anatomia Scienza biologica che studia la forma e la struttura degli esseri viventi: deve il suo nome al metodo di indagine, la dissezione, che ancora oggi, pur integrato da moderni e perfezionati metodi di ricerca, ha fondamentale importanza nello specifico campo di studio. Secondo che abbia per oggetto l’uomo, gli animali o le piante, si parla di a. umana, a. comparata e a. vegetale. Per quest’ultima ➔ morfologia.
Comprende diverse branche. L’ a. sistematica, detta anche impropriamente descrittiva, studia analiticamente la conformazione, i rapporti, la struttura e lo sviluppo dei diversi organi del corpo, in stato di sanità, sistema per sistema; si dice macroscopica se limita le sue osservazioni alle strutture visibili a occhio nudo, microscopica se invece ha per oggetto l’intima struttura dei vari organi, che osserva con l’aiuto del microscopio e con l’uso dei metodi di colorazione propri dell’istologia. L’ a. topografica studia gli organi sinteticamente, a seconda della sede che occupano e dei reciproci rapporti; suddivide la superficie del corpo umano in territori e in regioni e in ciascuna di queste studia i vari strati, dai più superficiali ai più profondi. L’ a. chirurgica studia i problemi anatomici relativi alle malattie chirurgiche, ai loro sintomi e agli interventi corrispondenti; il suo metodo d’indagine si compone dello studio pratico sul cadavere, delle osservazioni eseguite durante le operazioni sul malato e dei dati desunti dall’esecuzione di interventi su animali da esperimento. L’ a. patologica studia le alterazioni macroscopiche e microscopiche indotte nei singoli organi dalle malattie e mira a risalire dalle alterazioni constatate all’interpretazione delle varie manifestazioni cliniche della malattia, a fornire una conferma della diagnosi posta in vita e ad accertare la causa di morte; metodo di indagine fondamentale dell’a. patologica è l’autopsia, eventualmente integrata dall’esame istologico. L’ a. radiografica si occupa della nomenclatura e dell’aspetto delle singole parti normali del corpo umano quali appaiono alla radioscopia e alla radiografia, cioè con i caratteri particolari che derivano dalla sovrapposizione delle parti, dalla proiezione e dalla densità diversa dei vari tessuti e organi, proprie dell’immagine radiologica.
La storia dell’a. risale a epoca assai remota: i papiri, le scritture sacre, i poemi e gli altri documenti delle civiltà antiche testimoniano un complesso di cognizioni anatomiche talvolta cospicuo, che serviva di base a una rudimentale fisiologia. La pratica delle imbalsamazioni, i sacrifici, la medicazione delle ferite profonde furono le prime occasioni per le osservazioni anatomiche. L’affermazione dell’a. come scienza avvenne presso i Greci; Alcmeone da Crotone viene indicato come primo autore di un’opera anatomica, di cui non rimangono che pochi, brevissimi frammenti; in epoca ellenistica l’a. raggiunse l’apice dello splendore nella scuola medica di
Raccoglie, ordina e interpreta i materiali descrittivi relativi al maggior numero di forme di tipo animale, applicando all’indagine il metodo comparativo allo scopo di risalire alle cause dell’organizzazione animale, di scoprire attraverso quali processi si sia costituita una immensa varietà di forme nell’ambito di uno stesso tipo, di stabilire i possibili rapporti di parentela fra queste forme ecc.
Precursore dell’a. comparata è Aristotele, che ricercò le leggi dell’organizzazione animale, ispirandosi tanto al concetto metafisico della forma come idea della cosa e dell’organismo, quanto al concetto di finalità. Ad Aristotele risalgono il principio della compensazione o correlazione degli organi, le osservazioni sulla omologia di vari organi in animali di classe diversa e il concetto dell’organismo come unità morfologica e fisiologica insieme. Dopo Aristotele, fino agli anatomici del 16° sec., lo studio comparativo degli animali ebbe soprattutto lo scopo sussidiario di conoscere strutture e funzioni del corpo umano. Lavori di morfologia e a., anche microscopica, si svilupparono nei sec. 17° e 18°, diventando il materiale analitico e descrittivo per la successiva grande sintesi morfologica, operata per primi da G.-L. Buffon e W. Goethe; Buffon, sebbene confusamente, anticipò i concetti di unità del piano di organizzazione del mondo animale e di mutabilità della specie; Goethe, cui si deve il termine ‘morfologia’, affermò (Introduzione generale all’anatomia comparata, 1795) che il metodo comparativo è il mezzo più importante di ricerca del morfologo, il quale deve prefiggersi la creazione di tipi ideali, cui poter ricondurre le varie forme. A Goethe si devono la formulazione e l’illustrazione dei principi fondamentali dell’a. comparata moderna: la teoria degli analoghi, secondo cui gli stessi materiali organici si trovano in tutti gli animali; la legge della fissità delle connessioni, per cui le medesime parti si trovano in tutti gli animali nelle stesse posizioni e relazioni rispettive, qualunque sia la loro funzione; la legge dell’equilibrio o compensazione degli organi. E. Geoffroy Saint-Hilaire, pur avendo chiara l’idea dell’unità del piano di organizzazione dei Vertebrati, commise però l’errore di volerla allargare agli Invertebrati. All’inizio del 19° sec., G. Cuvier compì la grande riforma della morfologia, utilizzando tutto il materiale analitico e descrittivo fino allora raccolto. Formulò chiaramente il principio della correlazione delle parti e quello della subordinazione degli organi, secondo cui esistono organi e sistemi più importanti e altri meno, dal punto di vista funzionale: sono i primi, meno soggetti a variazioni, che possono fornire i criteri diagnostici per caratterizzare i vari tipi animali (embranchements), ognuno dei quali comprende tutti gli organismi costruiti secondo un medesimo piano. Cuvier non ammetteva la variazione delle specie: la parentela delle varie forme di uno stesso embranchement/">embranchement era concepita come soltanto ideale e ideali dovevano considerarsi le omologie fra i vari organi e apparati. Dopo C. Darwin, i criteri informatori e le finalità dell’a. comparata mutarono radicalmente, soprattutto per opera di C. Gegenbaur e di E. Haeckel.