ANDREA da Bergamo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 3 (1961)

ANDREA da Bergamo

Margherita Giuliana Bertolini

Vissuto intorno alla seconda metà del sec. IX, A. ha legato il suo nome all'opera con cui, dopo l'877, riprese e continuò fino ai suoi tempi l'Historia Langobardorum di Paolo Diacono.

Nulla si sa di preciso intorno alla sua vita ed alla sua attività, all'infuori di quanto egli stesso dice nella sua cronaca. Fu bergamasco e "presbyter", probabilmente del clero maggiore della sua città: nell'agosto 875 partecipò, infatti, insieme con il suo vescovo Garibaldo, con l'arcivescovo di Milano, Ansperto, e con il vescovo di Cremona, Benedetto, al trasporto del corpo dell'imperatore Ludovico II da Brescia, dove era stato sepolto subito dopo la morte, a Milano, là dove il tragitto toccò la diocesi bergamasca ("... a flumen qui dicitur Oleo usque ad flumen Abdua"). L con ogni probabilità da identificarsi con quell'Andrea "presbyter", che il 1°dic. 870 presenziò a Bonate, come "missus "del vescovo di Bergamo Garibaldo, ad una permuta di beni fatta dal vescovo con un Sigifredo "de Casteniate".

L'Historia di A., il cui primo capitolo è dedicato al compendio dell'opera di Paolo Diacono, narra gli avvenimenti successivi alla morte di Liutprando e s'interrompe bruscamente dopo la morte di Carlo il Calvo (6 ott. 877), essendo mutilo il codice che lo contiene. ]ù ritenuta una delle più notevoli tra quante continuarono l'HistoriaLangobardorum. Se infatti A. dimostra di conoscere assai superficialmente gli ultimi tempi dei Longobardi, ed assai poco intorno a Pipino e a Carlo Magno, per i quali si rifà soprattutto alla tradizione orale, è sicura fonte per gli avvenimenti successivi, in particolare per quelli che si verificarono dall'età di Ludovico II in poi, dei quali fu evidentemente contemporaneo.

Si deve notare che A., cosa d'altronde comune a tutta la atoriografia italiana del IX sec., non è dotato delle vere doti dello storico: il suo interesse è per gli avvenimenti visti nel loro particolare e per quanto riguardano l'Italia, mentre manca il loro inquadramento in una visione generale europea. Caratteristico a questo proposito che egli non faccia preciso accenno all'incoronazione imperiale di Carlo Magno, mentre maggior attenzione dedica alla battaglia di Fontanet (25 giugno 841) che, segnando ormai il vanificarsí del principio unitario nella costruzione carolingia e restringendo spazialmente l'impero alla penisola italiana, avvicinò quest'ultimo agli interessi italiani. Caratteristico ancora che A., pur narrando un fatto cui partecipò personalmente, come il trasporto della salma di Ludovico II, non ne rilevi il significato politico, trascurando le ragioni che lo suggerirono all'arcivescovo milanese Ansperto.

Nelle lodi che A. tributa. al re d'Italia Bemardo, in cui sarebbe presente l'eco dell'affetto e della nostalgia che la tradizione popolare italiana tributò allo sfortunato figlio di re Pipino e d'una sorda ostilità verso quanto veniva dalla Francia, e nell'adesione all'opera di Ludovico II che sarebbe sentito come erede, con la sua politica tutta "italiana", della tradizione dei migliori re longobardi, alcuni studiosi hanno voluto trovare le prove d'uno spirito "nazionalista longobardo", se così si può dire, che avrebbe animato A. nella sua cronaca. Per quanto suggestiva questa ipotesi, tuttavia è da rilevare che rimane tuttora dubbia la valutazione storica da dare alla figura del re Bernardo e controverso è il vero significato della sua ribellione a Ludovico il Pio, mentre sono esplicite le lodi dello stesso A. a Ludovico il Pio, che stroncò la ribellione di Bernardo.

Unanime è il giudizio sullo stile e sulla lingua del nostro cronista: il primo rozzo, la seconda barbara e in più punti oscura fino a divenire incomprensibile. Tutto fa pensare che Andrea, dotato d'una cultura letteraria modesta, non abbia più avuto consuetudine di studi dopo l'istruzione giovanile. Traccia unica della sua cultura ecclesiastica sono le citazioni dei Vangeli e delle epistole apostoliche.

Fonti e Bibl.: M. Lupi, Codex diplomaticus civitatis et ecclesiae Bergomatis,II,Bergomi 1790, coll. 851 s.; Andreae Bergomatis Historia, a cura di G. Waitz, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. VI-IX, Hannoverae 1878, pp. 271-230; L. A. Muratori, Annali d'Italia, Milano 1744, pp.109 s.; B. Vaerini, Gli scrittori di Bergamo, I, Bergamo 1788, pp. 110 s.; G. Finazzi, Intorno agli antichi scrittori delle cose di Bergamo, Bergamo 1844, pp. 20-24; L. Bethmann, Ueber den Sprachgebrauch des Chronicon Casinense und des Andreas Presbiter von Bergamo, in Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde..., IX(1847), pp. 659-672; Id., Die Geschichtschreibung der Langobarden, ibid., X (1849), pp. 367-370; G. Calligaris, Di alcune fonti per lo studio di Paolo Diacono, in Arch. stor. lombardo, s. 3, XII (1899), pp. 63 s.; U. Balzani, Le cronache italiane nel Medio Evo,Milano 1909, pp. 117 s.; M. Manitius, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, I, München 1911, pp. 708 s.; F. Novati, Le Origini, Milano 1926, p. 151; A. Viscardi, Le Origini, I, Milano 1939, pp. 44, 51 s.; B. Belotti, Storia di Bergamo e dei bergamaschi, I, Bergamo 1940, pp. 192 s., 205; G. Cremaschi, Mosèdel Brolo e la cultura in Bergamo nei sec. XI e XII, Bergamo 1945, p. 15; C. G. Mor, La storiografia italiana del sec. IX da Andrea da Bergamo ad Erchemperto, in Atti del II Congresso Internazionale di studi sull'alto Medio Evo, Spoleto 1953, pp. 241-243, 245-247; F. Crosara, Rex Langobardorum - Rex Italiae. Note in margine alla "Historia" di Andrea da Bergamo, ibid., Spoleto 1953, pp. 175-179.

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