Alcolismo

Dizionario di Medicina (2010)

alcolismo


Patologia determinata dall’assunzione acuta o cronica di grandi quantità di alcol. La sindrome di dipendenza si ha quando sono presenti tre o più dei seguenti segni:

• bisogno impellente di assumere alcol (craving);

• perdita di controllo, con incapacità di limitare il consumo di alcol;

• sindrome di astinenza;

• sviluppo di tolleranza;

• abbandono progressivo degli altri interessi e del piacere di consumare l’alcol;

• consumo continuo di alcol nonostante la presenza di problemi a esso legati. La dipendenza può essere primaria (80% dei casi) o secondaria ad affezioni psichiatriche.

Azione neurochimica dell’alcol

L’alcol, o etanolo, come le altre sostanze in grado di produrre dipendenza, incrementa l’attività dei neuroni dopamminergici del sistema mesolimbico e aumenta il rilascio di dopammina nel nucleo accumbens (➔ piacere). Il rilascio di dopammina sembra essere correlato con il rinforzo (➔) positivo indotto dall’alcol. L’iniezione di un antagonista dopamminergico direttamente nel nucleo accumbens riduce l’introito di alcol, così come l’infusione nell’area tegmentale ventrale di un farmaco in grado di ridurre l’attività dei neuroni dopamminergici ivi localizzati. In dosi basse o moderate l’alcol sembra avere due siti principali d’azione nel sistema nervoso: agisce come antagonista indiretto dei recettori NMDA, ossia dei recettori dell’acido glutammico, e come agonista indiretto di quelli GABAA (➔ neurotrasmettitori). I recettori NMDA sono protagonisti essenziali nei fenomeni di potenziamento a lungo termine, i quali giocano un ruolo cruciale nell’apprendimento (➔). Con la sua azione antagonista verso tali recettori l’alcol compromette il meccanismo di potenziamento a lungo termine. Ciò spiega, almeno in parte, gli effetti deleteri dell’etanolo sulla memoria e sulle altre funzioni cognitive. L’astinenza, dopo un lungo periodo di consumo di alcol, riduce l’attività dei neuroni mesolimbici e il loro rilascio di dopammina nel nucleo accumbens. Anche in questo caso ciò è dovuto all’azione dell’alcol sui recettori NMDA. Le evidenze empiriche suggeriscono questa sequenza di eventi: gli effetti acuti di una singola somministrazione di etanolo sono imputabili all’antagonismo di questa sostanza sui recettori NMDA; la soppressione a lungo termine di questi recettori provoca un incremento compensatorio della loro sensibilità; se l’introito di etanolo cessa improvvisamente, l’aumentata attività dei recettori NMDA per compensazione inibisce i neuroni dell’area tegmentale ventrale e il rilascio di dopammina nel nucleo accumbens. Il secondo sito d’azione dell’alcol è il recettore GABAA. L’alcol si lega a questo recettore e aumenta l’efficacia del GABA nel determinare l’apertura dei canali del cloro e la produzione di potenziali postsinaptici inibitori. L’azione esercitata a livello di questo recettore spiega gli effetti ansiolitici e sedativi dell’alcol.

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Effetti neurologici dell’abuso di alcol

La maggior parte dei disturbi neurologici correlati all’alcol è determinata dagli effetti tossici dell’etanolo e dei suoi metaboliti; altri sono dovuti ad alterazioni nutrizionali e metaboliche. Le sindromi cliniche sono rappresentate da un lato dall’intossicazione acuta, dall’altro lato da un gruppo di disordini neurologici conseguenti all’assunzione di alcol a lungo termine. L’etanolo entra rapidamente nella circolazione sanguigna e raggiunge un equilibrio nei diversi tessuti, compreso il sistema nervoso centrale. Dopo l’assunzione il picco ematico di etanolo si raggiunge in circa 1 ora. Segni evidenti di intossicazione compaiono per livelli ematici di etanolo sopra 6,5 mmol/l (0,3 g/l). Si evidenziano euforia, compromissione cognitiva e dell’autocontrollo, incoordinazione motoria. In alcuni casi l’euforia è sostituita da sonnolenza. Per concentrazioni superiori a 21,7 mmol/l compaiono segni di disfunzione cerebellare e vestibolare, seguiti da letargia e stupore. Livelli di etanolo superiori a 65÷87 mmol/l determinano ipotermia, ipotensione e coma. In soggetti non alcolisti, sopra 98 mmol/l compare la depressione respiratoria come causa di morte. La dose letale è inferiore se vi è assunzione contemporanea di farmaci come barbiturici e benzodiazepine. Rapido consumo di notevoli dosi di etanolo può talvolta provocare black-out o episodi di amnesia globale transitoria. Chi viene colpito è incapace di formare nuovi ricordi durante l’evento, mentre il richiamo immediato e la memoria a lungo termine rimangono normali. Alcuni studiosi propongono che la malnutrizione sia la causa principale dei disordini neurologici causati da assunzione cronica di alcol. Gli alcolisti ottengono spesso oltre il 50% delle loro calorie dall’etanolo e alcuni sviluppano gravi carenze nutrizionali, soprattutto di proteine, tiamina, folati e niacina. L’utilizzazione dell’etanolo come substrato di specifici enzimi può portare, inoltre, all’accumulo di metaboliti tossici (fosfatiletanolo, esteri etilici di acidi grassi, acetaldeide). Negli alcolisti l’insorgenza dell’encefalopatia di Wernicke è riconducibile a un deficit di tiamina (vitamina B1); tale patologia si manifesta con alterazione dello stato mentale, atassia e oftalmoplegia. Il ritardo della terapia, consistente in somministrazione di tiamina, può portare a demenza anamnestica cronica permanente (psicosi di Korsakoff, caratterizzata da confabulazione fantastica con deficit mnestici a breve termine). La mancanza di tiamina può portare anche a una degenerazione cerebellare (associata ad atassia agli arti inferiori, tremore a riposo e intenzionale e caratterizzata da degenerazione delle cellule del Purkinje) e a polineuropatia alcolica con degenerazione assonale e distruzione sia dell’assone sia della guaina mielinica. L’encefalopatia di Marchiafava-Bignami, invece, occorre prevalentemente negli alcolisti gravemente malnutriti ed è caratterizzata da necrosi del corpo calloso e della sostanza bianca adiacente agli emisferi cerebrali. Negli alcolisti cronici di età spesso avanzata che non rinunciano all’assunzione di alcol si riscontrano, inoltre, demenza alcolica e atrofia cerebrale.

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