CARNESECCHI, Andrea

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)

CARNESECCHI, Andrea

Michele Luzzati

Figlio di Paolo di Simone e padre dell'umanista Pietro, nacque, probabilmente a Firenze, nella seconda metà del sec. XV. Il padre aveva fatto parte della Balia medicea del 1480 ed era stato gonfaloniere di Giustizia nel 1497. Ignoriamo quali particolari esperienze politiche e mercantili abbiano giocato a favore della elezione del C. a console fiorentino a Costantinopoli deliberata dai capitani di Parte guelfa nel maggio del 1500: indubbiamente la tradizione mercantile e marinara della famiglia dovette pesare su questa scelta.

Dopo l'elezione, avvenuta il 19 sett. 1492, di Leonardo di Benedetto Strozzi a console dei Fiorentini a Costantinopoli, non si hanno precise notizie sull'organizzazione della nazione fiorentina nell'Impero ottomano. è certo che nel giugno del 1498 mancava un rappresentante ufficiale di Firenze a Costantinopoli, tant'è vero che la Signoria informava Giorgio Bartoli e Antonio Sostegni, procuratori della nazione nella capitale turca, che si sarebbe presto mandato o un console o un ambasciatore. L'invio di un oratore, nella persona di Geri Risaliti, non avvenne che nel successivo 1499 e, in seguito ai nuovi accordi commerciali stretti dall'ambasciatore, il 23 maggio 1500 la Signoria comunicava ad Antonio Sostegni, "vicemino" della nazione, che i capitani di Parte guelfa avevano eletto il C., "nobilissimus civis noster et cuius familia multis pro Republica rebus egregie gestis gratissima est nobis" in "eminus nationis nostrae, qui iustitiam administraturus sit, acturusque pro mercatura civium nostrorum".

Trasferitosi a Costantinopoli, dove era già nel novembre del 1500, il C. vi rimase fino oltre il maggio del 1504 quando venne sostituito da Pandolfo di Bernardo Corbinelli: annunciandogliene l'arrivo la Signoria fiorentina gli raccomandava di riceverlo "con quello honore che si conviene" e di informarlo "delle cose successe al tempo suo, dandognene particulare instructione": "et li consegnerai scripture et ciò che altro appartenessi allo officio suo… né mancherai advertirlo di tutto quello che nella stanza tua costì tu havessi iudicato doversi observare o guardarsi". Istruzioni di questo genere dimostrano come i consoli delle varie nazioni fiorentine all'estero venissero gradatamente assumendo sempre più le funzioni degli ambasciatori residenti.

è ad esempio caratteristico un duplicemessaggio inviato al C. sotto la data del 26genn. 1503 dalla Signoria di Firenze. In una lettera riservata al console, a proposito di una condanna inflitta dal C. ad Antonio Sostegni "per certa inobedientia usata verso di te", gli si raccomandava di sospendere l'esecuzione della sentenza perché i Turchi vedendo le liti fra i Fiorentini non avessero a credere che si trattasse di "cosa di maggiore importantia" e tale da prenderne "ombra". Ma contemporaneamente si scriveva una seconda lettera che avrebbe dovuto essere comunicata a tutti i membri della nazione fiorentina nella quale si intimava l'obbedienza al console, avvertendo che i "mali portamenti" dei mercanti "in uno luogo come è cotesto, tanto discosto da Italia" potevano causare "perdita grande, et in comune alla città, et in privato a voi altri che travagliate faccende in cotesto regno".

Di particolare interesse sembra essere la richiesta d'intervento presso la Porta rivolta al C. nel gennaio del 1503 da un sedicente duca di Catanzaro e marchese di Cotrone (un Centelles? un Ruffo, visto che si dice "fratello cugino" di Antonello Ruffo?) che dal castello di Castelnuovo di Cattaro in Dalmazia cercava di riscattarsi grazie anche alla mediazione del console fiorentino.

Rientrato in patria il C. ebbe ancora incarichi pubblici, come, nell'anno 1521, quello di ambasciatore in Portogallo. Fedele ai Medici, egli venne arrestato al tempo dell'assedio e, caduta la Repubblica, fu subito gonfaloniere di Giustizia e all'inizio del 1531 inviato a Poppi come commissario del Casentino. Fece parte della Balia incaricata della riforma dello Stato mediceo e il 27 apr. 1532 fu creato senatore da Clemente VII. Dedito alla mercatura, sembra fosse fallito, e, secondo il Busini, poté riprendersi soltanto grazie alla protezione di Nicola Schomberg, arcivescovo di Capua, poi cardinale che ebbe in pratica il governo di Firenze dal gennaio del 1531. Sempre secondo il Busini il C. "fu ben ricco e onorato avanti fallissi… era buon compagno, ben parlante e allegro", anche se non "fece mai cosa onorevole, né lui, né i figliuol".

Sposato a Ginevra di Agnolo di Iacopo Tani, già direttore della filiale di Bruges del banco Medici, ebbe oltre Pietro, due figli, Antonio e Simone, quest'ultimo padre di un Paolo. Morì con ogni probabilità nel 1542.

Omonimo del C., ma certo di lui più anziano, fu Andrea di Bernardo, nato nel 1442, che fu commissario di Cortona nel 1498. Fra i suoi figli, e non fra i figli del C. come asserisce il Passerini, è da annoverare il Bernardo che fu eletto senatore nel 1547, da cui un Pierfrancesco senatore nel 1571 e morto nel 1576, padre del Cristoforo eletto senatore nel 1586.

Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. nazionale, Poligrafo Gargani, n. 504; Ibid., cod. Magliabech., cl. XXVI, 225, cc. 26, 29 s.; Firenze, Bibl. Riccardiana, cod. 1859, cc. 11v-13v; Arch. di Stato di Firenze, Carte Strozziane, f. XCVIII, c. 129 (lettera al C. di Francesco Bonsi); f. CCCLI, cc. 82, 84 (lettere al C. del "duca di Catanzaro"); G. B. Busini, Lettere a Benedetto Varchi sopra l'assedio di Firenze, a cura di G. Milanesi, Firenze 1860, pp. 92, 169; N. Machiavelli, Legazioni e commissarie, a cura di S. Bertelli, Milano 1964, p. 991 e ad Indicem;G. De' Ricci, Cronaca (1532-1606), a cura di G. Sapori, Milano-Napoli 1972, pp. 6 s., 37, 418; A. Ademollo, Marietta de' Ricci ovvero Firenze al tempo dell'assedio, a cura di L. Passerini, V, Firenze 1845, pp. 1768 ss.; G.Müller, Documenti sulle relazioni delle città toscane coll'Oriente cristiano e coi Turchi fino all'anno 1532, Firenze 1879, pp. 241 ss., 247 ss., 250 ss., 253 ss.; N. Rubinstein, Il governo di Firenze sotto i Medici (1434-1494), Firenze 1971, p. 373; L. Martines, Lawyers and statecraft in Renaissance Florence, Princeton, N. J., 1968, p. 278.

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