ANASSIMENE di Lampsaco

Enciclopedia Italiana (1929)

ANASSIMENE ('Αναξιμένης, Anaximĕnes) di Lampsaco

Vincenzo Costanzi

Retore e storico contemporaneo di Aristotele, vissuto cioè dal secondo al penultimo decennio del sec. IV a. C., scolaro del retore Zoilo e del cinico Diogene. Fu teorico dell'arte oratoria e oratore nello stesso tempo, scrisse discorsi politici, giudiziarî ed epidittici; di quest'ultimo tipo doveva essere l'Encomio di Elena, che non ci è giunto, ma del contenuto del quale è possibile formarsi un'idea dall'omonimo discorso di Isocrate. Come teorico dell'arte oratoria o piuttosto come dettatore di norme per formare il buon oratore, egli si presenta, forse, nell'opera La Retorica ad Alessandro che va sotto il nome di Aristotele e che si ritiene, in base al tipo di classificazione seguito dall'autore, un'opera prearistotelica. Per l'attribuzione ad Anassimene parlerebbe eloquentemente il fatto che, secondo la testimonianza di Quintiliano, Anassimene avrebbe diviso l'oratoria in due generi (il popolare e il giudiziario), e sette specie: questa divisione si trova proprio nel primo libro della Retorica ad Alessandro. Siccome poi è attestato che Anassimene aveva pubblicato un libro di retorica intitolato Arti (Τωέχναι), cioè metodo per iniziarsi nella tecnica oratoria, si è ritenuto, e forse non a torto, che la Retorica ad Alessandro fosse un'elaborazione di questo primo lavoro. Un indizio cronologico per la composizione delle Arti e un argomento per ritenere la Retorica ad Alessandro un'elaborazione di questa prima opera ce lo darebbe il fatto che l'avvenimento più recente tra i citati nella Retorica è la spedizione di Timoleone nel 343. Ricordando inoltre che non cita mai un esempio tratto dal regno di Filippo, e nel 343 l'attività di Filippo si può dire all'apogeo, l'opuscolo Arti dev'essere stata un'opera giovanile e la Retorica ad Alessandro un'opera più maturamente elaborata e pubblicata prima che Alessandro salisse al trono. Questa opera probabilmente è stata compresa nella produzione aristotelica in seguito alla falsa induzione di qualche critico antico.

Anassimene si è molto ispirato agli oratori, ed a lui è stata rivendicata di recente, in base alla testimonianza degli scolî di Didimo a Demostene, l'orazione Contro la lettera di Filippo, che è conservata tra le orazioni di Demostene. Egli compose discorsi parlamentari (συμβουλευτικοί) e giudiziarî (δικανικοί). Riguardo al significato dei primi non vi è discussione, e si ricorda tra essi il discorso che preparò per Eutio contro Frine. Per i primi si è supposto che fossero dei pamphlets sotto forma di orazioni, nella maniera di Isocrate. Ma la sua educazione dialettica era informata all'indirizzo della scuola cinica, tutto al contrario quindi di Isocrate, e si spiega forse così l'avversione che ebbe per gli scolari d'Isocrate, come Teopompo e Teocrito di Chio. Come storico scrisse: 1. gli ‛Ελληνικά (Storie elleniche) in dodici libri, dai tempi più remoti alla battaglia di Mantinea (362 a. C.); 2. i Φιλιππικά (Storie di Filippo); 3. Le Gesta di Alessandro, delle quali sembra essere stato testimone oculare, se è vero, come non è improbabile, che abbia accompagnato il grande conquistatore nella spedizione in Asia; e il fatto che descrive con una certa abbondanza i prodotti del suolo asiatico ne sarebbe una prova abbastanza convincente. Si è ritenuto che Anassimene sia stato il maestro di Alessandro, e vi era anche una voce che Alessandro, raffreddatosi con Aristotele, abbia esaltato Anassimene; ma probabilmente questa voce non merita in Asia, Anassimene era nella patria Lampsaco, e la salvò dalla collera di Alessandro, presso il quale fu mandato ambasciatore, per ottenere un trattamento di clemenza per le simpatie da prima mostrate verso la Persia. Scrisse anche il Τρικάρανος (Tre teste), che fece circolare sotto il nome di Teopompo, per procurargli animosità; secondo questo scritto Atene, Sparta e Tebe sarebbero state la causa di tutte le sciagure della Grecia. Con tutta probabilità sopravvisse ad Alessandro; non sappiamo se sia morto in patria, ma è certo che i Lampsaceni gli eressero una statua per gratitudine di averli salvati dall'ira di Alessandro.

Fonti: Per l'età di Anassimene, Diodoro, XV, 76. Per i suoi discorsi: Dionigi d'Alicarnasso, Dell'oratore Iseo, 19. Per l'elogio di Elena, v. l'argomento dell'orazione X di Isocrate; per l'opera Arti (Τέχναι) Dionigi, Dell'oratore Iseo, 19; per la corrispondenza tra la classificazione dei generi oratorî di Anassimene e del primo capitolo della Retorica ad Alessandro, Quintiliano, III, 4, 9.

Per l'opera storica di Anassimene: Diodoro, XV, 89, 3; Arpocrazione s. v. Amphiktyones, Archidameios polemos, Pezeitaros, Halonnesos, Kabyle, ecc. Pel Τρικάρανος, v. Giuseppe Flavio, Contro Apione, I, 24; Pausania, VI, 18, 5.

Bibl.: F. Blass, Attische Beredsamkeit, 2ª ed., Lipsia 1887-1893, II, p. 378 segg.; F. Stählin, in Klio, V (1905), per i frammenti di storia d'A. conservati in un commentario ad alcune orazioni di Demostene; P. Wendland, Anaximenes von Lampsakos, Berlino 1905; F. Jacoby, Die Fragm. der griech. Historiker, II, Berlino 1926, i, p. 118 segg. e ii, p. 105 segg.

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