Haller, Albrecht von

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Fisiologo e poeta svizzero (Berna 1708 - ivi 1777). Considerato il fondatore della fisiologia moderna, uomo di cultura enciclopedica, poeta, maestro e clinico insigne, fu non solo fisiologo e anatomico, ma anche fecondo scrittore di medicina (Elementa physiologiae corporis humani, 8 voll., 1757-66; Icones anatomicae, 1743-54). Studiando la fisiologia del moto e compiendo esperimenti sugli stimoli che sostanze chimiche esercitano sui tessuti, fondò la dottrina dell'irritabilità, identificandone la sede nel sistema muscolare. Attivo anche nel campo della botanica, la sua Historia stirpium indigenarum Helvetiae inchoata (1768) descrive 2500 specie autoctone della Svizzera, molte delle quali all'epoca scarsamente note. Associò all'attività scientifica un'intensa produzione letteraria: poesie di carattere filosofico-didascalico (Die Alpen, 1729), e nell'ultima fase della sua vita anche romanzi (Usong, 1771) di intento politico, oltre a moltissimi appunti, a un epistolario e al diarioTagebuch seiner Beobachtungen über Schriftsteller und über sich selbst, pubblicato postumo nel 1787, significativa testimonianza del dissidio fra l'orientamento razionalistico dello scienziato e la sua fede religiosa.

Vita e attività

Allievo a Leida di H. Boerhaave, diede un contributo rilevante e originale al rinnovamento dello iatromeccanicismo classico. Per vent'anni cercò la conferma sperimentale di una nuova "mappa" delle parti del corpo umano, distinte in sensibili e irritabili. L'irritabilità è la facoltà di reagire con contrazioni alla stimolazione esterna ed è rigorosamente esclusiva delle fasce muscolari; la sensibilità è per contro la facoltà di rispondere allo stimolo con manifestazioni più o meno evidenti di dolore, ed è proprietà specifica delle fibre nervose. Nel 1752 H. illustrò la propria scoperta (e il conseguente riconoscimento di forze endogene alla materia) all'Accademia delle scienze di Gottinga in due praelectiones che, pubblicate l'anno dopo, furono poi tradotte in numerose lingue europee provocando un ampio dibattito, che divise per un ventennio la comunità scientifica. Nel 1753 egli lasciò l'insegnamento delle materie mediche, tenuto per diciassette anni all'università di Gottinga, e tentò di reinserirsi nel sistema politico bernese, di cui in gioventù aveva contestato con durezza la corruzione e degenerazione oligarchica, ottenendo solo uffici amministrativi modesti, ai quali adempì però con impegno. Essi non lo distolsero comunque dal lavoro scientifico, orientato anzi a nuovi campi di ricerca. Indagò, per es., l'embriogenesi negli ovipari, riprendendo e superando i risultati conseguiti un secolo prima da M. Malpighi. H. prese dunque partito nello scontro ancora vivissimo fra epigenesi e preesistenza. Pubblicò nel 1758 Sur la formation du coeur dans le poulet che, vero manifesto del preformismo, ribaltava clamorosamente le sue precedenti simpatie per l'epigenesi. Dal 1754 lavorò quale sovrintendente alle saline di Roche (Vaud) e nel 1764 fu anche vicegovernatore della provincia. Nel 1757 iniziò la pubblicazione, conclusasi nel 1766, degli otto volumi di Elementa physiologiae corporis humani. H. vi realizzò al meglio il progetto di una grande opera che fosse sintesi storica di tutta la letteratura precedente, nonché esposizione sistematica della propria attività sperimentale. Ma H. fu anche un ottimo cultore dell'anatomia macroscopica e fra il 1743 e il 1754 pubblicò le già citate Icones anatomicae, nuovo modello di atlante anatomico, direttamente fondato sul materiale osservativo raccolto a Gottinga ed elaborato secondo le tecniche raffinate di J.-B. Winslow e F. Ruysch. Negli ultimi anni di vita la redazione di grandiose opere bibliografiche dedicate alle discipline mediche si affiancò al compimento ideale delle ricerche botaniche: l'Historia stirpium indigenarum Helvetiae inchoata. Essa raccoglie la descrizione di circa 2500 piante, contro i 10.000 pezzi ancora conservati nei sessanta volumi in-folio del suo erbario. Il materiale vi è disposto secondo criteri personali, più vicini agli autori classici della botanica cinquecentesca, che non all'innovazione di Linneo, con il quale anzi H. polemizzò duramente. Diresse dal 1747 al 1753 le Göttingische Anzeigen von geleherten Sachen, dove pubblicò sino all'anno della morte oltre 9000 recensioni.

Opere

Tra le sue altre opere scientifiche meritano di essere citate anche: Primae lineae physiologiae (Gottinga 1744); pubblicò inoltre lavori bibliografici di botanica (Bibliotheca botanica, Zurigo 1771-72), di anatomia (Bibliotheca anatomica, Zurigo 1774-77), di chirurgia (Bibliotheca chirurgica, Berna 1775), di medicina (Bibliotheca medicinae practicae, Berna 1776-79): complessivamente 9 volumi.

In campo letterario H. si fece notare come poeta, ottenendo il plauso di Bodmer, col volumetto Versuch schweizerischer Gedichte (1732). Il poemetto Vom Ursprung des Übels (1734), chiaramente influenzato dalla teodicea di Leibniz, conferma la sua tendenza alla poesia di meditazione. Sulla stessa traccia della poesia ideologica si colloca l'Unvollkommenes Gedicht über die Ewigkeit (1736). Ma l'opera poetica di gran lunga più importante è il già citato poema giovanile Die Alpen, scritto in solenni strofe di versi alessandrini, opera sostanzialmente descrittiva incentrata sul tema del contrasto fra vita artificiosa di città e vita schietta a contatto con la natura. Dell'età matura sono i romanzi, carichi di intenti politici, Usong, letterariamente il più felice, Alfred, König der Angelsachsen (1773), Fabius und Cato (1774); postumo apparve il diario Tagebuch seiner Beobachtungen über Schriftsteller und über sich selbst, ricordato sopra.

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