BENCINI, Alberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 34 (1988)

BENCINI, Alberto

Renato Frezzotti

Nacque a La Spezia da Guido e da Medea Tardini il 15 ag. 1897. Trasferitasi la sua famiglia a Siena nel 1911, vi compì tutti gli studi sino alla laurea in medicina e chirurgia, conseguita con il massimo dei voti il 16 luglio 1920.

Al congedo dal servizio militare, alla fine del 1921, entrò nella clinica oculistica dell'università di Siena, allora diretta da A. Bietti, e nel 1922 divenne aiuto. In tale qualifica rimase anche dopo il gennaio 1924, quando alla direzione della clinica si avvicendarono V. Cavara e più tardi, per breve tempo, E. Morelli. Sotto la guida di maestri quali il Bietti e il Cavara, il B. pose i fondamenti della sua preparazione scientifica, clinica e chirurgica oftalmologica. Sono di quel periodo alcune ricerche sulle micosi oculari, nel filone degli studi ancora validissimi condotti su tale patologia dal suo maestro Cavara, e sulle cheratiti da herpesvirus. Gli interessi prevalenti del B. erano però già allora quelli clinici e chirurgici e tra questi, in particolare, il problema, allora privo di soluzione, del trattamento del distacco della retina. Nel 1929 svolse il tema di relazione al XXII congresso della Associazione oftalmologica italiana sulla patogenesi del distacco retinico idiopatico e sempre nel 1929, quando J. Gonin comunicò al mondo la inedita proposta di un trattamento chirurgico per il distacco di retina da lui ideato e messo a punto, si recò presso di lui a Losanna e vi trascorse sei mesi. Perfezionatosi in questa tecnica, poté operare i suoi primi quattro casi a Siena già nel 1929, e fu tra i primissimi o forse addirittura il primo in Italia a praticare tale chirurgia, della quale con il Cavara dette comunicazione in sede scientifica nel 1930 (Sul metodo operatorio di Gonin nella cura del distacco della retina (contributo clinico), in Bollettino d'oculistica, IX [1930], pp. 869-887).

Soggiorni all'estero ne aveva già effettuati diversi, presso J. Meller di Vienna, V. Morax di Parigi, A. Vogt di Zurigo, A. Siegrist a Berna, tra gli altri, in una ricerca, presso quegli insigni maestri, attenta e appassionata, di quanto di meglio e di più avanzato si potesse fare in campo oftalmologico clinico e terapeutico; una ricerca che manterrà accesa e immutata per tutta la sua vita.

Conseguita nel 1930 la abilitazione alla libera docenza, si sentì attratto dal magistero e dalla personalità di uno dei più grandi clinici e operatori oftalmologi italiani di allora, L. Bardelli, cattedratico a Firenze: quando questi lo chiamò, all'inizio del 1931, il B. trasferì il suo posto di aiuto nella clinica oculistica dell'università di Firenze. I due anni circa trascorsi accanto al Bardelli e al vivaio di giovani che gravitavano intorno a lui, divenuti poi diversi di essi eccellenti cultori della oftalmologia, furono assai intensi e formativi e consentirono al B. di completare la sua preparazione e probabilmente di confermare e rinsaldare la sua naturale inclinazione a privilegiare, nell'ambito disciplinare, gli aspetti della clinica e della chirurgia. Il Bardelli lo nominò redattore capo del Bollettino di oculistica, incarico che tenne con impegno e con entusiasmo.

Nell'anno accademico 1932-33 la facoltà medica senese gli conferì l'incarico dell'insegnamento di clinica oculistica e la direzione dell'istituto di clinica oculistica. Tale cattedra era stata istituita a Siena nel 1884 e vantava rilevanti tradizioni per essersi avvicendati nella sua direzione i migliori nomi della oftalmologia italiana del tempo.

Nel 1939, a seguito di concorso, il B. divenne professore ordinario.

Nei trentacinque anni durante i quali diresse la clinica oculistica di Siena, senza mai desiderare una sede diversa o più importante, seppe portare una carica di dignità e prestigio pari almeno alla passione e alla energia che vi profondeva. Superati gli anni difficili della guerra e dellImmediato periodo postbellico, si dedicò con impegno costante alla organizzazione dell'istituto adeguando la recettività per i pazienti alla forte richiesta che si andava sviluppando (giunse ad avere duecento letti), migliorando i locali e reperendo i finanziamenti per arricchire la clinica di tutte le più aggiornate attrezzature, diagnostiche e chirurgiche, fino a portarla al livello delle cliniche meglio attrezzate.

Anche in questa fase della sua piena maturità, il B. non trascurò soggiorni e contatti di aggiornamento all'estero.

Dotato di fortissimo senso clinico e di una carismatica, affascinante personalità di medico, fece dei suo istituto, grande e ben attrezzato, una palestra di clinica, praticata e insegnata. Osservatore e psicologo acuto, affrontava i problemi offertigli dal paziente con lucida razionalità e contemporaneamente con tratto finissimo di sostanziale umanità.

Nel suo insegnamento la parte emergente erano certo i contenuti, ma ancor più un metodo. Severo ed esigente con gli allievi, ne curava la qualità della preparazione ben più di quanto apprezzasse una loro numerosa presenza (anche quando nel 1954 istitui la Scuola di specializzazione in oftalmologia).

La sua attività scientifica fu coerente alle inclinazioni cliniche e chirurgiche in lui istintive e coltivate: si occupò con alcuni suoi allievi della nosografia della toxoplasmosi oculare, studiò su vastissima casistica il trattamento della corioretinopatia maculare miopica acuta (Traitement médical des vices de réfraction, in J. Sédan e altri, Thérapeutique médicale oculaire, Paris 1957, pp. 1228-1237). Il suo maggiore e più appassionato interesse fu rivolto comunque alla chirurgia del glaucoma infantile e di quello dell'adulto e, soprattutto, al trattamento del distacco retinico, che operò in gran numero di casi col metodo chirurgico di Gonin (Distacco retinico ed operazione di Gonin, in Bollettino di oculistica, XI [1932], pp. 104-1033) e con quello chimico di Lindner-Guist e diaterinocoagulativo di Weve (La diatermocoagulazione nella cura del distacco retinico, ibid., XIII [1934], pp. 725-741; L'elettrolisi bipolare nella cura del distacco retinico, ibid., XVII [1938], pp. 693-710).

Fu contemporaneamente preside della facoltà medica senese per ben ventidue anni, dal 1950 al suo pensionamento. Custode attento della autonomia universitaria, ma aperto alla partecipazione, felice nella individuazione dei docenti e nella valorizzazione dei giovani, ha partecipato a molti momenti dello sviluppo dell'ateneo senese, tra gli altri come commissario nell'organismo che preparò la realizzazione del nuovo policlinico.

Accanto alla attività clinica e accademica il B. si dedicò anche alla vita pubblica. Fu, dal 1945, socio della Società di esecutori di pie disposizioni, amministratrice di un grandissimo nosocomio psichiatrico, ricoprendovi più volte varie cariche. È stato inoltre per un decennio, dal 1959, membro della Deputazione amministratrice dei Monte dei Paschi di Siena. Tra i molti riconoscimenti, ottenne il Mangia d'oro della città di Siena, la medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte, la medaglia Cavara.

Professore ordinario fuori ruolo dal 1° nov. 1967, continuò a dirigere la Scuola di specializzazione oltre che a presiedere la facoltà. Collocato a riposo il 1° nov. 1972, mitigò il trauma dei distacco dalla sua università con la continuazione di una intensa attività professionale, dando così definitiva misura di cosa sia stata per lui la oftalmologia negli oltre cinquanta anni durante i quali vi si è dedicato.

Nominato professore emerito, la morte lo coglieva a Siena, inaspettatamente, il 31 ottobre 1974.

Bibl.: Necrol., in Bollettino di oculistica, LIV (1975), pp. 275-277; in Annuario acc. dell'università degli studi di Siena, a.a. 1972-73 e 1973-74, pp. 297-299.

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