ALMANACCO

Enciclopedia Italiana (1929)

ALMANACCO (fr. almanach; sp. almanaque; ted. Almanach; ingl. almanac)

Carlo Alfonso NALLINO
Armando LODOLINI Seymour DE RICCI

Il vocabolo è venuto dagli Arabi di Spagna, presso i quali al-manākh designava tavole astronomiche che davano il modo di determinare il giorno della settimana, di trasformare una data qualsiasi di un'èra nella corrispondente di un'altra èra, di determinare per un giorno qualsiasi la posizione media del sole, della luna e dei cinque pianeti. Il vocabolo non è stato trovato finora in testi arabo-spagnuoli, ma ci è attestato dall'anonimo Vocabulista in arabico, lessico arabo-latino e latino-arabo composto nella Spagna orientale e giunto a noi in un manoscritto del sec. XIII; in esso alla voce manākh è dato come corrispondente kalendarium ed alla voce kalendarium corrisponde manākh con il plurale manākhāt (ed. C. Schiaparelli, Firenze 1871, pp 196 e 447) mentre non vi compare un latino almanach. Molto più tardi il Vocabulista aravigo di Pedro de Alcalá, del 1505, che riproduce l'arabo parlato ai suoi tempi a Granata, accoglie manākh e lo spiega "almanaque, calendario". Ma l'unico caso, a notizia dello scrivente, di ricorrenza del vocabolo in un testo arabo è quello di due tabelle composte dal matematico ed astronomo marocchino Ibn al-Bannā' (morto nel 721 dell'ègira, 1321 d. C.), e conservate nel Museo Britannico di Londra, le quali dànno il modo di trovare in qual giorno della settimana cada l'inizio di un anno arabo o d'un suo mese, e si intitolano al-manākh.

Dalla Spagna il vocabolo passò a Ruggero Bacone (nato circa il 1210-1215, morto poco dopo il 1292), il quale nell'Opus maius (XV, 120) del 1267 scrive che gli antichi astronomi pongono l'inizio dell'anno intorno al principio di ottobre sicut patet in expositione tabularum, quae Almanac vocantur; e nell'Opus tertium (XI, 36) parla delle tavole dalle quali ognuno può vedere omnia ea quae in caelo sunt omni die, sicut nos in calendario inspicimus omnia festa sanctorum, e che vocantur Almanach vei Tallignum (corruzione di copisti per Tacuinum, cioé l'arabo taqwīm). È noto che Ruggero Bacone conosceva l'arabo ed aveva amicizie nella Spagna.

Contemporaneamente, per la trafila degli ebrei, il vocabolo penetrava in Provenza; quindi le tavole astronomiche composte in ebraico verso il 1300 da Profazio Giudeo (in ebraico Iacob ben Machir, morto nel primo decennio del sec. XIV) da Montpellier, e in ebraico chiamate Lūḥōt "tavole (astronomiche)" furono immediatamente tradotte in latino con il titolo di Almanach perpetuum ed ebbero grandissima voga anche in Italia nella prima metà del sec. XIV (oltre alla grande quantità di manoscritti latini si veda quello che nel 1345 scrive Giovanni Villani nella sua Cronica, XI, 41, di calcoli che si facevano "secondo l'almanacco di Profazio Giudeo"). Probabilmente appunto la versione latina dell'opera di Profazio, la quale dava le tavole per calcolare le posizioni del sole, della luna e dei cinque pianeti per un'epoca qualsiasi, fu decisiva nel far entrare nell'uso comune europeo il nome di almanacco; il Chaucer usa almanak nel 1391.

Del tutto ignota è l'origine del senso di "almanacco", assunto presso gli Arabi di Spagna dal vocabolo manākb; esso, nella lingua letteraria e nei varî dialetti (inclusi quelli di Spagna, come risulta dal citato Vocabulista in arabico), significa il luogo ove si fanno inginocchiare i cammelli d'una carovana per il carico o lo scarico o il riposo; in Siria, almeno a cominciare dal sec. XVIII, ha preso anche il curioso significato di "clima", cioè complesso delle condizioni meteorologiche annue di un paese. Non si vede quale legame interceda fra questi varî sensi.

Nei secoli passati e ancora ai nostri giorni alcuni hanno voluto far derivare la voce almanacco da vocaboli estremamente rari del greco o del latino, sia ammettendo una derivazione diretta, sia facendola passare per la trafila araba. Le etimologie proposte da costoro sono due:

1. Claudio Salmasio (de Saumaise, 1588-1655), De annis climactericis, Leida 1648, pp. 604-606, ricorda che lo scrittore greco cristiano Eusebio (267-358), De praeparatione evangelica, III, 4, riporta un passo del filosofo Porfirio (nato nel 232-233 e morto dopo il 301), secondo il quale presso gli Egizî "nei (libri detti) Almenichiakà" (ἐν τοῖς 'Αλμενιχιακοῖς) sarebbero indicati i nomi dei "decani" (astrologici) insieme con gli ascendenti ed i cosiddetti duci potenti e con il loro sorgere e il loro tramontare e i loro presagi delle cose future. Ma, nota ancora il Salmasio, Giamblico (morto intorno al 330), rispondendo a Porfirio, scrive che in realtà nei Salmeschiniakà (ἐν τοῖς Σαλμεσχινιακοῖς) si trovano scarsissime notizie di cose astrologiche e invece vi si dànno le indicazioni intorno al sorgere ed al tramontare degli astri ed al crescere o decrescere della luna. Secondo il Salmasio, la forma Salmeschiniakà sarebbe anche nell'astrologia di Efestione Tebano (scritta circa nel 380); perciò egli la considera come la vera, le dà una fantastica etimologia persiana basata su sāl "anno", e dal persiano suppone derivati tanto i predetti vocaboli quanto la denominazione araba poi passata nell'uso europeo. Dopo il Salmasio, in base al preconcetto del rapporto fra almanacco ed i libri a cui accenna Eusebio, si è poi voluto leggere in quest'ultimo almenachà od almeniakà, cioè al singolare almenachón (ἀλμεναχόν) o almeniakón (ἀλμενιακόν), che sono appunto le forme registrate dal Glossario del Ducange (1688) e dal Thesaurus di Roberto Stefano riveduto da C. Hase (1831). Ma, anche a prescindere dall'incertezza della forma della parola greca peculiare agli Egizî (della quale invano fu tentata un'etimologia copta dal Lenormant), osta al ravvicinamento il fatto che il contenuto degli almanacchi del sec. XIII e seguenti non è quello dei suddetti libri egizî, che evidentemente corrispondevano ai parapegmi (παραπήγματα) dei Greci, già in uso nel sec. IV a. C., indicanti le fasi della luna, le apparizioni e disparizioni delle stelle fisse più importanti e pronostici meteorologici perpetui (l'esempio più notevole è quello del libro sulle apparizioni delle stelle fisse composto da Tolomeo verso la metà del sec. II d. C.). Ma soprattutto osta l'impossibilità di trovare un collegamento storico fra la voce peregrina ricordata da Eusebio quale specialità egizia ed un vocabolo che appare soltanto nel sec. XII-XIII fra i soli Arabi di Spagna.

2. E. Forcellini nel suo Lexicon totius latinitatis (Padova 1771) immaginò che almanacco fosse composto dell'articolo arabo al- e del vocabolo manachus o manacus, di cui si ha un unico esempio in Vitruvio, De arch., IX, 8, ove è detto chiamarsi così il circolo "mensile" (circulus menstruus), cioè quello descritto sulla meridiana affinché l'ombra dello gnomone vi segni sempre il mese. Questa etimologia è ancora spesso ripetuta; ma fra la detta indicazione sulla meridiana e il contenuto dei libri ai quali fu dato in origine il nome di almanacco non si vede quale rapporto esista, come non si vede per quale via il vocabolo, noto da quel passo di Vitruvio soltanto, sarebbe potuto pervenire, dopo parecchi secoli d'oblio, agli Arabi di Spagna ed assumervi il nuovo significato; senza contare, infine, che quell'unico manacus è tutt'altro che sicuro, talché moderni filologi lo ritengono storpiatura dei copisti per il genuino menaeus, trascrizione del greco μηναῖος "mensile, indicante i mesi".

Storia. - L'almanacco è una pubblicazione per lo più periodica, legata alla misurazione del tempo e che, attraverso l'elencazione dei giorni dell'anno, dà ogni sorta di notizie. Oggi, salvo quelli - e sono i più - che dovrebbero meglio chiamarsi annuarî, annuali, ecc., l'almanacco è una pubblicazione curiosa o bizzarra o umoristica; ma vi fu un'epoca, nei primi tempi dell'invenzione della stampa, in cui l'almanacco rappresentò l'unica lettura - insieme con il libro delle preghiere - dei ceti medî. Esso conteneva tutto lo scibile reputato utile e sufficiente alla vita pratica. Gli almanacchi-enciclopedie, che qualche editore ha modernamente istituito, vogliono rispondere allo stesso criterio.

Fin verso la fine del sec. XV (p. es. ancora nel 1475 presso il Regiomontano) gli almanacchi erano tavole perpetue per i moti celesti, come appare da ciò che sopra si è detto a proposito dell'etimologia. Ma nella stessa seconda metà del sec. XV si cominciarono a pubblicare almanacchi o ephemerides anche per limitati periodi d'anni, per esempio 30 o 10; nel sec. XVI la diffusione dell'arte della stampa permise la pubblicazione di almanacchi annuali, di piccola mole, evitanti ai lettori ogni specie di calcoli e combinati col calendario ecclesiastico (feste, santi di ciascun giorno); nei sec. XVI-XVII si aggiunsero talvolta predizioni astrologiche e meteorologiche.

All'infuori dell'uso popolare o semipopolare, il vocabolo almanacco o effemeride venne anche applicato ai libri in uso presso gli astronomi ed i naviganti, i quali, per un unico anno, dànno il calendario e le tavole astronomiche indicanti la posizione degli astri giorno per giorno, oltre ai varî fenomeni celesti dell'anno: eclissi di sole e di luna, occultazioni di stelle fisse per opera di pianeti, transiti di pianeti sul sole o di satelliti sul proprio pianeta, ecc. In Italia si ebbero le Effemeridi bolognesi iniziate da Nicolò Simi nel 1554 e durate, non senza qualche interruzione, fino al 1844, e le Effemeridi dell'osservatorio astronomico di Brera a Milano, che durarono dal 1775 (Caesaris) al 1874 (G. Schiaparelli). Gli almanacchi più importanti che si pubblicano annualmente ad uso degli astronomi e dei naviganti sono: la Connaissance des Temps dell'osservatorio di Parigi (dal 1678), il Nautical Almanac dell'osservatorio di Greenwich (dal 1776), l'American Ephemeris and Nautical Almanac dell'osservatorio di Washington (dal 1855).

Anche per il largo pubblico, del resto, l'almanacco fu lo specchio, più o meno autorevole, della scienza astronomica e della pratica astrologica. I segni e i simboli dell'una e dell'altra furono riprodotti in maniera sempre meno grossolana ed approssimativa. Lo zodiaco vi trionfò e restò poi motivo frequente d'ornamentazione, nei manoscritti e nell'epoca della stampa. L'almanacco, oltre a fissare il tempo con i nomi dei santi e con le fasi dei pianeti e degli astri, prese nota di altre immagini e di altri avvenimenti, determinati, del resto, dal costante ritorno delle quattro stagioni con le occupazioni proprie di ciascuna.

Si ebbe poi una forma speciale di almanacco, quella da appendere al muro, originata dal fatto che si usò ornare la prima pagina del volume con il ritratto d'un sovrano o d'un personaggio illustre. Alla Biblioteca nazionale di Parigi vi è la più grande collezione del mondo, quella di Michele Hennin, che comincia dal 1614 e va fino alla Rivoluzione. Sul primo volume vi è, per esempio, il ritratto di Luigi XIII. La Rivoluzione comprese l'importanza che poteva avere tra il popolo l'almanacco e ne affidò la redazione ad un apposito comitato. Ne uscirono allora parecchi, tutti rivolti alla propaganda rivoluzionaria. Un vero libro di storia fu quello di Hullin de Boischevalier, Répertoire ou Almanach historique de la Révolution, 5 voll., 1798-1803. Di qui nacque il tipo dell'almanacco politico, che, in tono per lo più umoristico, trasse e trae motivo da qualsiasi avvenimento per far circolare malignità, insinuazioni e denunce. Almanacchi umoristici, per lo più letterarî, tornano in voga ai dì nostri; tornano anche, o si perpetuano, gli almanacchi del tipo più antico, il primo dell'età moderna, di cui si può considerare fondatore Mathieu de la Drôme, il quale a sua volta deriva dall'Almanach liégeois, inventato da Mathieu Laensberg, rivale del francese Michele de Notredame più conosciuto col nome di Nostradamus. Questi spiriti ingenui e bizzarri crearono un almanacco, derivato forse dai celebri Prognostici di L. e P. Gaurico (sec. XV), che era un calendario fiancheggiato da consigli pratici, da ricette empiriche, da aneddoti e, soprattutto, da predizioni stravaganti, ma sempre verosimili. Di questo tipo fu celebre in Italia l'almanacco di Rutilio Benincasa, che si iniziò col 1612, dal quale derivarono il Casamia e il Barbanera di Foligno.

L'almanacco non ha aspettato i tempi nostri per trasformarsi, con o senza il nome, in annuario. Già nel passato qualcuno di essi, di carattere storico, statistico, generale e impersonale, è un vero e proprio annuario. Basti ricordare i 69 volumi (1765-1833) dell'Almanach des Muses, edito da Delalam a Parigi. Moderni, perché dedicati a dare gl'indirizzi utili a sapersi, sono già l'Almanach de Paris del 1727, 1775-83, 1808; uno di Londra del 1677; in Italia, bisogna arrivare all'Almanacco Romano del 1855. Il più celebre degli almanacchi è quello di Gotha, fondato nel 1763. Da principio non conteneva che le genealogie dei sovrani d'Europa e dei signori di Germania; poi riprodusse quelle principesche, ducali e, in genere, dell'alta aristocrazia d'Europa; aggiunse, in seguito, gli ordini cavallereschi; infine divenne un annuario universale statistico e diplomatico formato con documenti ufficiali di ogni stato del mondo. L'attuale editore, Justus Perthes di Gotha, lo pubblica dal 1785. A quest'almanacco si è contrapposto, nel 1918, l'Almanach de Bruxelles, genealogico, storico, araldico delle case sovrane e ducali, composto da Giovanni Bonnefou ed edito a Parigi-Nizza, dalla Società Mausi & C., pour prendre la place de l'Almanach de Gotha qui est allemand.

Altri notevoli almanacchi stranieri sono: l'Almanach des Girouettes, ou nomenclature d'une grande quantité de Personnages marquants dont la versatilité d'opinions donne droit à l'Ordre de la Girouette; avec leurs écrits en parallèle (Parigi 1815); l'Almanach des Jeux de société (Parigi 1884); l'Almanach de la littérature du théâtre et des beaux-arts (Parigi 1886); l'Almanach royal (Parigi 1716); l'Almanach des spectacles continuant l'ancien Almanach des spectacles publié de 1752 à 1815 (Parigi 1876); l'Almanach littéraire ou étrennes d'Apollon (Atene 1779-1780); l'Almanach pour rire (Parigi, dal 1849); l'Almanach du clergé de France (Parigi 1837); l'Almanach des dames pour l'an 1825 (Parigi-Tubinga); l'Almanach-Album des célébrités contemporaines (Parigi 1874); l'Almanach féministe (Parigi 1900); l'Almanach Hachette (enciclopedia; Parigi, dal 1897); l'Almanach des cahiers dei famosi Cahiers de la Quinzaine (Parigi, dal 1902); l'Almanach nae den Nieuen stijl (Amsterdam, dal 1625); l'Almanaque de la Ilustración Española y Americana (Madrid, dal 1910). Innumerevoli sono gli almanacchi inglesi e americani (Keepsakes), che si distinguono per le belle illustrazioni e il lusso delle edizioni, ma che interessano l'Italia assai meno dei citati, anche a titolo di modello.

Anche l'Italia ha una notevole letteratura almanacchista, che, se pure assai più limitata della straniera, merita tuttavia di essere ricordata. Citeremo alcuni almanacchi italiani, in ordine cronologico, scelti tra tipi caratteristici che varranno a dare un'idea degli argomenti da essi trattati, escludendo quelli antichi che sono una mera curiosità: Almanacco dei teatri di Torino, per gli anni 1825-28, 1831, contenente la serie dei drammi rappresentati al Teatro Regio dal 1700 e al Teatro Carignano dal 1765 (Torino 1825-28, 1831); Almanacco di Corte (Modena 1793, 1817, 1821-23, 1825-47, 1851-58); Almanacco reale, o sia guida di Torino (Torino 1780); Almanacco istorico, politico, militare, scientifico di tutti gli avvenimenti dell'anno (Cesena 1794-95); Almanacco per i dipartimenti di Roma e del Trasimeno (Roma 1810); Almanacco per le provincie soggette all'imperiale-regio governo di Venezia (Venezia 1821-1831; 1838-1843); Almanacco dell'emulazione (proponimenti di lodevoli esempî: Roma 1822); Almanacco provinciale contenente le diocesi del Piemonte, a termini della Bolla pontificia 20 ottobre 1817 (Torino 1839); Almanacco dorico per l'anno bisestile 1824, con un catalogo delle pitture, sculture ed architetture della città di Ancona, steso da A.M. (Alessandro Maggiori?, Ancona); Almanacco storico universale (Roma 1826); Almanacco biografico per l'anno 1829, cioè breve compendio della vita dei più illustri letterati italiani; nati in ciascun giorno dell'anno (Pesaro 1828); Almanacco per l'anno trisestile 1844 (Torino [1843]); Almanacco della Ducal Corte di Parma (Parma 1845); Almanacco degli Italiani pel 1848 (Torino 1848); Almanacco del popolo costituzionale di Sicilia (Palermo 1849); Almanacco di Giano (Italia 1850); Almanacco Nazionale, pubblicato dalla Gazzetta del Popolo (Torino 1850-1876); Almanacco romano ossia raccolta dei primarî dignitarî e funzionarî della città di Roma, d'indirizzi e notizie di pubblici e privati stabilimenti, dei professori di scienze e lettere, d'esercenti arti, mestieri, industrie, commerci, ecc. (Roma 1855-1860, 1866); Almanacco musicale del Trovatore, (Torino 1855); Almanacco toscano (Firenze 1856 e 1859); Almanacco ecclesiastico dell'arcidiocesi fiorentina (Firenze 1865); Almanacco militare illustrato per il 1865 (Torino 1864); Almanacco agrario del prof. Gaetano Cantoni, poi di Ottavio Ottavi (Milano 1869-1883); Almanacco istorico d'Italia di Carlo Macchi (Milano 1869); Almanacco del Fanfulla (Firenze-Roma 1871); Almanacco annunzî (anno necrologico) della Gazzetta d'Italia (Firenze 1873); Almanacco di chimica agricola del prof. Antonio Pelmi (Milano 1873-1878); Almanacco repubblicano, pubblicato dal giornale La Plebe (Lodi 1872); Almanacco sacro pavese (Pavia dal 1876); Almanacco del movimento medico-chirurgico pel 1877, biograficostorico (Napoli 1877); Almanacco del Libero Muratore, pubblicazione delle Logge La Nazione e La Cisalpina di Milano (1871-1880); Almanacco pedagogico italiano diretto da Augusto Bernabò Silorata (Torino 1881); Almanach de l'agriculture valdôtaine (Aosta 1881); Almanacco massonico, compilato dalla Loggia Scienza e lavoro di Firenze (Firenze 1883); Almanach héraldique et drôlatique di M. Crollalanza (Parigi - Pisa, dal 1884); Almanacco della Gazzetta musicale di Milano (Milano 1885); Almanacco-guida della Valsesia (Varallo, dal 1886); Almanacco della Società anticolerica (Torino - Napoli 1886); Almanacco del coltivatore, strenna agraria per la provincia di Cuneo (Cuneo 1873-1887); Almanacco-manuale della provincia di Como (Como 1888); Almanacco pel 1888, Piccola biblioteca del Popolo italiano (Firenze 1887); Almanacco per i campagnoli, compilato dal giornale L'Amico del contadino (Firenze dal 1887); Almanacco italo-svizzero-americano, supplemento alla Voce del Popolo (S. Francisco di California 1890); Almanacco del giornale L'Italia Agric. (Piacenza 1892, 1894, 1895, 1898; col 1906 editore Porta); Almanacco scientifico delle invenz. e scoperte (Milano, dal 1893); Almanacco igienico sanitario e guida dei medici-chirurghi, degli specialisti di Torino del dott. Abba (Torino, dal 1894-95); Almanacco ciclistico di Gustavo Macchi (Firenze, dal 1896); Almanacco Italiano, Piccola enciclopedia popolare della vita pratica, ed annuario diplomatico, amministrativo e statistico (Firenze, dal 1896); Almanacco storico dell'Illustrazione italiana (Milano, dal 1896); Almanacco Comico (Torino 1897); Almanacco dell'insegnante italiano (Firenze, dal 1901; un almanacco analogo pubblica oggi la rivista I diritti della scuola, Roma); Almanacco agrario italiano (Piacenza, dal 1903); Almanacco del Coenobium (Lugano, dal 1909); Almanacco enciclopedico italo-americano (Firenze 1913); Almanacco della Voce (rivista e movimento, Firenze 1915); Almanacco socialista italiano (Milano 1917); Almanacco della Donna italiana (Firenze, dal 1920); Almanacco navale marittimo italiano (Milano 1921); Almanacco dei combattenti; vademecum ed annuario statistico, amministrativo, storico e letterario (Firenze 1923); Almanacco repubblicano (Roma 1922-23); Almanacco Enciclopedico del Popolo d'Italia (Milano 1923); Almanacco delle Marine mercantili (Trieste 1924); Almanacco di Roma, ornamenti e disegni di Giacomo Panetti (Spoleto 1924); Almanacco letterario (Milano-Roma, dal 1925).

Bibliofilia. - L'infinita varietà dei calendarî antichi da paese a paese, da città a città, spesso anche da santuario a santuario, obbligò presto i fedeli a compilare almanacchi o calendarî per lo più a base religiosa, con l'indicazione delle feste da celebrare dei giorni fasti e nefasti, delle fasi della luna, ecc. L'Egitto li incideva volentieri sulle mura dei templi; l'antichità classica li iscriveva su tavolette di marmo; il Medioevo cristiano segnava sulla pergamena la data delle feste religiose fisse o mobili.

La bibliofilia raccoglie con cura queste reliquie della vita quotidiana degli antichi, tanto più preziose in quanto avevano maggior probabilità di essere distrutte ogni volta che un nuovo almanacco veniva a sostituire quello dell'anno precedente. Cosi la maggior parte dei calendarî o almanacchi che risalgono ai principî della stampa non sono noti che in un solo esemplare: il calendario astronomico del 1448 scoperto da G. Zedler nella biblioteca di Wiesbaden; il calendario medico del 1456 scoperto nel 1803 da G. Fischer a Magonza e oggi alla Biblioteca nazionale di Parigi; i 300 altri almanacchi del sec. XV, tutti stampati in Germania, di cui la biblioteca di Monaco ha una collezione ricchissima.

Da questi almanacchi è impossibile separare i Pronostici, che formano una parte molto interessante della letteratura popolare del Rinascimento. Gli uni e gli altri sono riuniti nella magnifica bibliografia di almanacchi e pronostici stampati in Inghilterra dal 1493 al 1600, che dobbiamo a E. F. Bosanquet e di cui vorremmo avere l'equivalente per altri paesi come l'Italia e la Francia. Per l'Italia non esistono che lavori particolari; per la Francia la voluminosa compilazione di J. Grand-Carteret non comincia che dal 1600.

Gli almanacchi e pronostici in Francia nel sec. XVI sono interessanti per parecchi riguardi; a Chantilly esiste un calendario medico curiosissimo con date per le purghe e i salassi; si conoscono parecchi pronostici redatti dal Rabelais.

Verso il 1600 furono pubblicati a Conquet dal Bruscon calendarî xilografici per i marinai, con testo in lingua bretone.

Alla fine del sec. XVIII e al principio del XIX gli almanacchi illustrati pubblicati in Francia sono veri gioielli, che i possessori ricoprivano di marocchino, di mica, di seta ricamata. Una graziosa serie di questi volumetti è stata lasciata dal visconte de Savigny de Moncorps al Musée des Arts décoratifs a Parigi, e l'importante collezione raccolta dallo scrittore Henri Lavedan è stata recentemente dispersa all'asta pubblica con notevole esito.

Tra gli almanacchi particolarmente ricercati dai bibliofili va citato l'Almanach de Gotha (v. sopra), di cui una ventina di volumi hanno graziosissime incisioni di Chodowiecki, l'Almanach iconologique (1765-1781), il ustrato da Gravelot e Cochin, l'Almanach royal (1700 segg.), i cui volumi sono stati spesso splendidamente rilegati da Dubuisson e dai suoi emuli.

Bibl.: S. de Ricci, Catalogue raisonné des premières impressions de Mayence, Magonza 1911, pp. 3 e 11; P. Heitz e K. Haebler, Hundert Kalender-Inkunabeln, Strasburgo 1905; Einblattdrucke des XV Jahrhunderts, ein bibliographisches Verzeichnis, Halle 1914, pp. 33-87; Gesamtkatalog der Wiegendrucke, II, Lipsia 1926, pp. 15-99, nn. 1285-1552; E. F. Bosanquet, English printed almanacks and prognostications, a bibliographical history to the year 1600, Londra 1917; J. Grand-Carteret, Les almanachs français, 1600-1895, Parigi 1896; Savigny de Moncorps, Coup d'oeil sur les almanachs illustrés des XVIIIe siècle, Parigi 1891; id., Les almanachs illustrés du XVIIIe siècle, Parigi 1909; F. Meunié, Bibliographie de quelques almanachs illustrés des XVIIIe et XIXe siècles, Parigi 1906; H. Cohen, Guide de l'amateur de livres à gravures du XVIII siècle, 6ª ed., Parigi 1912, coll. 7-76.

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