CARPENÉ, Antonio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)

CARPENÉ, Antonio

Sergio Cella

Nacque il 17 ag. 1838 a Brugnera di Sacile (Udine), figlio di Bernardo e Daria Zuliani. Passò l'infanzia a Belluno e nel 1846 seguì il padre, amministratore dei De Manzoni, a Conegliano, dove compì la sua istruzione elementare; preparandosi privatamente, ottenne la licenza ginnasiale al seminario di Ceneda (od. Vittorio Veneto). Condiscendendo alla sua inclinazione, il padre lo mandò a far pratica di farmacia a Vazzola, a Treviso e a Venezia, finché nel 1858 il C. si iscrisse alla scuola di farmacia di Padova. Ma nell'imminenza della guerra del 1859, lasciò gli studi per emigrare col fratello Giuseppe in Piemonte, dove si arruolò nell'esercito regio. Nel maggio del '60, però, disertò per poter raggiungere Garibaldi in Sicilia con la spedizione Medici; partecipò successivamente a vari fatti d'arme fino alla battaglia del Volturno.

Compiuto il servizio militare, il C. ottenne all'università di Pavia il diploma di farmaceutica e, dopo la pubbl. del suo primo lavoro Cenni sull'alluminio (Pavia 1861), poté iscriversi alla facoltà di scienze di quella università. Il professor T. Brugnatelli, che lo stimava per la sua capacità e laboriosità, dopo la laurea in chimica (1862) lo volle per qualche tempo suo assistente. Ma egli aveva bisogno di guadagnarsi da vivere e fu insegnante di scienze naturali al collegio Bosisio di Monza. Fin dal 1863 F. Gera, direttore della scuola reale lo chiamò a Conegliano con l'incarico d'insegnamento della fisica, della chimica e delle scienze naturali; di questa scuola egli divenne nel '67 direttore. Accanto all'insegnamento, il C. sviluppa l'applicazione della chimica all'agricoltura e fu tra i precursori delle cattedre ambulanti d'agricoltura. Nel settembre del 1866 sposò Teresa Zannoner, di Motta di Livenza, che gli diede negli anni seguenti ben sette figli.

Dopo la liberazione del Veneto, raggiunta l'indipendenza economica, il C. vide schiudersi nuove prospettive d'attività. Già nel 1868 egli abbandonò l'insegnamento, rinunciando pure all'incarico offertogli di dirigere l'istituto tecnico di Treviso, per fondare nel 1869 e dirigere la Società enologica provinciale, la prima nel suo genere, con un capitale sociale di 120.000 lire.

Mentre usciva la prima edizione del fortunato suo Sunto teorico-pratico dienologia (Conegliano 1871), egli fungeva da segretario del Comizio agrario e stendeva per incarico del ministero dell'Agricoltura una relazione sull'industria vinicola nel Veneto, contenente dati precisi e confronti poco favorevoli con la situazione d'altri paesi europei. Eppure il C. poté presentare i prodotti della Società all'Esposizione universale di Vienna, accompagnandoli con la pubblic. de La vite ed il vino nella provincia di Treviso (Torino 1874), fondare con l'ingegner G. B. Cerletti, che ne fu il primo direttore, nel 1877 in Conegliano, la prima scuola di viticoltura ed enologia (che ebbe dal governo la sovvenzione di lire 25.000 e fu inaugurata dal senatore Arrivabene), dar vita alla Rivista di viticoltura ed enologia (1877-86) ed avviare, dopo perseveranti studi condotti in collaborazione con il professore E. Comboni, l'industria della enocianina (1879) per la colorazione dei vini, basata su un nuovo processo di produzione. Nel 1878 era stato delegato ministeriale all'Esposizione internazionale di Parigi.

La Società enologica dovette però venir sciolta nel 1882 per mancanza di mezzi e solo due anni dopo il C., unendosi in società con A. Malvolti, ne sviluppò la iniziativa con la casa vinicola destinata a notevole sviluppo per produzione di spumante e di acquavite. Negli stessi anni, colpito non ancora quarantenne da paralisi progressiva, dovette rinunciare agli incarichi pubblici e alla presidenza della scuola di viticoltura (1882), per dedicarsi esclusivamente alla sua fabbrica e ai prediletti studi di laboratorio.

Il C. fu autore di ponderosi volumi e di numerosi articoli di rivista (almeno una cinquantina), inventore di nuovi strumenti e metodi d'analisi chimica. Dopo le Nozioni teorico-pratiche di viticoltura e vinificazione (Treviso,1867) stese in collab. con A. Vianello, comparve il Sunto teorico-pratico di enologia (Torino 1888-90), che è un'ampia opera in due volumi, il primo sulla Vinificazione che ebbe ampia diffusione e ben sei edizioni vivente l'autore presso Loescher a Torino, il secondo sull'Analisi enochimica;notevoli inoltre gli studi su Ilrame nel vino e nelle derrate alimentari (Torino 1890), su I recipienti vinari ed il miglior modo di depurarli e conservarli (Bibl. agricola Ottavi, 1901), sui vagoni-cisterna per il sicuro ed economico trasporto dei vini, sui modi per combattere la peronospora.

Egli ideò metodi per scoprire adulterazioni e colorazioni artificiali nei vini, per la solforazione, per ottenere maggiori concentrazioni di vini e di birre e usare i vini da taglio, per determinare la presenza di acido tannico, di acido salicilico, di fucsina, di alcool metilico, di glucosio, di glicerina, per trovare la quantità di minerali presenti nelle acque, e inoltre studiò la composizione dei tartari, l'impiego dell'alluminio in enologia e l'analisi delle urine dei diabetici. Il C. inventò numerosi strumenti d'uso pratico in cantina, fra cui l'enoterino (per la conservazione del vino), gli utensili per la fabbricazione di spumanti e per la preparazione dell'aceto.

Continuò i suoi studi fino all'ultimo, prodigo di consigli a collaboratori e ad agricoltori, apprezzato in Italia e all'estero (fu perciò socio di varie accademie, cavaliere ufficiale della Corona d'Italia, presidente onorario dell'Associazione nazionale enotecnica), anche dopo l'emorragia cerebrale che lo colpì nel luglio del 1899, dalla quale solo in parte si riebbe. Diede ancora alle stampe la sesta edizione del suo Sunto (Torino 1901), una nuova edizione dei Recipienti vinari ed un Manuale popolare di batteriologia (Milano 1901). Ad altre opere ancora pensava, quando, mentre correggeva le bozze del lavoro Sulle applicazioni dello zolfo (uscito postumo), un attacco di erisipela pose fine alla sua esistenza a Conegliano nella notte del 23 marzo 1902, a pochi mesi di distanza dalla moglie. Volle funerali civili, che vennero celebrati solennemente a spese del comune di Conegliano.

Fonti e Bibl.: Comune di Conegliano, Ufficio Anagrafe; A. C., 1838-1902,In memoria, Conegliano 1903 (album che raccoglie, a cura dei familiari, vari documenti: cenni biografici, bibliografia, manifesti ed epigrafi, telegrammi e lettere ufficiali, necrologie e cronache delle onoranze nel XXV anniversario della scuola di viticoltura); A. Tocchio-V. Chiesura, Cenni biogr. dei nostri illustri personaggi delpassato, Conegliano 1966, p. 46; L. Papo, Antologia del brandy ital., Roma 1972, p. 46; Enc. eur. amer., II, ad vocem; Enc.Ital., IX, p. 135.

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