MAZZALI, Alberto e Francesco

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 72 (2008)

MAZZALI, Alberto e Francesco

Pasqualino Avigliano

MAZZALI (Mazali), Alberto e Francesco. – Probabilmente fratelli, nacquero a Reggio nell’Emilia intorno al 1440; l’unica notizia certa è quella concernente la famiglia, di origine spagnola, trapiantata in Reggio verso il 1389 e ascritta al ceto nobile di questa città sin dal 1432. La loro paternità è incerta: se la maggior parte degli studiosi li cita come fratelli, Manzini indica però diverse paternità: Alberto è detto figlio di Matteo e Francesco figlio di Tommaso. Per entrambi, comunque, è soltanto la loro attività di tipografi a testimoniarne l’esistenza; più verosimilmente si tratta di due appartenenti alla stessa famiglia che, a breve distanza di tempo uno dall’altro, si dedicarono all’arte tipografica.

Alberto fu tra i primi a impiantare una officina tipografica a Reggio Emilia, in ciò secondo solo ai fratelli Lorenzo e Bartolomeo Bruschi (detti anche Bottoni) cittadini reggiani, i quali stamparono nel 1480 i Rudimenta grammatices di Nicolò Perotti (Indice generale degli incunaboli [=IGI], 7454). Nell’ottobre 1481 Alberto, in collaborazione con Prospero Odoardo, stampò il suo primo libro: le Elegiae di Tibullo (IGI, 9661), che contiene anche i Carmina di Catullo e le Elegie di Properzio; il nome di Prospero Odoardo come socio di Alberto scompare dopo questa collaborazione. A questo seguì nel 1482 un’edizione dell’opera di Virgilio con Bucolica, Georgica, Aeneis (Incunabula short title catalogue). Ben cinque anni separano le successive due edizioni stampate da Alberto: una breve composizione di Bartolomeo Paganelli, autore modenese, dal titolo De vita quieta (IGI, 7139), stampata nel settembre 1487, e i Rudimenta grammatices di Nicolò Perotti (IGI, 7476) che riportano nel colophon la data di ottobre dello stesso anno e il nome di Angelo Ruggeri come tipografo, insieme con quello di Alberto.

Angelo Ruggeri era cognato di Bazaliero de’ Bazalieri, tipografo attivo a Bologna negli stessi anni, con il quale aveva collaborato per la stampa di due edizioni nei mesi di aprile e giugno dello stesso anno. Bazalieri stesso avrebbe poi trasferito la sua attività da Bologna a Reggio Emilia. Queste notizie confermano non solo l’idea della circolazione dei tipografi e delle loro attività, ma anche quella di un interscambio – principalmente legato a fattori economici – all’interno di un’area geografica comprendente Bologna, Reggio Emilia e Scandiano. E giustificherebbero, almeno in parte, l’intervallo tra le due fasi di produzione di Alberto.

Il carattere da lui usato in tutte le sue edizioni è un romano tondo R 99, proveniente dalla stessa officina che aveva fuso i caratteri usati dai fratelli Bruschi, dato confermato anche dal fatto che i caratteri greci che appaiono nel distico finale del De vita quieta sono in tutto identici agli stessi usati dai Bruschi.

La data di morte di Alberto è da collocare presumibilmente verso il 1490.

Sette anni trascorsero dalla data dell’ultimo volume stampato da Alberto (ottobre 1487) alla prima notizia circa l’attività di Francesco, che nell’ottobre 1494 sottoscrisse parte di un’edizione di Appiano in lingua latina Historia Latina (IGI, 767).

È da sottolineare il fatto che il volume stampato da Francesco contiene solo la seconda parte dell’opera, mentre la prima fu stampata nel gennaio 1495 nella vicina Scandiano, con gli stessi caratteri e nello stesso formato ma riportando nella sottoscrizione il nome di Pellegrino Pasquali al posto di quello di Francesco (IGI, 765). Non è dato conoscere quali siano i motivi del trasferimento della stampa dell’Appiano in questo modo così singolare; rimane il fatto che Francesco non firmò alcuna stampa per oltre quattro anni.

Il suo nome ricompare, sempre a Reggio Emilia, nelle Antiquitates Romanae di Dionigi di Alicarnasso (IGI, 3485) nel novembre 1498. L’anno successivo è quello che registra la maggior parte della produzione quattrocentesca di Francesco. È del marzo 1499 l’edizione del breve trattato di G. Savonarola Expositio in Psalmum L «Miserere mei Deus» (IGI, 8728); a questo fecero seguito l’antologia Scriptores rei rusticae (IGI, 8857), a cura di Filippo Beroaldo il 20 novembre, e i Sonetti e canzoni di Matteo Maria Boiardo (IGI, 1856) il 19 dicembre. La stampa di questo volume rappresenta senza dubbio il punto di arrivo dell’attività di tipografo, e non solo, di Francesco: Boiardo era morto a Reggio Emilia il 19 dic. 1494 e non poté quindi vedere pubblicato il suo Canzoniere. È lecito supporre che, essendo questa l’editio princeps dell’opera di Boiardo, il contributo di Francesco non si sia limitato alla sola stampa, ma abbia comportato un ulteriore lavoro di edizione; e ciò principalmente per la distanza di tempo che separa la morte del poeta dalla definitiva stampa del volume; supposizione confortata dal fatto che l’opera di Boiardo è ben curata tipograficamente e contiene anche un sonetto di Bartolomeo Crotto in lode del poeta e delle sue rime.

A conferma dell’importanza dell’officina tipografica di Francesco a Reggio Emilia, è da segnalare che con lui per la prima volta appare nella tipografia reggiana la marca dello stampatore. La si trova nel già citato Dionigi di Alicarnasso del 1498, nel Canzoniere del Boiardo e nell’antologia degli Scriptores rei rusticae del 1499; la marca è assai elegantemente disegnata e incisa su fondo nero con motivo di steli di fiori bianchi e con la croce basata su una secante di un cerchio che divide le lettere «F.M.»; composizione questa di probabile origine veneziana. Sebbene il disegno della marca sia simile a quello usato da Giustiniano da Rubiera, tipografo attivo a Bologna negli stessi anni, l’adozione di una specifica marca tipografica da parte di Francesco rappresenta l’esigenza di rendere identificabili con certezza i prodotti della sua officina tipografica nel momento in cui cominciava a essere diffusa la produzione di contraffazioni o il riutilizzo di edizioni stampate. I caratteri usati da Francesco sono in parte la conferma della prosecuzione dell’attività della tipografia di Alberto: il tondo R 99 fa parte della stessa fonte di caratteri; mentre gli altri due caratteri usati da Francesco per le sue edizioni – R 80 e R 104 – sono piuttosto da porre in relazione con quelli provenienti da una fonte che risale all’officina bresciana di Giacomo Britannico.

Francesco continuò a stampare anche nei primi anni del Cinquecento, con una produzione improntata sempre a testi umanistici: sono del 1501 la stampa di un’edizione di Petrarca De secreto curarum conflictu e delle Opere di Catone ridotte da Bartolomeo Crotto. Nel 1503 stampò l’opera di Giulio Materno Libri matematici, che è una ristampa dell’edizione manuziana del 1499, e un Giovenale con il commento di Giovanni Britannico; l’anno seguente il De rebus non vulgaribus di Lancillotto Pasio. Con questa edizione terminò l’attività di stampa di Francesco a Reggio Emilia, continuata a Parma, dove pubblicò una sola edizione nel 1505: le Opere di Ovidio.

Dopo tale data non si ha più alcuna notizia né della sua attività, né della sua morte, da collocare presumibilmente intorno a quegli anni. Supposizione suffragata dal fatto che un altro Mazzali, Lodovico – del quale però non sono noti i legami con Francesco – risulta tipografo «ciuis regiensis» nella sottoscrizione a una stampa delle opere di Pico della Mirandola del 1506.

Fonti e Bibl.: G. Turri, Memorie sulla introduzione della stampa in Reggio e sua provincia nel secolo XV, Reggio Emilia 1869, pp. 3-11; E. Manzini, Degli stampatori reggiani dall’origine loro a tutto il secolo XVIII, in Atti e memorie delle Rr. Deputazioni di storia patria per le provincie dell’Emilia, n.s., II (1878), pp. 135-151; P. Kristeller, Die italienischen Buchdrucker und Verlegerzeichen bis 1525, Strassburg 1893, p. 54 n. 148; G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Florence 1905, pp. 323-325; K. Burger, The printers and publishers of the XV century with list of their works, Berlin 1926, pp. 495, 510; V. Ferrari, La stampa nella provincia di Reggio Emilia, in Tesori delle biblioteche d’Italia, I, Milano 1932, pp. 563-572; D. Fava, Manuale degli incunaboli, Milano 1953, pp. 106 s., 186 s.; F.J. Norton, Italian printers, London 1958, pp. 85 s.; G.I. Arneudo, Diz. esegetico tecnico e stor. per le arti grafiche…, II, Torino 1925, pp. 1446 s.; Catalogue of books printed in the XVth century now in the British Museum, VI, London 1930, pp. XXXVII, 832 s.; VII, ibid. 1935, pp. LXXXVI s., 1086-1089; Indice generale degli incunaboli delle biblioteche d’Italia, ad ind.; The British Library, ISTC - Incunabula short-title catalogue, iv00163500.