amore Sentimento di viva affezione verso una persona, che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia.
filosofia
Nella tradizione filosofica occidentale, il concetto di a. fa la sua prima apparizione con Empedocle, che lo contrappone, come principio cosmico, all’antitetico principio cosmico dell’Odio. Nella concezione platonica dell’eros, l’a. è concepito come aspirazione dell’imperfetto verso il perfetto. Eros è un δαίμων, mezzo dio e mezzo uomo, figlio della Povertà e dell’Agio: la sua aspirazione suprema è verso la bellezza, che può manifestarsi tanto nella forma fisica quanto in quella spirituale (amor platonico). La stessa idea dell’a. sta alla base della concezione teologica e cosmologica di Aristotele: Dio, come ente perfetto, non ama
In teologia il nome di a. viene riservato all’a. di volontà, che proviene da questa, illuminata dall’intelligenza, ed è pertanto capace di preferire un bene a un altro (dilezione). In esso va distinto l’a. che desidera un bene per la stessa persona amata (a. di bramosia o di concupiscenza), il quale fa dunque del suo oggetto un mezzo, e l’a. di benevolenza, che vuole il bene della persona amata, considerato come un fine e cioè come un secondo io. Quest’ultimo tipo di a., quando è reciproco, viene detto a. di amicizia. Ma il primo, sebbene possa rivolgersi anche a beni inferiori e preferire quelli sensibili agli spirituali, non è necessariamente disordinato: anche nell’a. soprannaturale si dà un a. di concupiscenza di Dio, per cui si desidera di possederlo eternamente, come causa della felicità propria; è questa la speranza cristiana, che non è certo disordinata, benché inferiore all’amicizia soprannaturale con Dio, che è la carità.