LOOS, Anita

Enciclopedia del Cinema (2003)

Loos, Anita

Marzia G. Lea Pacella

Soggettista, sceneggiatrice, drammaturga e scrittrice statunitense, nata a Sisson (od. Mount Shasta, California) il 26 aprile 1888 e morta a New York il 18 agosto 1981. La scrittura elegante e pungente, la personalità al di fuori degli schemi e la tenacia le hanno permesso di divenire la più famosa scenarista del cinema statunitense degli anni Dieci e Venti (e una delle prime donne pagate come professionista della scrittura per il cinema). Grazie a una vena comica e umoristica, a un'intelligente capacità critica nel cogliere i dettagli, gli umori e i colori della vita sociale contemporanea, la L. ottenne meritati successi soprattutto con le commedie sofisticate degli anni Trenta.

Durante l'infanzia si trasferì al seguito della famiglia, a causa dei continui cambiamenti di lavoro del padre (giornalista, gestore di una sala teatrale e infine produttore), da San Francisco a Los Angeles a San Diego, dove compì i suoi studi e debuttò come attrice teatrale. Ben presto però iniziò a scrivere sketch e articoli per il "Morning telegraph" di New York e il suo primo scenario, The New York hat (1912) prodotto e diretto da David W. Griffith e interpretato da Mary Pickford e Lionel Barrymore. Fino al 1915 la Biograph Company acquistò un centinaio di scenari della L., quasi tutte commedie che misero in luce la sua vena ironica e il suo tono ricco di humour, nonché le sue doti di acuta osservatrice del costume e della società. Nel 1916 scrisse per Douglas Fairbanks His picture in the papers diretto da John Emerson, il quale utilizzò appieno il valore espressivo e artistico della scrittura della L. mettendolo a frutto per un nuovo uso delle didascalie che fino ad allora erano state utilizzate per fornire solo semplici informazioni. Fu a seguito di ciò che Griffith volle assegnare alla L. l'elaborazione delle didascalie del suo Intolerance (1916). Negli anni seguenti scrisse cinque film per Douglas Fairbanks divenuto ormai un divo, che le fecero ottenere il pieno riconoscimento e l'affermazione come sceneggiatrice professionista di didascalie e di scenari. Nel 1919 si trasferì a New York dove insieme a Emerson (che sposò e con il quale collaborò fino al 1956, anno della sua morte) si dedicò non soltanto alla scrittura (romanzi e pièces teatrali oltre a opere per il cinema) ma anche all'ideazione e alla produzione, in quest'ultimo settore con il contributo del magnate del cinema Joseph M. Schenck (A virtuous vamp, 1919, e The perfect woman, 1920, di David Kirkland; Dangerous business, 1920, di R. William Neill; Learning to love, 1925, di Sidney Franklin). Nel 1926 giunse per la L. il successo internazionale: infatti, un anno dopo la pubblicazione sulla rivista "Harper's bazaar", fu edito il suo libro Gentlemen prefer blondes. Il romanzo, un diario delle avventure e della filosofia di vita della bionda Lorelei Lee, risultò essere non soltanto un esplosivo testo comico ma anche una perspicace e pungente satira dell'uomo americano, delle sue preferenze sessuali e della società dei ruggenti anni Venti; mentre la protagonista costituì l'archetipo dell''oca bionda'. Il diario fu poi adattato sia per il teatro (1926 e 1949 come musical scritto con J. Fields) sia per il cinema con il film del 1928 diretto da Malcom St. Clair, e interpretato da Ruth Taylor e Alice White, e il famoso remake del 1953 realizzato da Howard Hawks, con Marilyn Monroe e Jane Russell. Dopo il successo, giunta al culmine della carriera, la L. si concesse un breve periodo di riposo fino alla fine degli anni Venti quando, forse per la crisi del 1929 e per sconfiggere la noia, tornò a Hollywood dove, dopo aver collaborato a The struggle (1931), ultimo film di Griffith, fece parte del gruppo degli sceneggiatori della Metro Goldwyn Mayer, all'epoca sotto la guida manageriale di Irving G. Thalberg. Dal 1932 al 1940 scrisse, talvolta collaborando o adattando testi, vari film, mantenendo il suo acuto sguardo caustico sulla società. Lavorò all'adattamento di un romanzo di K. Brush, collaborando con Francis Scott Fitzgerald (che pure non compare nei credits), per Red headed woman (1932) diretto da Jack Conway, con Jean Harlow; cui seguì Blondie of the follies (1932) di Edmund Goulding, con Marion Davies; San Francisco (1936) di W.S. Van Dyke, uno dei prototipi del film catastrofico, con Clark Gable, Spencer Tracy e Jeannette MacDonald; Saratoga (1937) di Conway. Nel 1939 adattò con Jane Murfin e con i non accreditati Fitzgerald e Donald Ogden Stewart la pièce teatrale di C. Boothe Luce The women per l'omonimo film (1939; Donne) diretto da George Cukor, e contribuì (anche se non accreditata) alla sceneggiatura del film Another thin man (Si parla dell'uomo ombra) di Van Dyke, basata sul racconto di D. Hammett; l'anno successivo realizzò di nuovo per Cukor Susan and God (Peccatrici folli), adattamento di un'opera teatrale di R. Crother. Nel 1946 abbandonò nuovamente Hollywood per Broadway dove si dedicò al teatro e adattò per la scena i romanzi della scrittrice francese Colette (Gigi, 1950; Cheri, 1957). Negli ultimi anni si dedicò prevalentemente alla scrittura di tre autobiografie A girl like I (1966), Kiss Hollywood good-bye (1974), Cast of thousands (1977).

Bibliografia

G. Casey, Anita Loos: a biography, New York 1988; G.H. Douglas, Women of the Twenties, Dallas 1989.

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