Loisy, Alfred

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Biblista e storico delle religioni francese (Ambrières, Marna, 1857 - Ceffonds 1940). Fu uno dei promotori del modernismo francese; entrò in conflitto con le autorità ecclesiastiche soprattutto dopo la pubblicazione di L'Évangile et l'Église (1902; trad. it. 1975), difesa del cattolicesimo che però sovvertiva i principi dell'apologetica tradizionale, basandosi su un'interpretazione storicistica dell'evolversi nel tempo dell'originale messaggio cristiano.

Vita

Sacerdote (1879), ebbe la sua prima formazione scientifica all'Institut Catholique e da J.-E. Renan al Collège de France; insegnante egli stesso nell'Institut Catholique (1890-94), dovette dimettersi perché sospettato di seguire un indirizzo troppo libero in materia di esegesi, e divenne cappellano presso le suore domenicane di Neuilly (1895-99). Le posizioni moderniste e radicali esposte nei suoi libri suscitarono allarme nell'ambiente ecclesiastico e furono oggetto di polemica e di condanna. Sospeso a divinis e poi colpito dalla scomunica maggiore (1908), tenne a lungo (1909-26) la cattedra di storia delle religioni al Collège de France (nel 1924-27 anche all'École pratique des hautes études). Fondò e diresse la Revue d'histoire et littérature religieuse (1896-1907, 1910-22).

Opere e pensiero

Esordì con studi biblici che lo segnalarono come uno dei maggiori filologi ed esegeti del tempo: Histoire du canon de l'Ancien Testament (1890), Histoire du canon du Nouveau Testament (1891), Histoire critique du texte et des versions de l'Ancien Testament (2 voll., 1892-93), Les mythes babyloniens et les premiers chapitres de la Genèse (1901); ma dovette la sua maggiore notorietà a L'Évangile et l'Église, dove, riprendendo motivi di J.H. Newman, delineava una nuova apologetica del cattolicesimo svolgendo il concetto di tradizione come capace di giustificare tutta l'evoluzione storica del cattolicesimo in quanto sviluppo, concretizzatosi in formulazioni dogmatiche, prassi liturgiche e organizzazione ecclesiastica, del primitivo messaggio escatologico di salvezza (l'annuncio dell'imminente regno di Dio è considerato da L. il nucleo essenziale dell'insegnamento di Cristo). L'opera era stata scritta in polemica con Das Wesen des Christentums di A. Harnack, che aveva invece denunciato la storia del cattolicesimo come depauperazione del primitivo messaggio cristiano. L'Évangile et l'Église suscitò molti entusiasmi, ma l'autorità ecclesiastica lo condannò, vedendo in esso motivi ritenuti relativistici. Da quel momento divenne più intensa l'attività polemica di L., che si affermò come uno dei modernisti più radicali: pubblicò Autour d'un petit livre (1903; trad. it. 1975), Simples réflexions sur le décret ... Lamentabili et sur l'encyclique Pascendi (1908; trad. it. 1908), e insieme studi storico-critici come la Religion d'Israël (1901; trad. it. 1910 e 1945), Études bibliques (1903), Le quatrième Évangile (1903; rifacimento 1921), Les Évangiles synoptiques (2 voll., 1907-09), che è forse la sua opera migliore. Dopo la scomunica continuò ad approfondire problemi di storia della religione e di critica neotestamentaria, sviluppando la sua critica sulle origini cristiane in senso più radicale (L'Évangile selon Marc, 1912; Les mystères païens et le mystère chrétien, 1919, 2a ed. 1930; Essai historique sur le sacrifice, 1920; Les Actes des Apôtres, 1920; Les livres du Nouveau Testament, 1922; L'Apocalypse de Jean, 1923; L'Évangile selon Luc, 1924; La naissance du christianisme, 1933, trad. it. 1942); affrontò anche il problema dei rapporti tra morale e religione, vagheggiando una "religione dell'avvenire" umanitaristica e progressista (La religion, 1917, 2a ed. 1924; La paix des nations et la religion de l'avenir, 1919; La morale humaine, 1923; Religion et humanité, 1926; Ya-t-il deux sources de la religion et de la morale?, 1933, contro Bergson). Vivacemente polemici, ma di grande interesse, i suoi Mémoires pour servir à l'histoire religieuse de notre temps (1931; trad. it., 2 voll., 1961-62; nel 1913 aveva già pubblicato delle note autobiografiche: Choses passées).

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