APUANE, ALPI

Enciclopedia Italiana (1929)

APUANE, ALPI (A. T., 24-25-26)

Attilio MORI
Piero BAROCELLI

Catena montuosa dell'Antiappennino toscano, che si erge a breve distanza dal Tirreno, tra le valli della Magra e del suo affluente Aulella e quella del Serchio: è collegata alla dorsale appenninica dalle alture che fanno capo al M. La Nuda, separante l'alta valle del Serchio da quella dell'Aulella, la quale con la foce della Tea, che ne rappresenta il punto più depresso, scende all'altitudine di 840 metri. Il loro nome deriva letterariamente da quello dei Liguri Apuani, antichi abitatori della regione; ma il nome comune e storico è quello di Panie, quale si trova ricordato in Dante e in altri antichi scrittori e quale è ancora usato dagli abitanti. Entrata nel linguaggio scientifico, e ormai anche in quello comune, solo nello scorso secolo, per opera principalmente del Repetti, la denominazione di Alpi Apuane compare, forse la prima volta, nel nome dato nel 1804 al nuovo dipartimento del Regno italico che ne comprendeva la regione. L''aspetto frastagliato delle creste montuose, che ricordano quelle delle Dolomiti, e il biancheggiare quasi niveo dei detriti marmorei delle celebri cave, giustifica il nome di Alpi, che del resto in Toscana si applica anche ad altri tratti montani.

L'area occupata dalle Alpi Apuane, entro i limiti sopra accennati, misura 2100 kmq.; lo sviluppo della linea di cresta, dalla foce della Tea al Serchio, a nord di Lucca, si ragguaglia ad oltre 50 chilometri. Nessun punto della catena raggiunge i 2000 metri. La massima altitudine è data dal Pisanino (m. 1946), cui seguono la Tambura (1870), la Pania della Croce (1859), il Pizzo d'Uccello (1782), il Sumbra (1765), il Sagro (1749), il Corchia (1677), compresi tutti in un tratto di soli 20 km. e quasi tutti a nord della cresta displuviale, la quale si presenta come un'elevata muraglia dell'altitudine media di circa 1600 m. (media altezza delle cime 1722 m.; dei valichi 1451).

Le Alpi Apuane costituiscono, geologicamente e morfologicamente, un sistema montano assolutamente distinto dall'Appenino proprio, ed emerso in epoca assai più antica. Esse risultano formate fondamentalmente di una cupola elissoidica, il cui nucleo si ritiene costituito da rocce triasiche, tra le quali principalmente il marmo saccaroide, e da scisti paleozoici, gneiss, puddinghe, calcari dell'èra primaria; il tutto ripiegato in stratificazioni variamente contorte. Formazioni calcaree ed arenarie dell'Eocene ne ricoprono i lembi periferici. Nel loro complesso, le Alpi Apuane sono dunque costituite prevalentemente da formazioni calcaree, alle quali si deve così l'aspetto loro caratteristico e il singolare paesaggio, come il regime idrografico e la celebrata ricchezza dei loro marmi. Nessuna traccia attuale di fenomeni glaciali, ma numerose, sebbene non sempre facilmente identificabili, tracce di un antico glacialismo rinvenute in più luoghi, nei depositi, ritenuti di origine morenica. Numerose le grotte e caverne, le porte e finestre naturali scavate nel calcare dall'azione chimica delle acque. Particolarmente noto il M. Forato. Altro esempio caratteristico dell'erosione nei calcari è la formazione di torrioni isolati, quali il M. Procinto (m. 1177), reso accessibile artificialmente nel 1893.

La prossimità al Tirreno, su cui le Apuane si ergono ripide alla distanza di 10-15 km., con la linea di cresta, agevolando la condensazione, determina copiose precipitazioni, che nelle varie stazioni, dove se ne raccolsero i dati, oscillano tra i 1500 e i 2000 mm. Per la natura essenzialmente calcarea del suolo, gran parte dell'acqua caduta viene assorbita in inghiottitoi, per ricomparire, dopo un tratto di corso sotterraneo, in copiose sorgenti: particolarmente notevole quella della Pollaccia, presso Isola Santa, tra il Sumbra e la Pania della Croce. Le particolari condizioni climatiche della regione, dovute alla diversa altitudine e alla diversa esposizione, le conferiscono una grande varietà dal punto di vista della flora, la quale, per effetto anche dell'isolamento del gruppo, assume caratteri speciali, presentando buon numero di specie che le sono esclusive e che si rinvengono in zone montane più settentrionali. Il ricoprimento boschivo, che si può dire cominci dove si arrestano, con i più alti oliveti, le coltivazioni (700-800 m.), è costituito dai castagneti, che in qualche punto si spingono sino ai 1400 m., e dalle faggete, che non superano i 1500, a causa forse della natura essenzialmente rocciosa delle cime. Mancano nelle Apuane i prati e i pascoli naturali, e la vegetazione delle sommità ha carattere essenzialmente rupestre.

La fauna non offre caratteri particolari; solo diremo che, riguardo ai grandi Mammiferi, sono ormai scomparsi totalmente gli orsi e i lupi, che pure un tempo vi furono frequenti.

La popolazione, discendente dagli antichi Liguri Apuani, noti nella storia per le lotte sostenute contro gli Etruschi e i Romani, che riuscirono a sottometterli definitivamente nel 174 a. C., si distingue ancora per fierezza e robusta costituzione fisica, della quale fornisce una prova nella resistenza al gravoso lavoro dell'escavazione dei marmi. Limitandoci a considerare la sola zona montana e prescindendo dalle contigue vallate e dalla fascia costiera pianeggiante e collinosa, si può ritenere che la sua popolazione non superi i 20.000 ab., ripartiti tra i comuni di Casola, Careggine, Giuncugnano, Molazzana, Stazzema, Trassilico, Vagli di Sotto e Vergemoli, appartenenti alle provincie di Lucca e di Massa e Carrara.

Una particolarità delle Alpi Apuane è rappresentata dalle celebri cave di marmo, note e lavorate sin dal tempo dei Romani, che dal porto di Luni ne facevano larga esportazione per la metropoli dell'Impero. Abbandonate nel Medioevo, furono rimesse in valore nel Rinascimento, e fornirono il materiale statuario ai nostri maggiori artisti; si sa come Michelangiolo attendesse personalmente a sorvegliare il taglio e il trasporto dei grossi blocchi che dovevano servire per le sue maggiori opere. La famiglia de' Medici le curò con particolare interesse, e, a tale effetto, Cosimo I si fece costruire un palazzo a Seravezza, centro allora dell'escavazione marmifera, dove amava soggiornare per qualche tempo. Più tardi le cave furono sempre meno sfruttate, per la difficoltà che offrivano i trasporti dalle zone più interne. Dopo la costruzione di una ferrovia, che, dalla stazione di Avenza, lungo la linea litoranea, giungeva al canale di Misceglie, aperta nel 1876, e poi prolungata con alcuni tronchi di diramazione sino ai poggi di caricamento (1890), l'escavazione riprese con intenso vigore sino a raggiungere, negli anni che plecedettero la guerra, le 370 mila tonnellate di media annua; valore che dopo la crisi bellica è stato poi nuovamente raggiunto e superato, onde l'esportazione, che prima del 1881 non raggiungeva 100 mila tonnellate, toccò nel 1926 le 200 mila tonnellate di solo marmo greggio, cui sono da aggiungere altre 150 mila tonn. di marmo lavorato, per un valore complessivo di circa 240 milioni di lire: esportazione che si pratica per quasi tutti i paesi civili dell'Europa, dell'America e dell'Asia.

Il marmo fornito dalle cave delle Apuane è di tipi diversi, e va da quello bianco a grana finissima, che rivaleggia col marmo pario, adoperato per la statuaria, a quello più grossolano e variamente colorato adoperato nell'edilizia comune e ornamentale. L'area su cui i depositi marmiferi affiorano è di 65 kmq. e si ritiene che questi potrebbero fornire ancora oltre 30 milioni di tonnellate; ma i giacimenti interni sono considerati inesauribili. Il centro dell'industria marmifera delle Apuane è Carrara, ma l'escavazione e la lavorazione si compiono nel Massese, a Seravezza e più o meno in tutti i luoghi della regione.

Le Alpi Apuane sono tra le poche regioni d'Italia in cui siano rimaste sicure tracce della civiltà paleolitica. Alcune caverne vi furono certamente abitate fin dal Paleolitico superiore (Equi). Numerose le caverne che servirono di abitazione e di sepolcro durante il Neolitico e l'Eneolitico. Oggetti litici di tipo eneolitico e oggetti metallici dell'età del bronzo furono qua e là sporadicamente raccolti. All'età del bronzo appartengono nove stele antropomorfe raccolte a Fivizzano. Altre stele consimili, scoperte in altre località della Lunigiana, manifestano per le armi rappresentate e per il lato artistico caratteri più recenti. Ad Ameglia, a Cenisola e in altre valli della Toscana nord-occidentale, vennero in luce sepolcreti e tombe. Generalmente sono a cassa di lastroni, e vanno dalla fine della prima età del ferro agl'inizî dell'influenza romana (v. tavole CLXXI e CLXXII).

Bibl.: C. De Stefani, Le Alpi Apuane, in Boll. Club Alpino Italiano, 1886, n. 53; Le pieghe delle Alpi Apuane, con carta geolog. 1 : 25.000, pubbl. del R. Ist. di Studi Sup., Firenze 1889; Zaccagna, Carta e sezioni geologiche delle Alpi Apuane, in Boll. R. Comit. geol., Roma 1897; L. Bolzano, E. Questa e G. Rovereto, Guida delle Alpi Apuane (con ricca bibliografia), Genova 1905.

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