Anticorpo

Enciclopedia della Scienza e della Tecnica (2008)

anticorpo

Guido Poli

Glicoproteina presente sulla superficie dei linfociti B e secreta in risposta a un’infezione in quanto dotata di alta capacità di riconoscimento specifico di componenti microbiche. Viene anche chiamata immunoglobulina. L’anticorpo (Ab, antibody) ha un struttura a Y, in cui lo stelo della Y, in gergo definito frammento cristallizzabile (Fc), conferisce all’Ab la proprietà di essere legato da recettori (FcR) specifici sulla superficie di cellule del sistema immunitario e d’interagire con proteine del sistema del complemento (insieme di proteine del sistema immunitario attivato in corso d’infezione). Le due braccia della Y, invece, conferiscono la specificità di riconoscimento dell’agente microbico, in particolare nella loro porzione terminale. Gli Ab riconoscono specificamente proteine, zuccheri e lipidi presenti sulla superficie microbica o provenienti da loro componenti interne. La risposta anticorpale, tuttavia, è particolarmente efficace (ovvero, è in grado di neutralizzare l’infezione) quando è diretta a proteine virali o batteriche; in altri casi, tale risposta ha soprattutto valore diagnostico (identificazione dell’agente eziologico causa di uno stato patologico) e prognostico (in base alle variazioni della concentrazione di Ab nel sangue, definita titolo anticorpale). Le componenti, microbiche o meno, riconosciute da un Ab sono definite antigeni mentre le regioni dell’antigene che interagiscono specificamente con un determinato Ab sono denominate epitopi. L’interazione tra un Ab e l’epitopo di un antigene riconosciuto è paragonabile a quella di una chiave che apre una specifica serratura: tutte le chiavi sembrano simili, ma solo una determinata chiave aprirà ‘quella’ serratura. Il primo riconoscimento tra antigene microbico e Ab avviene quando quest’ultimo è presente sulla superficie di un linfocita B vergine (naive). Il riconoscimento antigenico induce l’attivazione dei linfociti B che si differenziano in plasmacellule specializzate nella produzione di Ab solubili, mentre una piccola frazione di linfociti B diventa linfocita memoria, in grado di sopravvivere per molti anni e di proliferare rapidamente e attivare la cosiddetta risposta secondaria (o memoria), più rapida e potente di quella primaria, nel caso di un secondo incontro con l’antigene specifico per quel linfocita B. È su questo principio biologico, definito memoria immunologica, che si basa la scienza e la tecnologia finalizzata alla produzione di vaccini.

Gli Ab sono divisibili in 5 classi principali definite:

(a) IgG;

(b) IgM;

(c) IgD;

(d) IgA;

(e) IgE.

Tutti gli Ab sono costituiti da monomeri assemblanti due catene pesanti e due catene leggere tenute insieme da ponti disolfuro; le IgM (che rappresentano il primo tipo di Ab secreto in risposta a un’infezione primaria) sono successivamente assemblati in pentameri (per cui una singola IgM presenta dieci epitopi antigenici) e le IgA (presenti soprattutto nelle secrezioni mucose) in dimeri mediante l’aggiunta di ulteriori componenti. Gli Ab sono presenti nel sangue, nei fluidi biologici e nei tessuti e rappresentano quindi un meccanismo quasi ubiquitario di difesa dalle infezioni allo scopo di difendere l’organismo

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