SECCHI, Angelo Francesco Ignazio Baldassarre

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 91 (2018)

SECCHI, Angelo Francesco Ignazio Baldassarre

Ileana Chinnici

– Nacque a Reggio Emilia il 28 giugno 1818 da Giovanni Antonio e da Luigia Belgieri.

All’età di dieci anni entrò nel Collegio gesuitico di Reggio dove studiò lettere classiche, distinguendosi per le sue qualità intellettuali e per l’amore per lo studio. Nel 1833 fu ammesso nel noviziato della Compagnia di Gesù a S. Andrea al Quirinale in Roma, dove rimase poi per qualche anno per studiare retorica. Nel 1837 iniziò gli studi di filosofia al Collegio romano, mostrando una speciale inclinazione per le scienze matematiche e fisiche. Allievo di Giovan Battista Pianciani (1784-1862), su richiesta di questi fu inviato al Collegio illirico di Loreto, dove Secchi insegnò fisica dal 1841 al 1844. Tornò quindi al Collegio romano per intraprendere lo studio della teologia, diventando assistente di Pianciani.

Nel 1847 ricevette l’ordinazione sacerdotale. L’anno successivo, i moti risorgimentali portarono alla dispersione della Compagnia di Gesù e Secchi, con i suoi confratelli, dovette lasciare l’Italia. Riparò per pochi mesi nel collegio di Stonyhurst in Inghilterra, poi, per quasi un anno, in quello di Georgetown a Washington. Il soggiorno di Secchi negli Stati Uniti, seppur breve, fu di grande importanza per la sua formazione, poiché poté aggiornarsi sulle teorie più avanzate nel campo della fisica e della meteorologia. Nel 1849, dopo la caduta della Repubblica Romana, i gesuiti rientrarono a Roma; Secchi fu chiamato alla direzione dell’osservatorio del Collegio romano, imprimendo una svolta alla propria carriera scientifica. A Roma ultimò nel 1852 la sua formazione religiosa con la professione solenne nella Compagnia di Gesù.

Come direttore dell’osservatorio, la prima preoccupazione di Secchi fu quella di rinnovare locali e strumentazione. La sede originaria, presso la torre Calandrelli, non presentava adeguate condizioni di stabilità. Nel 1852, riprendendo un antico progetto, Secchi ottenne di trasferire l’osservatorio in locali appositamente ricavati sulla crociera dell’adiacente chiesa di S. Ignazio, sfruttando i quattro robusti pilastri che dovevano sostenere la cupola, mai realizzata. Nei nuovi locali Secchi collocò, insieme agli strumenti già esistenti in osservatorio, un nuovissimo telescopio equatoriale Merz di 25 cm di apertura, uno dei più grandi allora esistenti in Italia, acquistato grazie a un lascito familiare ricevuto dal suo assistente, il gesuita Paolo Rosa (1825-1874). L’utilizzo di questo strumento produsse un salto di qualità nelle ricerche condotte al Collegio romano.

Il primo importante lavoro di Secchi non fu di carattere astronomico, ma geodetico. Tra il 1854 e il 1855, si occupò infatti della revisione della misura della base geodetica sulla via Appia, che doveva servire al raccordo delle reti di triangolazione per la mappatura dello Stato pontificio. In campo astronomico, le sue prime ricerche riguardarono la misura di stelle doppie, cui, negli anni fra il 1850 e il 1860, si affiancarono studi sulla temperatura del Sole e la struttura delle macchie solari, osservazioni della Luna, di comete, pianeti, ammassi e nebulose.

Secchi fu però soprattutto un pioniere nell’uso di nuove tecniche, quali la fotografia e la spettroscopia, che in quegli anni iniziavano a essere applicate alla scienza del cielo. Eseguì i suoi primi esperimenti fotografici in occasione dell’eclisse di Sole del 1851, per poi realizzare un atlante fotografico lunare nel 1857. Il confronto tra le fotografie di Secchi dell’eclisse totale di Sole del 1860 in Spagna e quelle ottenute dall’astronomo Warren De la Rue (1815-1889) fu decisivo per stabilire definitivamente che le protuberanze solari sono un fenomeno realmente appartenente al Sole. L’astro diurno fu uno degli oggetti celesti di maggiore interesse per Secchi: i suoi vasti studi solari furono raccolti nell’opera Le Soleil, considerata uno dei principali trattati di fisica solare del XIX secolo, la cui edizione più estesa, in due volumi (1875-1877), ebbe numerose traduzioni.

A partire dal 1863, Secchi eseguì una serie di osservazioni spettroscopiche stellari che lo portarono a formulare una delle prime classificazioni spettrali delle stelle. Nel 1867 pubblicò la prima memoria sugli spettri stellari, in cui identificò tre classi spettrali, comprendenti stelle bianco-azzurre (tipo Vega, nel cui spettro predominano le righe dell’idrogeno), stelle gialle (tipo Sole, il cui spettro presenta numerose sottili righe metalliche), stelle rosse (tipo Alpha Herculis, con ampie bande di assorbimento). Nel 1869 aggiunse una quarta classe spettrale con stelle rossastre (tipo n. 152 del catalogo Schjellerup), con spettri caratterizzati dalla predominanza delle righe del carbonio. Per questi studi, poi raccolti nel trattato Le stelle del 1877, Secchi utilizzò un prisma-obiettivo, posto davanti all’obiettivo del telescopio, come già aveva fatto Lorenzo Respighi, il quale infatti gli contestò la priorità dell’invenzione. La classificazione spettrale di Secchi rappresenta una pietra miliare nella storia dell’astrofisica, poiché costituì la base delle successive classificazioni eseguite negli Stati Uniti sul finire del secolo, da cui derivano quelle attualmente in uso.

L’interesse di Secchi non era, tuttavia, limitato all’astronomia. Da fisico, ebbe un approccio che oggi si direbbe interdisciplinare, mirante a cercare la correlazione tra i vari fenomeni naturali. Ebbe uno speciale interesse per la meteorologia. Nel 1859 realizzò il meteorografo, una stazione automatica per la registrazione dell’andamento diurno dei parametri meteorologici, antesignana delle moderne centraline meteorologiche; lo strumento fu premiato all’Esposizione universale di Parigi del 1867. Inoltre, nel 1858, realizzò un piccolo gabinetto geomagnetico, annesso all’osservatorio, per l’osservazione sistematica delle perturbazioni del magnetismo terrestre, in modo da studiare l’influenza dell’attività solare sui fenomeni terrestri, precorrendo quella disciplina che è oggi chiamata space weather. Si deve a lui anche il perfezionamento di uno strumento utilizzato in limnologia per misurare la trasparenza delle acque, tuttora in uso e noto come disco di Secchi, da lui realizzato nel 1865.

Convinto che la scienza dovesse essere ‘utile’ e al servizio della cittadinanza, Secchi fu un precursore di ciò che oggi chiamiamo protezione civile. Direttore del servizio meteorologico dello Stato pontificio, introdusse nel 1856, primo in Italia, la corrispondenza telegrafica giornaliera tra le principali città dello Stato, allo scopo di dare avvisi sull’arrivo di fenomeni temporaleschi, diminuendo i rischi a essi correlati. Fu consulente di svariate opere pubbliche e si occupò del rinnovamento dei fari portuali, della distribuzione delle acque potabili, della collocazione dei parafulmini nei principali monumenti di Roma, delle misure antincendio nelle basiliche maggiori, del progetto per l’installazione delle ferrovie elettriche nello Stato pontificio.

Secchi migliorò anche il servizio dell’ora per la segnalazione del Mezzogiorno, introducendo al Collegio romano il sistema della palla oraria (time ball) sul modello dell’osservatorio di Greenwich. Coltivò l’archeologia e la paleontologia, negli anni del dibattito sull’età della Terra; i suoi studi in questo campo furono raccolti in un trattato postumo, le Lezioni di fisica terrestre (1879).

Grande comunicatore, Secchi poneva particolare attenzione alla divulgazione dei risultati scientifici. Nel 1851, a distanza di pochi mesi, ripeté pubblicamente l’esperimento di Léon Foucault sospendendo il pendolo al soffitto della chiesa di S. Ignazio a Roma. Nel 1862 diede inizio alla pubblicazione del Bullettino meteorologico dell’Osservatorio del Collegio romano, un mensile di comunicazione scientifica che riportava studi aggiornati di meteorologia e di fisica terrestre. Numerose e applaudite furono le sue conferenze pubbliche, che ne fecero un personaggio molto popolare.

Allo scopo di diffondere in Italia le moderne teorie sull’etere e sulla cinetica dei gas, nel 1864 pubblicò il trattato Sull’unità delle forze fisiche, per il quale tuttavia gli furono mosse accuse di eresia e ateismo da parte del movimento neotomista, che in quegli anni propugnava un ritorno alla scolastica, cui Secchi sempre si oppose.

Nel 1870, con l’annessione di Roma al Regno d’Italia, iniziò per Secchi un periodo di grandi difficoltà, derivanti dai rapporti, divenuti conflittuali, tra governo italiano e Stato pontificio. In obbedienza ai suoi superiori, dovette rifiutare la cattedra di astronomia fisica all’Università La Sapienza, che il governo italiano gli aveva offerto in riconoscimento dei suoi meriti scientifici. Su invito del governo italiano, prese invece parte alla spedizione italiana che osservò l’eclisse totale di Sole del 1870 in Sicilia. In quella circostanza, ebbe inizio una collaborazione scientifica fruttuosa e duratura con Pietro Tacchini (1838-1905), astronomo all’osservatorio di Palermo, che portò nel 1871 alla fondazione della Società degli spettroscopisti italiani, la prima società scientifica specificamente dedicata a studi spettroscopici.

Nel 1873, con la legge di confisca dei beni ecclesiastici in Roma, Secchi dovette difendere il suo osservatorio dal rischio di incameramento e di espulsione del personale. Grazie alla riforma degli osservatori astronomici italiani, proposta da Tacchini e recepita dal decreto Bonghi nel 1876, Secchi riuscì a ottenere che si lasciasse indeterminato lo status dell’osservatorio del Collegio romano, di fatto evitandone la confisca almeno finché egli fosse rimasto in vita.

Membro della commissione governativa per il coordinamento del servizio meteorologico nazionale, nel 1877 Secchi fu eletto presidente del Consiglio direttivo per la meteorologia. Nello stesso anno, si manifestarono i sintomi di un cancro allo stomaco che si rivelò fatale. Trascorse gli ultimi difficili mesi di malattia al Collegio romano, dove morì il 26 febbraio 1878, all’età di 59 anni.

Opere. L’unità delle forze fisiche, Roma 1864; Le Soleil, I-II, Paris 1875-1877; Le stelle. Saggio di astronomia siderale, Milano 1877; Lezioni di fisica terrestre, Roma 1879.

Fonti e Bibl.: Roma, Archivio della Pontificia Università Gregoriana (per una descrizione dettagliata: Chinnici - Gramatowski, 2001); Archivio storico dell’Osservatorio astronomico di Roma, Fondo dell’Osservatorio del Collegio romano (1843-1923), Archivio personale dei direttori, Archivio Angelo Secchi.

F. Moigno, Le révérend père S., Paris 1879; C. Bricarelli, Della vita e delle opere del p. A. S., in Memorie della Pontificia Accademia dei nuovi Lincei, 1888, vol. 4, pp. 41-105; E. Millosevich, Commemorazione del p. A. S., Roma 1903; P. Maffi, Il p. A. S., Milano 1918; S. Maffeo, Nove papi, una missione: cento anni della Specola Vaticana, Roma 1991, pp. 24-26; I. Chinnici - W. Gramatowski, Le carte di A. S. conservate presso l’archivio della P. Università Gregoriana. Un inventario inedito rivisitato, in Nuncius, 2001, vol. 16, n. 2, pp. 571-627; I. Chinnici, A. S. S.J. (1818-1878), in Dizionario interdisciplinare di scienza e fede, a cura di G. Tanzella-Nitti - A. Strumia, II, Roma 2002, pp. 2089-2098; Ead., A. S. S.J. (1818-1878): a scientific and biographical profile, in Cento anni di astronomia in Italia 1860-1960. Atti del Convegno... 2003, Roma 2005, pp. 87-100; Ead., The Società degli spettroscopisti italiani: birth and evolution, in Annals of science, 2008, vol. 65, n. 3, pp. 393-438; A. S. e l’avventura scientifica del Collegio romano, a cura di A. Altamore, Foligno 2012.

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