 e ne ebbe quindi la custodia perpetua. Il talento del C. per la pittura venne scoperto dal duca Francesco Caetani, che lo condusse tredicenne a Roma dove restò affidato allo zio paterno Bernardo, anche questi dipendente dei Caetani. Poco dopo i genitori morivano, e al C., come figlio primogenito, restò per tutta la vita la cura dei fratelli minori.

Studiò dapprima con Stefano Pozzi e dopo la morte di questo (1768) con Gaetano Lapis, ma si dedicò con grande serietà anche allo studio del disegno nell'Accademia di S. Luca acquisendo così le basi necessarie per il suo linguaggio accademico. Secondo le fonti (Vinci, p. 44) avrebbe anche frequentato gli atéliers di P. Batoni e di A. R. Mengs, ma di ciò non rimane testimonianza concreta. La vita e le opere del C. ci sono note soprattutto attraverso le due attente biografie che G. B. Vinci e G. G. De Rossi gli hanno dedicato dopo la sua morte; il De Rossi si è servito dell'inventario dei beni lasciati dal C. ritrovato dalla Roettgen nel 1973. Le prime testimonianze dell'attività artistica del C. pervenuteci sono quattro disegni (Roma, Gall. dell'Accad. di S. Luca): di essi tre Studi di figura non sono esattamente databili; mentre con la Visita dei tre angeli ad Abramo il C. ottenne il primo premio della seconda classe di pittura nel concorso Clementino dell'anno 1771. Il Mengs, allora principe dell'Accademia, avrebbe giudicato l'autore di questo disegno "giovinetto di molta speranza" (Ipregi delle Belle Arti celebrati li 21 aprile 1771 in Campidoglio..., Roma s.d., p. 15). Nel 1773 (In lode delle Belle Arti... Relazione del concorso e de' premi distribuiti ... il 27 apr. 1773, s.l. né d. [Roma 1773], p. 10), il C. ebbe il secondo premio del concorso Balestra con il quadro L'addio di Ettore ad Andromaca (Roma, Accad. di S. Luca). Altra opera molto giovanile è il fregio dipinto a tempera in una delle stanze della casa natale del C. a Sermoneta - tuttora esistente ma non menzionato dalle fonti - in cui già si riconosce la maniera tipica del C.: vi si alternano piccoli riquadri di paesaggi con quattro ritratti monocromi di filosofi e poeti antichi, ognuno affiancato da due putti. Per incarico di Teresa Corsini duchessa di Sermoneta, il C. dipinse, per la collegiata di Cisterna, la sua prima pala d'altare, raffigurante la Visione di s. Teresa (distrutta nella seconda guerra mondiale): il Vinci la data al 1771 mentre il De Rossi la dice dipinta dopo il 1773. Sempre per i Caetani dipinse tre quadri di formato medio di cui uno soltanto è conservato, Abigail e Davide (Roma, Fondaz. Caetani). Il primo ritratto documentato del C. è il disegno di Francesco Caetani, per l'incisione (1772) di P. L. Bombelli, che anche in seguito incise altre sue opere. Dopo l'acquisto, da parte dei Caetani, del palazzo in via delle Botteghe Oscure, il C. nel 1776 cominciò la decorazione pittorica dell'appartamento nobile, nella quale si rivela come uno dei principali esponenti della corrente neoclassica a Roma.

Secondo l'ordine cronologico riferito dal De Rossi, la decorazione ebbe inizio dalle Storie di Ippomene e Atalanta, e dalle Storie di Diana e di Apollo indue sale con identico schema decorativo (tela rettangolare nel mezzo, circondata da quattro piccole scene a tempera sul muro): notevole è nella prima di queste sale la ripresa della tradizione della pittura a grottesche con evidenti richiami al Cinquecento. Segue la decorazione della galleria che, pur di modeste dimensioni, riprende, con il soggetto del quadro sulla volta, la tradizione formale e iconografica delle grandi gallerie romane del Cinquecento: vi è raffigurato l'Ingresso trionfale di Giovanni Caetani a Gaeta dopo la sconfitta dei Saraceni.

Il ciclo continua con la sala di Giunone, dove nella volta è raffigurata Giunone sul suo carro stilisticamente vicina a Giuseppe Cades amico del Cavallucci. Le pareti della sala sono decorate con Paesaggi derivanti da modelli del van Bloernen e del Locatelli. Il ciclo si conclude con la sala dell'Aurora, ma è probabile che fosse progettato un altro soffitto con La Notte di cui esistono due bozzetti (Roma, Fondaz. Caetani). I lavori erano terminati nel 1780 (pagamento di 4.000 scudi all'indoratore Ignazio Masucci).

Tra il 1777 e il 1779 il C. dipinse i ritratti di Francesco Caetani e di Teresa Corsini (Roma, Fondaz. Caetani) e nello stesso periodo fece il ritratto del B. Giuseppe Labre (morto nell'anno 1783), uno dei suoi più belli (ora a Boston, Museum of Fine Arts; pubbl.: Painting in Italy in the 18th Century, Chicago 1970, n. 78). In seguito al successo ottenuto con le pitture del palazzo Caetani, l'artista ricevette altre importanti commissioni; attraverso monsignor Francesco degli Albizzi, parente dei Caetani e protettore del C. sin dagli inizi della sua carriera, gli furono ordinate quattro soprapporte per S. Pietro (cappella dei Beneficiati: S. Pietro presentato a Cristo da s. Andrea, Domine quo vadis?; cappella dei Canonici: S. Pietro liberato dall'angelo, S. Paolo presentato a s. Pietro da s. Barnaba). Restaurò nello stesso periodo l'affresco della cosiddetta Madonna della febbre nella cappella dei Beneficiati e il retro del polittico Stefaneschi quando questo venne trasportato dalla sacrestia alla sala capitolare. Monsignor degli Albizzi, quale economo della Fabbrica di S. Pietro, cercò anche di procurare al C. l'incarico per una pala d'altare nella basilica, ma senza successo; e l'artista ne donò il bozzetto (Martirio dei ss. Giuda e Simone)all'Accademia di S. Luca all'atto della sua ammissione il 6 ag. 1786. Nello stesso anno dipinse per i padri passionisti di Anguillara (collegiata di S. Maria Assunta) una pala con Cristo crocifisso tra la Madonna e s. Giovanni Evanglista; e per la beatificazione di Tommaso da Cori eseguì uno dei quadri per la cerimonia papale (Paray-le-Monial, Musée Hiéron). Il capolavoro creato nell'anno 1786, stilisticamente influenzato da Angelica Kauffmann, è L'origine della Musica (tela riportata) in una delle sale dell'appartamento nobile del palazzo Caetani; l'interessante iconografia è senz'altro da collegarsi alla passione musicale del C. attestata dai biografi. Nel 1787 il C., su iniziativa dell'amico scultore G. B. Monti e con la protezione del cardinale Romualdo Braschi, fece un viaggio che, se pur breve di soli due mesi, segnò una decisiva svolta nella sua maniera. Partito da Roma il 12 sett. 1787 (De Rossi, p. 26), visitò Venezia, Firenze, Bologna e Parma e rimase particolarmente impressionato dalla pittura veneta e parmense. Sembra che si sia anche fermato a Rovigo e vi abbia conosciuto l'abate Griffi dei monaci olivetani per il quale dipinse una piccola tela con la Madonna e il beato Tolomeo (oggi ad Ascoli Piceno, Pinacoteca). Dopo il viaggio il C. pose di nuovo mano all'Origine della Musica di palazzo Caetani ed eseguì il ritratto di Girolamo Silvestri (per l'Accademia dei Concordi di Rovigo ove tuttora si trova) che risente di influssi della ritrattistica romagnola e fiorentina del Cinquecento. A Roma le commissioni aumentarono notevolmente; tra i pittori coetanei, il C. era ormai uno dei primi, specie nel campo della pittura religiosa, godendo della particolare protezione di influenti prelati. Monsignor degli Albizzi, dal 1785 commendatore dell'ospedale di S. Spirito, gli ordinò (1788) una pala per la chiesa di Palidoro con i SS. Giacomo e Filippo (fino al 1958 c. era collocata nella chiesa di S. Spirito in Sassia a Roma). È una delle più imponenti opere del C. per la grandiosa concezione statuaria delle figure dei due apostoli: lo stile dell'artista è più vigoroso e più espressivo, arricchito negli effetti coloristici. Per la cappella dell'ospedale di S. Spirito il C. dipinse una lunetta con S. Giuseppe Calasanzio (1790 circa: vedi Diario ordinario di Roma, 23 ott. 1790 p. 210). Favorito dal pontefice Pio VI, dipinse (1788) per la chiesa di S. Andrea a Subiaco Ilsogno di s. Giuseppe (iltrasporto avvenne due anni dopo: [M. Mallio], Annali di Roma, 1790, pp. 53 s.), mentre per il duomo di Spoleto aveva già eseguito la Presentazione della Vergine al tempio (1786circa) commissionata dalla S. Sede (ill. 161in Ricerche in Umbria, I, Treviso 1976).

Per i Braschi, il C., oltre al Ritratto di Pio VI (a tre quarti di figura; ubicazione attuale ignota) e a quello a figura intera del nipote Romualdo Braschi (riprodotto in Apollo, 1961, p. 396), dipinse nel 1788una copia di bassorilievo antico con le Nove Muse e Minerva donato da Cosimo Morelli al duca Luigi Braschi Onesti (Diario ordinario di Roma, 19 gennaio del 1788, pp. 5 s.).Anche il disegno con un Cenotafio di Pio VI (destinato probabibnente a un frontespizio: Firenze, Uffizi, Gab. dei disegni) conferma i buoni rapporti del C. con la famiglia del papa. L'8 giugno 1788 il C.venne eletto socio della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon e nello stesso anno risulta già iscritto all'Arcadia con il nome di Ippomiero Sermoneo, probabilmente proposto da uno dei suoi amici più stretti, il poeta e filosofo Appiano Buonafede. Questi diede al pittore molti suggerimenti per i suoi quadri (F. Caetani, Adunanza tenuta dagli Arcadi... il di 15 maggio 1794. In lode del defunto... Appiano Buonafede..., Roma 1794, p. 271, specialmente per la grande pala del duomo di Pisa con la Vestizione di s. Bona (1791), che con la pala di Subiaco è stilisticaniente uno dei quadri più avanzati del C. (disegno a Firenze, Gabinetto naz. delle stampe, e a Edimburgo, National Gallery of Scotland). Nel 1790 ottenne l'incarico di professore dell'Accademia del Portogallo a Roma diretta dal suo amico e futuro biografo G. G. De Rossi. Nell'Accademia di S. Luca il C. non sembra aver avuto una posizione particolarmente importante, dato che soltanto due volte vi coprì la carica di sindaco, nel 1790 e nel 1793. Dopo il 1790 l'artista compì due viaggi a Napoli, che secondo i biografi dovevano servire a ristabilire la sua salute già indebolita. Durante uno dei due soggiorni egli dipinse il ritratto del Principe del Belvedere (Napoli, Museo naz. di Capodimonte) a figura intera (erroneamente attribuito fino a poco tempo fa ad A. Kauffmann). Lo stesso principe acquistò due quadri dipinti dal C. nel 1785: le allegorie della Innocenza e della Penitenza (ubicazione ignota). Dal 1790fino alla morte il C. svolse un'ampia attività ed eseguì commissioni di grande prestigio, per gran parte delle quali era assistito dai suoi due allievi Giovanni Micocca e Tommaso Sciacca. Oltre alla pala di Pisa, esegui il cartone per una pala d'altare in mosaico nella cattedrale di Loreto con S. Francesco da Paola, per la chiesa di S. Nicola a Catania una grande tela con S. Benedetto che riceve i ss. Placido e Mauro, grandiosa composizione, stilisticamente molto affine alla pala di Pisa (disegno preparatorio a Roma, Gabinetto naz. delle stampe). Per il duomo di Sansepolcro dipinse la Madonna del Rosario, che gli venne pagata 100 zecchini, e per il duomo di Urbino uno dei quattro pennacchi della cupola con S. Giovanni Evangelista (bozzetto a Urbino, Opera del duomo) e una pala d'altare con la Sacra Famiglia e i tre arcangeli che però non venne compiuta e rimase in possesso dello scultore Monti (Roma, coll. priv.). Per il nuovo appartamento del palazzo Altieri il C. dipinse nel 1791una soprapporta raffigurante Tarpeia che offre a Tazio di farlo entrare in Campidoglio (modello a Roma, Fondaz. Caetani), uno dei pochi lavori, dopo la decorazione del pal. Caetani, di soggetto profano.

Il C. era uno dei pittori preferiti dal cardinale Zelada, e per la sua collezione privata dipinse, tra l'altro, due quadri di mezze figure con Cristo, Marta e Maddalena eCristo confortato da angeli dopo la tentazione (in collezione privata statunitense). Dal 1773la chiesa titolare del cardinale Zelada era S. Martino ai Monti, parrocchia del C., che già vi aveva collocato, in epoca piuttosto giovanile, il Battesimo di Cristo. Ma dopo l'erezione della nuova cappella del Carmelo il C. ricevette l'incarico di decorarla: La Madonna dona l'abito carmelitano e lo scapolare a s. Simone Stock, S. Elia frate sul monte Carmelo invoca la pioggia, la Madonna con anime purganti. Nel 1794 il C. soggiornò a Velletri. L'anno seguente, nonostante il continuo declino delle forze fisiche, eseguì la decorazione della tribuna di S. Martino ai Monti, aiutato da Giovanni Micocca. Il prezzo accordato con lo Zelada era di 1.000 scudi, dei quali il C. ne ricevette in acconto 400. Fece tutti i modelli e abbozzò di propria mano La Madonna in gloria, Il Padre Eterno e i SS. Pietro e Paolo e terminò interamente il S. Carlo Borromeo. Tutto il resto, dopo la sua morte, venne condotto a termine dal Micocca il quale ricevette 415 scudi.

Il 18 nov. 1795 il C. morì nella sua abitazione nel palazzo Caetani, a Roma, all'età di quarantatré anni.

Incompiute o nemmeno iniziate restarono molte commissioni, tra cui: un quadro da soffitto per il duca Sforza Cesarini raffigurante Venere che sostituisce Amore ad Ascanio (modello a Roma, Fond. Caetani), la Sacra Famiglia con tre arcangeli (Roma, coll. privata) e una copia dell'Aurora di Guido Reni per l'antiquario inglese Colin Morison. Di una pala per il duomo di Pontremoli, la Deposizione di Cristo commissionata dal marchese Lorenzo Pavesi, era già eseguito il bozzetto; rimase incompiuta una pala con la Predica di s. Giovanni Battista (disegno a Firenze, Uffizi). La commissione di un quadro con S. Pietro incarcere perRagusa passò al Micocca (bozzetto del C. all'Isola Bella, coll. Borromeo). Dall'inventario dei suoi beni risulta che nello studio del C. si trovava un grande numero di disegni, bozzetti e libri, soprattutto di teologia e di letteratura antica. Gran numero dei lavori esistenti nello studio passarono alla casa Caetani dove in parte esistono tuttora, ma anche il cardinal Zelada e i Borromeo fecero acquisti dal lascito dell'artista.

Il C. lasciò il suo patrimonio, che ammontava a circa 2.800 scudi, alla sorella maggiore Elisabetta, vedova Mattiae.

Le fonti lo descrivono conciliante, riservato e sincero; era estremamente laborioso, ma non ambizioso, di conseguenza non suscitò invidia. Religiosissimo e devoto, come dimostra anche la predilezione, nei suoi dipinti, per la tematica sacra, condusse vita quasi da monaco. La sua adesione al linguaggio neoclassico incontrò tutti quei limiti comuni ad altri artisti romani, derivanti dal carattere in qualche modo vincolante del repertorio richiesto dalla committenza dello Stato pontificio: soggetti mitologici per privati, pale d'altare per il clero e le chiese. La sdolcinata, effeminata espressione delle figure, tipica delle opere della maturità, è sottolineata da un colorito liscio e brillante ricco di sfumature nei contorni, reso con una maestria tecnica che dà alle superfici il carattere di smalto. Il C. in queste caratteristiche di stile è molto vicino a Bernardino Nocchi, ma risente anche di influssi della pittura di Giuseppe Cades e di Angelica Kauffmann. Nelle opere giovanili (palazzo Caetani) si riscontrano influssi di Gaetano Lapis e di Pompeo Batoni, mentre il Mengs, spesso citato come uno dei modelli scelti dal C., non ha esercitato una visibile influenza sulla sua maniera, ma piuttosto ha inciso sulla sua formazione culturale e intellettuale.

Allievi del C. furono, oltre al Micocca e allo Sciacca, Ferdinando Bersanti da Velletri, Luigi de Rossi da Piperno, Nicola Broccolani e il religioso boemo Diego Tieck. Come professore dell'Accademia portoghese istruì i brasiliani Giuseppe Alvares e Emmanuel Dias e i portoghesi Giuseppe de Cunha Taborda e D. A. de Sequeira.

Oltre alle opere citate si dà qui un elenco di quelle di cui si conosce l'ubicazione attuale o recente. Ascoli Piceno, Pinacoteca: Sacra Famiglia amezze figure, Madonna e Bambino, due studi ad olio, S. Giuseppe e Angelo (teste della pala di Subiaco). Bassiano (Sezze), chiesa di S. Erasmo: Sacro Cuore di Gesù. Carpentras, cattedrale di S. Siffrein: Crocefisso firmato e datato 1789. Latina, propr. Cavallucci: Madonna con Bambino. Londra, mercato antiquario: Ritratto del cardinal Pignatelli (1794), Cristonella casa di Marta e di Maddalena (cfr. Heim Gallery, Paintings and scuiptures 1760-1830, catal., London 1972, n. 9). Roma, S. Maria in Aracoeli, capp. di S. Anna: S. Tommaso da Cori (sottoquadro); Galleria nazionale d'arte antica: Cristo crocefissocon s. Giovanni Evangelista, s. Francesco e un monaco francescano (già attribuito al Subleyras); Fondazione Caetani: Un santo francescano che dà lacomunione ad uninfermo, La Notte con i suoi figli (due versioni, una ovale, una rettangolare), Ritrattodi Elena Albani (De Rossi, p. 39); coll. Marchetti-Longhi: Ritratto di Marianna Meucci, seconda moglie di Francesco Caetani, con il figlio; coll. Rospigliosi: Ritratto di Costanza Rospigliosi; Gall. Pallavicini: copia da Raffaello, La Madonna Tempi; Sermoneta, casa Cavallucci: La Carità, Sposalizio di s. Caterina (copiadal Correggio; legato dell'artista; una replica di bottega dello Sposalizio era nel 1970 a Roma sul mercato antiquario). Stourton, Wiltshire, Stourhead House: La Carità, Sposalizio di s. Caterina (copiadal Correggio).

Disegni: Amsterdam, coll. Regteren Altena: Testa di bambino. Firenze, Uffizi, Gabinetto dei disegni: Predica di s. Giovanni Battista, Testa di donna (9913 S.), Testa di donna (9914 S.). Genova, Pal. Rosso: Testa di giovane. Londra, già Sotheby: Padre Eterno e angeli (vendita James, Sotheby's, 14 luglio 1926; neg. Courtauld Instit. 53.262). Monaco di Baviera, Karl und Faber: due Putti (vendita all'asta 121, 10-11 dic. 1969, n. 287 del catalogo). New York, Cooper-Hewitt Museum, Smithsonian Institution's National Museum of Design: Adorazione dei pastori; H. Feist (1970): Due putti. Roma, Gabinetto nazionale delle stampe: S. Benedetto che riceve i ss. Placido e Mauro. Stati Uniti d'America, coll. priv.: Testa di giovane (cfr. Catal. of Roman Eighteenth Cent. drawings from a private collection, Minneapolis 1967, n. 25).

Incisioni: Ritratto di Isabella Fornari (busto senza mani), incisione di P. L. Bombelli da un disegno del C.; Angeli adoranti e il bambino Gesù, incisione di G. B. Leonetti nel 1787 da un disegno del C.; S. Francesco da Paola portato in cielo da angeli, incisione di P. L. Bombelli nel 1786 da una invenzione del C.; Raccolta di incisioni rappresentanti statue che appartengono a monumenti architettonici insigni di Roma (soprattutto le statue dal colonnato di S. Pietro), Roma 1779-1801, incisioni di P. L. Bombelli da disegni del C. (trentuno tavole) e di Giuseppe Cades (la maggior parte delle tavole venne eseguita tra il 1785 e il 1788); Aurora di G. Reni, incisione di R. Morghen da un disegno del Cavallucci.

Fonti e Bibl.: Diario ordinario di Roma, 28 nov. 1795 (necrologio); 12 nov. 1796 (S. Martino ai Monti); Roma, Archivio Caetani, Miscell. Caietana, n. 333/190: D. Dognazi, Giornale delle cose rimarcabili nel felice governo dell'Ecc.mo Signor Don Francesco Caetani, Duca di Sermoneta, f. 116v; Entrata e Uscita dell'Ecc.mo Sig.re Duca D. Francesco Caetani da Gen.io 1773a tt.o il 1785, pp. 61, 85, 86, 108; Carteggio Onorato Caetani, n. 92089; Luigi de Cesaris, Relaz. stor. della specola Caetani (circa 1781); Ibid., Archivio dell'Accad. di S. Luca, Libro dei Decreti, vol. 28, f. 21; vol. 52, f. 182; vol. 53, f. 78; vol. 54, ff. 71 s., 105 s.; Arch. di Stato di Roma, Not. Poggioli, uff. 7, vol. 456, ff. 627 s. (12 dic. 1795); G. Sforza, Episodi della storia di Roma nel sec. XVIII..., parte V, Saggio de' Dispacci di L. P. Bottini, in Arch. stor. ital., XX(1887), pp. 412, 435 (quadri del C. per 19 nuova sagrestia di S. Pietro terminati il 29 maggio 1784 e tela per Subiaco quasi finita nel gennaio 1790); Giornale delle Belle Arti, 12 giugno 1784 pp. 185 s. (sovrapporte S. Pietro); 8 ott. 1785, pp: 313 s. (Innocenza e Penitenza); 24 giugno 1786, pp. 193 s. (Origine della Musica); 10 marzo 1787, p. 80 (ritratto Buonafede); Memorie per le Belle Arti, II (1786), pp. 62 s. (Origine della Musica, Cristo crocifisso per Anguillara), p. 253 (B. Tommaso da Cori); IV(1788), pp. 154 s. (Subiaco, Sogno di s. Giuseppe; Palidoro, SS. Giacomo e Filippo); Roma, Bibl. dell'Ist. di archeol. e storia dell'arte, ms. Lanciani 65, cc. 29, 212 (il 6 maggio 1798 G. B. Alfonsi chiede di portare fuori dallo Stato, tra l'altro, un S. Francesco da Paola, due tele imperatore e tredici bozzetti del C.); G. A. Guattani, Mem. enciclop. per le Belle Arti, III, s.l. né d. (ma 1808), pp. 57 s. (disegno del C. da una terracotta antica, con Ido e il piccolo Bacco, inciso da A. Campanella); G. B. Vinci, Elogiostor. del celebre pitt. A. C. ..., Roma 1795; G. G. De Rossi, Vita di A. C. da Sermoneta pittore, Venezia 1796; L. Lanzi, Storia pittor. della Italia, a cura di M. Capucci, I, Firenze 1968, pp. 421 s.; F. Bartoli, Le pitture, sculture e architetture di Rovigo, Venezia 1793, pp. 40 s.; G. K. Nagler, Künstlerlexikon, II,München 1835, pp. 450 s.; A. Nibby, Roma nell'anno 1838, I, Roma 1839, p. 549; Catal. di quadri ed altri oggetti della Gall. Rinuccini, Firenze 1845; p. Fontana, Descriz. della chiesa metropol. di Spoleto, Spoleto 1848, pp. 40 s.; H. de Chennevières, Quelques épithaphes d'art, in Rev. univ. des arts, V(1857), p. 242; Catal. della Raccolta Santarelli, Firenze 1870, pp. 676 s.; V. Forcella, Iscriz. delle chiese... di Roma, IV, Roma 1874, n. 80; Mostra del ritratto ital. (catal.), Firenze 1911, p. 113; L. Hautecoeur, Rome et la Renaissance de l'antiq. à la fin du XVIIIe siècle, Paris 1912, p. 176; N. Zucchelli, Per una tela di A. C. nel duomo di Pisa, Pisa 1917; C. Fedeli, La vestiz. di s. Bona, Pisa 1917; P. Bacci, Per una tela di A. C. ... a Pisa, in Corriere toscano, 20 sett. 1917; O. Giglioli, San Sepolcro, Firenze 1921, p. 10; Mostra d. pitt. ital. del Seicento e del Settecento (catal.), Firenze 1922, p. 63; H. Voss, Die Malerei des Barock in Rom, Leipzig-Berlin 1924, p. 664; U. Ojetti-L. Dami-N. Tarchiani, La pittura ital. del Seicento e del Settecento alla mostra del Pal. Pitti a Firenze, Milano-Roma 1924, pp. 43, 57; Il ritratto italiano dal Caravaggio al Tiepolo... MCMXI..., Bergamo s. d. (ma 1927), ad Indicem; G. Marchetti Longhi, I Caetani, Roma 1952, p. 54; F. Zeri, G. Valeriano, in Paragone, VI(1955), 61, pp. 37, 46; Il Settecento a Roma (catalogo), Roma 1959, nn. 143-145; C. Maltese, Arte nel Frusinate dal sec. XII..., Frosinone 1961, p. 55 (attr. della Deposizione nella chiesa di S. Maria Salomé di Veroli); I Francesi a Roma (catalogo), Roma 1961, n. 673 (S. Benedetto Giuseppe Labre); A. M. Clark, Neoclassicism and the Roman 18th Century Portrait, in Apollo, LXXVIII (1963). 21, p. 356; A. Schiavo, Palazzo Altieri, Roma 1964, pp. 120 s.; L. Fiorani, Una figura dimenticata del Settecento, in Studi romani, XV(1967), pp. 34 s.; Angelika Kauffmann und ihre Zeitgenossen (catal.), Bregenz-Wien 1968-69, nn. 41, 158; St. J. Gore, Pictures in National Trust Houses, in The Burlington Magazine, CXI(1969), p. 254; Mostra Attività della Soprint. alle Gall. del Lazio, (catal.), Roma 1969, n. 37; L. Mortari, in Mostra dei restauri 1969 (catal.), Roma 1970, n. 70; Painting in Italy in the 18th Cent. (catal.), Chicago 1970, n. 78; The Age of Neoclassicism (catal.), London 1972, n. 165 (rec. di S. Roettgen in Arte illustrata, 1972, pp. 64, 68); Pio Ist. di S. Spirito, Invent. dei dipinti e di altre opere d'arte, Roma 1973, p. 95; S. Roettgen, A. C. Un pittore romano tra tradizione e innovazione, in Boll. d'arte, LXI (1976), 3-4, pp. 193-212; G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-eccles., ad Indices; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 225 s.; Encicl. Ital., IX,p. 557.

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