RUFFINI, Angelo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 89 (2017)

RUFFINI, Angelo

Stefano Arieti

– Nacque a Pretare, frazione di Arquata del Tronto in provincia di Ascoli Piceno, il 17 luglio 1864 da Giacomo e da Vincenza Saladini.

Compiuti gli studi ginnasiali e liceali ad Ascoli Piceno, si iscrisse nel 1884 alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Bologna. Si laureò il 9 luglio 1890 con una tesi su Le alterazioni del sistema nervoso in un caso di corea minore non ereditaria in un adulto. Aveva preparato la tesi nel laboratorio di istologia normale e patologica da lui stesso creato nell’ospedale del ricovero di mendicità di Bologna con gli auspici di Guido Bendandi, primario della sezione chirurgica, uno dei pionieri della neurochirurgia bolognese. Ruffini (in Bullettino delle scienze mediche, s. 7, I (1890), pp. 745-767) richiamò l’attenzione sulle alterazioni delle placche motrici presenti nella patologia.

Dopo la laurea fu incaricato da Augusto Murri di dirigere, fra il 1891 e il 1895, il laboratorio annesso alla clinica stessa, quale assistente della clinica medica. Qui condusse gli studi che lo portarono il 12 novembre 1893 a comunicare all’Accademia nazionale dei Lincei la scoperta di un nuovo organo nervoso terminale nel tessuto sottocutaneo dei polpastrelli delle dita, oggi chiamato corpuscolo di Ruffini (Di un nuovo organo nervoso terminale e sulla presenza dei corpuscoli Golgi-Mazzoni nel connettivo sottocutaneo dei polpastrelli delle dita dell’uomo, Roma 1894). Intraprese anche una serie di ricerche sui fusi neuromuscolari (Considerazioni critiche sui recenti studi dell’apparato nervoso nei fusi muscolari, in Anatomischer Anzeiger, IX (1893-1894), pp. 80-88).

Nel 1894 acquisì per titoli la libera docenza in anatomia microscopica. Necessità economiche lo costrinsero a interrompere questa esperienza e a trasferirsi, come medico condotto e direttore dell’ospedale, a Lucignano (in provincia di Arezzo). Qui, con sacrifici personali, riuscì ad allestire un piccolo laboratorio per continuare gli studi intrapresi, esposti nella monografia Sulla presenza di nuove forme di terminazioni nervose nello stato papillare e subpapillare della cute dell’uomo, con un contributo allo studio della struttura dei corpuscoli del Meissner (Siena 1898).

Descrisse tre nuove forme di espansione: i fiocchetti papillari e le varietà di transizione fra questi e i corpuscoli di Meissner monolobati; le anse avviticciate; la rete amielinica subpapillare, riaffermando la presenza nel tessuto cellulare sottocutaneo dei corpuscoli di Golgi-Mazzoni e di altre forme di corpuscoli di Pacini, che chiamò forme intermedie in quanto costituiscono una forma di transizione tra i classici corpuscoli di Pacini e quelli di Golgi-Mazzoni.

Contemporaneamente proseguì le sue fondamentali ricerche sui fusi neuromuscolari, che lo portarono alla prima particolareggiata descrizione del comportamento delle fibre nervose nei fusi e la scoperta delle terminazioni nervose a fiorami nei medesimi. Sostenne per primo la natura sensitiva delle terminazioni placoidi del fuso (Sulla fine anatomia dei fusi neuro-muscolari del gatto e sul loro significato fisiologico, Siena 1898). Tali studi furono proseguiti negli anni successivi. Nel 1900, insieme a Stephan Apathy (1863-1922) descrisse le sottili fibre che si dipartono dalle placche motrici dell’uomo e si portano a distanza sopra fibre muscolari vicine formandovi piccole piastrine, dette da Ruffini fibrille ultraespansionali. Il reperto era di grande interesse, perché si dimostrava che i corpuscoli nervosi, ritenuti sino ad allora terminali, non lo erano. L’ipotesi avanzata che le varie fibrille ultraespansionali si anastomizzassero non fu dimostrata dalle successive ricerche (Sulle fibrille nervose ultraterminali nelle piastre motrici dell’uomo, in Rivista di patologia nervosa, V (1900), pp. 433-444, con S. Apathy).

Nel frattempo (1901) era stato nominato aiuto nell’Istituto di anatomia umana normale di Siena e nel 1902 aveva ricevuto l’incarico dell’insegnamento di istologia. Nei dieci anni trascorsi nella città toscana continuò ad approfondire il tema delle terminazioni nervose nelle placche motrici, sostenendo che le reti di fini fibre nervose, che Dmitrij A. Timofeev aveva descritto (1898) in vari organi terminali, fossero di natura simpatica e individuò per la prima volta questo apparato nei corpuscoli di Meissner. Nelle sue ricerche sui fusi neuromuscolari, Ruffini sostenne che questi erano organi recettori delle impressioni e non, come sostenevano Santiago Ramon Y Cajal e Claudius Regaud, che fossero organi contrattili con una funzione simile a quella di un dinamometro (Le espansioni nervose periferiche alla luce dell’analisi moderna, in Monitore zoologico italiano, 1906, vol. 17, pp. 16-33, 68-87).

Sempre in quegli anni rivolse la sua attenzione ad altri argomenti istologici, quali la vascolarizzazione della cute, scoprendo nei tronchi nervosi un astuccio di capillari sanguigni che avvolge i fascetti di fibre, e illustrò la vascolarizzazione dei corpuscoli di Pacini (Contributo allo studio della vascolarizzazione della cute umana con una proposta di una classificazione più razionale dei suoi diversi strati, ibid., 1900, vol. 11, pp. 282-289). Tali studi lo portarono a studiare le terminazioni nervose della cute sia nell’uomo sia in altri mammiferi, base per successive ricerche da parte di altri studiosi, come Pasquale Sfameni e Galeno Ceccarelli (Les dispositifs anatomiques de la sensibilité cutanée. Sur les expansions nerveuses de la peau, in Revue générale d’histologie, 1905, vol. 1, pp. 421-540).

Le ricerche di Ruffini spaziarono anche nel campo dell’anatomia macroscopica; in particolare, sono da ricordarsi quelle sull’organo dell’udito (La cassa del timpano, il labirinto osseo ed il fondo del condotto auditivo interno nell’uomo adulto – Tecnica di preparazione ed osservazioni anatomiche, in Atti della R. Accademia dei Fisiocritici in Siena, s. 4, 1902, vol. 13, pp. 105-110) e sullo sviluppo della mastoide che per la prima volta venne studiata in modo completo nell’uomo e nell’animale (Ricerche anatomiche ed anatomo comparate sullo sviluppo della pars periodico-mastoidea del temporale e sul significato dell’apofisi mastoide, in Internationale Monatsschrift für Anatomie und Physiologie, 1910, vol. 27, pp. 265-374).

Nel medesimo periodo apparvero i suoi scritti sullo sviluppo della milza negli Anfibi (Sullo sviluppo della milza nella rana esculenta, in Monitore zoologico italiano, 1899, vol. 10, pp. 91 s.), in cui studiò pure lo sviluppo dello strato ghiandolare dello stomaco (Sullo sviluppo e sul tardivo contegno dello strato glandulare dello stomaco nella rana esculente, ibid., Supplemento, pp. LXIII-LXVIII). Ritornò in seguito sull’argomento, approfondendo il tema nei Selaci (Sullo sviluppo della milza nei Selaci, in Atti della R. Accademia dei Fisiocritici in Siena, s. 4, 1905, vol. 16, pp. 39-41).

Nel 1912 partecipò al concorso per la cattedra di istologia e fisiologia generale bandito dall’Università di Bologna e risultò primo classificato. Nello stesso anno fu chiamato come straordinario a ricoprire questa cattedra, per assurgere nel 1919 all’ordinariato.

Fin dall’inizio del secolo, Ruffini si era proposto di ristudiare le questioni dell’origine della forma, non trovando né nel vitalismo, né nel meccanicismo, allora imperanti, la spiegazione del fenomeno. Un primo contributo in questo senso fu pubblicato nel 1906, seguito da puntualizzazioni sul problema della conoscenza dell’ontogenesi degli Anfibi Anuri e Urodeli (entrambi del 1907). A Bologna Ruffini decise di riordinare l’imponente materiale accumulato in vari anni di ricerche, dando alle stampe la Fisiogenia: la biodinamica dello sviluppo ed i fondamentali problemi dell’embriologia generale (Bologna 1925), che rimase pressoché sconosciuta fuori d’Italia.

L’opera fu dedicata a Mauro Rusconi (1776-1849), anatomista, fisiologo, embriologo pavese, allievo di Lazzaro Spallanzani, privato della cattedra nonostante l’alto valore scientifico delle sue ricerche. Per ‘fisiogenia’ Ruffini intese lo studio della biodinamica dello sviluppo a partire dalle conoscenze sulla composizione chimica dell’uovo per passare poi allo studio delle attività formative. L’opera consta di 14 capitoli: i primi sette riguardano la composizione chimica della cellula uovo, le sue caratteristiche fisico-chimiche, il problema della polarità, i segni della simmetria bilaterale, i processi che precedono la segmentazione e le sue funzioni. La seconda parte descrive particolareggiatamente le ricerche originali di Ruffini e dei suoi collaboratori sul processo della blastula nelle uova degli Anfibi e dei Teleostei, i processi morfogenetici, il processo di gastrulazione, l’origine dei foglietti germinativi, l’aumento di volume del germe, l’insorgenza delle forme del corpo, l’origine e la differenziazione del sangue e la formazione dei vasi nell’area extraembrionale. L’ultimo capitolo affronta il problema dell’ereditarietà nelle sue linee generali. Con le sue ricerche Ruffini volle dimostrare che esistono nella blastula degli Anfibi particolari zone cellulari che si dispiegano nella gastrula in forma di foglietti germinativi; la blastula, secondo Ruffini, possiede già tre zone organogenetiche prima che abbia inizio il processo di gastrulazione. Inoltre, l’invaginazione gastrulare non è determinata soltanto dalla moltiplicazione cellulare, ma anche, e specialmente al suo inizio, da un movimento di fila (sticotropismo), cui si aggiunge l’attività della secrezione cellulare.

Tecnico di altissimo valore, Ruffini lasciò alcuni importanti contributi, frutto della sua creatività: un metodo per attaccare in serie le sezioni in celloidina e una modificazione del metodo Weigert per la colorazione delle fibre elastiche (in Monitore zoologico italiano, V (1894), pp. 125-133), un apparecchio microfotografico per eseguire microfotografie con la luce del giorno riflessa dallo specchio del microscopio (ibid., VIII (1897), pp. 170-176), un metodo al cloruro d’oro per porre meglio in evidenza le fibre e le espansioni nervose periferiche (in Atti della R. Accademia dei Fisiocritici in Siena, 4 s., XIV (1902), pp. 25-28), un termoregolatore elettrico per incubatrici (ibid., XVI (1904), pp. 27-35), un ingegnoso metodo per isolare lo scheletro fibroso della milza e i fasci di cellule muscolari che a esso aderiscono, mediante l’opera dei girini, i quali mangiano la polpa e lasciano intatto lo scheletro (in Rendiconti della R. Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna, XIX (1914-1915), pp.130-135). Da un punto di vista didattico, curò un volume di Principi di tecnica istologica ed embriologica (Bologna 1927).

Fu socio di numerose società scientifiche: Accademia dei Lincei (corrispondente 1910; socio nazionale 1925); Società medica chirurgica di Bologna (1912); Accademia delle scienze dell’Istituto di Bologna (socio onorario 1913; accademico benedettino 1929); Accademia medica di Roma (1914); Société des sciences médicales et naturelles di Bruxelles (1919); Accademia medica di Torino (1922); Accademia marchigiana di scienze, lettere e arti (1927). Fu affiliato al Grande Oriente d’Italia.

Morì a Baragazza, frazione del comune di Castiglione dei Pepoli, il 7 settembre 1929.

Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio storico dell’Università, Fascicoli studenti, A. R., Fascicoli assistenti, A. R., Fascicoli docenti, A. R.

G.G. Palmieri, A. R., in La medicina italiana, V (1924), 7, pp. 491-500; E. Giacomini, A. R., in Monitore zoologico italiano, 1930, vol. 40, pp. 277-292; G. Lambertini, A. R. Scienziato e maestro, in Archivio italiano di anatomia ed embriologia, 1930, vol. 27, pp. 508-517; Id., A. R., in Annuario dell’Università di Bologna, 1929-1930, Bologna 1930, pp. 329-333; G. Levi, Commemorazione del socio nazionale prof. A. R., in Atti della R. Accademia nazionale dei Lincei, s. 6, CCCXXVII (1930), 9, pp. 1027-1047; G. Lambertini, A. R., in Minerva medica, 1957, vol. 48, pp. 3944-3947; Id., L’opera nevrologica di A. R., in Per la storia della neurologia italiana. Atti del Simposio internazionale di storia della neurologia..., Varenna... 1961, a cura di L. Belloni, Milano 1963, pp.195-202; S.J. Eccles, Letters from C.S. Sherrington, F.R.S., to A. R. between 1896 and 1903, in Records of the Royal Society of London, 1975, vol. 30, 1, pp. 69-88; G. Lambertini, Il pensiero e I trovati di A. R. nella sua opera “Fisiogenia”, Padova 1980.

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