NOVARO, Angiolo Silvio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 78 (2013)

NOVARO, Angiolo Silvio

Eleonora Cardinale

NOVARO, Angiolo Silvio (Silvio Roberto). – Nacque a Diano Marina il 12 novembre 1866, da Agostino e da Paola Sasso, secondo di sei figli (gli altri erano Eugenio, Caterina, il poeta Mario, Anna Emilia ed Enrico).

Intorno al 1880 il padre fondò a Oneglia l’industria olearia P. Sasso e figli, intestata alla moglie e registrata presso la Camera di commercio ed arti di Porto Maurizio solo nel 1898 (Boero, 1984, p. 32).

Frequentò l’istituto tecnico a Porto Maurizio, dove conseguì il diploma di ragioneria nel 1885; decise però di non iscriversi all’università per iniziare subito a lavorare nella ditta del padre. Precocemente versato nella pittura e nella letteratura, esordì con il racconto Gabriele (in L’Illustrazione popolare, 22 aprile 1883), seguito, il 24 novembre, da Mondo di guai nella Gazzetta letteraria di Torino, in cui successivamente furono pubblicati altri suoi racconti. Negli anni suoi testi apparvero in periodici quali L’Eroica, La Lima, Armi ed Arte, Lirica, ma anche in riviste non di area ligure come La Lettura e Nuova Antologia. L’inclinazione verso la pittura invece è testimoniata dalla partecipazione nel 1884 all’Esposizione generale di Torino con il quadro Montagna ligure.

Dapprincipio la propensione alla scrittura in prosa fu caratterizzata da un duplice accento, lirico e veristico: all’opera prima, il romanzo (dedicato al fratello Mario) Manoscritto d’una vergine (Milano 1887) – diario sentimentale di una giovane segretamente innamorata dell’amico del fratello – tennero dietro la raccolta di novelle Sul mare (ibid. 1889), elogiata da Giovanni Verga, il romanzo Giovanna Ruta (Torino 1891), storia di un amore deluso che culmina nel suicidio (significativamente dedicata all’autore dei Malavoglia), e un secondo volume di novelle, Il libro della pietà (Milano 1894; nuova ed., ibid. 1898).

Il 27 luglio 1894 sposò la pianista Laura Butta, cognata di Corradino Corrado: insieme abitarono nella ‘Casa Rossa’, dimora signorile presso Oneglia, e dall’unione il 16 agosto 1896 nacque Jacopo. Sempre nel 1894 si iscrisse alla sezione di Oneglia del Partito socialista italiano (PSI), all’interno del quale, durante gli anni Novanta, fu molto attivo insieme col fratello Mario. Nell’ottobre dello stesso anno fu condannato al domicilio coatto per aver tenuto un discorso alla Lega socialista, provvedimento che venne revocato pochi giorni dopo.

Il 15 giugno 1895 uscì il primo numero de La Riviera Ligure di Ponente, rivista di carattere prevalentemente regionale, pubblicata dallo stabilimento P. Sasso e figli con lo scopo di pubblicizzare l’olio ivi prodotto, che Novaro coordinò fino all’inizio del 1899.

Vi si alternavano descrizioni storico-geografiche, ricette di cucina ligure, raccontini umoristici, oltre alla pubblicità dell’olio. Dal maggio 1899 la rivista si intitolò La Riviera Ligure e ad Angiolo subentrò il fratello Mario, che le diede un impulso innovatore e una forte impronta letteraria, aprendola alla collaborazione dei più importanti scrittori dell’epoca. L’esperienza editoriale si concluse nel 1919.

Nel 1897 uscì La rovina (Milano; nuova ed., ibid. 1922), un racconto lungo il cui protagonista è uno scrittore investito da una forte crisi passionale e interiore che lo porta al suicidio. Interessatosi anche di teatro, Novaro scrisse il dramma in un atto Il Potere occulto, rappresentato a Torino nel 1898 (pubbl. in Flegrea, 20 maggio 1899). Con l’uscita del terzo romanzo, L’angelo risvegliato (Milano 1901) si chiuse la sua prima fase narrativa, legata soprattutto agli esempi di Verga e d’Annunzio. Nel volger del nuovo secolo, l’attenzione si spostò sulla scrittura in versi e, in particolare, su quella per ragazzi: nel 1905 uscì la prima opera poetica, La casa del Signore (Torino-Genova), ma fu la raccolta di poesie per i piccoli Il cestello (Milano 1910), che rimase il suo volume più celebrato, a far raggiungere a Novaro una grande notorietà.

Attento alla poesia pascoliana, nelle liriche della raccolta, dal ritmo cantilenante, alterna i motivi dell’infanzia, della natura e della vita familiare a quello religioso come dimostrano i versi dedicati a s. Francesco o la Preghiera della sera. Tra le poesie più note va ricordata Che dice la pioggerellina di marzo?: «Che dice la pioggerellina / Di marzo, che picchia argentina / Sui tegoli vecchi / Del tetto, sui bruscoli secchi / Dell’orto, sul fico e sul moro / Ornati di gèmmule d’oro?» (Il cestello, p. 12).

Sempre ai più piccoli Novaro dedicò le prose Garibaldi ricordato ai ragazzi (Firenze 1910; nuova ed., ibid. 1932 e rist. anast. per il 150° dell’Unità, Imperia 2011) e La festa degli alberi spiegata ai ragazzi (Milano 1912), nonché, presso Treves, La bottega dello stregone (ibid. 1911), raccolta di undici racconti con illustrazioni di Domenico Buratti.

Nel novembre 1913 il figlio Jacopo si trasferì a Roma, dove si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza, per frequentare poi, dal novembre 1915, l’Accademia a Modena. Assegnato nel marzo 1916 al 1o reggimento degli alpini, morì il 3 giugno nella Conca di Marcésina in un’azione eroica per la quale fu insignito con la medaglia d’argento e promosso al grado di sottotenente (r.d., 31 agosto 1916). Le Lettere di Jacopo Novaro ai suoi genitori (pubbl., Torino 1931) comprendono un arco che va dal 16 novembre 1914 al 2 giugno 1916.

Quando Jacopo era ancora sotto le armi, Novaro aveva scritto le poesie de Il cuore nascosto (Milano: apparse a stampa per Treves solo nel 1920), in cui affiorava uno strano presentimento nel rievocare la felicità familiare insieme al figlio; si pensi a Quando il sole va sotto: «E sperso come un orfano cammino / Tra siepi muri ed orti, / Sotto branche d’ulivi storti: / E come uno straniero / Batto al tuo cancello nero / A capo chino» ( p. 126).

La scomparsa del figlio segnò la fine dell’armonia familiare e tutte le opere successive di Novaro manifestarono l’insanabile dolore provato per la perdita.

Nel 1916 al ricordo di Jacopo dedicò anche le prose liriche de Il fabbro armonioso (ibid. 1919), opera fra le più note dello scrittore tradotta nel 1938 in francese. Nel 1924 uscì la raccolta di sei racconti La fisarmonica (ibid.).

Per la collezione Le più belle pagine degli scrittori italiani scelte da scrittori viventi, diretta da Ugo Ojetti ed edita da Treves, Novaro scelse Le più belle pagine di Angelo Poliziano, volume uscito nel 1925, anno in cui pubblicò presso lo stesso editore anche l’ode A Margherita di Savoia. Due anni più tardi diede alle stampe presso Mondadori le prose liriche dal titolo Dio è qui (ibid. 1926), che denunciavano, dopo la morte del figlio, la necessità di una profonda analisi interiore e di una continua ricerca di Dio, unico sicuro approdo per tacitare il dolore. Iniziò così una nuova fase poetica, fortemente caratterizzata dal motivo religioso, come nella raccolta di poesie Il piccolo Orfeo (ibid. 1929).

In Voce a sera di campana Novaro si presenta come la «Voce di chi amò tanto / E conobbe il dì di festa / E ora sa che non gli resta / Che la notte del suo pianto: // Voce nella grigia sera / Di cuore che più non spera / Ma attaccato a ciò che era / Alza un’ultima preghiera» (Il piccolo Orfeo, pp. 19 s.). Ma con il conforto della fede Novaro lascia ancora aperta una speranza come nella poesia che chiude e sigilla la raccolta Arrivederci, se ci rivedremo: «Curvo sul remo / Io vogo, o vita, e tu / Rimani con ciò che fu. / La barca oscilla tra i marosi e danza, / Ma una brace di speranza / Accesa nel crepuscolo perdura» (ibid., p. 127).

Insignito già dal 1926 della tessera ad honorem del Partito nazionale fascista (PNF) e nominato nel 1929 accademico d’Italia per la classe delle Lettere, in seguito rimase fortemente deluso dal fascismo. Oltre ad aver prestato felicemente opera di traduttore per Mondadori (L’Isola del tesoro di R.L. Stevenson, Milano 1932; Vita di Gesù di Fr. Mauriac, ibid. 1937, entrambi con numerose ristampe), curò anche un libro di Letture per la IV elementare (Roma 1930).

Nel Natale 1933 l’Ente italiano audizioni radiofoniche (EIAR) trasmise dal liceo musicale di Torino il trittico per soli, coro e piccola orchestra Natale di Gesù (Bergamo 1931), con versi del poeta e musica di Franco Vittadini. Novaro in realtà in più occasioni prestò le sue poesie alla musica: la stessa Che dice la pioggerellina di marzo? fu musicata da Ernesto Berio.

Nel 1935 apparve La madre di Gesù (Milano-Verona), opera poetica dedicata alla figura di Maria. Attraverso il suo percorso spirituale lo scrittore giunse a un finale approdo di serenità e distacco: prova ne sono le poesie pubblicate postume in Tempietto (Milano 1939) con un’introduzione dell’amico Ugo Ojetti.

Morì il 10 marzo 1938 a Oneglia, dove fu sepolto.

Lungo il corso della sua vita aveva stretto amicizia con personalità di rilievo come Verga, d’Annunzio, Marino Moretti, Giovanni Papini, Giuseppe Prezzolini; tuttavia rimase lontano dal rinnovamento poetico risolto in chiave novecentesca, proponendo invece una poesia intima, musicalmente suggestiva, caratterizzata da una vena malinconica e legata al suo mondo familiare.

Fonti e Bibl.: L’Archivio novariano, di proprietà degli eredi, è conservato presso la ‘Casa Rossa’ di Imperia; presso la Fondazione Mario Novaro di Genova è presente il fondo Angiolo Silvio Novaro, che raccoglie in prevalenza documenti epistolari. Fra i carteggi pubblicati: G. Baroni, Giuseppe Prezzolini - fratelli Novaro. Carteggio 1911-1938, inOtto/Novecento, XIII (1989), 6, pp. 121-173; S. Quasimodo, Carteggi con Angelo Barile, Adriano Grande, A.S. N., 1930-1941, a cura di G. Musolino, Milano 1999. Si vedano, inoltre: G.A. Borgese, La vita e il libro, Bologna 1923, pp. 190-195; Id., A.S. N., in Id., Tempo di edificare, Milano 1923, pp. 64-68; G. Gnecco, L’opera letteraria di A.S. N., Finale Ligure 1927; G. Ravegnani, La poesia candida di A.S. N., in Id., I contemporanei, Torino 1930, pp. 101-109; E. Schaub-Koch, A.S. N., Pinerolo 1939; O. Visentini, Scrittori per l’infanzia, Milano 1943, pp. 142-149; M. Sticco, Trittico di poesie, in Id., Arte e Sincerità, Milano 1947, pp. 268-285; A. Ruschioni, A.S. N., Firenze 1961; P. Boero, “La Riviera Ligure” tra industria e letteratura, Firenze 1984, ad ind.; La poesia in Liguria, a cura di S. Verdino, Forlì 1986, pp. 18 s.; P. Boero, Tra Otto e Novecento, in G. Bertone et al., La letteratura ligure. Il Novecento, I, Genova 1988, pp. 13-105; F. Anfossi Inzaghi - D. Zago Novaro, A.S. N.: vita di un poeta, Genova 2008.

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