Alighièri

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Famiglia fiorentina, che si diceva di origine romana e che appartenne alla piccola nobiltà cittadina per titoli ottenuti e cariche ricoperte. Ramo della potente famiglia degli Elisei, derivò il suo nome, a quanto afferma Dante (Par., XV, 138), da una Aldighiera di "Val di Pado" (appartenente forse agli Aldighieri di Ferrara), andata sposa a Cacciaguida (n. Firenze, secondo i dati astrologici che ne dà Dante in Par., XVI, 34-38, nel 1091 o, secondo una diversa lezione, nel 1106 - m. 1147 circa), che, fatto cavaliere da Corrado III, partecipò al suo seguito alla seconda Crociata durante la quale morì. Cacciaguida ebbe due figli, Preitenitto e Alighiero, padre quest'ultimo di Bellincione, che fu tra i rappresentanti del Comune di Firenze alla ratifica dell'alleanza di Firenze con Lucca e Genova contro Pisa (1251). La famiglia era già ridotta in modeste condizioni quando, da Alighiero di Bellincione (m. prima del 1283), di professione forse prestatore, e da Bella (probabilmente della famiglia degli Abati) nacque (1265) Dante (v.), il maggiore poeta italiano. Dei suoi figli, Iacopo (m. a Firenze forse nel 1348), bandito da Firenze insieme al padre nel 1315, poté tornarvi definitivamente alla fine del 1322 e l'11 ottobre 1325 ottenne piena riabilitazione; l'anno dopo prese i primi due ordini minori e la tonsura: lasciò un'epitome in versi della Commedia (1322) e chiose all'Inferno; scrisse un pedestre poemetto di materia scientifica e morale, il Dottrinale, composto di 60 capitoli in settenari a rime accoppiate. L'altro figlio, Pietro (m. Treviso 1364), bandito anch'egli insieme al padre da Firenze (dove tornò, ma per poco, dopo la morte del padre), non beneficiò, al contrario del fratello, del decreto dell'11 ott. 1325; studiò diritto a Bologna e, addottoratosi in questa città, si stabilì poi a Verona, dove fu giudice e vicario generale del podestà. Ebbe anche benefici ecclesiastici nella diocesi di Ravenna. Restano di lui poche rime e un commento alla Divina Commedia in latino, composto in una prima redazione nel 1341, in una seconda nel 1348. La sua famiglia continuò a lungo in Treviso; nel 1558, il canonico Francesco Alighieri, ultimo discendente di Dante, lasciò i suoi beni alla nipote Ginevra, che aveva sposato (1549) Marco Antonio Serego, con l'obbligo di aggiungersi il glorioso cognome. Di qui la famiglia Serego-Alighieri.

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