Hamilton, Alexander

Dizionario di Storia (2010)

Hamilton, Alexander


Politico statunitense (Nevis, Antille, 1757-New York 1804). Fu uno dei maggiori artefici della nascita della Repubblica americana. Dopo un’infanzia difficile, nel 1773 raggiunse New York ed entrò al King’s college. Aderì subito alla causa dell’indipendenza e la sostenne con alcuni scritti del 1774-75 nei quali già auspicava uno sviluppo autarchico e industriale delle colonie americane da favorire con un mercantilismo intelligente e accorto, e sottolineava la necessità di porre la massima attenzione alle relazioni politiche internazionali. Entrato nell’esercito rivoluzionario, fu aiutante di campo di G. Washington e si batté valorosamente a Yorktown (1781). Dalla sua esperienza militare si convinse della debolezza istituzionale e finanziaria del Congresso e della necessità di rafforzare i poteri degli organi di governo centrali della Confederazione. Nel 1781, tornato alla vita civile in seguito a dissapori con Washington, pubblicò la sua prima opera costituzionale nella quale dava forma sistematica al suo progetto istituzionale, rivendicando, tra gli altri poteri da attribuire al Congresso, quello di regolamentare il commercio interno ed estero della Confederazione e quello di avere un potere esecutivo nettamente al di sopra di quello dei singoli  Stati confederati. Iniziò l’attività politica partecipando al Congresso continentale come deputato di New York (1782-83), che rappresentò con E. Benson anche alla Convenzione di Annapolis (1786). Ebbe poi un ruolo di primo piano nel promuovere la Convenzione federale di Filadelfia (1787), nel corso della quale propose l’adozione di un modello di Stato fortemente centralizzato. Tale modello era basato sulla distinzione dei tre poteri (il legislativo affidato a una Camera bassa eletta a suffragio universale e a un Senato a elezione indiretta; l’esecutivo affidato a un presidente con poteri di veto assoluti sul legislativo; il giudiziario imperniato su una Corte suprema con giudici a vita), sulla netta subordinazione delle leggi dei singoli Stati a quelle federali, sulla nomina dei governatori degli Stati da parte del governo federale. La proposta di H. non ebbe successo, ma nonostante ciò egli sottoscrisse ugualmente la Costituzione degli USA e ne fu uno dei più decisi sostenitori. Fu infatti il maggiore artefice dell’iniziativa di pubblicare in collaborazione con J. Madison e J. Jay i saggi del Federalist, nei quali furono formulati i principi fondamentali del federalismo moderno. Ebbe poi un ruolo importante nella nascita del nuovo governo federale e nel 1789 Washington lo nominò segretario al Tesoro. Entrò allora in contrasto con T. Jefferson, segretario di Stato e legato alle famiglie più influenti della vecchia aristocrazia di origine olandese. Tale contrasto portò alla nascita di due partiti, il federalista, guidato da H., e il repubblicano, guidato da Jefferson. La linea politica di H. fu coerente con le idee da lui maturate sin dalla prima giovinezza: rafforzamento dell’unione federale e del suo potere, potenziamento dell’industria e del commercio, atteggiamento antifrancese in politica estera. Promosse l’unificazione e il consolidamento dell’enorme debito pubblico contratto dal Congresso e dagli Stati durante la lotta rivoluzionaria. Istituì la Banca federale. Attuò un rigido protezionismo filo-industriale, al quale diede sistemazione teorica nel Report on industry and commerce (1791). La sua avversione per il radicalismo francese orientò progressivamente l’amministrazione Washington dalle iniziali posizioni filofrancesi verso la neutralità assunta allo scoppio della guerra tra Francia e Inghilterra nel 1793. Nel 1795 H. si dimise dal governo in seguito ai contrasti con Jefferson, ma continuò a esercitare notevole influenza nella vita politica, svolgendo un ruolo di primo piano contro la Francia nella gravissima crisi del 1798, con J. Adams presidente. La durezza dello scontro finì per provocare una grave spaccatura all’interno del partito federalista e la crisi finale della carriera politica di H., tuttavia la saldezza dell’unione fu sempre preservata per i suoi meriti, anche se la forma di Stato che prevalse fu quella di Jefferson. Nel 1800, quando alle elezioni presidenziali si profilò l’alternativa tra questi e A. Burr, H. invitò i federalisti a votare per Jefferson. Quattro anni dopo fu ucciso in duello dallo stesso Burr.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Congresso continentale

Convenzione federale

Potere esecutivo

Debito pubblico

Mercantilismo