MARCHI, Alberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 69 (2007)

MARCHI, Alberto

Pietro Giovanni Sanna

Nacque a Cagliari il 1° febbr. 1739 da Giovanni Gavino e da Maria Rita Serra.

Nel 1753, compiuti gli studi inferiori, entrò nell'Ordine dei carmelitani a Cagliari e due anni dopo, emessi i voti religiosi, discusse pubblicamente la tesi in filosofia. Le successive esperienze nei conventi di Siena, dove studiò teologia, e di Rimini, dove insegnò filosofia, segnarono profondamente la sua formazione intellettuale, come egli stesso ricordò nella prelezione al corso di fisica sperimentale tenuto nel 1770 nell'Università di Cagliari.

Il ritorno in Sardegna, nel 1767, come insegnante di filosofia nel convento di Sassari rappresentò la svolta della sua vita. Il ministro piemontese G.B. Bogino, da tempo impegnato a cercare nella penisola maestri disposti a recarsi in Sardegna per insegnare nelle scuole da poco riformate, colse la duplice opportunità di mettere al servizio delle riforme scolastiche la cultura umanistica modellata sul "gusto italiano" e attenta ai progressi delle scienze del M., e di coinvolgere attraverso lui i carmelitani sardi nella riforma del sistema educativo del Regno. Quando, nel 1769, si pose il problema della sostituzione del professore di fisica sperimentale nell'Università di Cagliari, la candidatura del M. fu così considerata la soluzione più convincente.

L'approdo del M. alla cattedra universitaria, decretato nel luglio 1770, coronava un serrato processo che in pochi anni aveva portato i carmelitani sardi a schierarsi a totale sostegno delle riforme scolastiche e ad allineare a esse i programmi didattici dei loro collegi, con il rafforzamento del ruolo delle scienze e della fisica sperimentale. Già nel 1767 il capitolo provinciale aveva stabilito che nel collegio sassarese fosse istituito un corso annuale di fisica sperimentale e che fosse impartito secondo i programmi stabiliti dal governo per l'Università di Sassari. Nel maggio 1770, alla vigilia della nomina del M. alla cattedra, i nuovi statuti "pro studiis restaurandis" giunsero a imporre nei collegi dell'isola il superamento di due pubbliche dispute, in metafisica ed etica e in fisica sperimentale, come requisito indispensabile per l'ammissione ai corsi di teologia.

Non stupisce quindi che il M., nella prelezione del suo corso universitario, concentrasse ogni sforzo per rintuzzare le critiche dei nostalgici dei vecchi ordinamenti universitari, replicando alle accuse di empietà e perversione rivolte alle nuove scienze fisiche e contestando fermamente i sostenitori della dottrina aristotelica.

La sua prelezione è una convinta difesa dell'utilità della fisica, con un richiamo ai capisaldi del pensiero filosofico e scientifico del Sei-Settecento.

Dal 1771 al 1784 il M. tenne il corso di fisica sperimentale, affiancando a esso, ad anni alterni, come prescritto dalle nuove costituzioni dell'ateneo, l'insegnamento dell'etica.

Nel frattempo, dopo essersi laureato in teologia e dopo avere conseguito il grado di "magister" all'interno dell'Ordine (23 apr. 1772), il M. prese parte ai capitoli provinciali e dal 1777 al 1787 esercitò più volte il mandato di priore nel cenobio di Mogoro. Nel 1784 fu promosso alla cattedra di teologia scolastico-dommatica dell'Università di Cagliari, che tenne anche quando, negli ultimi tre anni della sua vita, ricoprì la carica di prefetto del Collegio di filosofia e arti.

Il M. morì nel convento carmelitano di Cagliari il 31 ag. 1794.

La Biblioteca universitaria di Cagliari conserva il manoscritto autografo della Theologia scholastico-dogmatica, in quattro volumi (per un totale di oltre 500 carte). L'opera raccoglie i trattati composti e utilizzati dal M. per i suoi corsi universitari. Ma la particolare fama di cui godette presso i contemporanei era legata soprattutto alle sue capacità oratorie, alla padronanza della lingua e allo stile moderno ed elegante delle sue orazioni sacre. In effetti, la forbita e sorvegliata oratoria del M. segnò un netto salto di qualità in una tradizione ancora caratterizzata dalla cultura barocca e spagnolesca. Ne è prova la raccolta delle sue Orazioni panegiriche, pubblicate a Cagliari nel 1784 a cura di G.F. Simon. L'iniziativa puntava a offrire a un "pubblico italiano" un'antologia "di panegirici fatti e predicati da un sardo in Sardegna", un'isola "giudicata ne' tempi addietro incolta e selvaggia". Altre due orazioni recitate dal M. in occasioni solenni - l'Orazione funebre nella morte dell'augustissima Maria Antonia Ferdinanda infanta di Spagna e regina di Sardegna e l'Orazione panegirica in lode di s. Tommaso d'Aquino - furono pubblicate a Cagliari nel 1785 e nel 1794, mentre il preannunciato secondo volume delle orazioni panegiriche non vide mai la luce, e il manoscritto dell'opera era disperso già nei primi decenni dell'Ottocento.

Tra gli scritti del M. rivestono un notevole interesse le Osservazioni critiche sulle "Notizie compendiose sacre e profane della città di Cagliari" di G. Cossu (l'autografo, di ventisei carte fittamente vergate, è conservato nella collezione di manoscritti della Biblioteca universitaria di Cagliari). Rimaste incompiute, le Osservazioni consistono di quattro lettere indirizzate a un anonimo amico, nelle quali il M. esprime severi giudizi sull'opera di Cossu, magistrato e censore generale dei Monti di soccorso del Regno, pubblicata a Cagliari nel 1780. Le Osservazioni sono una testimonianza dell'atteggiamento critico con cui gli eruditi sardi fautori della riforma universitaria (o che avevano comunque fatto tesoro della lezione muratoriana) guardavano all'approssimazione storico-filologica delle opere, come quella di Cossu, giudicate prive di metodo e di rigore scientifico.

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