ANTIGONO Dosone

Enciclopedia Italiana (1929)

ANTIGONO Dosone ('Α. ὁ Δώσων, A. Doson)

Giuseppe Corradi

Nipote di Antigono Gonata, nacque nel 263 a. C. da Demetrio il Bello e da Olimpia figlia di Policleto Larisseo. Gli antichi lo indicano con gli epiteti di Δώσων e di 'Επίτροπος ("tutore") e in Eusebio ha il soprannome di Fusco, che non si sa come spiegare. Morto Demetrio II di Macedonia (229 a. C.) che lasciava un bambino minorenne, Filippo, Antigono ne prese la tutela per insistenza dei maggiorenti macedoni, i quali poi, ammirando la sua lealtà e capacità, lo riconobbero come re. Egli sposò la regina Criseide, vedova di Demetrio e madre di Filippo, e giustificò la sua elevaziove al trono sovrano spiegando una grande energia per conservare il regno a Filippo, del quale si considerava soltanto tutore. Il primo compito del re fu di assicurare i confini della Macedonia. Scacciò i Dardani dal regno che essi avevano invaso già prima della morte di Demetrio, e represse una ribellione dei Tessali che si erano giovati dell'alleanza degli Etoli; cercò quindi di eliminare dalla Tracia il dominio dell'Egitto, incomodo vicino che si era assicurato su quella costa un punto d'appoggio per la sua flotta e dominava il passaggio dell'Ellesponto. Ma la Macedonia attraversava una gravissima crisi. Un pericolo nuovo incombeva da parte dei Romani vincitori nell'Illiria di Teuta alleata degli Antigonidi; l'Illiria era ad occidente, come la Tracia ad oriente, una dipendenza necessaria della Macedonia. Nella stessa Macedonia, dopo che Antigono ebbe assunto il titolo di re, scoppiarono tumulti ed egli fu perfino minacciato nel suo palazzo da una moltitudine di ribelli. Nella Grecia l'uno dopo l'altro gli alleati della Macedonia se ne erano staccati, e la stessa Atene, ottenuta dal comandante macedone la cessione del Pireo, fece causa comune con Arato. Anche gli altri possedimenti macedoni a sud delle Termopili andarono perduti: i Beoti si staccarono dalla Macedonia e si unirono agli Etoli e agli Achei, coi quali s'accordò pure Aristomaco di Argo; Ermione e Fliunte, liberatesi dai loro tiranni, entrarono nella lega Achea. Antigono riuscì a superare le difficoltà dell'inizio del suo governo. Certo la Macedonia, coinvolta in gravi lotte nella Grecia durante i regni di Demetrio II e del Dosone, non poté proseguire la politica marittima con l'energia dimostrata dal Gonata. Tuttavia il protettorato egiziano non si estese a tutte le Cicladi e il predominio della Macedonia, affermato a Delo anche al tempo di Demetrio, si estendeva col Dosone a Siro ed Amorgo, e probabilmente anche ad Andro e forse a Citno. Anzi alcuni ritengono che perfino Cos, Calimno e Nisiro abbiano riconosciuto la supremazia di Antigono, benché ce ne manchino le prove. Questa preponderanza macedone su una parte almeno delle Cicladi permise ad Antigono nei primi anni del suo regno la spedizione vittoriosa nella Caria (227 circa a. C.), della quale tuttavia non abbiamo modo di determinare la portata e di stabilire il valore. Poco appresso, dopo il principio delle trattative con Arato, l'interesse di Antigono per le Cicladi e la politica marittima si venne attenuando, e si accentuò la decadenza della marineria macedone. L'aneddoto riferito da Polibio che la flotta di Antigono fosse rimasta in secco sulle coste della Beozia a causa della bassa marea, sicché gli equipaggi corsero grave rischio per il sopraggiungere dei cavalieri beoti, mostra che la flotta macedone era assai al di sotto di quella che aveva creato il Gonata. Il fatto più importante del regno del Dosone fu il suo intervento, con politica accorta e con successo, nella lotta che per il predominio del Peloponneso s'impegnò tra la rinnovata monarchia di Sparta, di cui era a capo Cleomene III, e la lega Achea guidata da Arato. Contro la minaccia di Cleomene, che aveva compiuto le sue riforme democratiche in Sparta, Arato vide che un pronto aiuto agli Achei poteva essere dato solo dalla Macedonia. Arato, che aveva offeso gli Antigonidi con l'occupazione di Corinto, si servì dei Megalopolitani, che erano in rapporti amichevoli con Antigono, affinché col consenso degli Achei tentassero l'animo di A. Questi, che vedeva in tal modo aprirsi la via alla restaurazione dell'egemonia macedonica nel Peloponneso, promise agli ambasciatori Nicofane e Cercida il suo intervento, a condizione di essere chiamato dagli Achei. Quando però nell'adunanza degli Achei fu proposto dai Megalopolitani d'invocare l'aiuto di Antigono, Arato sostenne che sarebbe stato più vantaggioso provvedere da sé stessi alla propria difesa. Intanto Cleomene saccheggiò il territorio di Megalopoli e ottenne che Tolomeo Evergete passasse dalla parte di Sparta e desse sovvenzioni; Mantinea e Fare furono occupate da Cleomene, il quale sconfisse gli Achei ad Ecatombeo presso Dime. Gli Achei pensarono a trattare la pace, che non poté concludersi. Arato aveva mandato suo figlio ad Antigono Dosone per chiedergli l'invio di aiuti, e A. aveva posto come condizione la consegna dell'Acrocorinto e di prendere Corinto come base di operazione per la guerra. Ripresa la guerra, Cleomene poté profittare del malcontento esistente contro Arato che riconduceva i Macedoni nel Peloponneso. I Corinzî ribellatisi ad Arato invocarono Cleomene, che occupò la città e si fortificò sulla linea dell'istmo. Antigono mosse intanto verso il Peloponneso, e poiché gli Etoli gl'impedirono di passare per le Termopili, giunse all'istmo per l'Eubea: Arato si recò ad incontrarlo a Page, ove furono scambiati i giuramenti. Un tentativo notturno dei Macedoni di passare per Lecheo fallì, e si pensava di trasportare l'esercito per mare a Sicione, quando la ribellione di Argo obbligò Cleomene ad abbandonare l'istmo, sicché Antigono poté prendere Corinto e quindi avanzare nel Peloponneso e occupare Argo abbandonata da Cleomene (224 a. C.). Rivoltosi quindi all'Arcadia e scacciatene le guarnigioni di Cleomene, A. si recò ad Egio all'assemblea degli Achei, dove fu costituita la nuova simmachia che comprendeva Macedoni, Achei, Tessali, Epiroti, Acarnani, Focesi, Beoti, Locresi, Eubei e anche Demetrio di Faro. Gli alleati conservavano la sovranità e l'autonomia; il sinedrio convocato e presieduto dal re di Macedonia trattava la politica estera, alleanze, guerra, leve, pace; il re in guerra aveva il comando dell'esercito e poteva tenere in sua mano alcune località, l'Acrocorinto, Orcomeno ed Erea. Costituita la lega, il Dosone andò a svernare a Sicione e Corinto. Alla buona stagione seguente mosse su Tegea, dove si unì con gli Achei; la città fu presa, e così Orcomeno e Mantinea; Erea e Telpusa si arresero spontaneamente. Quindi, mandati i Macedoni a svernare in patria, Antigono rimase in Egio a trattare con gli Achei degli affari della guerra. Corsero allora anche trattative di pace con Cleomene e con Tolomeo. Cleomene con un colpo di mano prese Megalopoli; Antigono per provvedere alla difesa passò in Argo, e intanto Tolomeo esortò Cleomene a far pace e gli sospese le sovvenzioni. Cleomene, mentre gli veniva meno ogni speranza di aiuto, stretto più dappresso da A., volle tentare ancora la sorte delle armi, scegliendo un luogo ottimo per la difesa presso Sellasia; ma qui fu sconfitto dalle forze preponderanti e dalla superiorità strategica del Dosone (circa luglio 222 a. C.). Cleomene fuggì a Sparta, e nella notte seguente al porto di Gizio, donde riparò per mare ad Alessandria presso Tolomeo. Un monumento commemorativo della vittoria di Sellasia, del quale ci è rimasta parte della dedica, fu innalzato da Antigono a Delo. Ritiratosi l'Egitto dalla lotta e venuta meno perciò la causa perturbatrice che nel corso del sec. III a. C. aveva impedito alla Macedonia di ricostituire l'unità della Grecia, fu possibile ad A. Dosone di ridurre la maggior parte della penisola greca in una grande simmachia che abbracciò anche la Laconia. Sparta dopo Sellasia era politicamente e moralmente prostrata, e fu occupata da A.; questi trattò umanamente gli abitanti, ma furono eletti degli efori a lui graditi, fu imposto alla città un epistate, e Sparta entrò nell'alleanza di A. e degli Achei. Il principio repubblicano era ancora vinto, e l'egemonia della Macedonia nella Grecia appariva ricostituita. A., avuta notizia che gli Illirî avevano invaso la Macedonia, si recò a Tegea e poi ad Argo, e ricevuti grandi onori dalla simmachia se ne tornò in Macedonia, dove combatté e vinse gli Illirî. Poco dopo, a soli 42 anni d'età, A. Dosone venne a morte (221 a. C.), e salì sul trono di Macedonia il diciassettenne Filippo V.

Fonti: Euseb., Chron., I, p. 238 seg. Schöne; Polyb., II, 44 segg.; IV, 9, 4; 35, 8; IX, 18, 1 segg.; XI, 5, 4; XX, 5, 11; Pausan., II, 9, a; VII, 7, 4; VIII, 27, 10; 49, 4; Plut., Aemil. Paul., 8; Cleom., 14, 20 segg.; Philop., 5 segg.; Liv., XXXI, 15, 8; 45 segg.; Trog., Prol., XXVIII; Iustin., XXVIII, I, 2, 3 segg.

Bibl.: J.-G. Droysen, Hist. de l'Hellén. (trad. franc. di Bouché-Leclerq), Parigi 1885, III, pp. 452 segg., 498 segg., 543, ecc.; B. Niese, Gesch. der griech. und mak. Staaten, Gotha 1899, II, p. 286 segg., 321 segg.; J. Beloch, Griech. Gesch., 2ª ed., IV, i, Berlino-Lipsia 1925, pp. 637 segg., 705 segg.; IV, ii, pp. 113, 138, segg., 219, 516 segg., 548 segg.; G. Niccolini, La Confederazione Achea, Pavia 1917, p. 44 segg.; A. Ferrabino, Il problema della unità nazionale nella Grecia, Firenze 1921, p. 92 segg.; W. Bettinger, König Antigonos Doson von Makedonien, Jena 1912; Holleaux, in Bull. Corr. Hell., XXXI (1907), p. 94 segg.; J. Kromayer, Antike Schlachtfelder, Berlino 1903, I, p. 199 segg.; id., in Bull. Corr. Hell., XXXIV (1911), p. 508 segg.; A. Ferrabino, La battaglia di Sellasia, in Atti Accad. di Torino, LIV (1918-19), p. 751 segg.; G. De Sanctis, Questioni politiche e riforme sociali, in Rivista internaz. di Scienze Sociali, XIII-XIV (1894); id., Il dominio macedonico nel Pireo, in Rivista di filol. class., n. s., V (1927), p. 489 segg.; B. V. Head, Hist. Num., 2ª ed., Oxford 1911, p. 231 segg.

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