ZILIANI, Alessandro

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZILIANI, Alessandro

Dino Rizzo

ZILIANI, Alessandro. – Nacque a Busseto il 3 giugno 1906, ultimo di tre figli – dopo Sincero e Antonio – nati da Giuseppe (25 aprile 1874-8 maggio 1935), falegname, e da Irene Bottazzi (2 ottobre 1874-9 febbraio 1968).

Sin da bambino fu attratto dalle arie d’opera che sentiva cantare dagli adulti nelle osterie, brani ch’egli imitava spontaneamente. Alla ricerca di un insegnante, nel 1925 si trasferì a Milano, dove si mantenne lavorando come aiuto barista. Conobbe il tenore Alfredo Cecchi, che gli diede lezioni per tre anni, di cui il primo gratuitamente.

Debuttò nell’agosto del 1929 con quattro recite della Tosca di Giacomo Puccini al teatro di Riolo Bagni (oggi Riolo Terme), per il mero rimborso spese. Nel settembre firmò il primo contratto con il teatro Dal Verme di Milano per Madama Butterfly di Puccini. Il successo ottenuto gli procurò nove repliche e una scrittura al Reale di Malta, dove, dal 1° novembre 1929 al 31 gennaio 1930, eseguì (con Carmen Melis e Mariano Stabile, direttore Angelo Ferrari) Tosca, Madama Butterfly e La traviata di Giuseppe Verdi: «nella voce, negli atti, nel portamento, è un insieme eccellente. Questo giovane possiede una bellissima voce, uguale, bene impostata. La sua dizione è perfetta; eseguisce i passaggi drammatici con un realismo appassionato e la sua esecuzione [...] raggiunse ogni sfumatura d’emozione» (Corriere di Milano, 9 aprile 1930). Il Reale prolungò il contratto al 23 febbraio affinché cantasse anche nella Dannazione di Faust di Hector Berlioz. La notorietà acquisita con le undici recite della Traviata in maggio nei teatri di Modena, Verona, Vicenza, Bologna e Ferrara permise a Ziliani di prendere parte alla registrazione per His master’s voice (ottobre 1930 - gennaio 1931) con Anna Rosza, Luigi Borgonovo e i complessi della Scala diretti da Carlo Sabajno. Al politeama Duca di Genova della Spezia riprese Madama Butterfly (tra fine maggio e il 1° giugno 1930) e Tosca al Dal Verme di Milano (dal 23 settembre al 10 ottobre 1930).

All’inizio di febbraio del 1931, spinto da Ferrari, compì un’audizione con Gino Marinuzzi al teatro Reale dell’Opera di Roma. Dopo l’esecuzione di soli due brani venne scritturato e il 7 febbraio esordì, senza prove, nella Dannazione di Faust, cui seguirono in marzo sette recite della Vedova scaltra di Ermanno Wolf-Ferrari. Nel teatro romano Ziliani fu poi costantemente presente: Madama Butterfly (da dicembre 1932 a marzo 1933), La Gioconda di Amilcare Ponchielli (febbraio e aprile 1933), Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti (marzo-aprile 1934), Manon Lescaut di Puccini (aprile 1934), Madame Sans-Gêne di Umberto Giordano (dicembre 1936 e gennaio 1937), Ginevra degli Almieri di Mario Peragallo (13 febbraio 1937), Rigoletto di Verdi (marzo-aprile 1937), Madama Butterfly (gennaio-febbraio 1939), Giulietta e Romeo di Riccardo Zandonai (marzo-aprile 1941), La baronessa di Carini di Giuseppe Mulè (dicembre 1941 e gennaio 1942), Madama Butterfly (gennaio, marzo e aprile 1942), Palla de’ Mozzi di Marinuzzi (dicembre 1942), Madame Sans-Gêne (gennaio 1943), Beatrice Cen­ci di Guido Pannain (febbraio 1943), La Wally di Alfredo Catalani (dicembre 1946), Boris Godunov di Modest Musorgskij (febbraio 1947) e Madama Butterfly (febbraio 1947).

Nell’estate del 1931 Ziliani partecipò a una tournée di concerti promozionali della Italiaansche Opera in Olanda, con pianoforte: le esecuzioni gli procurarono ingaggi nella stagione concertistica successiva (agosto 1932) e nella stagione lirica autunnale (ottobre-dicembre 1932), per La bohème di Puccini e Tosca (con Sara Scuderi), La traviata (con Gina Cigna), Rigoletto e Lucia di Lammermoor (con Nunù Sanchioni). Il 1932 fu un anno intenso. Nel gennaio, direttore Antonino Votto, trionfò al Regio di Parma con quattro recite della Bohème e in febbraio con tre dell’Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea. A Parma tornò nel gennaio del 1935 con La bohème (con Mafalda Favero), ripresa a fine gennaio al Comunale di Piacenza, e nel dicembre del 1936 per Lucia di Lammermoor (con Toti Dal Monte).

Il 28 febbraio 1932 debuttò alla Scala di Milano in Primavera fiorentina di Arrigo Pedrollo. Ci ritornò il 3 febbraio 1934 per La Gioconda (con Sara Cigna, Ebe Stignani e Carlo Galeffi), il 1° marzo 1934 in Maria Egiziaca di Ottorino Respighi (con Maria Caniglia e le scenografie di Nicola Benois, direttore l’autore) e in aprile-maggio in Manon Lescaut. Nel marzo del 1942, in soli quindici giorni, cantò quattro recite di Francesca da Rimini di Zandonai e due di Madama Butterfly. Nel maggio del 1946 si cimentò nel Nabucco di Verdi. Con l’orchestra della Scala incise vari brani, per His master’s voice nel 1935 diretto da Franco Ghione e nel 1936 da Giuseppe Antonicelli, per Telefunken nel 1942 diretto da Alberto Erede.

Il 6 marzo 1932 fu protagonista involontario di un episodio esilarante. Mentre si trovava a Sanremo, dove la sera prima aveva cantato Adriana Lecouvreur, venne convocato con urgenza dal Carlo Felice di Genova per sostituire nella stessa opera Aureliano Pertile indisposto. Nella concitazione, con il trucco incompleto, il suggeritore lo spinse sul palcoscenico in una scena estranea al suo personaggio. Ritornato a Genova nel gennaio del 1933 per Tosca, ricordando Adriana, il recensore scrisse che «da anni parecchi [...] non si sentiva un Cavaradossi così generoso di voce ampia, estesa, facile, di un’emissione sicura e spontanea. Il timbro è squillante come una campana, ed è assai gradevole per morbidezza e nitidezza di colorito. Disinvolto nell’azione scenica che è sempre intelligente ed efficace, questo giovane tenore rassodò a miglior ragione le simpatie che fin dalla scorsa stagione s’era accattivate in una fuggevole sua prima comparsa» (Il nuovo cittadino, 31 gennaio 1933). Tornò a Genova per Resurrezione di Franco Alfano il 22 aprile 1942, direttore Gianandrea Gavazzeni. Dopo la «fuggevole comparsa» a Genova, tornato al teatro del Casinò di Sanremo, il 23 marzo 1932 fu primo interprete dell’opera Pinotta di Pietro Mascagni (con Mafalda Favero), direttore l’autore, ripresa al Comunale di Firenze il 7 maggio e a Pisa il 20 e il 22 maggio.

Il 19 aprile 1932 debuttò anche al Massimo di Palermo con La bohème: ci tornò il 26 gennaio 1937 in Butterfly (con Olga Brancucci), in Adriana Lecouvreur il 3 marzo 1941 (regìa di Enrico Frigerio) e nella Gioconda il 24 marzo 1942.

Dal luglio del 1933 fu al Teatro Colón di Buenos Aires con Claudia Muzio, Gilda Dalla Rizza, Ebe Stignani, Beniamino Gigli e Carlo Galeffi, impegnati in sei opere: Ziliani cantò Kovancina di Musorgskij (direttore Ferruccio Calusio), La traviata (Marinuzzi), Madama Butterfly e Palla de’ Mozzi. Seguirono La traviata al Municipal di San Paolo e Butterfly a Rio de Janeiro.

Dopo aver cantato Gioconda al Regio di Torino il 27 febbraio 1934, si ha notizia dell’unica presenza all’Arena di Verona, dove a fine luglio del 1934 cantò Lucia di Lammermoor (con Dal Monte e Armando Borgioli, direttore Marinuzzi). Seguirono poi Francia (Tosca al Casinò di Vichy, luglio del 1934), Inghilterra, Olanda, Cecoslovacchia e Ungheria. Nel giugno del 1935 entusiasmò Varsavia nella Bohème. Fu frequente ospite in Germania (Berlino e Monaco di Baviera), dove nel 1935 girò il film Liebeslied, che divenne Canto per te nella versione italiana (Cineomnia, III (1935), 13, p. 23). Diario di una stella (conosciuto anche come Alessandrowna), regìa di Domenico Valinotti e Mattia Pinoli, fu girato in Italia nel 1939: la prima proiezione in sala avvenne il 2 gennaio 1940, ma fu distribuito soltanto nel 1945 e in alcune città. Nel maggio del 1938 si esibì al Politeama di Lisbona in Lucia di Lammermoor (con Dal Monte) e in Tosca (con Rosetta Pampanini).

Negli USA debuttò con Cavalleria rusticana di Mascagni il 17 ottobre 1938 a San Francisco e il 12 novembre a Los Angeles. Riprese spesso quest’opera, in particolare per i festeggiamenti del cinquantenario, fra cui il 1° maggio 1940 al Massimo di Palermo, direttore lo stesso autore. Scritturato per il Metropolitan di New York, non poté esibirsi: lo scoppio della seconda guerra mondiale lo bloccò a Milano. Cantò quindi in Spagna (Madrid, Teatro de la Zarzuela, Cavalleria rusticana e Turandot di Puccini, dicembre 1940), Berlino (aprile 1941 al teatro Reale dell’Opera in Giulietta e Romeo con Magda Olivero) e Portogallo, oltre che in vari teatri italiani, come La Wally nel settembre-ottobre del 1942 al Municipale di Reggio nell’Emilia e al Verdi di Trieste. Terminato il conflitto, riprese gli allestimenti all’estero: Argentina, Cile, USA e svariati Paesi eu­ropei. Cantò di nuovo alla Scala e al San Carlo di Napoli.

Dopo la guerra Ziliani sposò Maria Mezzanzana (e non Mafalda Favero, come talvolta erroneamente si legge), e nel 1958 nacquero le due gemelle Maria e Antonietta. Iniziò a ridurre l’attività; oltre le già citate, si ricordano le tournées di concerti in Sudafrica, l’Armida di Gioachino Rossini con Maria Callas, direttore Tullio Serafin, il 26 aprile 1952 al Comunale di Firenze e la prima italiana di Perséphone di Igor′ Stravinskij a Palermo (6 febbraio 1956, direttore sempre Serafin).

Ritiratosi dalle scene nel 1958, Ziliani aprì l’agenzia artistica ALCI: agente tra i più qualificati all’estero, scoprì e promosse, tra gli altri, Luciano Pavarotti. Continuò a cantare ma solo in concerti benefici: nel corso della carriera partecipò a circa 150 concerti di beneficenza in ospedali, carceri e vari istituti. Venne invitato come commissario esterno negli esami di conservatorio e nelle giurie di concorsi di canto. Nel 1961, a Busseto, fondò il Concorso internazionale per voci verdiane; nel 1985, la Fondazione Maria Mezzanzana Ziliani vi affiancò l’Accademia verdiana di perfezionamento tenuta da Carlo Bergonzi, destinata alla selezione-formazione di cantanti iscritti al concorso, per la produzione di opere verdiane.

Il repertorio di Ziliani coprì 70 titoli. Venne spesso scelto per l’esecuzione di nuove opere. Oltre alle già citate La vedova scaltra, Primavera fiorentina, Pinotta e Ginevra degli Almieri, cantò anche La ronda di notte di Domenico Monleone al Carlo Felice di Genova (7 marzo 1933), Maria d’Alessandria di Giorgio Federico Ghedini (9 settembre 1937, teatro Donizetti di Bergamo), La farsa amorosa di Zandonai (Comunale di Bologna, 7 dicembre 1937, direttore l’autore), La fiamma di Respighi (2 luglio 1939, Teatro della Moda di Torino; il 4 gennaio 1940 inaugurò la stagione alla Fenice di Venezia; il 5 febbraio 1942 al San Carlo di Napoli); alla Pergola di Firenze (18 maggio 1940) fu Calaf nel secondo allestimento italiano della Turandot di Ferruccio Busoni (con Maria Carbone), direttore Fernando Previtali; al San Carlo di Napoli (11 febbraio 1942) cantò nella Beatrice Cenci; tenne a battesimo Noreia: i pastori d’Engadina di Giuseppe Piazzi al Donizetti di Bergamo nell’ottobre del 1951, e il 26 marzo 1954 partecipò alla prima dei Pescatori di Jacopo Napoli al San Carlo di Napoli.

Morì a Nervi il 18 febbraio 1977; il funerale fu celebrato a Busseto, dove venne sepolto.

La moglie si spense a Milano il 24 agosto 1984.

La Voce del padrone (sezione Celebrità, Disco rosso), Telefunken, Electrola e Columbia raccolsero le pagine che meglio compendiano l’arte di Ziliani nel repertorio pucciniano, nonché in Francesca da Rimini, Fedora, Lohengrin di Richard Wagner, La dama bianca di Adrien Boieldieu, oltre a romanze e brani dai suoi film. In disco si dispone di sole due opere intere: La traviata e l’Armida con Callas, Francesco Albanese, Mario Filippeschi, Gianni Raimondi e Antonio Salvarezza, registrata dal vivo il 26 aprile 1952 al Comunale di Firenze.

Fonti e Bibl.: Busseto, Archivio Alessandro Ziliani, presso Giuseppina Ziliani.

C. Alcari, Parma nella musica, IX, Parma 1931, p. 258; Cineomnia, III (1935), 13, p. 23; D. Soresina, Enciclopedia diocesana fidentina, Fidenza 1961, pp. 549-555; Enciclopedia della musica, VI, Milano 1972, p. 472; Dizionario enciclopedico universale della musica e dei musicisti, VIII, Le biografie, Torino 1988, p. 612; Dizionario enciclopedico dell’opera lirica, Firenze 1991, p. 1000; R. Lasagni, Dizionario biografico dei parmigiani, IV, Parma 1999, pp. 856-858.

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