MINICH, Angelo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 74 (2010)

MINICH, Angelo

Ilaria Gorini

– Nacque a Venezia il 30 sett. 1817 da Stanislao, di origine dalmata, e da Pisana Papacizza.

Compiuti gli studi classici a Venezia, nel 1834 si iscrisse alla facoltà medico-chirurgica di Padova, dove rimase per due anni. Passò quindi all’Università di Pavia dove frequentò il terzo anno, seguendo i corsi di anatomia, chirurgia e ostetricia di B. Panizza, L. Porta e T. Lovati. Rientrò poi a Padova, dove concluse gli studi e da dove si allontanò di nuovo nel 1839 per seguire un corso speciale di chirurgia di L. Porta a Pavia. In questa Università conseguì la laurea in medicina il 28 febbr. 1840 e il 4 aprile ottenne il diploma di maestro d’ostetricia. Il 31 luglio 1840 si laureò in chirurgia presso l’Università di Padova. Nel 1841 si trasferì a Vienna, dove rimase fino al 1843 e studiò sotto la guida di J. von Wattman, indirizzando i suoi interessi verso il campo dell’anatomia patologica e arricchendo le sue conoscenze sulle patologie dei polmoni, del cuore e dell’epidermide. Ebbe occasione in questo periodo di visitare ospedali in Germania, in Belgio e in Inghilterra, in particolare a Londra. Di quelle esperienze rese conto in un articolo pubblicato nel Giornale per servire ai progressi della patologia e della terapeutica (Storia di un risegamento totale dell’osso mascellare superiore e palatino destri per malattia dell’antro d’igmoro, s. 2, X [1846], pp. 21-55).

Sul finire del 1843 si iscrisse fra i praticanti dell’ospedale civile di Venezia e, successivamente, fu assunto come medico chirurgo secondario. Per concorso, il 9 ag. 1844 fu nominato chirurgo delle carceri criminali di Venezia. Dall’inizio del 1845 fino all’ottobre del 1847 tenne l’incarico di chirurgia teorica e clinica chirurgica presso l’Università di Padova. Dopo un periodo trascorso a Parigi e in Belgio, nel 1848 tornò a Venezia, dove nei mesi della Repubblica organizzò il servizio medico militare e fu nominato, con decreto del 13 giugno 1848, protomedico militare e direttore dell’ospitale militare di S. Chiara.

Dopo la conclusione dell’esperienza insurrezionale veneziana, il M. tornò a esercitare la professione privata e il 17 maggio 1850 ottenne per concorso la patente di abilitazione all’insegnamento della chirurgia teorica e pratica. Nel luglio successivo fu nominato socio corrispondente dell’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Il 27 agosto dello stesso anno ottenne la nomina a chirurgo primario dell’ospedale civile di Venezia. Unanimemente apprezzato per le sue capacità e per il suo impegno, che ebbe modo di manifestare in particolare durante le epidemie di colera che colpirono Venezia, ricevette anche importanti incarichi pubblici: fu membro del Consiglio e della giunta provinciale di Venezia; fece parte della Commissione sanitaria permanente per Venezia e il Veneto e di quella per il risanamento di Venezia. Fu inoltre operoso nella Croce rossa (fondata nel 1864) e in vari istituti di beneficenza. Nel 1869 divenne socio effettivo del R. Istituto veneto di scienze lettere ed arti, di cui fu presidente negli anni 1886-88.

In un periodo di innovazioni che portavano finalmente a soluzione i gravi e antichi problemi legati alle sepsi chirurgiche, il M. non rimase spettatore passivo. Nell’estate del 1872, si recò presso le più importanti cliniche tedesche, dove da tempo si praticavano quelle nuove procedure che avrebbero dato inizio all’epoca antisettica della chirurgia. Il M. le introdusse nelle sale operatorie dell’ospedale di Venezia, dove cercò di modificarle, sostituendo le sostanze antisettiche impiegate da J. Lister e da K. Thiersch con il solfito di soda, rivelatosi in certi studi potente antifermentativo, meno costoso e a minor rischio di avvelenamento rispetto agli acidi fenico e salicilico proposti dai medici tedeschi. Inoltre, invece della garza e del cotone sgrassato indicava l’uso della iuta e della stoppa, materiali anch’essi più economici rispetto a quelli adottati fino ad allora. Con le modifiche apportate, ma attenendosi fedelmente alle regole di Lister, il M. raggiunse per l’epoca risultati eccellenti, che rese noti nell’opera Cura antisettica delle ferite e proposta di un nuovo metodo (in Memorie del R. Istituto di scienze, lettere ed arti, XIX [1876], pp. 117-170). La pubblicazione del M. sulle operazioni antisettiche in campo operatorio, pioniera in Italia, rappresentò un valido strumento affinché l’ambiente medico italiano, che ancora guardava con scetticismo ai cambiamenti, si persuadesse della validità delle teorie che garantivano riduzione del dolore e del numero di vittime (Cura antisettica di Lister. Nota clinica, Venezia 1880).

Nel 1879 capitava all’osservazione del M. una lesione violenta del gomito che, dopo un attento esame, identificava in una lussazione divergente antero-posteriore. Descriveva la sua esperienza, corredata da una cospicua bibliografia sull’argomento, in un lavoro che fu valutato anche Oltreoceano pregevole e originale (Sulla lussazione divergente antero-posteriore del cubito, in Memorie del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, XXI [1879], pp. 299-313).

Nel 1884 ottenne il pensionamento dall’ospedale civile di Venezia. Proseguì comunque la sua attività di ricerca e trasferì da Padova a Venezia la sede del giornale Gazzetta medica italiana. Province venete, di cui assunse la direzione e che fece rinascere come Archivio veneto di scienze mediche. Nel 1889 fu nominato senatore del Regno per la XVIII categoria.

Il M. morì a Venezia il 28 ott. 1893.

L’indirizzo seguito dal M. nella sua attività di chirurgo è chiaramente espresso in Riepilogo degli esercizi pratici di chirurgia diretti nel semestre d’estate 1868, nell’ospedale civile di Venezia (in Giornale veneto di scienze mediche, s. 2, IX [1868], pp. 648-677; ibid., s. 3, X [1869], pp. 28-65). Fra gli argomenti trattati, il M. affrontava le problematiche connesse all’anestesia generale. Vi sosteneva l’importanza dell’impiego dell’anestesia generale non solo nelle operazioni cruente ma anche nei casi di indagine esplorativa. Oltre ai pericoli da intossicazione acuta da anestetici, ammetteva anche una manifestazione cronica dopo molte ore dalla somministrazione e riportava l’esempio di una donna anestetizzata con etere, a cui aveva asportato nell’arco di pochi minuti e senza alcuna perdita di sangue delle vegetazioni al pudendo esterno, che permase in uno stato comatoso nelle trentotto ore consecutive all’operazione e che morì, secondo il M., proprio a causa degli effetti permanenti provocati dall’anestetico (Sui pericoli dell’inspirazione dell’etere solforico. Osservazioni, in Giornale per servire ai progressi della patologia e della terapeutica, s. 2, XI [1847], pp. 550-571). Nel Riepilogo degli esercizi pratici …, il M. insegnava ai suoi allievi la neurorrafia, pratica fino ad allora ignorata nei trattati di chirurgia, che consisteva nella sutura dei nervi recisi, coinvolgendo la guaina. Nella raccolta il M. forniva alcune indicazioni anche per la cura di emorragie per lesioni di grossi vasi insistendo sull’importanza della rapidità nella prestazione e sulla necessità di suturare il vaso in sede di ferita. Inoltre, affrontava l’arduo tema delle fratture scomposte o esposte, spinto dalla gravità che, in un’epoca preantisettica della chirurgia, l’argomento assumeva per le complicanze infiammatorie e settiche. Oltre a fornire i precetti allora in uso e a istruire sulle medicazioni ritenute più utili, disquisiva ampiamente sulle complicanze, fra cui annoverava l’emorragia secondaria e l’aneurisma traumatico, che frequentemente interferivano con il decorso dell’operazione: per la cura di entrambe, suggeriva la legatura dell’arteria principale dell’arto a monte, sul piano osseo. Come ultimo tema, prendeva in esame i tumori, con una concisa e chiara esposizione della condotta personale assunta negli interventi su tumori maligni, cancro e sarcoma (Sulla cura solvente di alcuni neoplasmi, in Atti del R. Istituto veneto di scienze lettere ed arti, s. 5, V [1878-79], pp. 143-159). Esprimendo concetti all’avanguardia per l’epoca, ebbe il merito di adoperarsi affinché, in questo tipo di operazioni chirurgiche, fosse adottata come regola sistematica la totale estirpazione del male, che non coinvolgeva soltanto la prima sede di sviluppo, ma comprendeva anche le ghiandole linfatiche limitrofe, nonostante apparissero sane.

Molti altri sono gli ambiti in cui il M. si impegnò. In un ampio lavoro sulle protesi permanenti, prendendo spunto dai giornali e dai trattati di chirurgia, specialmente tedeschi, illustrava i vantaggi che si potevano trarre per la cura delle malattie articolari e delle lesioni d’arma da fuoco (Degli apparecchi inamovibili e dell’estensione permanente nella cura delle malattie chirurgiche, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 3, XVI [1870-71], pp. 975-1043, 1103-1151). Si inserì anche nel campo di ricerca degli innesti, cimentandosi nel trapianto epidermico (Sopra un nuovo metodo di innesto cutaneo, ibid., s. 4, I [1871-72], pp. 1309-1313). Nel 1873 scriveva sul difficile tema della coscialgia nervosa, con attente osservazioni cliniche sulle manifestazioni sintomatologiche soggettive e di riduzione della funzionalità (Della coscialgia nervosa, in Memorie del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, XVII [1873], pp. 461-513). In una lunga memoria del 1882 affrontava lo studio dell’embolismo di grasso nelle fratture, argomento di rilevante interesse fra i temi di patologia generale, con cui colmava certe lacune esistenti nella letteratura chirurgica nazionale (Sull’embolismo di grasso nelle fratture, ibid., XXII [1882], pp. 65-99). In questa sede, illustrava una serie dettagliata di ricerche sperimentali; confrontava con senso critico le idee e le dottrine degli autori studiati; spiegava le cause dell’edema polmonare e dei versamenti pleurici, evidenziando pure l’azione degli emboli di grasso. Correva allora la nozione del grasso come agente dei fenomeni embolici e il M. impegnò parte delle sue ricerche indagando anche il ruolo degli emboli sulle cause di morte. Nel 1883 scriveva sui vantaggi e sulla non pericolosità delle medicazioni chirurgiche con iodoformio, riportando i risultati degli esperimenti condotti personalmente e di quelli già pubblicati, dimostrando un’ampia conoscenza della letteratura sull’argomento (Sulle medicazioni chirurgiche col iodoformio. Osservazioni pratiche, in Atti del R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 6, I [1882-83], pp. 625-685). Nel 1887 affrontava l’estrazione di un enorme pietra dall’uretra spongiosa e membranosa (Estrazione di un enorme calcolo dell’uretra spongiosa e membranosa, seguita da guarigione. Storia clinica con osservazioni, ibid., VI [1887-88], pp. 59-72). Dalla lettura del caso clinico, di cui forniva le modalità di intervento e ne specificava il buon esito, si comprende l’analogia della sua teoria con quella di Porta, sulla collocazione del calcolo o pietra perineale all’interno di una sacca provocata dalla dilatazione dell’uretra e dunque non in spazi extraurinari, secondo le teorie accettate in quegli anni. Già precedentemente aveva esaminato problematiche simili, di cui aveva dato una puntuale descrizione (Di una specie rarissima di calcoli insaccati nella vescica orinaria, ibid., s. 3, VII [1861-62], pp. 153-172; Appendice alla memoria sopra una specie rarissima di pietra insaccata nella vescica orinaria, ibid., pp. 194-197).

Tra le altre pubblicazioni del M. si ricordano: Sull’importanza da darsi all’eruzioni miliariformi che si sviluppano nel decorso di alcune malattie, ibid., s. 3, VIII (1862-63), pp. 655-678; Sopra due casi di ernia da lui operati. Comunicazione, ibid., X (1864-65), pp. 611-615; Sopra un importantissimo caso di ferita intestinale, ibid., pp. 1125-1132; Sopra alcuni casi rari di lesioni traumatiche osservate nel semestre di estate del 1865, ibid., XI (1865-66), pp. 145-149; Sulla cura delle malattie articolari, ibid., XII (1866-67), pp. 361-445; Osservazioni patologiche e terapeutiche sopra alcune malattie delle ossa, ibid., XIV (1868-69), pp. 803-825, 841-892, 1051-1090, 1313-1352; Esperienze cliniche sull’idrato di cloralio, ibid., XV (1869-70), pp. 544-550; Sopra un caso di osteomielite diffusa spontanea, ibid., s. 5, I (1874-75), pp. 5-16; Sulla risipola, in Giornale veneto di scienze mediche, s. 4, I (1879), pp. 289-295; Sulla cura chirurgica dell’empiema, in Atti del R. Istituto veneto di scienze lettere ed arti, s. 6, III (1884-85), pp. 221-246; Sull’edema acuto da angionevrosi, ibid., V (1886-87), pp. 9-29; Sulla laringotomia inter-crico-tiroidea, ibid., s. 7, II (1890-91), pp. 63-87.

Fonti e Bibl.: E. Bassini, Commemorazione del professore A. M., in Atti del R. Istituto veneto di scienze lettere ed arti, s. 7, V (1893-94), pp. 1295-1314; D. Giordano, Scritti e discorsi pertinenti alla storia della medicina e ad argomenti diversi, Milano 1930, pp. 102, 200, 364, 423 s.; G. Gullino, L’Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Dalla rifondazione alla seconda guerra mondiale (1838-1946), Venezia 1996, pp. 87-104, 417.

I. Gorini

TAG

Seconda guerra mondiale

Anestesia generale

Osso mascellare

Edema polmonare

Osteomielite