ANTIOCO I di Commagene

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

ANTIOCO I di Commagene (᾿Αντίοχος)

L. Laurenzi

Figlio di Mitridate I e di Laodice di Siria. Sulla base dell'oroscopo nella grande iscrizione di Nimrud-dagh (v. sotto) si ritiene che il suo regno si sia iniziato nel 98 a. C.; finì non dopo il 31 a. C.; A. I fu detto Theòs, Dìkaios, Epiphànes, Philorhomàios, Philhèllen. Dopo la disfatta di Tigrane, egli si sottomise ai Romani, ma poi combatté contro Pompeo. Anche nei tentativi di Marco Antonio di dare ordine agli stati orientali, dopo la battaglia di Filippi, A. I si mostrò un alleato infido.

Si conosce una serie di monete di bronzo di A. I: egli vi è effigiato imberbe e col capo coperto dalla tiara armena chiusa; sul retro è inciso un leone visto di profilo, suo segno protettore, poiché si sa che egli nacque sotto la costellazione del leone. L'influenza della ritrattistica romana del periodo classicistico vi è evidente.

In una regione poco accessibile del monte Tauro presso l'Eufrate, sul Nimrud-dagh, A. I, come si rileva dalle numerose iscrizioni, fece elevare il suo grandioso tumulo fra due terrazze ornate di statue colossali, scolpite in massi dello stesso monte, di A. stesso, e di divinità sedute, di rilievi con rappresentazioni di A. che stringe la mano alle medesime divinità onorate nelle statue, e infine di rilievi con raffigurazioni degli antenati di Antioco. Le iconografie sono quanto mai interessanti perché derivano da un processo sincretistico fra iconografie di divinità orientali e greche. Apollo, ad esempio, è insieme Mithra, Helios ed Hermes. Nella terrazza occidentale, è raffigurato Zeus tra la dea Commagene e A.; seguono quindi, a sinistra, Apollo e a destra Eracle; alle estremità sono le figure dell'aquila e del leone, entrambi animali sacri ad Antioco. Nella terrazza orientale sono le stesse divinità, ma in posti diversi; inoltre vi è l'altare (v. Malatia). In tutto il complesso si manifesta pienamente l'arte della Commagene, mistione di elementi anatolici e greci; predomina peraltro la tradizione encorica hittita.

Per quanto riguarda la storia del ritratto, le immagini di A. nelle statue e nei rilievi offrono scarso interesse perché di lavorazione troppo sommaria.

Bibl: Per le monete: F. Imhoof-Blumer, Portraitköpfe auf antike Münzen hellenischer und hellenisierter Völker, Lipsia 1889, p. 42, tav. VI, 11; E. Babelon, Cat. des monnaies grecques de la Bibliothèque Nationale. Les Rois de Syrie, d'Armenie et de Commagène, Parigi 1890, pp. CCXII s. e. 218, tav. XXX, fig. 5; Th. Reinach, L'Histoire par les monnaies, Parigi 1902, p. 2375; W. Wroth, British Museum Coins, Galatia, Cappadocia, Syria etc., Oxford 1899, p. XLIV; B. V. Head, Historia numorum, Oxford 1911, p. 775. Per il monumento di Nimrud-dagh: K. Humann-O. Puchstein: Reisen in Kleinasien und Nordsyrien, Berlino 1890, pp. 232-353, tav. XVIII-XL; H. Bossert, Altanatolien, Berlino 1942, p. 79 s., figg. 1017-1020; Illustrated London News, 1955, 18 giugno, pp. 1140-41.

V. inoltre: V. Wilcken, in Pauly-Wissowa, I, cc. 2487-490, s. v., nn. 37, 38.