ALOE

Enciclopedia Italiana (1929)

ALOE (dal gr. ἀλόη; lat. alŏe; fr. aloès; sp. áioe; ted. Aloë; ingl. aloe)

Fabrizio CORTESI
Alberico BENEDICENTI

Genere di piante della famiglia Gigliacee, sottofamiglia delle Liliee, caratterizzato dai fiori in grappoli terminali con perianzio tubuloso saldato più o meno lungamente, a lobi rossi, gialli o verdi e dalle foglie carnose a rosetta portate all'estremità del rizoma o all'apice di un fusto lignificato. Comprende circa 170 specie, per la maggior parte africane.

Molte specie vengono coltivate nei giardini delle regioni calde e temperate a scopo ornamentale, e alcune hanno importanza medicinale, perché forniscono la droga conosciuta appunto col nome di aloe. Le più importanti fra queste sono: Aloë vulgaris Lamk. (A. vera L., A. barbadensis Mill.), originaria forse dell'Africa settentrionale e delle Isole Canarie (v. fig. 1), coltivata nelle Antille, alla Giamaica, alle Isole Barbados, e spontaneizzata nell'Italia meridionale, specialmente sulle coste della Sicilia e della Calabria, a fiori di colore giallo verdastro, che fornisce l'aloe di Barbados o di Curaçao; A. ferox Mill. del Capo di Buona Speranza, a fiori rossi con macchie verdi all'apice (v. fig. 3); A. africana Mill. delle medesime regioni (v. fig. 2), che forniscono l'aloe del Capo; A. succotrina Lamk. dell'Africa australe (Natal, Transvaal, Rodesia), che fornisce l'aloe di Natal; A. Perryi Bak. dell'isola di Socotra, a fiori rossi con lobi verdi all'apice, che produce l'aloe soccotrino, detto anche aloe di Bombay o di Zanzibar. Il prodotto commerciale si ottiene incidendo le foglie, raccogliendo il succo che ne sgorga e concentrandolo al fuoco, in modo da formare delle masse brune, nere o giallo-verdastre, di aspetto lucido (aloe lucido), opaco (aloe epatico), oppure mescolate di parti lucide e parti opache (aloe misto). Esistono perciò diverse sorte commerciali di aloe, non solo per il luogo di origine e per la specie che le fornisce, ma anche per il diverso aspetto che presentano. La polvere è gialla o giallo-verdastra, e tinge in giallo la saliva: ha sapore amaro, persistente, caratteristico e odore gradevole. La composizione chimica della droga è complessa e varia a seconda delle varie sorte commerciali. L'aloe si falsifica con una mlscela di estratto di liquirizia, di gomma arabica, di pece o di colofonia. Questo prodotto era conosciuto come medicamento da tempi molto antichi, ma il suo uso e la sua diffusione in Europa rimontano al sec. X e all'opera dei medici arabi. Da principio fu usato l'aloe soccotrino, che oggi è divenuto assai raro; nel sec. XVi I si cominciò ad adoperare quello delle Barbados, e nel sec. XVIII venne introdotto in commercio l'aloe del Capo.

La droga è costituita dal succo condensato che si estrae dalle foglie carnose delle specie di aloe sopra menzionate.

Il principio attivo dell'aloe è l'aloe-emodina, che si riconosce con la reazione di Bornträger. Essa è un derivato dall'antrachinone e può trovarsi o libera o in forma di un glucoside: l'aloina. La scissione del glucoside sembra sia favorita nell'organismo dalla bile. Nelle diverse qualità di aloe esistono aloine chimicamente diverse; nel Laboratorio farmacologico di Messina (Benedicenti) fu dal Condò preparata dall'aloe di Sicilia una sicaloina che contiene un gruppo ossimetilico nella molecola.

A piccolissime dosi l'aloe, per il suo sapore amarissimo, è eupeptico e costituisce la base di molte preparazioni tonico-digestive: alcune antichissime (elisir di lunga vita, elisir proprietatis di Paracelso), altre moderne (fernet). A dosi moderate è un purgante blando e tardivo, che non dà assuefazione, che limita la sua azione all'intestino crasso (Meyer-Betz e Gebhardt), utile quindi nella stipsi abituale. Favorendo la congestione dei visceri pelvici, può servire come emmenagogo e derivativo; per questo l'uso dell'aloe è controindicato nelle donne gravide o mestruanti o sofferenti di affezioni uterine, negli emorroidarî, ecc. Ad alte dosi è un drastico violento. L'azione colagoga non è dimostrata: pare che l'aloe agisca come stimolante della cellula epatica. Si somministra in tintura (5-20 gocce) o in pillole (0,1-0,3 pro dose) associato in genere a scammonea, podofillina, ecc.

Bibl.: Planchon e Collin, Drogues simples, Parigi 1895, I; A. Berger, Liliaceae-Asphodeloideae-Aloineae, in A. Engler, Das Pflanzenreich, Lipsia 1908; Cortesi, Botanica farmaceutica, Torino 1910; Tschirch, Handbuch der Pharmakognosie, Lipsia 1917, II.

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