Dumas, Alexandre

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Dumas, Alexandre

Anna Maria Scaiola

Il piacere di leggere

Popolarissimo romanziere dell'Ottocento francese, Alexandre Dumas ha affermato di aver scritto le sue opere con l'unico scopo di "divertire e interessare" i lettori. È forse proprio il suo piacere di raccontare con un ritmo vivace le imprese di intrepidi eroi, che affrontano intrighi, duelli, battaglie, fughe, evasioni, cavalcate, a comunicare ancora oggi il gusto della lettura

Alessandro il Grande

Dotato di energia vitale, Dumas è stato letterato, drammaturgo e uomo di spettacolo, repubblicano impegnato in politica, giornalista, viaggiatore in tutta Europa, in particolare in Russia, nel Caucaso e in Italia: ha visitato due volte la Sicilia, dove ha seguito con entusiasmo nel 1860 la spedizione dei Mille. A Napoli ha fondato un giornale bilingue italo-francese, L'indipendente, per sostenere Garibaldi, che ha aiutato a scrivere le sue memorie.

Dumas nasce nel 1802 in Piccardia, nella Francia settentrionale. Figlio di un generale di Bonaparte che lo lascia presto orfano e povero, parte a vent'anni alla conquista di Parigi. Debutta nella carriera artistica con il teatro e nel 1829 trionfa con il dramma Enrico III e la sua corte: quella dei Valois alla fine del Cinquecento. Nel 1830, sicuro che "l'ora della Repubblica è arrivata", partecipa alla Rivoluzione di luglio. Nel 1845 inizia le sue dettagliate memorie che redige con costanza, pur pubblicando centinaia di volumi. Si dedica attivamente al giornalismo. Dal 1830 al 1860 registra le sue felici Impressioni di viaggio: viaggiare significa per lui "vivere in tutta la pienezza del termine".

La sua opera comprende circa quattrocentocinquanta testi tra poesie, novelle, fiabe, racconti di viaggio, saggi, drammi, memorie e soprattutto romanzi storici e di avventure, che gli hanno dato la fama.

Tutti per uno, uno per tutti

La formula che quattro amici ripetono all'unisono incrociando le spade ‒ "E adesso, signori, disse d'Artagnan, tutti per uno, uno per tutti. È il nostro motto, non è vero?" ‒ impegna a un patto di solidarietà tre moschettieri al servizio del re e un diciottenne ambizioso, che sarà promosso luogotenente dopo aver superato complotti, sventato agguati, combattuto con coraggio. I tre moschettieri hanno personalità diverse: Aramis è il bel seduttore, Porthos un uomo fortissimo, Athos un aristocratico malinconico; e il diciottenne d'Artagnan è un guascone povero ma intraprendente che arriva nel 1625 a Parigi, su un cavallo malandato e armato di spada. I quattro sono inseparabili per amicizia e senso dell'onore, e formano come una sola figura, un corpo che si muove compatto; l'unione fa la forza nella trilogia di romanzi pubblicati tra il 1844 e il 1850: I tre moschettieri, Vent'anni dopo, Il visconte di Bragelonne. I moschettieri sono giovani spavaldi e rumorosi, spadaccini abilissimi, militari esuberanti che salutano agitando con un gesto largo il cappello piumato. Danno prova del loro valore quando sono incaricati di una missione impossibile in Inghilterra: è in gioco la salvezza della regina che deve recuperare i diamanti, dono del marito Luigi XIII e da lei regalati al duca di Buckingham come pegno d'amore. I quattro eroi lottano contro le insidie del cinico ministro cardinal Richelieu, e della sua agente segreta, la bionda e perfida Milady, e tra congiure, macchinazioni misteriose, colpi di scena, portano a termine il loro compito.

Il giustiziere per vendetta

Il conte di Montecristo viene pubblicato a puntate tra 1845 e 1846. Il giovane capitano di vascello Edmond Dantès viene arrestato il giorno delle sue nozze a Marsiglia e incarcerato, da un giudice corrotto e senza processo, nella fortezza di If, isolotto presso la costa marsigliese, con la falsa accusa di tramare per il ritorno di Napoleone confinato all'Elba. Rinchiuso per 14 anni, il povero marinaio grazie a un anziano abate si trasforma in un uomo colto e saggio. Come un maestro fa con l'allievo, il vecchio italiano sapiente trasmette per anni le sue conoscenze al giovane, semplice ma pronto a imparare, e, come tra un padre e un figlio, tra i due si stabiliscono rispetto, simpatia, affetto.

Dopo essere riuscito a evadere per mare e aver trovato ‒ decifrando la mappa ereditata dall'abate ‒ un tesoro nascosto nell'isola di Montecristo, Edmond, ormai ricchissimo, assume un'altra identità e si trasforma appunto nel conte di Montecristo, nobile potente e ricercato dall'alta società di Parigi. Qui prepara una vendetta implacabile. Le strategie studiate per punire coloro che avevano imprigionato un innocente permettono una spietata analisi del contesto sociale durante la monarchia di Luigi Filippo d'Orléans e delle sue mondanità, con feste da ballo frequentate da funzionari, uomini d'affari, politici, parlamentari, banchieri, alti dignitari dell'esercito, che hanno conquistato in maniera spregiudicata cospicue fortune. Ma alla fine di cinquecento pagine di sofferenza, il giustiziere, che ha ottenuto una vendetta che non l'ha placato, si pente oppresso dai rimorsi; perdona e, anche per un tenero amore, si riconcilia con la vita: "Potrò ancora essere felice".

Storia e finzione

In Francia, all'inizio dell'Ottocento, la traduzione dei romanzi dello scozzese Walter Scott offre ai giovani romantici, a Victor Hugo, a Stendhal e a Dumas, il modello di una forma di romanzo radicata nella cultura e nella storia nazionali. A Dumas, tuttavia, è stato rimproverato di manipolare con troppa disinvoltura la storia e di usarla come sfondo, scenario, punto di appoggio per avviare il racconto: "Cos'è la Storia? un chiodo al quale attacco i miei romanzi".

Scott relega in secondo piano i personaggi storici realmente esistiti; Dumas al contrario ne fa gli attori principali, attribuendo loro caratteri, passioni, azioni, parole, di fantasia e spesso poco verosimili, ma che servono a costruire personaggi vivi e avvincenti, come la raffinata umanista rinascimentale Margherita di Valois nel romanzo La regina Margot (1847), o Maria Antonietta nel romanzo La collana della Regina (1850). Nella finzione questa discussa regina appare caritatevole verso le condizioni miserabili del suo popolo ‒ una folla urbana tumultuosa e pronta alla rivoluzione ‒, e intenta a districare le trame dei tanti nemici per dimostrare la propria innocenza alla corte e al re Luigi XVI: sulla coppia regale già incombe la minaccia della ghigliottina. Gli artefici della politica del passato sono resi attuali perché il narratore riscontra analogie e stabilisce paragoni tra il suo presente ed epoche più o meno lontane.

La lanterna magica

I contemporanei definivano Dumas "il professore di storia delle masse"; lo scrittore si proponeva infatti di insegnare al popolo, quindi "di istruire non solo una classe dei nostri lettori che sa, ma anche di istruire un'altra che non sa". Gustave Flaubert ha affermato che "Dumas divertiva come una lanterna magica", quell'apparecchio ottico che permette di proiettare su uno schermo immagini colorate e luminose. Se la storia racconta eventi accaduti e il romanzo vicende inventate, il romanziere è legittimato a conciliare verità dei fatti e finzione? Dumas ha adattato la storia alle esigenze della narrazione, l'ha divulgata, semplificata e resa più comprensibile attraverso il dispositivo del romanzo che magicamente riesce a interessare, appassionare, divertire, nonché a istruire, stimolando, come ha detto il coetaneo e amico Hugo, "la sete di leggere".

Morto nel 1870, dal 2002 Dumas riposa nel Pantheon di Parigi, monumento che accoglie i più illustri scrittori del suo tempo.

Anche suo figlio Alexandre fu uno scrittore, e raggiunse il successo con il romanzo La signora delle camelie (1848).

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