Boèzio 〈-zz-〉, Anicio Manlio Torquato Severino (lat. Anicius Manlius Torquatus Severinus Boethius). - Filosofo (Roma480 circa - Pavia526 o, secondo la tradizione, 524), della nobile famiglia degli Anici. Presto s'occupò di studî, meritando nel 505 le lodi di Cassiodoro. Giovanissimo, fu questore e patrizio, nel 510 console; nel 522magister officiorum. Nonostante il favore sovrano, egli era segretamente nemico del regime ostrogoto; difese la romanità, finché, accusato appunto di aver lavorato per la libertas romana e poi di sacrilegium, fu rinchiuso in prigione presso Pavia, dove compose il suo scritto più celebre, la Consolatio philosophiae. Fu poi giustiziato nello stesso carcere. Dalla tradizione B. fu venerato, dal sec. 8º, come martire. Il papa Leone XIII ne approvò il culto per Pavia, dove se ne celebra la festa il 21 luglio (e a Roma nella chiesa di S. Maria in Portico a Campitelli). n B. occupa un posto di fondamentale importanza nella formazione della cultura medievale avendo assicurato ad essa, attraverso le sue opere, la trasmissione di temi e problemi del pensiero antico nelle forme che esso aveva assunto durante la cultura ellenistica da cui B. dipende. Quasi consapevole di essere in un momento di trapasso storico, B. si era proposto il programma di rendere intelligibili ai latini le opere di Platone e di Aristotele e di mostrare, commentandola, la "concordia" dei due massimi filosofi dell'antichità. In effetti la realizzazione del programma si limitò alla traduzione di alcuni scritti logici di Aristotele (De interpretatione, commentato due volte, Analitici), cui si accompagna la traduzione e il commento della Isagoge di Porfirio, e i trattati logici Introductio ad syllogismos categoricos, De syllogismo categorico, De syllogismo hypothetico, De divisione, De differentiis topicis. Relativamente alle arti del quadrivio (sembra si debba a B. l'uso del termine quadrivium), egli scrisse il De institutione musica (5 libri), la Institutio arithmetica (riduzione dell'Introductio arithmetica di Nicomaco di Gerasa), il De geometria (rifacimento degli Elementi di Euclide, nel quale sono anche la descrizione dell'abaco e l'esposizione dei calcoli aritmetici con esso eseguibili). Ma l'opera maggiore - e la più fortunata - di B. è la Consolatio philosophiae, scritta in prosa e versi, in cui vastissima è la gamma dei temi trattati attraverso un discorso protrettico in forma di "rivelazione" svolto dalla Filosofia che appare in sogno a B.; il fondo culturale è platonico. Dio, uno e bene, nella sua eternità crea e governa il mondo, perpetuo nel tempo (non coeterno a Dio); l'anima del mondo regge e unifica il mondo fisico, e le anime immortali debbono condurre in terra una vita tesa ai veri ed eterni beni. Mancano espliciti riferimenti a dottrine specificamente cristiane e si è molto discusso del cristianesimo di B.; questo problema, come quello ad esso connesso dell'attribuzione a B. degli opuscoli teologici, è risolto in senso positivo. Questi opuscoli (Liber de sancta Trinitate; Utrum Pater, Filius et Spiritus Sanctus de divinitate substantialiter praedicentur; Quomodo substantiae in eo quod sint, bonae sint, intitolato anche De hebdomadibus; Liber contra Eutichen et Nestorium o anche De persona et duabus naturis; si ritiene apocrifo il De fide catholica), alcuni dei quali furono più volte commentati nel Medioevo, soprattutto dal sec. 12º, e che rispecchiano certi motivi del platonismo cristiano, hanno esercitato una notevole influenza così sulla terminologia filosofico-teologica come sulla dottrina della struttura del creato, definita in termini di partecipazione: Dio come forma essendi, distinzione tra creatore (esse, uno e bene) e creatura (id quod est, molteplice), ecc. n Larghissima, come si è accennato, l'influenza di B. nel Medioevo, che lo venerò quale santo/">santo martire: sia attraverso la Consolatio, più volte commentata dal sec. 9o, sia attraverso gli scritti logici (che fino ai primi decennî del 12º sec. costituirono tutto il patrimonio di testi logici utilizzati dalla cultura medievale), sia attraverso gli scritti teologici. Un'importanza particolare ebbe il De institutione musica, che trasmise al Medioevo, non sempre rettamente intese, le dottrine musicali dei pitagorici greci, e fu, insieme con gli scritti musicali di Cassiodoro, alla base degli studî teorici fino alla fine del sec. 15º. B. adoperò le lettere A, B, ecc. per indicare i varî suoni; e poiché i teorici posteriori considerarono tali segni come corrispondenti stabilmente alle note che indicavano, ebbe origine la notazione alfabetica "boeziana", in uso nel Medioevo.
Anicio Manlio Torquato Severino (Roma 480 ca - Pavia 524 o 526) filosofo e letterato latino. Educato a Roma secondo il modello retorico-filosofico della classicità, completò gli studi ad Atene e ricoprì importanti cariche alla corte di Teodorico. Accusato di tradimento, venne imprigionato e condannato ...
Filosofo latino (n. Roma 480 ca. - m. 524).
Una vita di onori e una tragica fine. Nato nella nobile famiglia degli Anici, s’impose molto presto negli studi, tanto da meritare già nel 505 le lodi di Cassiodoro. Giovanissimo divenne questore e patrizio, nel 510 console e nel 522 magister officiorum. ...
Filosofo e letterato romano, discendente dalla nobile gente Anicia, vissuto fra il V e il VI secolo durante la dominazione ostrogota in Italia.
La condizione sociale e la rinomata dottrina lo sollevarono ad alte cariche politiche e gli procurarono il favore di Teodorico, il quale se ne servì nel suo ...
Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 11 (1969)
Nacque a Roma verso il 480. Suo padre, Flavio Narsete Manlio Boezio, console nel 487, morì quando il figlio non aveva ancora compiuto la sua formazione. BOEZIO, Anicio Manlio Torquato Severino fu allora accolto nella casa di Quinto Aurelio Memmio Simmaco, discendente del Simmaco che un secolo prima ...
(Anicius Manlius Torquatus Severinus Boëthius). - Nacque in Roma, forse nel 480 d. C. o poco più tardi. Apparteneva al ramo dei Boëthii della illustre famiglia degli Anicii. Morto suo padre, forse fu accolto in casa dall'amico Quinto Aurelio Simmaco e ivi educato. Più tardi sposò la figlia di Simmaco, ...
ànice (o ànace, tosc. ànacio) s. m. [dal gr. ἄνισον, lat. anĭsum]. – 1. a. Erba annua della famiglia delle ombrellifere (Pimpinella anisum), detta anche anice verde o anice comune, alta circa mezzo metro, che presenta una spiccata eterofillia; ha fiori...