ESTE, Anna d'

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 43 (1993)

ESTE, Anna d'

Matteo Sanfilippo

Nacque il 16 nov. 1531 da Ercole II d'Este, che divenne duca di Ferrara nel 1534, e da Renata, figlia di Luigi XII di Francia.

Ercole chiese a Clemente VII di tenere la figlia primogenita al fonte battesimale, ma il pontefice delegò il cardinale Ippolito de' Medici, che a sua volta inviò al proprio posto Francesco Guicciardini, governatore di Bologna. Ercole accusò l'affronto, ma fece buon viso a cattiva sorte e organizzò una suntuosa cerimonia.

L'E. ricevette un'educazione molto accurata. Una lettera del padre al cardinale Ercole Gonzaga ricorda che nel marzo 1539 la bambina già interpretava una commedia latina. Fu seguita nelle lettere greche e latine da Francesco Proto: studiò anche musica, canto, danza e storia della pittura. La madre, con l'aiuto del medico tedesco Kilian Sinapius e di Olimpia Moretto, compagna di studi dell'E., cercò di suscitare nella figlia simpatie protestanti. Il padre intervenne e limitò l'influenza di Renata, ma l'E. non dimenticò mai del tutto quei primi insegnamenti.

Nell'aprile del 1543 interpretò insieme con le sorelle Gli Adeffi di Terenzio per Paolo III di passaggio a Ferrara. Il pontefice chiese allora la sua mano per il nipote Orazio Farnese, ma il duca di Ferrara rifiutò, nonostante il parere contrario del cardinale Ippolito d'Este. Nel 1546 Ercole II si rivolse a Sigismondo I di Polonia per darla in sposa all'erede al trono polacco, il futuro Sigismondo IL Le trattative andarono, però, per le lunghe e furono osteggiate da Enrico II di Francia che non vedeva favorevolmente tale matrimonio. Il re francese propose di dare l'E., che era sua cugina germana, in sposa a un nobile francese, ma il duca di Ferrara si oppose. Riteneva infatti che la figlia fosse degna soltanto di un re o del figlio di un re e perseguì per due anni i suoi progetti polacchi. Acconsentì invece a concedere la figlia Lucrezia a François de Lorraine, duca di Aumale ed erede di Claude, duca di Guise.

Nell'estate 1547 Lancelot de Carle, inviato a Roma da Enrico II, si fermò sulla strada del ritorno a Ferrara e discusse con il duca dell'accordo con i Lorraine. Ercole lo avvisò che in ogni caso l'E. si doveva sposare prima della sorella minore. Nell'ottobre successivo Enrico II inviò Jean de Monluc a Ferrara e in Polonia, sperando di accelerare le trattative, ma Sigismondo I non si mostrò meglio disposto verso Ercole II. Nel frattempo arrivò in Italia il cardinale Charles de Lorraine, che nel gennaio 1548 incontrò a Venezia Jean de Monluc e seppe dell'andamento sfavorevole della missione di quest'ultimo.

A febbraio tutto era ancora in alto mare. Enrico II, pungolato da Diane de Poitiers che voleva combinare al più presto un matrimonio vantaggioso per FranQois de Lorraine, decise di forzare la situazione. Nel maggio 1548 approfittò di una visita in Piemonte per convocare personalmente Ercole II. Quest'ultimo nel frattempo non soltanto aveva proposto che FranQois de Lorraine sposasse l'E., adducendo che Lucrezia era ancora troppo giovane, ma aveva anche appurato che Carlo V non era contrario a queste nozze. Il 21 luglio il cardinale Ippolito d'Este faceva sapere a Roma che il matrimonio tra François de Lorraine e l'E. era ormai quasi concluso.

L'incontro tra il re di Francia e il duca di Ferrara ebbe luogo a Torino il 19 ag. 1548. Si decise che l'E. avrebbe sposato François de Lorraine e che Enrico II avrebbe provveduto alla dote della sposa. Il 28 settembre fu perfezionato il contratto ed Enrico II si impegnò a versare ai Guise 150.000 lire tornesi, deducibili dalla somma che la Corona di Francia doveva agli Este. Non è da escludere che questo fosse l'obiettivo che Ercole II aveva perseguito sìn dall'inizio, simulando indecisione e perplessità. D'altra parte, sposando l'E., François de Lorraine diveniva cugino del re di Francia, mentre non vi era alcun vantaggio immediato per il duca di Ferrara: i Guise infatti non . erano ancora all'apice della loro potenza.

Il 15 settembre Louis de Bourbon, duca di Vendôme, si era intanto recato a Ferrara e aveva sposato l'E. in nome di François de Lorraffle. La giovane sposa prese la via della Francia, accompagnata dalla madre e dalle sorelle sino a Maritova. Di lì proseguì da sola alla volta di Cremona, Vercelli, Torino, Susa. Il 27 ottobre arrivò a Grenoble, dove le venne incontro Claude de Lorraine, padre dello sposo, che la condusse a Lione. Soltanto agli inizi di dicembre l'E. giungeva nell'Ile-de-France e il 16 di quel mese le nozze erano celebrate fastosamente a SaintGermain-en-Laye.

In quell'occasione l'E. ricevette ricchissimi doni, in particolare dai cardinali Charles de Lorraine e Charles de Bourbon, e fu lodata per la sua bellezza dal poeta P. de Ronsard, che con scarsa originalità paragonò i due giovani sposi a Marte e Venere. L'E. incontrò inoltre il re, arrivato appositamente a Parigi sin dal 3 dicembre. Enrico II volle spiegarle di persona quale fosse l'importanza dell'accordo tra i Guise e gli Este. Il favore del re era un buon viatico per la vita di corte: l'E. seppe preservarlo anche negli anni successivi, quando era ormai divenuta duchessa di Guise, essendo morto Claude de Lorraine.

Nei primi anni a corte l'E. si attenne a un comportamento molto riservato e si distinse soltanto per la protezione accordata agli artisti italiani in visita in Francia. In quel periodo si legò a Caterina de' Medici, con la quale nei decenni successivi intrattenne un lungo epistolario, ma mantenne anche ottimi rapporti con Diane de Poitiers, che proteggeva l'ascesa di Frangois de Lorraine. Approfittò inoltre del favore regio per far venire in Francia il fratello Alfonso, nonostante il parere contrario di Ercole II d'Este.

Il 31 dic. 1549 l'E. dette alla luce il primo figlio, Henri, cui tennero dietro sette fratelli e una sola sorella, Catherine. Mantenne sempre stretti rapporti epistolari con il padre e si prodigò in ogni modo per rendere più stretta l'alleanza fra i Guise e gli Este. Nel novembre 1556 seguì quindi il marito nella campagna italiana da questo intrapresa. Ma Ercole e Alfonso d'Este tradirono le speranze in loro riposte dai Guise e, nonostante le recriminazioni dell'E., non dettero a François de Lorraine l'aiuto richiesto.

Dopo neanche dieci anni l'alleanza tra le due casate naufragava. Nel 1558 Alfonso d'Este sposava Lucrezia de' Medici, nonostante che l'E. avesse cercato di fargli sposare Elisabetta di Valois, figlia di Enrico II. Dietro a questo rifiuto vi era la mano di Caterina de' Medici, che con una sola mossa avvantaggiava la propria famiglia italiana e riusciva a dare in sposa Elisabetta a Filippo II, re di Spagna. A nulla valse quindi che l'E. insultasse pubblicamente le figlie di Cosimo de' Medici e scrivesse una dura lettera al padre. Era la fine della politica francese dei duchi d'Este: Alfonso, che successe al padre, morto il 3 ott. 1559, si avvicinò infatti a Filippo II di Spagna.

L'E., fedele alla famiglia del marito, ridusse allora i rapporti con quella paterna, pur inviando ancora informazioni sulle vicende francesi. In quegli anni, di pari passo al distacco da Ferrara e dalla famiglia paterna, era cresciuta la sua influenza nella cerchia dei Guise. Nei primi anni di matrimonio era stata schiacciata dalla madre del duca, Antoinette de Bourbon, ma ora guadagnava terreno, grazie anche alla dedizione con la quale aiutava il marito. Nel 1556 si recò assieme a lui a Cateau-Cambrésis e fu ancora lei a scrivere a Emanuele Filiberto, duca di Savoia, per complimentarsi della pace raggiunta. La sua posizione era così salda da resistere alla defezione del padre e del fratello durante la campagna d'Italia e non fu compromessa nemmeno dal ritorno in Francia nel 1560 della madre Renata, nonostante che questa dichiarasse ufficialmente le proprie simpatie per la Riforma.

D'altra parte la stessa E. era stata già accusata di proteggere i criptoprotestanti amici della madre. Era giunta in Francia accompagnata da Boturnio dei Boturnei, che faceva parte del circolo ferrarese di Renata e che fu suo elemosiniere per dieci anni. Nel 1552 l'E. lo fece nominare priore dell'Hôtel-Dieu di Provins, sollevando proteste violentissime e anche in seguito continuò a proteggerlo. Ma nel 1557 Paolo IV denunciò il Boturnei come eretico e l'E. fu allora obbligata dal marito a licenziarlo.

Questo episodio non sembra aver scosso particolarmente François de Lorraine. In ogni caso il 10 marzo 1562 l'E. era a fianco del marito, quando questi dette il via al massacro di Vassy. Ottenne misericordia per le donne incinte, ma ciò non diminuì l'odio contro i Guise. Già quattro anni prima l'E. aveva chiesto al cognato cardinale se non si dovesse temere una reazione ugonotta, ma Charles de Lorraine aveva affermato di stare compiendo soltanto il proprio dovere. Ora, però, i Guise dovettero subire la ritorsione avversaria. Il 24 febbr. 1563, quasi un anno dopo Vassy, François de Lorraine morì, ferito a tradimento da Jean Voltrot durante l'assedio di Orléans.

L'E. accorse al capezzale del marito, che le consegnò una lettera nella quale le ribadiva la sua stima e la invitava a rispettare la volontà del re. Senonché Carlo IX e Caterina de' Medici desideravano soprattutto la pace, mentre l'E. e i Guise chiedevano vendetta. Il 26 sett. 1563 l'E. accusò pubblicamente Gaspard de Coligny di essere il mandante del Voltrot. Successivamente tentò di portare il Coligny in tribunale e si gettò a tal scopo ai piedi del re. Il 5 genn. 1564 Carlo IX dichiarò di non voler prendere alcuna decisione prima dello scadere di tre anni, poiché al momento gli animi erano sovreccitati.

Durante i tre anni seguenti Caterina de' Medici tentò di impedire qualsiasi progetto di vendetta e propose all'E. di sposare Louis de Condé, il principale alleato del Coligny. Si trattava di un matrimonio irrealizzabile, anche se il Condé aveva scritto all'E. subito dopo la morte di François de Lorraine, dichiarando di essere stato all'oscuro del complotto. Infine l'E. fu convinta a riconciliarsi con il Coligny. I due si incontrarono a Moulins nel 1566 e il Coligny giurò di non aver avuto nulla a che fare con l'omicidio. L'E. non gli credette e aspettò il momento opportuno per potersi vendicare. Nel frattempo una sua creatura, tale Battista di Ferrara, seguiva il Coligny, facendogli temere un prossimo attentato.

L'ora della vendetta suonò sei anni dopo, quando Caterina de' Medici ed Enrico d'Angiò, all'insaputa di Carlo IX, chiesero all'E. di elimìnare il Coligny. L'E. ne discusse con i figli e Henri de Lorraine, il nuovo duca di Guise, le suggeri di uccidere di sua mano il loro avversario. La duchessa non si fidava tuttavia della propria abilità di tìratrice e ripiegò su un sicario. L'attentato ebbe luogo a Parigi il 22 ag. 1572, ma il Coligny fu soltanto ferito. La responsabilità dell'E. fu subito evidente. Il sicario si era infatti appostato nella casa di Pierre de Villenur - già precettore di Henri de Lorraine che l'aveva messa a disposizione dell'E. soltanto pochi giorni prima dell'attentato. Il Coligny non ebbe tuttavia il tempo di organizzare una rappresaglia, perché nella notte di S. Bartolomeo tra il 23 e il 24 agosto fu trucidato insieme con la grande maggioranza degli ugonotti. I Guise si erano finalmente vendicati. L'E. tuttavia si distinse in tale occasione per aver salvato la vita ad alcuni ugonotti.

Nel periodo intercorso tra la morte di FranQois de Lorraine e quella del Coligny l'E. chiese per sé e per i figli la protezione di Caterina de' Medici. La regina madre fu generosa di promesse, ma non di aiuti concreti. In particolare l'E. aveva sperato di fare sposare il primogenito, Henri, con la figlia di Jacques d'Alban, maresciallo di St-Andrè, ma l'entourage di Caterina de' Medici impedì tale matrimonio, economicamente assai vantaggioso per i Guise.

Nel maggio 1566 l'E. si risposò nel castello di Saint-Maur con Jacques de Savoie, duca di Nemours.

Questi era un noto uomo d'arme da sempre legato ai Guise. Nel 1557 aveva chiesto la mano di Lucrezia d'Este, che nonostante il sostegno dell'E. gli era stata rifiutata da Ercole II: era noto infatti che egli aspettava un figlio da Françoise de Rolian, alla quale era inoltre legato da una promessa di matrimonio. Dopo un processo intentatogli dalla Rohan nel 1559, il duca di Nemours ottenne il 26 apr. 1566 che la sua promessa di matrimonio fosse giudicata nulla. Il contratto di matrimonio con l'E. fu firmato tre giorni dopo. Renata di Francia non approvò le seconde nozze della figlia e Frano;oise de Rolian cercò con ogni mezzo di impedirle. Gli sposi dovettero far allontanare dalla chiesa l'ufficiale di giustizia che leggeva la protesta della damigella di Rolian. Essi poi partirono per Annecy, dove il 17 luglio il matrimonio fu solennemente festeggiato. Nel frattempo i Guise fecero dichiarare illegittimo Henri de Savoie, il figlio del duca e di Françoise de Rohan.

Il nuovo matrimonio non diminuì la posizione dell'E. tra i Guise, anche se essa passava meno tempo a Parigi. In quella città il duca di Nemours possedeva un palazzo, ma amava recarsi per alcuni mesi nel castello di Annecy, dove l'E. lo raggiungeva regolarmente. Dal secondo marito ebbe due tigli: Charles-Emmanuel (1567-1594), duca di Nemours dopo la morte del padre, che fu governatore di Parigi durante l'assedio del 1590, e Henri (1572-1632), marchese di Saint-Sorlin e in seguito anch'egli duca di Nemours.

Tra il 1567 e il 1572 la corrispondenza tra Caterina de' Medici e l'E. fu intensissima; essa rivela che il duca di Nemours ebbe alcune difficoltà con il re, spesso sanate dall'intervento della moglie. Fu inoltre a lungo malato. Non esistono invece lettere del 1573 e del 1574, ma da altre fonti sappiamo che nel febbraio 1573 l'E. fu presente al battesimo di Maria Elisabetta di Francia e che nei mesi successivi ebbe un lungo contenzioso con il cardinale Ippolito Aldobrandini per una pensione relativa alla diocesi di Narbona. La corrispondenza con Caterina riprese nel 1575. In quell'anno morì Renata di Francia e Caterina si preoccupava dello stato d'animo dell'amica. L'E. era invece impegnata a calmare la disputa tra gli eredi del cardinale Charles de Lorraine. Ben presto dovette, però, pensare anche all'eredità di Renata, che le aveva lasciato i propri possedimenti francesi, sollevando le ire di Alfonso II. La lite tra fratello e sorella durò otto anni e impegnò tribunali francesi e ferraresi.

Nel 1577 il figlio di Françoise de Rohan e di jacques de Savoie cadde prigioniero di Charles de Lorraine, duca di Mayenne, figlio di primo letto dell'Este. Si temette che quest'ultima approfittasse dell'occasione per far sopprimere il figlio illegittimo del secondo marito. L'E. risolse invece in altro modo l'imbarazzante situazione.

Agli inizi del 1579 l'E. aprì una trattativa con i Rohan. Quindi nel 1580 comprò i diritti degli aspiranti al gran priorato d'Alvernia dei Cavalieri di Malta e li cedette al figlio di Françoise de Rohan, ottenendo in cambio la sua rinuncia a portare il nome e le armi di Nemours. Il piano era in apparenza difficilmente realizzabile perché il giovane era protestante, ma l'E., appoggiata da A. Dandini, nunzio apostolico in Francia, riuscì ad ottenere nel 1581 le formule di assoluzione per il figlio illegittimo del marito.

Nel 1580 l'E. e Henri de Lorraine, duca di Guise, ottennero l'assenso del re per il matrimonio di FranQoise de Rolian con il duca di Boulainvilliers. Queste nozze non furono tuttavia celebrate e nel 1586 l'ormai anziana Françoise sottoscrisse un nuovo contratto di matrimonio con François de la Felle, signore di Guesbrian. Comunque il 22 genn. 1580 la Rohan firmò una transazione che chiudeva il processo intentato ventuno anni prima.

Nel 1579 l'E. assecondò Caterina de' Medici sedando un contenzioso tra il cardinale Luigi d'Este, suo fratello e il vescovo di Agen, Giano Fregoso. In cambio Caterina fece ratificare a Enrico III la cessione della contea di Tenda, che il duca di Mayenne rese a Emanuele Filiberto di Savoia, cugino del duca di Nemours, ricevendo a sua volta terre e signorie nel Delfinato.

Implacabile avversaria della Toscana, nel 1571 l'E. intervenne più volte per convincere Carlo IX a non riconoscere il titolo granducale di Cosimo I e nel 1580 ottenne che gli ambasciatori di Ferrara e di Savoia avessero la precedenza su quello di Firenze. Durante il pontificato di Sisto V ebbe molta influenza sui nunzi apostolici G. Dandini e G. Ragazzoni, in virtù del duplice appoggio dei Guise e del cardinale Luigi d'Este, che era stato uno dei principali elettori del pontefice. In questi anni l'E. meditò anche di far succedere al fratello Alfonso II il nipote Charles de Lorraine, principe di Joinville, figlio di Henri, duca di Guise.

Poi la fortuna dell'E. iniziò a declinare. Dopo lunga malattia il secondo marito morì il 19 giugno 1585 e il 30 dic. 1586 fu la volta del fratello Luigi d'Este.

Nel frattempo Caterina de' Medici aveva proposto la nipote Cristina di Lorena a Charles-Emmanuel de Savoie, figlio primogenito dell'E. e del duca di Nemours. Quando Charles-Emmanuel ereditò il ducato paterno, la regina madre rinnovò le sue proposte, che nel 1586 vennero approvate dal re. Senonché Caterina intavolò trattative anche con Ferdinando I de' Medici, granduca di Toscana, cui infine andò la mano di Cristina di Lorena. A da notare che, a parte le manovre della regina madre, in questa conclusione giocò anche la ferma opposizione ai Nemours di Charles, duca di Lorena.

La delusione fu cocente, anche perché non avevano avuto maggior fortuna i tentativi di ottenere qualche prebenda ecclesiastica per il secondogenito Henri de Savoie. Nel 1587 Caterina de' Medici chiese invano al cardinale Alessandro Peretti di far avere a Henri l'arcidiocesi di Auch o l'abbazia di St.-Evroue. Nel novembre 1588 si rivelò altrettanto vana la richiesta di un cardinalato.

La situazione era adesso alquanto difficile per l'E. che stava perdendo il proprio ascendente sui figli di primo letto. Sembra infatti che ella non condividesse appieno le scelte della Lega cattolica. Di certo si rendeva conto che il credito del primogenito, Henri de Lorraine, duca di Guise, stava rapidamente calando a Parigi. Tentò quindi di esprimere il suo dissenso, ma suscitò la netta opposizione dei figli.

Nel dicembre 1588 l'E. fu informata dell'intenzione di Enrico III di far uccidere il duca di Guise. Avvertì il figlio nella notte tra il 22 e il 23 dicembre, ma egli non volle crederle. La mattina successiva Henri fu pugnalato a Blois dai sicari del re e il 24 fu ucciso anche il cardinale Louis de Lorraine. Quello stesso giorno Enrico III fece sapere alla madre, Caterina de' Medici, di non avere nulla contro la famiglia dei Guise. Comunque per sicurezza fece arrestare l'E., il figlio primogenito del defunto duca di Guise e il duca di Nemours. Quest'ultimo riuscì a fuggire, mentre l'E. fu imprigionata nel castello di Blois, quindi trasferita in quel-lo di Amboise e infine liberata. Si recò allora a Orléans dal duca di Mayenne e quindi a Parigi, dove giunse l'11 febbr. 1589.

A Parigi l'E. ostentò sicurezza, ma il suo ruolo si stava ormai riducendo, mentre la guida dei Guise era presa dal duca di Mayenne. Forse per questo fu meno combattiva del solito nella divisione dei beni del cardinale Luigi d'Este. Con inconsueta rapidità l'accordo per la spartizione dei beni francesi del cardinale fu stipulato tra l'E. e Alfonso Il d'Este l'8 giugno 1589. Nel frattempo i figli di primo e di secondo letto dell'E. si affrontavano violentemente per godere parte dell'eredità toccata alla madre.

Nel 1595 morì il figlio primogenito dell'E. e di Jacques de Savoie, Charles-Ernmanuel. Due anni dopo con la morte senza eredi di Alfonso II si estingueva il ramo principale della farnìglia d'Este. Nonostante queste disgrazie, agli inizi del nuovo secolo la vecchia duchessa rimaneva al centro della ragnatela diplomatica che collegava Roma e Parigi ed era considerata molto influente da Maffeo Barberini.

L'E. era infatti trattata con grande riguardo da Enrico IV. Quando quest'ultimo entrò a Parigi nel 1594, si recò a renderle omaggio ed ella gli promise di farlo accettare dai propri figli. Per sicurezza l'anno successivo Enrico IV ordinò che non restasse a Parigi in sua assenza, ma i rapporti tra i due furono buoni e nel novembre 1600 l'E. si recò a Marsiglia per incontrare la nuova regina, Maria de' Medici.

Grazie al suo prestigio presso la corte l'E. poté conservare l'usufrutto delle proprietà estensi in Francia. Dopo la morte di Alfonso II e di Lucrezia, duchessa d'Urbino, l'E. contese infatti i possessi francesi degli Estensi a Cesare d'Este e agli Aldobrandini. Il tribunale della Sacra Rota le negò ogni diritto sulle eredità italiane, ma il Parlamento di Parigi le assegnò le proprietà francesi portate in dote dalla madre, nonché i crediti ancora esigibili dalla Corona francese.

Nel gennaio 1603 Innocenzo Del Bufalo, nunzio a Parigi, comunicò a Roma che era possibile raggiungere un accordo. L'E. avrebbe conservato soltanto il ducato di Chartres, gia della madre, e metà dei crediti francesi, se Cesare d'Este avesse concesso la figlia Giulia a Henri de Savoie, duca di Nemours. L'E. chiedeva, però, 200.000 scudi di dote più 71.000 scudi per i beni italiani ai quali aveva dovuto rinunciare. Cesare d'Este replicò di non voler pagare più di 150.000 scudi di dote e l'E. si disse disposta a rinunziare a parte del rimborso dei beni italiani, ma non alla dote. A giugno le trattative naufragarono e il matrimonio non ebbe luogo.

Nel 1602 Vincenzo Ungarino, segretario del nunzio a Parigi, scriveva che l'E. stava perdendo la risolutezza che l'aveva contraddistinta in gioventù. Nel 1604 altre fonti segnalano l'inizio del decadimento mentale. Negli ultimi anni della sua vita l'E. si chiuse nel palazzo parigino dei Nemours, dove morì il 17 maggìo 1607.

Aveva chiesto e ottenne che il suo cuore fosse portato al castello di Joinville e posto accanto al primo marito. Il suo corpo fu invece sepolto a Notre-Dame di Annecy nella tomba del secondo marito. Le sue viscere vennero infine inumate nella chiesa des Augustins a Parigi, dove fu letto l'appassionato elogio funebre di Severin Bertrand (Oraison funèbre, Paris 1607).

L'eco di questo elogio, accompagnata dai lusinghieri giudizi di Brantóme, rimase viva a lungo e ispirò le lodi alla bellezza e al coraggio dell'Este. R stato anche ipotizzato che M.M. de La Fayette si sia ispirata all'E. per raffigurare la protagonista di La princesse de Cléves (Paris 1678). La bellezza dell'E. è testimoniata dai suoi numerosi ritratti. Essi tuttavia non rendono conto dell'abilità con la quale ella seppe destreggiarsi, mantenendo fede agli impegni presi con la famiglia patema e agli obblighi contratti con le famiglie dei due mariti. All'E. A. Thevet, cosmografo del re di Francia, dedicò una biografia di Alfonso I d'Este nella sua Histoire des hommes illustres, Paris 1584.

Fonti e Bibl.: Archivio di Stato dì Modena, Archivio segreto Estense. Principi Estensi, Anna di Ercole II. Questo fondo raccoglie le carte relative ai due matrimoni dell'E. e alla vertenza con Cesare d'Este. Per i rapporti con quest'ultimo, si veda inoltre Ibid., Cesare d'Este. Per la divisione tra Alfonso II e l'E. dell'eredità di Renata di Francia e di Luigi d'Este, Ibid., Alfonso II. Notizie sulla vertenza tra l'E. e gli Aldobrandini in Arch. segr. Vaticano, Legazione di Ferrara, II, passim. V. inoltre Mém. de François de Lorraine duc d'Aumale et de Guise, in Nouvelle Collection des mémoires relatifs à l'histoire de France, a cura di J.-F. Michaud-J.-J.-E. Poulat, VI, Paris 1854, pp. 3-539; Mémoires de Claude Haton, a cura di F. Bourquelot, Paris 1857, ad Indicem; Négotiatións diplomatiques de la France avec la Toscane, a cura di A. Desjardins, III-V, Paris 1865-1875, ad Indicem; P. de Bourdeille de Brantôme, Oeuvres complètes, IV, Paris 1888, pp. 188, 405 ss.; VIII, ibid. 1875, p. 110; IX, ibid. 1878, pp. 439-442; Lettres de Catherine de Médicis, I-X, Paris 1880-1909, a cura H. de la Ferrière, ad Indicem; Sommaire mémorial (souvenirs) de Jules Gassot, secrétaire du roi (1555-1623), a cura di P. Champion, Paris 1931, ad Indicem; G. Ragazzoni, évéque de Bergame. Nonce en France, a cura di P. Blet, Rome-Paris 1962, ad Indicem; Correspondance du nonce en France I. Del Bufalo, évéque de Camerino (1601-1604), a cura di B. Barbiche, Rome-Paris 1964, ad Indicem; Correspondances des nonces en France Dandino, Della Torre et Trivultio (1546-1551), a cura di J. Lestoquoy, Rome-Paris 1966, ad Indicem; Correspondance du nonce en France Anselmo Dandino (1578-1581), a cura di I. Cloulas, Rome-Paris 1970, ad Indicem; Correspondance du nonce en France Antonio Maria Salviati (1572-1578), a cura di P. Hurtubise, Rome 1975, ad Indicem; H. de Coste, Les éloges et vies des reynes, princesses, dames et damoiselles illustres, Paris 1630, pp. 32-37; L. A. Muratori, Delle antichità estensi, II, Modena 1740, ad Indicem; A. Frizzi, Memorie per la storia di Ferrara, IV, Ferrara 1848, passim; G. Campori-A. Solerti, Luigi, Lucrezia e Leonora d'Este. Studi, Roma 1888, pp. 29-32; B. Fontana, Renata di Francia duchessa di Ferrara, Roma 1889-1893, passim; L. Romier, Les origines politiques des guerres de religion, Paris 1913, ad Indicem; V. Poizat, La véritable princesse de Clèves, Paris 1920; L. Romier, Le royaume de Catherine de Médicis, Paris 1922, pp. 120 ss.; L. Dimier, Histoire de la peìnture des portraits au XVII siècles, Paris-Bruxelles 1925, ad vocem; J. A. Tedeschi, Boturnei, Boturnio dei, in Dizionario biografico degli Italiani, XIII, Roma 1971, p. 509; I. Cloulas, Caterina de' Medici, Firenze 1980, passim; Nouvelle Biographie générale, XXI, sub voce; J-F. Michaud, Biographie universelle, XVIII, sub voce Ferrare, Anne de; Dict. de biographie franfaise, XIII, sub voce.

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