AMPURIAS

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi AMPURIAS dell'anno: 1958 - 1973 - 1994

AMPURIAS (v. vol. I, p. 328 e S 197O5 p. 38)

E. Sanmartí-Grego

Neàpolis. - Recenti scavi nella parte settentrionale, hanno dimostrato che il primo insediamento in quel punto ebbe luogo verso il 550 a.C. (mentre per la Palaiàpolis si può ritenere ancora valida la data dei primi del VI secolo).

Il ritrovamento nella stessa Neàpolis di una lettera commerciale della fine del VI sec., scritta su piombo in dialetto ionico-asiatico, e indirizzata (τοϊς) Έμππορίταισιν, fa pensare che, già in quel periodo, si era probabilmente costituita una vera e propria pòlis.

Nell'estrema parte meridionale gli scavi (1985-1988) sono stati molto fruttuosi. In primo luogo si è potuto definitivamente provare che il tratto meridionale delle mura venne costruito verso la metà del II sec. a.C., poco più di mezzo secolo dopo l'arrivo dei Romani a Empòrion. In precedenza il limite della città era 25 m più a Ν ed era costituito da un muro con fossato, edificato nel secondo venticinquennio del IV sec. a.C., di fronte al quale, tra il 225 e il 200, forse in occasione della seconda guerra punica, venne costruito un proteìchisma, che raddoppiava la sua efficacia difensiva. All'esterno delle mura (nell'area oggi destinata a parcheggio) è stata scoperta, fra il 1979 e il 1984, una necropoli, che fu in uso nel IV e nel III sec. a.C. Al momento non è stata ancora trovata la cinta muraria precedente, anche se è nota, a ponente della città, una torre oggi isolata, la cui costruzione dovette avvenire tra il 450 e il 400 a.C.; è probabile che appartenesse in effetti a una cinta più antica, scomparsa in seguito a spoliazioni verificatesi in età medievale e moderna.

La piazza rettangolare dove si trova il Santuario di Serapide poté essere urbanizzata soltanto dopo la costruzione della cinta del II sec., poiché si appoggia a quest'ultima. In un primo momento (125-75 a.C.) questa piazza fece parte di un Asklepièion nel quale trovarono rifugio gli ammalati e i pellegrini, e dove venivano eseguite pratiche terapeutiche: lo proverebbe l'esistenza di un portico con stanze nell'ala meridionale, dotato esternamente di un canale idraulico scoperto. Più tardi (dall'anno 75 in poi), dopo la costruzione di un tempio tetrastilo in stile dorico la cui edificazione intaccò la struttura O del porticato originale della piazza, vi venne sistemato un santuario dedicato a Serapide, costruito a spese di un residente di origine alessandrina chiamato Noumas, come si legge su una lapide recentemente ristudiata, con testo in latino e greco. L'Asklepièion, che forse esisteva già in età classica, venne dunque sistemato in epoca ellenistica: una serie di terrazze disposte lungo il pendio conduceva il pellegrino attraverso un cammino, nel quale si ritrovavano, sia pure in scala ridotta, tutti gli elementi presenti nello Asklepièion di Coo, al quale, molto probabilmente, si ispirò quello di Empòrion.

La ripresa delle ricerche ad Α., inoltre, ha consentito la rivalutazione di monumenti finora insufficientemente studiati. Così, p.es., è stata ripresa in esame un'agorà con stoà di due piani, la cui datazione è stata fissata alla prima metà del II sec. a.C. circa, la stessa attribuita a numerose case, con o senza atrio, ispirate rispettivamente a modelli italici e greci. Ma lo sforzo di approfondimento più importante è stato quello di mettere in relazione il processo di sviluppo edilizio di A. in epoca ellenistica con le correnti culturali allora diffuse nell'Italia centro-meridionale, qui trasmesse durante i due ultimi secoli a.C. per impulso dei soldati, dei mercanti e dei coloni provenienti appunto dall'area italica e favorite dallo sviluppo economico della città dovuto all'intensità stessa dei rapporti commerciali. Ai traffici parteciparono molto attivamente le élites locali - possiamo ricordare il caso di Noumas - che approfittarono della congiuntura favorevole e del fatto che A. fosse, insieme con Tarragona, la testa di ponte di Roma in Iberia.

Città romana. - Contrariamente a quanto è stato sempre affermato, la città romana non fu fondata all'epoca di Cesare, ma circa cinquanta anni prima. Non esiste nessun precedente nucleo, tranne i castra stativa dell'epoca di Catone. Sotto il foro è stata documentata l'esistenza di uno spazio rettangolare circondato da un muro, con grandi cisterne, che misura 35X70 m (1x2 actus). Questa struttura è considerata un praesidium lasciato da Catone per controllare e proteggere meglio il porto.

Le stesse dimensioni della fortezza furono più tardi utilizzate per determinare l'area delle insulae della nuova città e, nello stesso tempo, partendo dai suoi assi principali fu strutturato il reticolato delle vie urbane. La nuova città, che occupò un rettangolo di 300 X 700 m, era divisa in due parti (collegate fra loro, in età augustea, da passaggi situati in corrispondenza dei cardines): quella settentrionale era circa metà di quella meridionale. Praticamente al centro di quest'ultima fu costruito il foro, che occupava lo spazio di quattro insulae. La sua costruzione ebbe inizio verso il 100 a.C. con un complesso monumentale composto da un tempio tetrastilo, prostilo e pseudoperiptero di ordine corinzio, situato di fronte all'incrocio del cardine e del decumano massimi, e circondato da un triportico eretto su un criptoportico: uno schema che ricorda alcuni santuarî laziali, come quelli di Giunone Gabina a Gabî e di Ercole Vincitore a Tivoli. Allo stesso modo una zona di botteghe fu edificata nel lato opposto dell'area situata a S del tempio. Più tardi, in epoca augustea, furono costruiti la basilica, la curia, il porticato della piazza, le botteghe del lato di ponente e altre dietro il complesso del tempio. D'altra parte, la datazione della fondazione della città attorno al 100 a.C. è stata confermata dai risultati dei sondaggi effettuati all'interno delle mura, dai quali è evidente che tutto il materiale trovato è molto anteriore a Cesare.

Non si conosce molto sullo statuto giuridico iniziale della città; per la seconda metà del I sec., la documentazione epigrafica ricorda Cn. Domitius Calvinus, patrono della città, carica onorifica che fu ricoperta anche da Appio Claudio Pulcher e da Agrippa, genero di Augusto.

D'altra parte sembra molto probabile che il sinecismo riferito da Livio (XXXIV, 9) avesse luogo all'epoca di Augusto, prima dell'inizio dell'era cristiana. L'unificazione delle città è confermata dalla distruzione del muro O della città greca e da quella del tratto E del muro della città romana, così come dalla costruzione di un tratto nuovo, che unì i due nuclei in uno stesso pomerium.

In età imperiale, A. conobbe un lento ma progressivo processo di decadenza, che culminò nell'ultimo venticinquennio del III sec. d.C., quando fu definitivamente, abbandonata, dato che la popolazione occupò di nuovo l'isola di San Martino, l'antica Palaiàpolis, che sopravvisse alle invasioni visigota e araba, fino a diventare la prima capitale della contea carolingia di Ampurias.

Nucleo indigeno. - Per quanto riguarda il nucleo indigeno, cercato in precedenza senza risultato nella spianata a S della Neàpolis, esistono ora tenui indizî che suggeriscono la possibilità che si trovasse, prima del IV sec. a.C. e per poco tempo, nel settore ora occupato dal Serapèion. Sotto quest'ultimo si sono rinvenuti resti di case, che furono coperte a causa della costruzione del muro del IV secolo. Se davvero siamo in presenza di tracce del nucleo indigeno - questo di fronte al muro più antico - assumerebbe maggiore concretezza la notizia riportata da Strabone (III, 4, 8).

Bibl.: M. Campo, Los divisores de dracma ampuritana, in ActaNum, II, 1972, pp. 19-48; L. Villaronga, The Aes Coinage of Emporion (BAR, Suppl. S., 23), Oxford 1977; E. Sanmartí, La cerámica campaniense de Emporion y Rhode (Monografies Emporitanes, IV), 2 voll., Barcellona 1978; M. J. Pena, Epigrafia ampuritana (1953-1980) (Quaderns de treball, 4), Barcellona 1981; E. Sanmartí, Les influences méditerranéennes au Nord-Est de la Catalogne à l'époque archaïque et la réponse indigène, in I Focei dall'Anatolia all'Oceano, Napoli 1982, pp. 281-298; J. Arxe i Galvez, Les Llànties tardo-republicanes d'Empûries (Monografies Emporitanes, V), Barcellona 1982; E. Sanmartí, J. M. Nolls, J. Aquilue, Les excavacions a l’àrea del Pàrking al sud de la Neàpolis d'Empúries (Informe preliminar), in Empúries, XLV-XLVI, 1983-1984, pp. 110-153; AA.VV., El fòrum romà d'Empúries (Monografies Emporitanes, VI), Barcellona 1984; E. Sanmartí, J. M. Nolla, Informe preliminar sobre l'excavación d'una torre situada a ponent da la ciudat grega d'Empúries, in 6è Colloqui Internacional d'Arqueologia de Puigcerdà, Puigcerdà 1984, pp. 159-191; M. J. Pena, Le problème de la supposée ville indigène à côte d'Emporion. Nouvelles hypothèses, in DialHistAnc, XI, 1985, pp. 69-83; J. Ruiz de Arbulo, De Emporion a Emporiae (diss.), Barcellona 1986; E. Sanmartí, J. M. Nolla, La datation de la partie centrale du rempart méridional d'Emporion (L'Escala, Alt Empordà, Catalogne), in DocAMérid, XI, 1986, pp. 81-110; E. Sanmartí, R. A. Santiago, Une lettre grecque sur plomb trouvée à Emporion, in ZPE, LXVIII, 1987, pp. 119-127; M. Santos, Una aproximación al estudio de la arquitectura domèstica de la Ampurias tardorrepublicana, in De les estructures indigenes a l'organitzación provincial romana de la Hispania Citerior, Granollers 1987, pp. 320-327; E. Sanmartí, Una carta en lengua ibérica, escrita sobre plomo, procedente de Emporion, in RANarb, xxi, 1988, pp. 3-17; E. Sanmartí, P. Castañer, j. Tremoleda, La secuencia historico-topográfica de las murallas del sector meridional de Emporion, in MM, xxix, 1988, pp. 191-200; R. Mar, j. Ruiz de Arbulo, Sobre el agoró de Emporion, in AEsp, lxi, 1988, pp. 39-60; E. Sanmartí, R. Marcet, Empùries, Barcellona 1989; E. Sanmartí, P. Castañer, J. Tremoleda, Emporion: un ejemplo de monumentalización precoz en la Hispania republicana, in W. Trillmich (ed.), Stadtbild und Ideologie, Monaco 1990, pp. 117-143; iid., Nuevos datos sobre la historia y la topografía de las murallas de Emporion, in MM, in corso di stampa.