Blanc, Alberto

L'Unificazione (2011)

Blanc, Alberto


Diplomatico e uomo politico (Chambéry, Savoia, 1835 - Torino 1904). Entrato nel corpo diplomatico del Regno di Sardegna, fu apprezzato da Cavour per alcune sue pubblicazioni di impronta filomonarchica e antiaustriaca. Dopo la pace di Villafranca prese posizione contro l’annessione della Savoia alla Francia. Compiuta l’annessione, optò per il Regno di Sardegna, mantenendo un vivo risentimento antifrancese che condizionò a lungo la sua azione politica. Nel 1864 fu capo di gabinetto del generale La Marmora, quando questi assunse, con la presidenza del Consiglio, il ministero degli Esteri. Nel luglio 1866 prese parte ai negoziati per l’armistizio con l’Austria e l’anno successivo partecipò alla conferenza di Londra che nel 1867 regolò la questione del Lussemburgo. Sempre nel 1867 fu nominato consigliere di legazione a Vienna e due anni dopo promosso a ministro plenipotenziario. Nel 1870 fu addetto al quartiere generale di Raffaele Cadorna e assistette all’entrata delle truppe italiane a Roma. Eccettuato il triennio 1881-83, in cui fu segretario generale al ministero degli Esteri, dal 1870 al 1886 resse varie legazioni, fra cui quelle di Madrid, di Washington e di Monaco di Baviera. Nel 1886 venne nominato ambasciatore a Costantinopoli, dove rimase fino al 1891, quando chiese di essere messo a riposo. L’anno dopo venne nominato senatore. Dal dicembre 1893 al marzo 1896 fu ministro degli Esteri nel governo guidato da Crispi. Da ministro si adoperò per migliorare le relazioni con l’Inghilterra e con la Francia e, nel contempo, nel rispetto della Triplice alleanza, tentò di ottenere dagli Imperi centrali l’appoggio a una politica di espansione in Africa e nei paesi del Mediterraneo. Non riuscì tuttavia a raggiungere i risultati perseguiti. Consapevole dell’isolamento in cui si trovava l’Italia all’inizio del 1896, perorò presso Crispi la conclusione dell’avventura etiopica mediante un accordo onorevole con Menelik imperatore d’Etiopia. Ma, poco dopo, la sconfitta di Adua pose fine a questa speranza. Con la caduta del governo Crispi, si ritirò a vita privata.

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