AMPOLLA

Enciclopedia Italiana (1929)

AMPOLLA

Luciano Laurenzi
Leone Mattei Cerasoli

(dal lat. ampulla; fr. ampoule; sp. ampolla; ted. Ampohen; ingl. phial). Vasetto a collo sottile e corpo di forma diversissima - globulare, lenticolare, a tronco di cono - in cui si metteva l'olio destinato agli usi del bagno (ampulla olearia) o una bevanda qualunque (ampulla potoria). Erano di vetro, di argilla o di metallo. In viaggio si usavano anche ampolle di cuoio (scorteae ampullae). Di ampolle di vetro o terra cotta, a grossa pancia, i cristiani si servirono per conservare gli olî presi dalle lampade presso le tombe dei martiri o i profumi sparsi su di esse. Fin dai primi tempi del cristianesimo i fedeli furon soliti pellegrinare ai sepolcri dei santi, specie negli anniversari del loro martirio, e, partendo, ne riportavano, per devozione e in difesa dai pericoli e dalle malattie, dei pezzetti di candele che ardevano sugli altari dei santi, un po' della terra circostante al sepolcro, pannilini che erano stati posti sul sarcofago; ma l'uso più generale fu di conservare l'olio delle lampade e i profumi, per cui ben presto si fabbricarono dei vasetti con la figura del santo in rilievo o dipinta: questi vasetti furono chiamati ἔλαια "olî", o εὐλόια "benedizioni". Il loro uso è raccomandato dai Padri della chiesa, come uno dei migliori frutti dei pellegrinaggi (cfr. Joann. Crisost. Homil. in Martyres, in Patrol. Gr., L, col. 664). Questa devozione durò fino alle Crociate, dal qual tempo più che olî e pannilini si ricercarono le vere reliquie, cioè particelle delle ossa dei santi. La maggior parte delle ampolle che oggi si conservano è dell'olio del sepolcro di S. Menna, un soldato, martire di Alessandria (nel 296), il cui sepolcro presso questa città, per i numerosi miracoli, fu meta di continui pellegrinaggi anche dall'Europa, che durarono fino alla conquista araba dell'Egitto: il suo culto si sparse largamente in Francia e in Italia, dove al suo nome furono edificate molte chiese e monasteri. In tali ampolle il santo è per solito rappresentato con le mani aperte alla preghiera e tra due animali, cammelli, leoni e tigri: sull'altra faccia dell'ampolla vi è l'iscrizione o altri santi di Alessandria, S. Pietro vescovo e S. Caterina vergine e martire. Altre ampolle antiche sono adorne di figure della Vergine e di santi.

La collezione più importante di ampolle è quella del tesoro della basilica di S. Giovanni di Monza. Quando la regina Teodolinda edificò detta chiesa, mandò a Roma dal papa S. Gregorio Magno il prete Giovanni, chiedendo reliquie dei martiri di Roma. Il papa le inviò più di 60 ampolle di olî, il cui elenco, su papiro, si conserva ancora: presentemente le ampolle sono soltanto 16, e ad alcune è tuttavia attaccata l'etichetta dello stesso carattere dell'elenco. Sono di varia grandezza e a forma di borraccia, ornate di figurazioni della vita di Gesù Cristo, della Vergine e degli apostoli, importanti per la diffusione dell'iconografia orientale; hanno iscrizioni greche, per la qual cosa è da credere che S. Gregorio si sia servito di ampolle portate a Roma dall'Oriente, o che alcune siano pervenute direttamente dalla Palestina a Teodolinda.

Son venerate dai cristiani anche delle ampolle di vetro trovate nei loculi dei martiri delle catacombe, e si crede da molti che in esse fosse stato raccolto il sangue dei martiri; altri però ritengono che contenessero solo dei profumi.

Fu detta la santa ampolla per antonomasia un vasetto di forma quadrata, chiuso in un reliquiario d'oro, che, secondo una tradizione ricordata da Incmaro, vescovo di Reims (sec. IX), conteneva il crisma usato nel battesimo e nell'incoronazione di Clodoveo, primo re dei Franchi. Si conservava presso la tomba di S. Remigio a Reims e si adoperava nella consacrazione dei re francesi: il 6 ottobre 1793, durante la rivoluzione, fu fatto in pezzi, qualcuno dei quali fu potuto ricuperare e si conserva ancora.

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