ANTIMO d'Iberia

Enciclopedia Italiana (1929)

ANTIMO d'Iberia (Antim Ivireanul)

Nicola Iorga

Fu uno dei più meritevoli prelati della chiesa romena e un artista. Nato nel Caucaso, d'onde il suo cognome d' "Ibero" (non occorre pensar al monastero degli Iberi al Monte Santo), venne, in circostanze sconosciute, in Valacchia, dove fu prima superiore del convento di Snagov, vecchia fondazione del sec. XIV, poi vescovo di Râmnic, nella Piccola Valacchia, ed infine, dal 1708 al 1716, metropolita del paese. La sua opera di tipografo, formatosi probabilmente in Russia (i belli ornamenti floreali delle sue edizioni corrispondono abbastanza bene a quelli usati dai Russi press'a poco in quella stessa epoca), è notevolissima.

Dal 1691 in là egli stampò, nelle sue successive residenze, libri romeni e greci, di una correttezza insuperabile e di uno squisito gusto nella decorazione dei frontispizî. Citiamo soprattutto il Vangelo greco-romeno, su due colonne, del 1693, il Vangelo romeno del 1697 e la splendida edizione delle Perle (Mărgăritare) di S. Giovanni Crisostomo. A Kiev, nel museo dell'Accademia teologica, si conserva un manoscritto di A. con belle illustrazioni, di cui finora non si diedero riproduzioni. Si deve forse ai suoi consigli l'erezione di quel monastero Antim di Bucarest, oggi semplice chiesa cittadina, che commemora il suo nome e che emerge, per la venustà della sua architettura, tra gli edifizî religiosi di un'epoca tanto feconda. A. fu anche scrittore; ci ha lasciato due volumi di Insegnamenti (Didahii, dal greco Διδαχίαι), in cui (a prescindere da certa retorica comune in tali lavori) si fa, con una fervente veemenza, il processo di difetti e vizi che non appartengono alla sola società romena della fine del sec. XVII. Da queste pagine si trae così un quadro completo della vita esteriore di quel mondo di ricchi e fastosi boiari, raccolti intorno al principe Costantino Brâncoveanu.

Nel 1711, quando la campagna dello zar Pietro sul Pruth finì colla sconfitta dell'esercito russo, A. avrebbe desiderato che la Valacchia partecipasse a quella crociata di esito fatale. Il suo principe, che si tenne sulla difensiva, pagò con la morte a Costantinopoli peccati che non erano suoi. L'arcivescovo sopravvisse alla rovina delle sue speranze; ma quando scoppiò, nel 1716, la nuova guerra tra Austriaci e Turchi, il principe fanariota Nicolò Maurocordato lo fece deporre e confidare a una guardia turca per condurlo alla Porta. Nel cammino, A. fu misteriosamente annegato nelle acque della Tungia. La sua deposizione e la sua tragica morte furono descritte dal fiorentino A. M. Del Chiaro, segretario del principe Brâncoveanu, nelle sue Istorie delle moderne rivoluzioni della Valacchia, Venezia 1718 (rist. Bucarest 1914).

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