ANEMOMETRO

Enciclopedia Italiana (1929)

ANEMOMETRO (dal gr. ἄνεμος "vento" e μέτρον "misura")

Giuseppe Crestani

Gli anemometri sono strumenti che servono a misurare la pressione o la velocità del vento, e cioè, con nome generico, la sua forza (v. beaufort). La pressione del vento si esprime in millibar (un millesimo di dine per cmq.), o in kg. per dmq.; la velocità in metri al secondo, o in km. o miglia marine all'ora. Per trasformare una velocità espressa in m. s. in altra espressa in km.h. basta moltiplicare la prima per 3,6. La pressione si ammette proporzionale al quadrato della velocità: P = Kv2, dove K dipende dalla forma della superficie e dalle unità di misura scelte. Negli anemometri essa si esercita o su un corpo solido (pendoli anemometrici) o su un corpo liquido (Dines).

Il pendolo anemometrico per mezzo di una banderuola è orientato nel letto del vento. Sotto la pressione P di questo, il pendolo si dispone nella direzione della risultante di P e di G (peso del pendolo). Evidentemente, essendo costante G, ad ogni valore di P corrisponde una determinata inclinazione del pendolo.

Nell'anemometro Daloz l'estremità del pendolo è una sfera, in quello Wild è una lamina. Nell'anemometro Dines la parte esterna esposta al vento è l'imboccatura I del tubo T che, essendo mobile attorno ad un'asse verticale, può essere orientata e rivolta verso il vento da una banderuola B di cui è munita. In basso trovasi un recipiente cilindrico R contenente dell'acqua, sulla quale galleggia una campana. Sotto questa campana e sopra il livello dell'acqua termina il tubo T. Per effetto della pressione trasmessa lungo questo, la campana è costretta a sollevarsi, tanto più quanto maggiore è la pressione. Mediante una pennina P questi sollevamenti vengono registrati sulla carta avvolta attorno ad un tamburo C mosso da un movimento di orologeria.

Alla campana H è stata data una forma speciale, per cui i suoi sollevamenti risultano proporzionali alla velocità del vento. L'aria contenuta nella parte del cilindro soprastante al galleggiante è mantenuta alla pressione dell'aria esterna, perché comunica con essa mediante un altro tubo che va a terminare in una corona di fori praticati in alto, poco più sotto della parte mobile I B.

Quest'apparecchio, fondato su un principio già noto da lungo tempo, venne studiato e reso pratico dal meteorologo inglese Dines.

Negli anemometri che dànno direttamente la velocità, detti anche a rotazione, la parte rotante può avere la forma di una croce, con quattro coppe emisferiche o coniche agli estremi, girevole attorno ad un asse verticale (Robinson) o di un molinello a palette elicoidali. Queste parti mobili esposte al vento compiono nell'unità di tempo un numero di giri che ha un rapporto costante (approssimativamente per il Robinson) con la velocità del vento, rapporto che dev'essere determinato sperimentalmente.

Nell'anemometro del Robinson il molinello ha le cavità delle coppe tutte rivolte in un senso e, poiché il vento esercita una pressione maggiore dal lato concavo che da quello convesso, è sollecitato a ruotare sempre nello stesso senso. L'asse di rotazione ingrana su un contagiri così congegnato, che su esso si leggono i km. percorsi dal vento, il cui quoziente per il tempo dà la velocità; oppure ad ogni km. scatta un martelletto che marca un punto su una carta che si svolge con moto uniforme (Brassart, ecc.).

Nell'anemografo Richard il molinello è a palette elicoidali e asse orizzontale, e viene orientato nel vento da apposita banderuola. Può essere portatile ed allora è a trasmissione meccanica. Se l'anemometro è a registratore, la trasmissione può essere elettrica. Ad ogni numero di giri della parte mobile, corrispondente a 500 m. o a 1000 m., vien chiuso per un istante un circuito elettrico, il quale, eccitando un'elettrocalamita, produce un movimento di va e vieni, e questo viene trasmesso ad una pennina registratrice che segna su una carta, scorrente con moto uniforme, sulla quale sono segnati intervalli costanti di tempo, ore o frazioni di ora.

In mancanza di anemometri, e quasi di regola in mare, si giudica il vento a stima in 12 gradi secondo la scala proposta, ai primi del 1800, dall'ammiraglio inglese Beaufort, e modificata dal Symons, che qui si riproduce secondo la versione dell'Eredia, accompagnandola con gli equivalenti in velocità adottati nel servizio radio-meteorologico internazionale. In essa i varî gradi sono apprezzati in base agli effetti prodotti sull'attrezzatura di una nave a vela in alto mare.

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