Alpi Sistema montuoso, il più importante d’
Di forma arcuata e con una lunghezza massima, da O a E, di circa 1200 km, la catena alpina si estende tra 43° e 48° di lat. N e tra 5° e 17° di long. E Gr., dal Golfo di
A lungo i geografi hanno discusso su limiti e ripartizioni geografiche dell’area alpina; nel 2001 si è giunti a un accordo che ha portato alla definizione di un assetto organico della catena, mediante la Suddivisione Orografica Internazionale Unificata del Sistema Alpino (SOIUSA), secondo la quale i limiti geografici delle A. sono: a S la valle della
La morfologia delle A. è strettamente legata al recente sollevamento della catena, alle caratteristiche litologico-strutturali, all’azione degli agenti esogeni, alle condizioni climatiche che si sono alternate nel corso dell’ultima era geologica e alla plurisecolare azione dell’uomo. Sviluppata prevalentemente in senso longitudinale, la catena presenta 3 distinte fasce: una mediana, che corrisponde alla linea spartiacque, più possente, formata da dure rocce cristalline e dove si concentrano le cime più elevate (oltre 4000 m), e due esterne (
Nel complesso, la varietà di forme e paesaggi è ricca ma riconducibile a un’elevata energia del rilievo che caratterizza i versanti di ampie valli dal fondo pianeggiante e densamente abitato; gli insediamenti che, nei ripiani più asciutti e meglio esposti, possono raggiungere i 1800 m. Altrove, in rapporto alla litologia, si trovano cime acuminate, altopiani, lunghe dorsali crestate e monti dai profili più dolci che evidenziano la ripetuta azione del ghiaccio; e ancora valli glaciali dal profilo a U, circhi oggi occupati da minuscoli laghi, anfiteatri morenici (Serra d’
La geologia delle A. è alquanto complessa, in quanto s’inserisce nell’insieme di quei processi orogenetici che hanno portato alla formazione delle catene circum-mediterranee più recenti (Atlante,
Le A. sono suddivise in 4 unità tettoniche principali: le
Un lungo sistema di faglie (Linea Insubrica) esteso in senso longitudinale da Ivrea alla valle della Drava, passando per la Val Vigezzo, la Valtellina, la
La morfologia delle A., associata alle grandi dimensioni di superfici poste a quote elevate, ha favorito, nell’ultima era geologica, l’impostazione e lo sviluppo di numerosi apparati glaciali che hanno profondamente trasformato la fisionomia della catena montuosa. Dallo studio degli anfiteatri morenici nelle regioni pedemontane e dei terrazzi fluvioglaciali è stato possibile comprendere lo sviluppo delle glaciazioni durante il Pleistocene. A partire da 1,5 milioni di anni fa, condizioni climatiche fredde e umide, intercalate da periodi caldi e asciutti, determinarono l’avanzata e il ritiro di enormi masse glaciali che, uscite dalle valli e dai bacini intermontani, si estesero nelle aree collinari e pianeggianti prospicienti la catena alpina, come la Pianura Padana e il Giura Svizzero. Le zone più interne delle A. furono sepolte sotto una coltre di ghiaccio spessa fino a 2000 m, da cui emergevano solo le cime e le creste più elevate; località dove sorgono città quali
Anche se le masse glaciali alpine rappresentano attualmente appena lo 0,018% del totale mondiale, per esse si dispone della più completa serie di informazioni relative alla distribuzione ed evoluzione. Secondo i dati più recenti, i ghiacciai alpini sono circa 4250 e coprono una superficie di poco superiore ai 2500 km2. L’esposizione ne favorisce lo sviluppo lungo i versanti nord-occidentali, ove il limite delle nevi persistenti è compreso tra 2400 e 2500 m; pertanto, le più vaste coltri glaciali, caratterizzate da ampi bacini di raccolta e lingue impostate lungo le valli, si trovano in Svizzera (46%), concentrate nelle A. Bernesi (l’Aletsch, che è il più vasto ghiacciaio alpino, è lungo 23,3 km e occupa una superficie di 96,1 km2), nel gruppo del Monte Rosa (il Görner, 59,7 km2) e nel versante francese del Monte Bianco (la
Le A. rappresentano il ‘vertice idrografico’ d’Europa: le lunghe creste montane segnano infatti lo spartiacque tra il versante del Mare del Nord (
Numerosi ed estremamente diversificati sono anche i bacini lacustri che, per la loro ampiezza e profondità, rappresentano un fattore non trascurabile di mitigazione del clima alpino. Si possono raggruppare in due categorie: quelli subalpini, situati ai margini della catena, che hanno dimensioni assai estese (Lago di Ginevra, 581 km2; Lago di Costanza, 539;
Il clima dell’area alpina è condizionato da due serie di fattori: quelli esterni, legati all’influenza delle aree climatiche circostanti (clima mediterraneo dell’Europa meridionale,
Nella regione alpina vengono a incontrarsi elementi della flora centro-europea e di quella mediterranea. Come in tutti i grandi sistemi montuosi vi si distingue chiaramente una zonazione altimetrica, nella quale si succedono, dall’alto verso il basso, le seguenti fasce: alpina, immediatamente al di sotto del limite delle nevi persistenti, con piante quasi esclusivamente erbacee; prealpina, caratterizzata dalla presenza del pino montano e dei rododendri; montana, con foreste miste di conifere (larice, cembro, abete bianco, abete rosso, pino silvestre) e latifoglie (faggio, acero); submontana, dove i faggi sono sostituiti da querce e castagni e dove più numerose sono le specie di origine mediterranea. La zonazione, pur rispecchiando soprattutto l’altimetria, risulta influenzata da altri fattori fisici (in particolare l’esposizione dei versanti) e ha subito non irrilevanti modifiche per la plurisecolare azione umana conseguente all’insediamento e all’utilizzazione delle risorse (soprattutto, com’è ovvio, di quelle forestali).
Elementi caratteristici della fauna alpina (che nel complesso presenta somiglianze soprattutto con quella centro-europea) sono, per quanto riguarda i Mammiferi: lo stambecco, il camoscio, il cervo, il capriolo tra gli Ungulati; la lince, il lupo, lo sciacallo, il cane procione, l’orso bruno, l’ermellino tra i Carnivori; la marmotta tra i Roditori. Numerosi sono gli Uccelli, tra i quali l’aquila reale, il gallo cedrone, la coturnice, il fagiano di monte, l’allocco degli
Nel corso degli ultimi due secoli gli abitanti delle A. si sono quasi triplicati, passando dai 5,3 milioni del 1800 ai 14,3 milioni del 2000 (di cui Italiani 31%, Austro-tedeschi 33%, Francesi 17% e Svizzeri 14%), con una densità demografica di circa 74 ab./km2. La distribuzione e l’accrescimento della popolazione sono fortemente influenzati da fattori ambientali e da condizioni socioeconomiche locali. L’elevata altitudine, l’acclività dei versanti e le limitazioni climatiche hanno concentrato l’insediamento nelle aree pianeggianti (terrazzi fluviali, altopiani, conoidi, fondovalle ecc.), dove si raggiungono densità superiori a 100-150 ab./km2, per poi decrescere con la quota fino ad annullarsi intorno ai 1800-2000 m. Alle quote superiori (nelle A. Occidentali fino ai 3000 m), invece, sono frequenti le abitazioni temporanee legate alle pratiche dell’alpeggio o gli insediamenti turistici per gli sport invernali. L’insediamento di fondovalle risulta favorito anche dalla vicinanza delle principali vie di comunicazione, dalla posizione relativa rispetto alla rete urbana di pianura e dallo sviluppo di particolari attività economiche.
A partire dalla fine del 18° sec. la maggiore redditività delle produzioni industriali, il più facile accesso ai servizi e il generale miglioramento della qualità di vita nelle aree urbane generarono una disarticolazione demografica ed economica (mancanza di ricambio intergenerazionale, abbandono delle produzioni agricole e manifatturiere, degrado degli ambienti montani), con conseguente forte spopolamento delle aree non toccate dalla modernizzazione o non interessate dai crescenti flussi turistici, che si manifestarono a partire dai primi decenni del 20° secolo. Solo negli ultimi decenni si è assistito a un rallentamento dell’emigrazione, che ha coinvolto però solo le regioni interessate dai processi di riconversione economica, dallo sviluppo di un’agricoltura specializzata o dal turismo estivo e invernale.
Storicamente le A. non sono una regione ricca di città e di insediamenti urbani, cosicché solo le recenti vicende storiche e socioeconomiche ne hanno consentito l’urbanizzazione; nel 1990 il 61,9% della popolazione era concentrato in città e agglomerati urbani con un valore, per l’Italia, pari al 49,7%. Tuttavia, bisogna tener conto del fatto che molte località alpine presentano caratteri e funzioni di piccola città a partire da soglie demografiche modeste rispetto ad analoghi centri extra-alpini; inoltre, anche per le A. si assiste alla suburbanizzazione della popolazione e allo sviluppo di agglomerati urbani funzionalmente simili a quelli di pianura. È possibile, pertanto, individuare 4 principali tipologie di insediamento urbano: la metropolizzazione e la dipendenza funzionale delle città alpine verso le aree urbane extra-alpine (Grenoble,
8. Risorse e attività economiche
La varietà degli ambienti naturali, la disponibilità di acqua e le caratteristiche geologiche hanno costituito un insieme di risorse di fondamentale importanza per l’economia delle popolazioni alpine. Fin dalla preistoria, infatti, si sono estratti sale nel
Lo sviluppo dell’agricoltura è legato alla limitata estensione delle superfici utilizzabili: a fronte di un 30% circa di terreni improduttivi, la superficie agricola utilizzata rappresenta solo il 25%, mentre le restanti quote sono suddivise tra prati, pascoli e boschi. Negli ultimi decenni la struttura produttiva ha registrato un calo del numero degli addetti e delle aziende agricole e un contemporaneo aumento delle dimensioni medie. Le produzioni agricole sono destinate all’esportazione e si caratterizzano per un ricorso a metodi biologici ed ecocompatibili; le colture foraggere sono legate per lo più all’allevamento bovino (3,3 milioni di capi, soprattutto in Svizzera, Italia e Austria), ovino (Francia) e alle rispettive produzioni lattiero-casearie, di rilevanza e notorietà internazionale. L’orticoltura, la cerealicoltura e le colture legnose intensive (vite, albicocche, pere, mele) sono praticate solo nelle zone più favorevoli per condizioni climatiche e morfologiche (Val d’Adige, Valtellina, Valle d’Aosta, Vallese), contribuendo ad alimentare l’industria conserviera e di prima trasformazione.
Per quanto riguarda le attività industriali, a fianco delle tradizionali produzioni metallurgiche e meccaniche (in Italia nel Biellese, nel Lecchese e nel Vicentino), nonché quelle tessili e legate alla lavorazione della lana (Biella e
Il turismo rappresenta oggi la principale risorsa economica delle A., potendo contare su decine di località e centri di interesse, invernale ed estivo, sia tradizionali (Chamonix,
La presenza di valli trasversali alla catena, la relativa ampiezza dei fondovalle, l’altitudine spesso modesta e la prolungata transitabilità di selle e valichi alpini hanno reso possibile l’attraversamento della catena fin dall’epoca romana. Le principali vie di comunicazione erano rappresentate dai passi ticinesi per Lucerna e Coira, dai valichi del
Attualmente le A. sono attraversate da una dozzina di ferrovie; tuttavia, il crescente traffico di merci, dovuto all’intensificazione dei rapporti tra Europa centrale e Mediterraneo, l’allargamento dell’Unione Europea ai paesi medio-danubiani, la concentrazione degli scambi lungo pochi assi commerciali e la maggiore integrazione economica all’interno dell’UE hanno reso necessaria la progettazione di nuovi corridoi ferroviari. La costruzione della TAV/TAC (Treno Alta Velocità/Treno Alta Capacità) prevede, per le A., la realizzazione di due ‘corridoi’ (Berlino-Palermo, Lisbona-Kiev), che dovrebbero attraversare la catena montuosa in gallerie lunghe più di 50 km (Val di
Nella zona alpina le tracce di vita umana nelle fasi preistoriche più antiche sono scarse, a causa delle profonde modificazioni subite dalla regione dopo l’ultima glaciazione quaternaria (Würm). Le poche evidenze archeologiche risparmiate dai fenomeni glaciali mostrano comunque che gruppi di cacciatori-raccoglitori frequentarono i territori alpini, ogni volta che la situazione ambientale lo consentì, già nel Paleolitico inferiore e medio; presenza umana associata a industria litica è invece ampiamente documentata nel Paleolitico superiore, in particolare in Veneto,
Tra le popolazioni che abitavano le A. in età preromana le più importanti erano a occidente gli
I Romani raggiunsero le A. dopo aver sconfitto nel 222 a.C. i Galli e nel 221 gli Istri. Il territorio fu definitivamente occupato tra la fine del 3° e il 2° sec. con la fondazione/">fondazione di colonie (Como,
Per le vicende successive, non essendo possibile una storia unitaria delle A., occorrerà trattare separatamente le tre grandi suddivisioni tradizionali.
La riforma provinciale dioclezianea le distribuì fra le diocesi italica, lugdunense/">lugdunense e viennese. Al principio del 5° sec. Ezio insediò nel tractus Sapaudiae (alta valle del Rodano) i Burgundi, ai quali subentrarono i Franchi (536). Queste valli, incorporate dopo il 774 nell’Impero carolingio, furono poi divise tra Alta e Bassa Borgogna e riunite nel 933. Passati il Regno d’Italia (961), poi quello di Borgogna (1034) alla corona tedesca, le A. Occidentali furono comprese sotto un unico dominio. Nel sec. 11° si affermarono i conti di Savoia-Moriana e gli
Mentre in età imperiale romana la
Particolarmente aperte alle incursioni barbariche, sotto i Carolingi si formarono tre marche: di Verona, del Friuli e orientale. Le prime due furono sottoposte (952) al ducato di Baviera, da cui più tardi si staccò il ducato di