ALBERGO

Enciclopedia Italiana (1929)

ALBERGO (dal gotico *haribergo e dal franco heriberga derivarono i nomi romanzi dell'albergo: ital. albergo; franc. auberge, oggi "locanda"; spagn. albergue, "id."; il franc. hôtel, dal lat. hospitale, ha una diffusione internazionale)


L'albergo è la casa nella quale l'albergatore esercita la professione di dare alloggio e spesso di fornire anche il vitto ai viaggiatori, contro una rimunerazione in denaro.

Storia. - Se è vero che nel mondo antico l'ospitalità privata o pubblica sopperì da principio ai bisogni dello straniero di passaggio, l'accrescersi delle relazioni e dei viaggi rese ben presto necessaria la costruzione di edifici di alloggio, particolarmente nei grandi centri commerciali. Un eguale necessità sorse per i santuarî dove le cerimonie religiose e civili davano occasione a grandi radunate di popolo. Certo la gente comune si accampava provvisoriamente in tende e baracche erette fuori del santuario, invece i personaggi ragguardevoli ricevevano ospitalità in edifici appositamente costruiti presso il santuario stesso. Uno di essi si è dovuto riconoscere nel Leonidaion di Olimpia (v.), edificio del sec. IV a. C. che misurava m. 74 × 80 e che era circondato da un colonnato ionico di 138 colonne. Al centro v'era un cortile aperto con peristilio dorico: su di esso o sul peristilio esterno si aprivano le stanze ehe erano di diversa grandezza e in diverso numero sui quattro lati. Dell'esistenza di tali alberghi intorno all'Altis di Olimpia v'è testimonianza in Pind., Olymp. X, 55 (cfr. anche scolî ai versi 55 e 57).

Un albergo più antico del Leonidaion è quello che Tucidide (III, 68, 3) ricorda essere stato costruito dai Lacedemoni dopo la distruzione di Platea vicino all'Heraion: esso misurava 200 piedi su ogni lato, cioè circa m. 60 e aveva due piani.

Un'iscrizione ci attesta l'esistenza di alberghi per gli atleti che affluivano alle gare istmie.

Ma un edificio stabile per alloggi si rese una necessità soprattutto nel santuario di Asclepio in Epidauro, in cui i devoti dovevano trattenersi a lungo per i riti e per le cure. È stato infatti riconosciuto in un grande edificio quadrato di m. 76,30 di lato che innalzavasi nell'angolo sud-est del santuario. Più ancora che nel Leonidaion la sua disposizione interna ne indica la destinazione, perché è diviso a croce in quattro quadrati minori, di cui ciascuno forma un corpo di alloggiamenti distribuiti intorno ad un cortile interno con peristilio. Gli alloggi erano costituiti da camere singole e non comunicanti che si aprivano sul peristilio. L'edificio aveva solo le fondamenta e la parte inferiore in pietra, l'elevato era costruito in mattoni crudi. Siccome esso era a due piani, e ciascun gruppo di alloggiamenti aveva 20 camere, l'intero edificio ne comprendeva 160.

Naturalmente non debbono attendersi in questi alberghi, date anche le scarse esigenze degli antichi, le disposizioni e gl'impianti che fanno degli alberghi moderni un'originale costruzione architettonica. Anzi si può affermare che l'architettura antica non sentì nell'albergo l'esistenza di un problema originale, come lo ha avuto nel tempio e nel teatro. Le è bastato di valersi di elementi già in uso per la casa privata o per il porticato pubblico del mercato, cioè la disposizione in camere separate su un peristilio e il collegamento di esse dentro un selciato rettangolare. Di fronte a questi alberghi di stato dei santuarî, a cui sembra che fosse riservato il nome di καταγώγια, ancor meno di originale dovevano offrire gli alberghi privati delle città e dei villaggi a cui si applicava a preferenza il nome di πανδοκεῖα. Erano delle comuni case, delle quali spesso nelle fonti antiche sono ricordate la povertà, la sudiceria, la bassa clientela e talvolta anche la non grande differenza dai postriboli.

Hospitium, deversorium, caupona, sono i termini latini per designare l'albergo. Ma neanche il mondo romano conobbe l'albergo grandioso e pulito. In un sordidum deversorium dovettero alloggiare, non avendo ricevuto dal senato romano l'ospitalità abituale, gli ambasciatori di Rodi venuti a Roma nel 176 a. C.; e alberghi di ogni sorta si trovavano lungo le strade romane più frequentate, come attestano i nomi rimasti negli Itinerarî. Infatti, quando in essi si leggono indicazioni come ad Mercurios, ad aquilam maiorem, ad gallum gallinaceum, ad dracones, ad olivam, e consimili, dobbiamo riconoscere in essi le insegne di alberghi come quello all'elefante trovato a Pompei, o le tres tabernae sulla via Appia, o quella cauponula sulla via Flaminia in cui soggiornò Antonio di ritorno da Narbona. Al tempo di Polibio, almeno nella Gallia Cisalpina dove la vita era a buon mercato, per un mezzo asse si poteva alloggiare e mangiare, e al principio dell'Impero, il conto di un oste per un cliente e il suo mulo, trascritto sopra un rilievo trovato ad Aesernia, non è troppo elevato, pur non essendo computato il dormire. Sappiamo però da Marziale e da altri che, specialmente per ciò che riguarda il vitto, si poteva parlare di una luxuria popinalis a cui si dava volentieri anche la migliore società romana, che trovava modo di spendere in alcune taberne con alloggio o senza, e nei piaceri del gioco e delle cortigiane, somme ingenti. Il tipo architettonico di un albergo romano non deve aver differito molto da quello che fu il più comune tipo dell'abitazione d'affitto romana ad appartamenti e stanze sovrapposte in più piani, e di cui il pianterreno era adibito alle sale da pranzo e di ritrovo e le camere superiori ad alloggio.

Nel disfacimento del mondo antico, la poca sicurezza delle campagne e persino dei suburbi sconsigliò l'industria privata di mantenervi dei luoghi per l'alloggio dei viandanti. Perciò l'organizzazione dell'ospitalità è avocata agli enti ecclesiastici. Fra gli ultimi ricordi di albergo privato vi è la notizia del deversorium del Trastevere in cui alloggiò Sidonio Apollinare (Epist. I, in Mon. Germ. hist., Auct. antiquiss., p. 8). In altra lettera lo stesso Apollinare disprezzava le tabernae popolari, "questi luoghi frequentati da bevitori, in cui bisogna turarsi il naso per evitare il fumo delle cucine; in cui vedi i rossi salsicciotti agganciati e sospesi in due filari che esalano un odore sgradevole; in cui la grassa nube delle caldaie s'eleva in mezzo al frastuono dei piatt" (VIII, 11, p. 140 ed. cit.). Gli osti-albergatori, i caupones, avevano pessima rinomanza, tantoché S. Gerolamo, nella sua polemica con Vigilanzio, avanza, come argomento di sprezzo, il fatto che il suo avversario è campo Calagurrittanus (Contra Vigil., in Patr. lat., XXIII, 340). In Oriente, al dire di S. Gregorio di Nissa, la licenza degli alberghi era proverbiale (Ep. II). A Gerusalemme il pellegrino poteva incontrarsi con persone poco raccomandabili e con donne di mala vita (Gerolamo, Ep. LVIII, 4). Perciò le regole ecclesiastiche interdicevano il soggiorno negli alberghi civili. Il 24° canone del Concilio di Laodicea, nel 363, specificava nettamente che "i chierici, dai preti fino ai diaconi e poi, nell'ordine ecclesiastico, sino ai suddiaconi, ai lettori, ai cantori, agli esorcisti ed agli ostiarî, e sino alle persone della classe degli asceti, non debbano andare in alcun albergo" (Hefele-Leclercq, Hist. des Conciles, I, 11, Parigi 1907, pp. 1012-1013). Anche per queste ragioni morali sorgono i luoghi di rifugio ecclesiastici. È S. Basilio di Cesarea che, primo fra gli altri forse, pensa a creare dei luoghi per i viandanti (καταγώγια).

Pian piano in tutto l'Oriente si formano ospizî e xenodochî per i pellegrini, alle dipendenze dell'autorità ecclesiastica. S. Giovanni Crisostomo consacra le rendite vescovili al mantenimento dei poveri e degli stranieri; Giacomo, vescovo di Nisibi, dispensa tutto il suo a queste istituzioni ospitali. S. Agostino ad Ippona suggerisce al prete Leporio di impiegare una parte dei suoi beni nella erezione di uno xenodochio. Nelle omelie dei vescovi del sec. IV e V torna di frequente il tema dell'obbligo e del merito dell'ospitalità.

Parallela all'azione benefica dei vescovi, si svolge quella dei monaci. Essi anzi sono gli specialisti dell'ospitalità. S. Agostino confessa che una delle ragioni che gli han suggerito di stabilire la sua domus episcopi sul tipo del monastero, è precisamente la forma di vita che vi si pratica, la quale permette di meglio esercitare l'ospitalità (Serm. CCCLV, 1, 2). Nelle Regole di Pacomio e di Basilio, minute sono le prescrizioni concernenti l'ospitalità. In una lettera a Pammacchio scritta nel 398, S. Gerolamo racconta al suo amico che è sul punto di dotare il suo monastero di un deversorium peregrinorum (Ep., LXVI, 14). Alla voce ospedale si danno maggiori particolari sul carattere, sul sito e sul funzionamento di queste istituzioni che non si limitavano a dare alloggio, ma provvedevano anche all'assistenza in caso d'infermità.

Questi alberghi monastici si moltiplicarono, e nell'alto Medioevo costituiscono i soli rifugi dei pellegrini. Nei cenobî medievali una parte cospicua è riservata all'ospitalità, e la tradizione è così legata al fine della vita monastica che anche oggi i grandi conventi (come Montecassino) mantengono cospicue foresterie.

Nel basso Medioevo abbiamo nuovamente notizia di alberghi mercenarî sorti per iniziativa privata. Queste rare hosteriae (la parola albergo, nell'odierno significato, non appare che assai tardi, cioè nel Seicento) od hospitia, non avevano un titolo proprio, ma si chiamamano semplicemente dal nome della rispettiva città. Contenevano una grande camera, la più spaziosa della casa, per lo più a terreno, accanto alla cucina, che serviva nei borghi e nelle ville come stanza da pranzo e comune stanza da letto ad un tempo. Siffatta promiscuità dette origine a salaci episodi che furono raccolti dai giocondi novellatori dei primi secoli della letteratura volgare.

Solo i principi, i cavalieri e gli alti prelati avevano camere da letto particolari il cui pavimento si cospargeva di ramoscelli e di fiori. L'albergatore non mancava di ornare la porta della sua casa con le armi degli ospiti più insigni e talvolta esse vi rimanevano anche partito l'ospite, per testimoniare la dignità dell'albergo. All'arrivo del forestiero i padroni si precipitavano a riceverlo, mentre i servi s'occupavano dei cavalli. Se era cavaliere, gli veniva subito offerta una coppa di vino come segno di maggior distinzione. Durante i pasti il forestiero prendeva il posto d'onore nella lunga tavola di famiglia.

A metà del sec. XIII si parla a Venezia (nella cronaca del Canal) di "nobili albergherie per ospitare baroni e gentiluomini" che sono senza dubbio altra cosa dagli "ospizî" pubblici (di S. Martino, ecc.) ivi pure menzionati. Tuttavia sino al sec. XV inoltrato, la maggiore e più cospicua parte dei pellegrini veniva accolta nelle case patrizie, o nelle foresterie dei conventi, fra cui di continuo citate dal sec. X in poi quelle della Giudecca, dei Ss. Filippo e Giacomo, ecc.

Fra i nomi dei più antichi alberghi privati di Venezia appare quello del Leon Bianco che ospitò nel 1483 il cavaliere boemo Boguslao di Lobkowitz insieme con altri di varia nazionalità. Sembra fosse albergo di prevalente carattere tedesco e del resto in questo primo periodo sono i tedeschi che coltivano con maggior successo l'industria alberghiera. Scriveva Enea Silvio Piccolomini, il futuro Pio II, a Federico III: Hospitia faciunt theutonici. Hoc hominum genus totam fere Italiam hospitalem faciunt.

Più teutonico ancora era a Venezia il Deutsches Haus che i non tedeschi solevano appellare: S. Giorgio, o SS. Trinità, e i germanici: Flöten, Floetten. Stava nel mezzo della città e per oltre tre secoli proprietarî, servitori, cuochi, ospiti, furono tutti tedeschi. Persino il cane di guardia (giacché nei vecchi alberghi il cane non mancava mai) era così intedescato, da scodinzolare festosamente all'arrivo dei pellegrini del nord, ed abbaiare ostilmente contro quelli di diversa origine.

Nel 1393 scese a questo albergo Enrico, conte di Derby (poi Enrico IV d'Inghilterra). Nel 1472 vi fu ospitato il duca Alberto di Sassonia. Verso la fine del Quattrocento troviamo per eccezione un francese: è Filippo de Commynes, ambasciatore di Carlo VIII.

Antichissimi alberghi veneziani erano pure quello dell'Aquila Nera e quello del Cavalletto. Essi figurano nei documenti fin dal sec. XV (un hospes ad cabaletum è menzionato già nel 1414).

Nella grassa Bologna, centro della più scapigliata vita studentesca, pervenne nel 1204 il vescovo Wolfger di Passavia che in vigilia ascensionis prese stanza nell'albergo di un certo Nicolò. Nota infatti il presule nei suoi conti ciò che dette all'albergatore per candele, per il bagno, per il fieno dei cavalli e persino per l'addobbo con fiori della sua stanza, secondo il costume di cui si è fatto cenno. Dal '400 in poi spesseggiano le notizie di altri alberghi bolognesi.

A Roma, troviamo che gli alberghi sorgono presso le grandi arterie, conducenti ai maggiori centri religiosi. Ve ne era ad esempio di molto antichi presso il Laterano ed ancora un portico medievale a colonne segna il sito della vetusta taberna della Sposata (poi detta: del Cocchio). Un'iscrizione tuttora esistente riferisce che al tempo di Bonifacio IX (1389-1404) la proprietà di quella locanda e osteria fu ceduta alla confraternita dei raccomandati del SS. Salvatore ad Sancta Sanctorum (v. Adinolfi, Roma nell'età di mezzo, Roma 1881, I, p. 269).

Un albergo di collocazione ignota è la coquina in cui fu ospite nel 1204 quel vescovo Wolfger von Ellenbrechtskirchen che noi già ricordammo di passaggio a Bologna. Anche qui egli annota nelle sue spese quella pro gramine, cioè per l'addobbo floreale.

L'autore della cronaca astense, che fu a Roma pel giubileo del 1300, confessa di avere speso per alloggio e stallaggio dei cavalli "un grosso tornese al giorno" e si lamenta degli alti prezzi delle osterie, cosa documentata anche da Matteo Villani.

Nel 1312, alla venuta di Enrico VII, si erogarono cospicue somme per le despens d'ostel degli addetti al seguito regale. Con lo spostamento della residenza pontificia dal Laterano al Vaticano, gli uomini di curia, i commercianti, gli albergatori si addensano nei rioni di Ponte e di Parione e nel Borgo. Chi domani vorrà fare una storia di quello che oggi è chiamato Quartiere del Rinascimento dovrà molto indugiarsi sugli alberghi tenuti anche da personaggi assai noti, quali la Vannozza Catanei, madre di Cesare e di Lucrezia Borgia, che gestì una locanda presso Tordinona ed altra nella piazza di Campo di Fiori, dove è ancora lo stemma borgiano del toro e della doppia corona. Un ricordo particolare merita l'Albergo dell'Orso, il quale deve la sua celebrità al fatto che lo si credette stanza di Dante Alighieri. Ma la tradizione è più recente di quanto s'immagini (è una gioconda idea di un erudito del sec. XIX), ed è smentita da due fatti palesi: in primo luogo, l'albergo non ha documenti che lo riguardino anteriori al sec. XVI; in secondo luogo la sua struttura è da capo a fondo tipicamente quattrocentesca; fra l'altro i capitelli delle colonne del suo portico terreno ripetono il tipo del cortile di palazzo Anguillara rifatto nel'400 ai tempi del conte Everso. Anche la bella loggetta in alto ha un fregio tipicamente quattrocentesco. Il titolo proviene sicuramente dal fatto che nei pressi erano i manieri degli Orsini. Certo è che all'Orso discesero insigni personaggi, fra i quali è da rammentare Michele de Montaigne, il quale vi alloggiò fra il 30 novembre e il 2 dicembre 1589. Più tardi decadde molto e già nel sec. XVII si registra che vi alloggiano cocchieri e umile gente. Ben più alta antichità dell'Orso vantarono gli alberghi della Corona a Monte Giordano, della Campana e del Sole a Campo di Fiori, ricordati sin dal Trecento. Narra il cronista Galeazzo Gataro che messer Francesco da Carrara, signore di Padova, venne nel 1357 a Roma: "et arrivato nell'albergo della Luna, et in quello non si trovando essere alcuno camino, dove potesse far fuoco, perchè a quel tempo nella Città di Roma non n'era mai stato fatto alcuno, e perchè ogni huomo faceva i suoi fuochi in mezzo le case in terra... avendo menato con lui muratori e di ogni ragione artigiani, esso Signore fe' edificare nella detta stanza due nappe da camino in volta secondo nostro costume. E dappoi fatto questo, sempre si sono usati a Roma camini per fare fuochi". In occasione del viaggio di Federico III imperatore, nel 1469, noi vediamo registrato il nome dell'albergo del Montone. Ma non l'ignoto cortigiano che vi alloggiò poté rendere celebre il titolo di questo albergo, quanto i versi armoniosi di una satira ariostesca in cui messer Lodovico fa cenno della sua permanenza nella locanda in un periodo di tempo che può stabilirsi nel marzo o nell'aprile del 1513:

Indi col seno e con la falda piena

di speme, ma di pioggia molle e brutto,

la notte andai sin al Montone a cena.

L'acutezza di D. Gnoli seppe identificare l'albergo in quello che nel principio del Settecento fu detto del Sole e che si trova ancora sulla piazza del Pantheon (non va confuso con l'altro antichissimo del Sole esistente in Campo dei Fiori). Scrive lo Zaniboni: "Ci perdoni messer Lodovico se aggiungiamo che il suo albergo in piazza del Pantheon fu poi preferito nel penultimo decennio del sec. XVIII da Giuseppe Cagliostro".

Troppo ci dovremmo indugiare su questi alberghi del Medioevo e del Rinascimento in Roma ed altrove. Ci basti aggiungere, a titolo di curiosità, che dei più antichi ostelli milanesi abbiamo notizia nella curiosa operetta di fra Bonvesin da Riva (De magnalibus civitatis Mediolani). Ivi esiste un elenco degli hospites extraneis gentibus pro lucrum (sic) tribuentes hospicium. La data è il 1288, ma già nel 1216 il Liber Consuetudinum Mediolani registra speciali consuetudini degli osti e locandieri che dimostrano l'importanza assunta dalla loro corporazione. A Padova la celebre università sorse nel sontuoso edificio dell'antico Albergo del Bo' dove, al dire di Michele Savonarola, i forestieri erano trattati come magnifici signori. Noi abbiamo l'elenco di tutte le massericie utensilia et res esistenti nel 1339 in hospitio Bovis (pubblicato da V. Lazzarini e N. Tamassia). Intorno a questo stesso tempo la universitas (corporazione) degli albergatori di Siena compilava i suoi statuti (nel 1355) in cui erano sancite gravi pene contro chi inalberasse un'insegna uguale ad altra esistente, contro chi dava a mangiare carne nei giorni vietati dalla Chiesa e persino contro chi dava a mangiare gatto per lepre. Patroni degli albergatori furono S. Giuseppe (a Roma) e S. Giuliano l'Ospitaliero.

In Francia il primo albergo di cui si abbia notizia è quello dell'Aquila sorto a Parigi nella rue St. Antoine nel 1302.

Un nutrito capitolo sarebbe da dedicare agli alberghi del Seicento, del Settecento e del primo Ottocento. Ma non è questo il luogo, poiché a noi preme soprattutto non affastellare notizie, ma segnalare alcuni fatti tipici. Certo è che di una vera evoluzione dell'albergo, in quanto a disposizione interna e in quanto a servizî, non si può parlare che nell'età contemporanea. Fino a metà dell'Ottocento l'albergo era sempre qualcosa di intimo e di modesto. Case per lo più basse, a due o tre piani, con cucina e sala da pranzo a piano terra, o al primo piano. In un periodo più antico ogni albergo possedeva la stalla per le cavalcature dei gentiluomini e dei serventi. La graduatoria di questi ospizî mercenarî può farsi in base alla maggiore o minore ampiezza e al conseguente numero di camere. Decrescendo, si ha la locanda, o la semplice osteria con alloggio (tipi che oggi possono dar l'idea di quello che era prima un albergo), ovvero la camera d'affitto in casa privata.

Le ricordanze di Goethe, di Stendhal e di tanti altri ci offrono curiosi particolari sull'ambiente di questi vecchi alberghi che a Roma, dall'età barocca in poi, andavano sorgendo nei pressi di piazza del Popolo, luogo d'arrivo delle diligenze provenienti dal nord, e attorno a piazza di Spagna, il nuovo centro elegante di Roma cui presiedeva, come nume tutelare, il legato di Sua Maestà Cattolica.

Nella cronaca di un tedesco del '600, il Muffel, si notano molti nomi d'alberghi romani del tempo. Quello alle tre chiavi d'Avignone nella "strata del Popolo" dove si pagavano per alloggio e vitto 6 pistole al mese, quello alla Fortuna di Vienna in via Condotti, il Petit Paris (forse il primo albergo sorto in Roma con nome straniero), la Croce di Savoia ed altri. Aggiunge il Muffel: "Piazza di Spagna è la passeggiata consueta prima dei pasti; quando è l'ora di mangiare in ogni albergo vien dato il segnale mediante una campanella".

Poiché sembrava a molti che fosse cosa disdicevole e da evitarsi lo stare a lungo in un albergo (a parte la grave spesa), così chi si tratteneva molto nelle città passava nelle "camere locande". E di esse pure abbiamo infiniti ricordi sin dal sec. XV. Il Muffel c'informa che di camere locande pullulavano i pressi di piazza di Spagna. Va però notato che la parola locanda (nel senso di locanda nobile) è nel Settecento preferita in luogo di albergo. Nella locanda Damont in Via della Croce alloggiò il Herder nel 1788 nel primo soggiorno romano, e nella Stuart all'angolo di Piazza di Spagna e del Babuino alloggiò il Lessing nel 1775. L'albergo Cesàri (il preferito dagli storici, poiché vi alloggiò il von Raumer nel 1816 e 1839, il Mommsen nel 1844 e il Gregorovius dal 1852 in poi) si chiamò in origine locanda.

Celebre negli annali del tempo romantico è l'albergo delle isole Britanniche presso Piazza del Popolo, cui succedette, quasi di fronte, il non meno famoso albergo delle Russie che era già ultimato nel 1849. La fondazione di questi due alberghi si deve a un tedesco, Edoardo Freytag. Una curiosa litografia del tempo ci fa vedere l'interno dell'albergo di Russia con la grande esedra che dava accesso ai bagni e coi retrostanti giardini elevantisi fino alla sommità del Pincio.

A Venezia l'Albergo della regina d'Inghilterra (oggi Hôtel Victoria). vide la serena figura di Wolfango Goethe nel suo primo soggiorno veneziano. E più tardi vi scesero il Niebuhr (nel 1816), Luigi I di Baviera (nel 1818), Arturo Schopenhauer (nel 1818), l'Overbeck (nel 1830), il Gregorovius (nel 1852). All'Europa soggiornarono Franz Grillparzer (nel 1819), Federico Guglielmo di Prussia (1828), il Mendelssohn (1830), il visconte di Châteaubriand (1834), re Giovanni di Sassonia (1838), Franz Liszt (1838), Giovanni Brahms (1878), Riccardo Wagner (1852, 1876, 1882). Sulla riva degli Schiavoni, entro una cornice di sogno, Alfredo de Musset e George Sand tesserono l'idillio nelle aule dell'Albergo Reale (oggi Hôtel Royal Danieli). A Napoli, nel quartiere più aristocratico e più tranquillo di Chiaia, sorse quell'Albergo delle Crocelle al Chiatamone che fu meta abituale di tous les étrangers riches, come osservò nel 1779 Giacomo Casanova suo ospite. Erano i "forastieri di rango e distinzione" ed infatti noi vi sappiamo alloggiati il principe Michele Galitzin, Angelica Kaufmann, il Herder, e tanti altri più o meno illustri. Se ci fosse permesso di dir qualcosa della vita di codesti alberghi, noi avremmo abbondante materia di curiosi racconti e di aneddoti non di rado salaci. Bisogna confessare che la vita d'albergo di un tempo era la vita veramente libera, data anche la promiscuità dei frequentatori. Le relazioni dei viaggiatori abbondano sino alla sazietà di episodi scandalosi che hanno per sfondo l'albergo. Una guida tedesca del sec. XVII parla della consuetudine che avevano taluni albergatori di fornire, a richiesta, il "letto guernito" ossia fornito anche di ein säuberliches junges Weibchen. Ai pasti non mancavano le puellae ludentes et cantantes, che venivan sino dall'Asia Minore. Ciceroni, fabbricanti di parrucche, barbieri, maniscalchi, maestri di lingue e di ballo, indovini ed altra simile genia si rovesciavano negli alberghi per offrire i loro servigi al forestiero. Così avveniva in Italia così dappertutto. In verità l'albergo, dal Medioevo all'età nostra, è una sorta di passaggio obbligato per il quale passano, agitati da molteplici passioni non sempre lodevoli, i rappresentanti oscuri o illustri della più variopinta umanità.

Industria. - L'albergo è un prodotto dell'evoluzione della civiltà, non in quanto possa rappresentare qualche cosa di meglio dell'ospitalità qual'era largamente praticata un tempo, ma in quanto esso si è imposto e generalizzato per le sempre crescenti esigenze dei traffici. Non sarebbe certo possibile di pensare oggi alla vita moderna dei popoli senza un'organizzazione alberghiera che consenta di alloggiare la grande massa dei viaggiatori che giornalmente, o per necessità o per affari o per diletto, si allontana temporaneamente dalla propria città. L'albergo risponde, quindi, ad una necessità della vita moderna forse come nessun altro pubblico servizio. Esso nacque con l'aumentare del movimento delle persone da luogo a luogo, facilitato immensamente dai nuovi mezzi di trasporto, e trovò la sua più naturale ragione di esistenza lungo le grandi arterie, per interrompere con un posto di ristoro la distanza che separava un centro dall'altro. Si può dire che l'industria alberghiera abbia avuto ed abbia tuttora uno sviluppo parallelo a quello dell'industria dei trasporti. Si può anzi affermare che l'albergo non è che un servizio secondario dell'industria dei trasporti, perché da questa riceve l'elemento necessario alla propria vita: il viaggiatore da ospitare. Questo evidente rapporto di sviluppo esistente fra le due industrie è reso ancora più intimo e addirittura interdipendente se consideriamo l'albergo e il mezzo di trasporto quali elementi dell'industria turistica. Ma l'industria alberghiera, oltre ad essere collegata all'industria dei trasporti per ragioni di lavoro, ha con essa una notevole affinità come struttura economica. Né l'una né l'altra hanno infatti per oggetto delle loro attività la produzione o la lavorazione di merci, ma servizî che fanno parte integrante della vita moderna e sono del meccanismo di essa gl'ingranaggi essenziali.

Come il mestiere con l'introduzione di macchine, con il miglioramento degli impianti, con l'aumentare e il perfezionarsi delle maestranze, lentamente si trasformò per divenire industria, ossia un'organizzazione tecnica perfetta dove capitale e lavoro hanno un impiego largo e razionale, così l'azienda alberghiera, in seguito ai progressi raggiunti specialmente in questo secolo, lentamente s'impose nel campo delle attività economiche fino ad elevarsi alla dignità di vera e propria industria.

Grandi capitali affluirono verso imprese alberghiere nuove e vecchie, importanti società ebbero vita per la costruzione e la gestione di grandi alberghi dove ebbero applicazione i più moderni impianti suggeriti dalla tecnica delle costruzioni e dell'arredamento, i pionieri si trasformarono in grandi capitani creatori ed amministratori di organismi perfetti e complessi; si creò, infine, una vera e propria tecnica alberghiera. Oggi l'industria dell'albergo ha, come ogni altra industria, i suoi specialisti per tutto quanto può occorrerle, ha i suoi maestri, ha una sua letteratura, una sua legislazione, ha infine, si potrebbe dire, una sua politica.

Gli Stati Uniti hanno saputo meglio che ogni altro paese industrializzare l'albergo portandolo ad un grado di sviluppo e di perfezione tecnica e insieme economica quasi ignorato da noi. Così l'organizzazione alberghiera americana, con le sue colossali costruzioni dotate di ogni comodità, è giunta fino a mutare la tradizionale vita famigliare. L'uomo d'affari ha già trovato ingombrante e fastidioso, per tutte le preoccupazioni che l'accompagnano, la gestione della propria casa e preferisce trasferirsi con i proprî congiunti nell'albergo, dove la vita è più facile, dove tutto procede in modo inappuntabile, dove, volendo, può anche non essere sacrificata la dolce intimità della famiglia e dove, infine, la vita non è affatto più cara di quello che sarebbe se condotta nella comune forma privata.

L'industrializzazione dell'albergo in America è giunta fino a creare delle piccole città "sotto un solo tetto", vale a dire degli alberghi in grado di offrire alla loro clientela il modo di soddisfare ogni bisogno senza uscire dall'albergo. Vi sono installati, infatti, ogni sorta di negozî: il merciaio, il parrucchiere, il tabaccaio, l'ufficio postale e telegrafico, il fioraio e l'agenzia; vi è il cinematografo, il teatro e non manca perfino una piccola clinica chirurgica e una chiesetta. Inutile parlare delle comodità che offrono tali alberghi dal punto di vista dell'arredamento e dell'igiene. Naturalmente, accanto a questi grandi alberghi che possono ospitare sino a duemila clienti, vi sono case di minore importanza e di carattere più modesto, ma tutte generalmente sono dotate di impianti modernissimi e di arredamenti che, pur sacrificando l'estetica all'intimità dell'ambiente, permettono di offrire un'ospitalità veramente perfetta.

In Europa, non escluse le grandi città cosmopolite dove, come a Parigi, l'abitudine di vivere in albergo è molto estesa, si è ancora ben lungi dall'aver raggiunto un simile grado di sviluppo nell'organizzazione alberghiera. L'America precede, in questo campo, forse di qualche decennio, la vecchia Europa. Non così però in fatto di buon gusto. Anche mancanti di quella sontuosità o ricchezza d'impianti tutte americane, possono nondimeno sostenere vantaggiosamente il confronto per la finezza di tutto ciò che contribuisce ad appagare l'occhio, per la ricercatezza nel curare i particolari di ogni servizio, per quello, cioè, che più avvicina l'albergo all'agiato, o lussuoso, ambiente domestico delle grandi case signorili.

Tipi e categorie di alberghi. - Lo sviluppo dell'organizzazione alberghiera è conseguenza immediata, come si disse, del crescente traffico di viaggiatori; in corrispondenza poi delle esigenze e delle caratteristiche di questo traffico, si è venuta creando una specializzazione di alberghi con la quale l'industria si adeguò ai bisogni, ai gusti, alle possibilità economiche, alla durata del soggiorno, ecc. della clientela.

La prima distinzione che ci sembra opportuno di fare è quella che riguarda la natura degli esercizî a seconda del genere di traffico dal quale traggono il necessario alimento; alberghi di transito, di soggiorno, di stagione e di permanenza. Essa risponde anche a un criterio di classificazione storico, caratterizzando tre diversi stadî attraverso i quali l'albergo ha seguito i bisogni e le abitudini del pubblico. I primi alberghi furono infatti di puro e semplice transito, cioè per ospitare il viaggiatore di passaggio, obbligato a fermarsi in un dato luogo anche una sola notte.

L'albergo di transito ebbe poi un grande sviluppo specialmente nelle grandi città e sorse in prevalenza nelle adiacenze delle stazioni ferroviarie. Dapprima gli alberghi di questa categoria furono impiantasti traformando gli edifici già esistenti con lavori più o meno radicali e di conseguenza più o meno adeguati allo scopo che dovevano raggiungere. Gli alberghi di transito, che ora vengono costruiti espressamente, hanno il comune difetto di voler ricavare, anche a scapito delle comodità e dell'igiene, il maggior numero di camere affittabili. Essi possono contare su un movimento medio normale di viaggiatori che trascorrono sovente anche una sola notte nell'albergo; ma devono anche essere in grado di rispondere ai bisogni del pubblico in caso di grande affluenza. Di qui la necessità di disporre di un numero di stanze superiore a quello del fabbisogno normale. Per questa ragione, gli alberghi di transito sono costruiti sfruttando al massimo l'area e la cubatura dell'edificio, senza tenere eccessivo conto dell'opportunità di offrire un alloggio comodo, calcolando soprattutto sulle scarse esigenze che hanno generalmente i viaggiatori di transito. Naturalmente, le caratteristiche di questi alberghi sono più o meno evidenti a seconda della categoria più o meno elevata dell'albergo (altra distinzione che vedremo in seguito); in ogni modo, avviene raramente che anche i migliori fra questi alberghi si discostino dai criterî di grande economia di spazio nella costruzione, e da quelli di semplicità e uniformità nell'arredamento.

Taluni alberghi, specialmente nelle grandi città o anche in piccoli centri turistici, si scostano dal carattere del vero albergo di transito in quanto ospitano clienti con permanenze molto più lunghe. Per quanto non si possa fare una netta distinzione fra questi esercizî e i precedenti, li denomineremo lo stesso separatamente indicandoli come alberghi di soggiorno.

L'industria alberghiera fece notevoli progressi anche con lo sviluppo del turismo stagionale, cioè, con l'abitudine, determinatasi prima nelle classi più facoltose e in seguito anche nelle altre meno ricche, di concedersi, specialmente durante i mesi estivi, un soggiorno al mare o in montagna. Gli alberghi che sono sorti in conseguenza di tale movimento, si chiamano appunto di stagione e costituiscono l'organizzazione ricettiva la quale permette, anche a chi non possiede una villa, di lasciare la città durante parte dell'anno, secondo un'usanza che si diffonde sempre più, per un soggiorno climatico più confacente o per qualche cura idroterapica.

Questi alberghi nacquero dapprima allo scopo di offrire ospitalità durante i mesi estivi, ma un po' alla volta, specialmente col determinarsi dei gusti dei turisti stranieri, sorsero nuovi alberghi in altre località, specializzati per altre stagioni, come l'invernale in montagna e in riviera, la primaverile e l'autunnale sui laghi, ecc. o per stagioni doppie (estiva-invernale, per esempio).

Certo è che l'industria alberghiera ha veramente progredito e si è perfezionata soprattutto col moltiplicarsi degli alberghi di stagione, destinati generalmente ad una clientela più esigente, i quali richiedevano quasi sempre costruzioni nuove ad hoc, e pei quali la tecnica alberghiera seppe escogitare sempre nuove raffinatezze.

Gli alberghi di permanenza rappresentano l'industrializzazione addirittura delle cure casalinghe. Gli uomini d'affari, talvolta con la loro famiglia, come abbiamo già visto, alloggiano permanentemente negli alberghi, i quali vengono con ciò a sostituire la casa privata. Per ora in Italia non abbiamo ancora, come in America o in Inghilterra, veri alberghi di permanenza specializzati, ma si è andato, però, già formando una categoria di pubblico il quale concepisce la vita nell'albergo come conveniente in sostituzione delle consuetudini domestiche tradizionali e di conseguenza ha praticamente avviato anche l'industria alberghiera verso il nuovo adattamento che la vita moderna con le sue nuove abitudini va imponendo. È da notare, altresì, che in alcune almeno delle nostre città (come Roma), nelle quali non sono pochi i forestieri che si trattengono parecchi mesi, i maggiori alberghi di soggiorno vadano a poco a poco evolvendosi verso il tipo di permanenza. Durante la guerra e dopo, per la crisi degli alloggi manifestatasi dovunque con caratteri di maggiore o minore gravità, non è stato infrequente il caso di famiglie dimoranti in albergo per un anno e più.

Un interessante esperimento di costruzione e di funzionamento di grandi alberghi di permanenza è stato fatto di recente (1929) dall'Istituto per le case popolari di Roma e agevolato da finanziamenti e altri aiuti concessi dal Governatorato della città con i cosiddetti alberghi suburbani che sorgono nella città-giardino La Garbatella presso la basilica di S. Paolo. Essi hanno per scopo di offrire un ricovero temporaneo ma decoroso, igienico, comodo e di facile vigilanza alle famiglie più povere sfrattate e in attesa di trovare nuovi alloggi. Essi offrono ai bisognosi una stanza col necessario ammobigliamento, curato secondo particolari criterî di omogeneità e praticità, il magazzino generale per il deposito del mobilio famigliare preventivamente disinfettato, i servizi di refettorio, che si giovano di modernissime cucine e di ampî e luminosi saloni pel consumo dei pasti; i servizî d'illuminazione, di lavanderia, stireria e disinfezione. Gli alberghi suburbani contengono inoltre un completo impianto per bagni, gabinetti di toletta e di igiene, salette di lettura, e perfino asili infantili, scuole elementari inferiori e i servizî religiosi, in piccole cappelle quotidianamente officiate. La spesa media per famiglia (alloggio e vitto completo) si aggira intorno alle L. 4,50 giornaliere per persona. Questi alberghi sono, per ora, quattro. Di maestosa imponenza esteriore, sebbene semplicissimi, secondo le norme di un'architettura veramente razionale, sono a quattro e cinque piani con alcune parti giungenti ai sette ed otto piani. Essi dispongono complessivamente di circa 1600 stanze di abitazione, e possono ospitare ove occorra fino a 4000 persone.

Un'altra distinzione degli alberghi può essere fondata sull'esistenza in essi del servizio di mensa.

Sotto questo aspetto abbiamo pure tre tipi di case: l'albergo meublé, che dà ai proprî ospiti il solo alloggio o al più la prima colazione; l'albergo comune con servizio di ristorante, dove gli ospiti sono liberi di consumare o no i pasti in casa; e per ultimo la pensione, dove il cliente paga una quota fissa giornaliera per avere tanto il servizio di alloggio quanto quello di mensa.

Naturalmente questa divisione non ha valore assoluto, in quanto molti alberghi - e specialmente quelli di stagione - fanno pensioni, mentre vi sono pensioni vere e proprie che consentono di dare solamente l'alloggio e di fare servizio di mensa alla carta.

L'albergo meublé, detto anche garni, può considerarsi un'eccezione alla comune pratica dell'ospitalità. Tuttavia non si può negare l'opportunità che, specialmente nei pressi delle stazioni, vi siano di questi tipi di alberghi particolarmente adatti ad accogliere il grande movimento di transito e in special modo quei viaggiatori che arrivano a sera tarda per ripartire presto all'indomani.

Più che in Italia, l'albergo meublé è molto popolare a Parigi dove esso sostituisce quasi completamente la camera ammobigliata presso famiglie private.

L'albergo meublé possiede quindi le caratteristiche dell'albergo di transito e un po' anche quelle dell'albergo di permanenza, non però concepito come albergo-casa vero e proprio, adatto cioè ad accogliere il cliente ricco il quale non bada a spese, pur di avere un servizio completo e perfetto.

La pensione, invece, non ha affatto carattere di albergo di transito. Essa si identifica piuttosto con l'albergo di soggiorno e di stagione, e infatti noi vediamo in molti centri turistici, climatici e balneari fiorire tali alberghi che si mostrano particolarmente adatti alle abitudini dei più modesti tra i frequentatori di quei luoghi.

Anche la pensione può presentarsi tuttavia sotto l'aspetto di albergo di permanenza. Il suo carattere peculiare sarebbe anzi questo, benché in proporzioni molto minori e con criteri d'impianto certamente più modesti delle vere case-albergo americane. Più ancora si avvicina all'albergo di permanenza un tipo speciale di pensioni che si è tentato d'introdurre per ospitare soltanto signore: sono questi appunto gli alberghi famigliari per signore, i quali non hanno però caratteristiche così evidenti da differenziarsi dalle normali pensioni e da costituire un tipo a sé stante.

Gli alberghi possono distinguersi ancora in esercizî che rimangono aperti durante tutto l'anno e in quelli che, durante una parte di esso, rimangono chiusi. Questi ultimi si identificano quasi con gli alberghi di stagione e sono frequentati dal pubblico soltanto durante i periodi di tempo più adatti al soggiorno.

Una categoria a parte dell'industria alberghiera è costituita dalle case di salute, sanatorî, ecc. Non sono, in fondo, che alberghi specializzati per la cura di ospiti afflitti da determinate infermità o convalescenti, dove il trattamento, sia per il vitto sia per l'alloggio, segue speciali norme igieniche e alla direzione dei quali presiede sempre un sanitario.

Siamo così giunti a dover parlare della classificazione degli alberghi secondo il grado di comodità che possono offrire ai clienti. Questa è indubbiamente la più importante fra le classificazioni. Essa può essere applicata a ciascuna delle categorie di aziende alberghiere prima esaminate e serve a dare sinteticamente un giudizio sulla bontà dell'albergo, cioè sulla sua idoneità a ospitare convenientemente il pubblico secondo le sue condizioni sociali, secondo le sue esigenze e infine secondo le sue possibilità economiche.

Gli alberghi, a qualsiasi tipo essi appartengano, possono essere distinti in cinque classi: alberghi di lusso, di I, di II, di III e di IV categoria.

L'albergo di lusso si differenzia dagli altri non soltanto per l'eleganza e la ricchezza del mobilio, dell'arredamento, dell'architettura e della decorazione, ma anche per la sua organizzazione superiore. È l'albergo il quale, oltre ad ospitare il viaggiatore facoltoso e le grandi famiglie, che vi si debbono trovare a loro agio quasi come nel loro palazzo, nel loro castello o nella loro villa, è in grado di alloggiare col dovuto onore altissimi personaggi col loro seguito. È l'albergo che si fa centro, nelle grandi città, dei convegni artistici e mondani del gran mondo cosmopolita.

L'albergo di lusso deve essere costruito espressamente a tale scopo, in posizione privilegiata, cioè non lungi dal centro e nei quartieri più eleganti della città. La sua più spiccata caratteristica deve essere la signorilità; non occorre che le camere da letto siano così numerose come negli alberghi di altre categorie, è invece necessario che siano indistintamente disimpegnate ed abbiano ciascuna un bagno privato. Anzi negli alberghi di lusso, più che camere da letto separate, debbono esistere veri e propri appartamenti con bagno privato e con salotti, trasformabili eventualmente in eleganti camere da letto. Inutile dire, inoltre, che il lusso deve emergere non tanto dal fatto della costruzione e dell'arredamento, quanto dai particolari decorativi e tecnici i quali debbono essere curati con la più grande competenza e con raffinato buon gusto. Per assolvere alla sua funzione di accentratore di grandi manifestazioni di vita mondana, l'albergo di lusso dovrà essere dotato di grandi saloni, di sale per festeggiamenti, ecc. L'albergo di lusso deve soddisfare a tutte le esigenze della vita moderna, e non solo a quelle maturate al momento della costruzione, ma anche - in grazia di successivi adattamenti - a quelle che andranno via via maturando.

L'albergo di prima categoria, benché in grado minore, è sempre un albergo di lusso. Non ha, però, quelle caratteristiche che sono prerogative del vero albergo di lusso nella sua funzione accessoria di ritrovo elegante e intellettuale. L'albergo di prima categoria, come quello di lusso, deve essere costruito o adattato espressamente, ed essere situato pure in ottima posizione. In città non è indispensabile che sorga nei quartieri più eleganti: può essere anche situato nel quartiere degli affari. Ogni particolare dell'arredamento deve essere curato in modo da procurare l'impressione d'un ambiente ospitale, da cui spiri la grandissima cura posta per rendere gradito il soggiorno.

L'albergo di seconda categoria è l'albergo senza alcuna pretesa di lusso, ma che offre al cliente un ambiente decoroso, molto pulito e comodo. Arredamento semplice e sobrio, ma decoroso; pulizia molto accurata sotto ogni riguardo.

Il primo requisito che dev'essere chiesto agli alberghi di terza categoria è la pulizia. Quel po' d'eleganza (che può non mancare anche negli ambienti più modesti) sarà cosa utile e gradita, ma non tuttavia indispensabile.

Alberghi di quarta categoria sono tutti quelli che mancano dei requisiti necessari per una migliore classificazione.

Infine, una classificazione non meno importante, dal punto di vista edilizio e tecnico, riguarda la località dove gli alberghi sorgono. Abbiamo, cioè, la svariatissima gamma degli alberghi di montagna che culmina con il rifugio-albergo; l'albergo di mare e più specificatamente di spiaggia; l'albergo del villaggio, della cittadina di provincia e della metropoli; l'albergo del centro climatico e quello della stazione idrominerale; e, infine, a completare la serie, non può non essere citato l'albergo navigante, ossia il grande piroscafo che durante il viaggio offre ai proprî passeggeri un'ospitalità che non ha nulla da invidiare anche alle maggiori case di lusso di terraferma.

I servizî d'albergo. - Si è visto che l'albergheria si è veramente affermata, guadagnandosi la qualifica di industria, soprattutto col sorgere e col fiorire dei grandi alberghi, costituenti sia singole aziende a sé stanti, sia grandi organismi raggruppanti più esercizî. L'industria alberghiera è veramente tale in queste grandi case dove si accumula una tale complessità di servizî da richiedere una organizzazione tecnica ed economica non comune, che si può solo paragonare a quella dei grandi stabilimenti industriali. Chi dirige una grande azienda alberghiera accentra in sé molte responsabilità veramente imponenti, che richiedono una somma di cognizioni, di attitudini e di esperienze del tutto eccezionale. Il direttore di un albergo deve saper essere da per tutto, sia per dare ordini, sia per controllarne l'esecuzione; per rendersi conto, insomma, del buon andamento dell'azienda. A questo scopo egli deve trovare perfino il tempo di mantenersi in frequente contatto con i clienti dell'albergo in modo da dar loro la sensazione d'essere oggetto di quella sollecitudine che non deve mai mancare in un vero padrone di casa verso i suoi ospiti. È facile comprendere come, per questa sua speciale funzione, egli debba avere modi cortesi, una perfetta famigliarità con le principali lingue straniere e una buona conoscenza degli usi e dei costumi dei paesi esteri. Il direttore d'albergo non si improvvisa. Egli non può giungere a tale posto di comando se non passando per la trafila di tutti i servizî, perché solo così avrà il necessario corredo di cognizioni che lo porranno in grado di assolvere bene il suo compito. E, infatti, la tradizione - specialmente delle famiglie in cui la professione dell'albergatore era o è diventata tradizionale - voleva che il giovine, destinato a dirigere una grande azienda alberghiera, compisse un completo tirocinio. Non pochi sono i proprietarî o direttori di grandi e piccole case che sono stati, per parecchi anni, prima camerieri o portieri, in Italia o all'estero. Ora, con il diffondersi dell'istruzione professionale, le cose sono alquanto mutate. Nelle aziende più vaste, il direttore è aiutato a sua volta, da uno o più vicedirettori e segretarî.

Nel dar notizia dei varî servizî e del personale addetto a ciascuno di essi ci riferiamo appunto ad un grande albergo; va da sé che a seconda dell'importanza dell'albergo le mansioni dei varî servizî possono essere concentrate in un numero minore di persone, come pure vi possono essere più addetti alla stessa bisogna.

Ricevimento. - Con questo servizio l'albergo provvede ad accogliere convenientemente i clienti, ad assegnare loro la camera e ad ottemperare, per il tramite del portiere, a tutte le disposizioni legislative vigenti circa la denuncia all'autorità di P.S. degli arrivi e delle partenze. A tale servizio presiede il capo del ricevimento (chef de réception), talora coadiuvato da un sottocapo e da un apprendista.

Cassa. - Il servizio di cassa provvede alla registrazione degli addebiti, alla compilazione dei conti e alla loro esazione. Per la parte amministrativa vi è un segretario e talora anche un contabile. Un cassiere è addetto agli incassi delle note e alla custodia dei valori depositati dai clienti.

Portineria. - La portineria disimpegna varie mansioni, una parte delle quali ha diretta attinenza con l'albergo e un'altra comprende varî servizî sussidiarî non indispensabili, ma generalmente praticati per comodità dei clienti. Annoveriamo fra i primi il servizio posta e chiavi, il servizio telefonico, il servizio trasporto viaggiatori e bagagli, il servizio esterno, il servizio alla stazione; fra i secondi, il servizio informazioni relativo alle più svariate occorrenze dei clienti, il servizio vendita di francobolli, cartoline, sigari, giornali ecc. La portineria ha anche un piccolo servizio di cassa in dipendenza dei cosiddetti sborsi che vengono fatti per conto dei clienti. Un altro compito, importante e delicatissimo, della portineria è quello di vigilare costantemente sulle persone che entrano nell'albergo, in modo da esserne perfettamente al corrente, e in grado di eliminare gli abusi che potrebbero intaccare il buon nome della casa o perturbarne l'ordine. Il personale addetto alla portineria è il seguente: portiere, vice portiere, portiere notturno, portiere esterno, conduttore alla stazione, commissionario, ascensoristi, paggi, telefonisti, ecc.

Alloggio. - Questo servizio, altrimenti chiamato "servizio ai piani", comprende tutta l'organizzazione dell'albergo predisposta per la pulizia in genere della casa, per il rigoverno delle camere da letto e il disimpegno di tutti i servizî connessi, come i bagni, il trasporto dei bagagli, la pulizia degl'indumenti dei clienti ecc. Il personale addetto è generalmente costituito da una governante, cameriere e camerieri, facchini; e da operai specialisti, come il falegname, il verniciatore e il tappezziere, i quali devono attendere alla manutenzione dei mobili e degli arredamenti.

Cucina. - È il servizio col quale si provvede alla preparazione delle vivande, tanto per i clienti quanto per il personale. Nei grandi alberghi di lusso è questo un servizio complicatissimo, che richiede numerosi cuochi specializzati affinché la confezione dei cibi, spesso lunga e complicata, sia accuratissima. Altro personale è adibito alla pulizia della cucina e di tutti gli utensili impiegati ai fornelli e nel servizio di mensa. Il servizio di cucina è molto semplificato nei casi in cui, come nelle pensioni, i pasti sono serviti a ora fissa e in base a una distinta comune, senza o con limitatissima scelta di piatti. Fra tutti i servizî, quello di cucina è ritenuto il più importante per le cure e l'intelligenza che richiede, per metterlo in grado di costituire un ottimo richiamo di clienti per l'albergo e perché esso non sia, come può accadere, economicamente passivo.

Cantina. - Il servizio di cantina è, si può dire, parallelo a quello della cucina. Esso rappresenta, specialmente per i grandi alberghi, una cospicua fonte di lucro e merita quindi di essere curato con la massima attenzione tanto per la scelta dei vini e dei liquori, quanto per la loro conservazione o eventuale preparazione.

Mensa. - Per mezzo di questo servizio i prodotti della cucina e della cantina vengono recati ai clienti. Le particolarità di questo servizio variano a seconda del carattere che gli viene dato e che è stabilito dai due tipi ormai classici del servizio di mensa e dalle loro forme miste: cioè il servizio a orario stabilito con distinta a scelta limitata di vivande, numero specificato delle portate e prezzo complessivo fisso; e, d'altra parte, il servizio a scelta libera o "alla carta". Si può ancora distinguere: il servizio ai piani per i clienti che desiderano prendere i pasti nella loro camera; il servizio per i bambini e quello per i domestici dei clienti (corrieri), il servizio di provvigioni per viaggi e, infine, il servizio per il personale

Un grande albergo può avere più di un ristorante per il servizio di mensa corrispondente alle varie esigenze della clientela. Oltre il ristorante propriamente detto, vi può essere la rosticceria (grill-room), il bar-ristorante, il ristorante vegetariano, il ristorante a refezioni fredde (l'Albergo Pennsylvania di New York ne ha di sette tipi diversi). Il servizio di mensa comprende ancora i servizî straordinarî per i banchetti, ricevimenti, feste, ecc. e i rami sussidiarî della caffetteria, che fornisce il caffè e il latte, il tè, le uova, il burro, il pane rosolato, la marmellata, ecc., per le colazioni leggiere, e del bar che, oltre a disimpegnare il normale servizio al banco e in sala, fornisce al ristorante il caffè, le bibite e i liquori.

Il personale del servizio di mensa varia a seconda del tipo di ristorante a cui è addetto. Generalmente vi è il primo cameriere (maître d'hôtel) che ha la responsabilità del servizio; vi sono poi i capi sezione (chefs de rang) preposti al servizio di alcuni tavoli, i camerieri veri e proprî (garçons), i secondi camerieri (commis) e gli apprendisti (débarrasseurs). Nei grandi ristoranti di lusso vi sono camerieri aventi speciali attribuzioni, come il capo cameriere ai vini, il capo scalco e loro aiuti.

Guardaroba. - È il servizio che provvede alla buona conservazione della biancheria. Fanno parte del servizio di guardaroba la lavanderia e la stireria, alle quali viene generalmente affidata anche la biancheria privata dei clienti. È a capo del servizio la prima guardarobiera responsabile, la quale ha alle sue dipendenze anche una o più cucitrici, oltre al personale, più o meno numeroso, addetto alla lavanderia e alla stireria.

Economato. - Il servizio di economato si occupa dell'acquisto, della conservazione e della distribuzione dei generi alimentari e di quanto altro occorre per il funzionamento e la manutenzione dell'albergo. Servizio, dunque, molto importante, per il quale occorre personale molto esperto, sia nella scelta delle provvigioni o di altro materiale, sia nel trattare il prezzo di acquisto. Dirige il servizio l'economo capo, il quale si vale, per ciascun genere di acquisto, della collaborazione dei capi degli altri servizî. Z assistito da controllori, sia nella cucina sia nei magazzini, da un dispensiere, da un magazziniere e da altro personale di fatica. Dall'economo capo dipende pure il controllore del personale alla porta di servizio.

L'albergo dispone anche di altro personale per il funzionamento e la manutenzione dei numerosi impianti, vale a dire elettricisti, macchinisti, fuochisti, meccanici, idraulici. Meno comune è l'assunzione di operai fissi per altri lavori, come muratori, decoratori, pittori ecc. Comunque, queste maestranze dipendono dal capo del personale e dal capo economo per le forniture di cui abbisognano.

Servizî varî. - Per completare il quadro dell'organizzazione di un grande albergo occorre fare menzione di altri servizî che, pur non essendo strettamente indispensabili, servono a rendere maggiormente ospitale la casa, e ai quali la clientela va ormai abituandosi sì da renderli più o meno necessarî. Annoveriamo fra questi: il servizio di guardaroba (deposito soprabiti, cappelli, bastoni ecc.), il parrucchiere, l'autorimessa e la scuderia, l'orchestra, la biblioteca e, quando è possibile, il giardino e i campi di giuochi all'aperto. Qualche importante albergo spinge ancora più in là l'apprestamento di tale genere sussidiario di servizî, istituendo in casa, oltre al servizio sanitario prescritto dalla legge, il gabinetto idroterapico, l'ufficio postale, telegrafico e turistico, l'ufficio di banca, la copisteria a macchina ecc., fino a raggiungere l'organizzazione completa al massimo grado, come venne già accennato, dell'industria alberghiera d'oltre Oceano.

Caratteristiche economiche dell'industria alberghiera. - L'industria dell'albergo, considerata dal punto di vista economico, presenta delle caratteristiche speciali che meritano di essere esaminate alquanto minutamente.

Capitale d'impianto. - Il capitale d'impianto comprende la costruzione, l'arredamento e l'ammobigliamento dell'albergo; per le case di categoria elevata, esso rappresenta una somma cospicua che in questi ultimi anni ha raggiunto in Italia anche la cifra di circa lire 100.000 per letto. Talora l'albergatore sfrutta un capitale più grande di quello realmente investito, e precisamente ciò che si potrebbe chiamare "capitale-ambiente", il quale si identifica con il plusvalore che viene all'albergo per le particolari prerogative climatiche e in genere turistiche di cui può avvantaggiarsi, come di una situazione privilegiata che alle volte si avvicina al monopolio.

Capitale circolante. - L'industria alberghiera non ha bisogno di un rilevante capitale di esercizio, per il breve ciclo d'impiego e realizzo che le è proprio. Eccettuati gli alberghi di montagna, non è mai necessario che l'albergo si provveda di grandi scorte di viveri o di altri generi necessarî per il funzionamento dell'albergo. D'altra parte, l'albergatore normalmente non è mai chiamato a concedere credito oltre una settimana, e perciò è anche sollevato dai non trascurabili rischi sull'insolvibilità dei proprî clienti. Si ricordi altresì che l'albergatore italiano gode diritto di pegno privilegiato sugli effetti portati dal viaggiatore nell'albergo fino alla concorrenza del suo credito per alloggio e somministrazioni: art. 1958 cod. civ. (v. sotto).

Spese generali. - La facilità con la quale l'industria alberghiera può essere smobilizzata, riducendo sia il personale sia i consumi, rende possibile di proporzionare rapidamente le spese generali all'attività dell'azienda, dando così all'esercizio un'agilità sconosciuta ad altre industrie, le quali ben difficilmente possono con altrettanta rapidità adeguare il loro lavoro alle richieste della clientela. Una speciale categoria di alberghi impernia appunto su questa speciale prerogativa la sua esistenza e la sua floridità. Sono questi gli alberghi di stagione di cui abbiamo già parlato, i quali vivono e prosperano talora col solo lavoro di pochi mesi all'anno.

Di notevole importanza sono le spese di manutenzione dell'albergo e quelle di rinnovazione del materiale per il grande logoramento che si verifica soprattutto nell'uso delle stoviglie e della biancheria. Le spese di ammortamento non sono invece molto rilevanti perché tanto gl'impianti quanto l'ammobigliamento, se la manutenzione è ben curata, hanno una durata discretamente lunga. L'ammortamento può invece costituire un forte peso - e il caso non è infrequente - per quelle aziende non proprietarie dell'immobile le quali hanno fatto nella casa importanti lavori che, alla fine di una breve locazione, passano in proprietà del locatore.

Mano d'opera. - Gli addetti all'industria alberghiera sono sottoposti a turni giornalieri di lavoro, per quanto discontinui, piuttosto lunghi (in Italia, secondo il contratto nazionale di lavoro del gennaio 1928, possono arrivare a un massimo di 13 ore al giorno, compreso però il tempo impiegato nel consumare i pasti). In compenso la retribuzione è buona. Essa è costituita dal salario, dal vitto e alloggio e dalle mance o, come in Italia, dal diritto fisso sui conti pagati dai clienti: spesso, in pratica (specialmente in alberghi di lusso), da quelle e da questo insieme. Non vi è però sempre la concorrenza di tutti questi tre compensi. Il primo in certi casi non viene concesso o è assolutamente irrisorio, in altri assume invece importanza prevalente. Questa diversità di trattamento dipende dal grado che l'addetto occupa e dalle sue possibilità di percepire le mance o il diritto fisso. In Italia le disposizioni sul diritto fisso regolano anche la ripartizione dei proventi relativi fra il personale, secondo determinate tabelle. Poiché la ripartizione viene fatta dall'amministrazione dell'albergo, questa è in condizione di stabilire con maggiore adeguatezza l'ammontare del salario.

La parziale retribuzione del personale con il vitto e l'alloggio fa sì che la mano d'opera alberghiera goda del beneficio di un salario nominale molto vicino a quello reale. In qualche albergo, per una parte del personale tale genere di compenso non è ammesso o è sostituito da una speciale indennità.

Ricordiamo come il personale alberghiero italiano, in particolare quello di mensa, sia apprezzatissimo e molto ricercato all'estero, nei grandi alberghi di lusso. Segnaliamo anche l'uso, già invalso e che tende a estendersi, di trasferire, in corpo, il personale di un albergo di stagione estivo a un altro invernale (o viceversa) con notevoli ovvî vantaggi di carattere economico e tecnico.

Situazione di favore. - L'industria alberghiera è fra quelle che partecipano più intimamente alle sorti di tutte le altre attività nazionali. L'albergo si avvantaggia di ogni avvenimento più eterogeneo: di politica come d'arte; della religione come della scienza; nel campo delle competizioni commerciali e industriali, come in quelle sportive. L'apertura al traffico di una nuova ferrovia, la costruzione di un ponte o l'inaugurazione di qualsiasi altra opera pubblica ha immediata ripercussione sul movimento delle persone e, di conseguenza, l'albergo vede aumentare il proprio lavoro.

Oltre a ciò, l'industria alberghiera gode di un altro privilegio: essa può contare sopra un'assidua opera di propaganda di enti pubblici e privati, la quale, mentre si propone di promuovere il movimento turistico per fini che investono interessi generali, rappresenta la più efficace forma di pubblicità a vantaggio diretto delle aziende alberghiere.

L'industria alberghiera in Italia. - Lo sviluppo dell'industria alberghiera in Italia non si può far risalire molto più addietro del presente secolo; ma soltanto nel decennio che precedette la guerra l'industria alberghiera seppe veramente affermarsi richiamando l'attenzione di capitalisti così italiani come stranieri, i quali, riconoscendo all'Italia delle prerogative turistiche di prim'ordine, diedero grande impulso a nuove costruzioni alberghiere con criterî veramente industriali.

Nel dopo-guerra l'organizzazione alberghiera, specialmente nelle grandi città, risentì della crisi generale degli alloggi. Questa impose l'adozione di provvedimenti d'imperio, per impedire sia l'applicazione di tariffe troppo elevate (mediante calmieri), sia il cambiamento di destinazione degli edifici adibiti ad albergo (r. decr. legge 16 gennaio 1921, n. 13). Contemporaneamente venivano emanate altre disposizioni, intese a facilitare lo sviluppo dell'industria alberghiera attraverso facilitazioni fiscali.

Con l'attenuarsi della crisi si adottarono altri provvedimenti, come la legge del 3 aprile 1926 n. 613, con la quale si addivenne all'abolizione del calmiere, sostituendo ad esso l'obbligo da parte degli albergatori di denunciare ogni anno le tariffe e di non superarle nel termine di tale periodo di tempo. Attualmente sono pure in corso degli studî per vedere se non sia il caso di alleggerire, o di abolire addirittura, anche il regime vincolistico di cui si è detto sopra.

Accanto a questi provvedimenti, emanati allo scopo di disciplinare i prezzi degli alberghi e di assicurare lo sviluppo quantitativo dell'industria o quanto meno d'impedire un regresso, va segnalato il r. decreto 24 maggio 1925 n. 1102, con il quale si pensò di influire anche sulla qualità degli alberghi promulgando il "Regolamento per rendere obbligatoria l'attuazione di migliorie igieniche e sanitarie negli alberghi". Questa provvida disposizione attende di essere ora completata con altri provvedimenti, pure allo studio, con i quali il governo intende addivenire a una classificazione unica e razionale in tutto il regno. Tale classificazione, oltre che servire di base per regolare eventualmente la questione dei prezzi, servirà ottimamente a risvegliare l'iniziativa degli albergatori, spronandoli a migliorare le loro case, per assicurarsi l'assegnazione a una categoria della quale taluno oggi può tranquillamente insignirsi, pur non appartenendo, di fatto, che ad una inferiore.

Statistica alberghiera. - L'unica fonte statistica alla quale si possano attingere dati sull'industria alberghiera in Italia è costituita dal censimento organizzato dall'ENIT (Ente nazionale industrie turistiche) nel 1924, di cui si riporta qui appresso un quadro schematico riassuntivo. Pur facendo qualche riserva circa l'esattezza di tale statistica, soprattutto per quanto riguarda la distinzione degli alberghi per categoria, si può ritenere che il numero degli esercizî, e quello corrispondente dei letti, sia sufficientemente attendibile. Secondo tali dati, nel 1924 vi erano in Italia 9806 esercizî con più di 5 letti, i quali rappresentavano in tutto una disponibilità di 234.056 letti. Volendo tener conto degli alberghi aperti dopo tale epoca, si può calcolare che vi siano ora, in cifra tonda, circa 10.000 esercizî con 240.000 letti. Ogni albergo avrebbe dunque in media 24 letti. Vi sarebbero inoltre 17.269 esercizî minori e 45.952 affittacamere. La complessiva disponibilità alberghiera può quindi ritenersi non inferiore ai 300.000 letti.

Soltanto gli alberghi maggiori possono, però, rappresentare la vera efficienza alberghiera del paese e perciò soltanto a questi limiteremo il nostro esame.

Fra tutte le regioni, la Lombardia avrebbe il maggior numero di alberghi e precisamente 1592 con 32.505 letti. Seguirebbe il Piemonte con 1250 alberghi ma con soltanto 24.467 letti, mentre tanto il Veneto quanto la Venezia Tridentina ne avrebbero di più: 28.059 il primo e 26.618 la seconda. Notevole è pure la dotazione alberghiera della Liguria e della Venezia Giulia. Come si vede, il maggior numero di alberghi è concentrato nell'Italia settentrionale, dove le provincie a carattere spiccatamente commerciale e industriale si alternano con quelle che hanno notevolissima importanza turistica.

Nell'Italia centrale, la Toscana è la regione meglio dotata di alberghi, poiché ne conta 944 con una disponibilità di 21.838 letti; i migliori alberghi sono raggruppati a Firenze, Montecatini e Viareggio. Alla Toscana seguirebbe il Lazio con meno della metà di alberghi (449), ma con un numero di letti quasi eguale (18.112), concentrati quasi completamente a Roma, Fiuggi e Civitavecchia. Una buona dotazione di alberghi hanno pure l'Emilia e la Romagna, a Bologna e nei centri balneari della costa adriatica.

Nell'Italia meridionale, la Campania (e precisamente Napoli, Sorrento, Capri e qualche altro centro, con 473 esercizî e 13.503 letti), è certamente la più importante. Abbiamo infine la Sicilia con 587 alberghi e 11.280 letti. I migliori di questi esercizi sono distribuiti fra i centri turistici di Palermo, Taormina e Siracusa.

In tutta l'Italia vi sarebbero 50 alberghi di lusso con una media di circa 200 letti ciascuno. Gli alberghi di prima categoria sarebbero 638 con 90 letti circa in media ciascuno. Gli alberghi di seconda categoria sarebbero 2000 con una media di 35 letti. Alle categorie inferiori appartiene il 73% degli alberghi, ma soltanto il 42% dei letti; il numero medio di letti è infatti inferiore alla media generale, raggiungendo appena la cifra di 13-14 letti.

Gli alberghi di stagione, quelli cioè che rimangono aperti soltanto durante una parte dell'anno, sarebbero 1492 con 60.435 letti con una media di 43 letti che starebbe a indicare la loro appartenenza, in genere, a categorie superiori alla terza e in gran parte anche superiori alla seconda. La Toscana avrebbe il maggior numero di alberghi stagionali e precisamente 368, fra cui molti piccoli alberghi, poiché non raggiungerebbe, nel totale, che 5166 letti, mentre la Venezia Tridentina, con 255 esercizî soltanto, avrebbe una disponibilità di 13.208 letti.

La mano d'opera impiegata in tutti gli alberghi sarebbe di 54.261 persone, con una media di 5-6 persone per esercizio e di una persona ogni 4 letti. Naturalmente, a seconda della categoria, il numero medio degli addetti varia, sia rispetto al numero delle aziende, sia a quello dei letti. Abbiamo, infatti, una media di 72 persone per ogni albergo di lusso e di una persona ogni 2,7 letti; di 23 persone per ogni esercizio di prima categoria e di una persona ogni 4 letti, 7 persone per ogni albergo di seconda categoria e di una persona ogni 4,9 letti; di 3 persone per ogni esercizio di terza categoria e di una persona ogni 4,4 letti. Negli alberghi di seconda categoria vi sarebbe una media di addetti per letto inferiore a quella degli alberghi di terza. Il fatto può essere giustificato con la considerazione che negli alberghi piccoli il personale non è strettamente proporzionato alla grandezza dell'albergo e sotto un determinato minimo non si può andare; onde, poiché la media del numero di letti negli esercizî di seconda categoria è superiore a quella degli alberghi di terza, avviene che, pur essendo necessario lo stesso personale, questo abbia un impiego più razionale nei secondi che nei primi.

L'importanza di un'esatta statistica alberghiera è, si può dire, pari a quella del movimento dei viaggiatori, in quanto solo sulla conoscenza della disponibilità alberghiera abbinata con quella del traffico delle persone può essere impostata la vera politica turistica tendente a equilibrare la domanda e l'offerta di alloggi, sia disciplinando le nuove costruzioni di alberghi, sia dirigendo l'afflusso delle correnti turistiche. L'ENIT ha calcolato che nel 1925 la percentuale di occupazione dei letti in tutta l'Italia sia stata vicina al 53%. Per mancanza di dati più particolareggiati non si poterono stabilire le percentuali riferibili alle singole provincie e regioni e nemmeno alle diverse categorie di alberghi.

Il valore patrimoniale dell'industria alberghiera in Italia. - La statistica alberghiera può offrire ancora la base per una valutazione patrimoniale dell'industria. Con un calcolo molto approssimativo, applicando, cioè, a ciascuna categoria di alberghi dei valori unitarî medî per ciascun letto, che comprendano la quota parte di spesa di costruzione e di arredamento delle case, si arriverebbe a un valore complessivo di 5 miliardi di lire. I varî coefficienti di valutazione adottati sarebbero: alberghi di lusso, L. 80.000 per letto; prima categoria, L. 40.000; seconda categoria, L. 20.000; terza categoria e categoria inferiore L. 5000. Come si vede, tale stima non è affatto esagerata e si può anzi considerare come minima tanto più che nel valore complessivo intendiamo comprendere, per maggiore cautela, anche quello degli esercizî minori i quali furono effettivamente trascurati nel computo.

La cifra di 5 miliardi di lire rappresenta perciò il capitale investito in Italia nell'industria alberghiera, cifra che ne dimostra la grande importanza nel quadro delle maggiori industrie del Paese. Tale importanza, oltre che al valore patrimoniale, va riferita al fatto che, mentre per la sua gestione non ha bisogno che di trascurabili quantità di merci importate, contribuisce notevolmente a quelle cospicue esportazioni, cosiddette invisibili, che sono rappresentate dalle spese che effettuano i turisti stranieri durante il loro soggiorno in Italia.

Istruzione professionale. - L'istruzione professionale alberghiera in Italia mira a due scopi: alla preparazione delle maestranze, e alla formazione dell'"albergatore", sia nelle funzioni di proprietario sia in quelle di dirigente. Nel 1914 il Touring Club Italiano istituì a Milano un primo Corso per addetti d'albergo che però fu sospeso col sopravvenire della guerra. Nel 1921 l'ENIT istituì in Roma una scuola per segretarî d'albergo e per addetti alle agenzie di viaggi; ma negli anni seguenti continuò a funzionare soltanto per i primi e si specializzò nell'istruzione del personale alberghiero di amministrazione, segreteria ed economato. Il Touring, a sua volta, riaprì in Milano una scuola per maestranze d'albergo alla quale vengono ammessi gli alunni di speciali corsi integrativi di avviamento alla carriera alberghiera, annessi alla 6ª e alla 7ª classe elementare.

Sul tipo della scuola di Roma, con uguali programmi didattici, se pur con ordinamenti diversi, sorsero le scuole di Montecatini, Torino, Rapallo, Venezia e Bolzano che vennero chiamate indistintamente Scuole pratiche dell'albergatore. Le scuole di Rapallo e di Venezia vennero poi abolite.

Le materie che vengono svolte nelle scuole pratiche dell'albergatore sono: la tecnica e la contabilità alberghiera, la lingua francese e la lingua inglese, la geografia turistica, la dattilografia e la calligrafia.

Sull'esempio della scuola per maestranze diretta dal Touring, sorsero altre scuole a Torino e a Roma.

Organizzazione di classe. - La grande maggioranza dei proprietarî dei migliori alberghi italiani faceva parte dell'Associazione italiana degli albergatori (AIA), eretta fin dal 1903 in ente morale che aveva come proprio organo la Rivista degli alberghi. Soppressa l'AIA, nell'organizzazione corporativa della nazione gli albergatori fanno parte della Confederazione nazionale fascista dei commercianti e costituiscono, insieme con gli addetti alle agenzie di viaggi, la Federazione nazionale fascista alberghi e turismo. In ogni capoluogo di provincia esiste una Sezione alberghi e turismo della Federazione provinciale fascista dei commercianti.

Il personale alberghiero è organizzato invece nei Sindacati fascisti dell'ospitalità, i quali alla loro volta fanno capo alle Federazioni provinciali e alla Confederazione nazionale fascista dei sindacati del commercio.

Pubblicazioni periodiche. - Dal 1923 l'ENIT stampa il suo annuario quadrilingue Gli alberghi in Itolia, nel quale sono elencati circa 4000 alberghi con l'indicazione per ciascuno di essi delle tariffe e delle particolari comodità offerte ai clienti, come il riscaldamento, l'acqua corrente calda e fredda nelle camere, il telefono, il garage, ecc. Edito anche sotto forma di estratti regionali, esso ha larga diffusione anche all'estero e contribuisce alla propaganda turistica generale che l'ENIT svolge in favore della nazione.

Fra i periodici tecnici, notiamo: L'Albergo in Italia, del Touring Club Italiano e dell'ENIT, rivista mensile di propaganda alberghiera e di educazione professionale, L'Ospitalità italiana, rassegna bimensile (Milano) e il Bollettmo degli alberghi (Catania).

L'industria alberghiera all'estero. - È stato detto che l'industria alberghiera ha avuto generalmente uno sviluppo quasi parallelo a quello di tutte le altre industrie in genere e a quella dei trasporti in ispecie. Non v'è da meravigliarsi, quindi, se alcune nazioni, e specialmente gli Stati Uniti d'America, hanno preceduto l'Italia in questo campo, portando la propria organizzazione a un grado di perfezione superiore.

Svizzera. - La Svizzera è forse l'unico paese dove il processo di sviluppo dell'industria alberghiera ha seguito un ordine diverso e ha assunto, più che in qualsiasi altro stato, uno spiccato carattere di organizzazione turistica nel vero senso della parola; rivolta cioè allo sfruttamento del movimento dei forestieri. In Isvizzera, infatti, andavano sorgendo alberghi in luoghi, specialmente di montagna, privi di comode vie di comunicazione, dove il movimento normale era assai scarso se non addirittura nullo. Era l'albergatore, in altri termini, che preveniva il movimento, creando le condizioni di soggiorno preferite, e determinando quindi la necessità e la convenienza di istituire facili vie di accesso e ferrovie.

Durante e dopo la guerra, l'industria alberghiera svizzera attraversò una durissima crisi determinata, in un primo tempo, dal quasi istantaneo arresto verificatosi nel movimento turistico internazionale, e dalle condizioni sfavorevoli del cambio poi. La situazione andò tuttavia sempre migliorando, di modo che la crisi può ora considerarsi superata.

Le prime statistiche alberghiere svizzere risalgono al 1880, anno nel quale la Svizzera contava circa un migliaio di alberghi per forestieri (Fremdengeschäfte) con 58.137 letti. Una successiva indagine più completa compiuta nel 1894 dimostrò l'esistenza di 1693 alberghi per forestieri, con 88.634 letti. Nel 1912 gli alberghi passarono a 3585 e i letti a 168.625 con una media di 47 letti per esercizio. Tutte le aziende alberghiere raggiungevano nel 1912 la cifra di 9055 con una media di circa 23 letti per albergo. Il capitale investito nell'industria alberghiera è stato valutato nel 1912 a 1.135.900.000 franchi, ossia a 115.000 franchi circa per esercizio e 5000 franchi circa per letto.

Gli albergatori della Svizzera sono organizzati nella Société suisse des hôteliers la quale pubblica ogni anno La Guida svizzera degli alberghi, che costituisce un elenco di tutti gli alberghi con l'indicazione dei prezzi praticati, e una pregevole rivista tecnica settimanale (Revue suisse des hôtels). L'istruzione professionale è molto curata.

Francia. - L'industria alberghiera in Francia ha press'a poco le stesse caratteristiche di quella italiana. Si può soltanto riconoscere ad essa un maggior grado di perfezione soprattutto per il più esteso sviluppo che vi hanno avuto i cosiddetti Palaces, ossia i grandi alberghi di lusso frequentati dalla migliore clientela cosmopolita, ospite di Parigi e dei principali centri climatici della Costa Azzurra e balneari della Normandia, o delle più rinomate stazioni idro-minerali, come Vichy ed Aix-les-bains.

Non si conoscono dati sulla disponibilità alberghiera francese. Secondo una statistica riguardante la sola città di Parigi, gli alberghi esistenti in quella città disporrebbero di 250.000 letti; ma questa cifra sembra poco attendibile. La ragione di questo enorme sviluppo di alberghi in una sola città si può trovare nel fatto, al quale si è già accennato, che moltissimi di essi sono dei semplici alberghi meublés, i quali avrebbero la funzione che in Italia hanno le camere ammobigliate, quella cioè di ospitare impiegati, studenti, ecc.

L'organizzazione alberghiera in Francia è costituita di Syndicats hôteliers federati nella Chambre nationale de l'hôtellerie française, che ha per organo ufficiale la rivista mensile La France hôtelière. Essa pubblica ogni anno, col contributo dell'Office national du tourisme (l'organo statale preposto alla tutela degl'interessi turistici del paese), una guida simile a quelle italiana e svizzera già menzionate, che porta il titolo: Prix des hôtels en France.

In Francia esistono pure parecchie scuole alberghiere, pubbliche e private. Fra queste ultime vi sono dei corsi per il personale femminile e una scuola superiore che prepara ai gradi più alti della carriera.

Fra i vari problemi che interessano da vicino l'industria alberghiera, quello del credito alberghiero ha trovato in Francia la sua completa soluzione in seguito all'intervento del governo, il quale con decreto del 30 giugno 1923 gettava le basi per la costituzione del Crédit national hôtelier. La banca, finanziata in parte dallo stato, è un istituto il quale, oltre a provvedere alla concessione di mutui a breve e a lunga scadenza, sia mediante operazioni di seconto su warrant d'albergo, sia con altre garanzie, ha il compito non solo di controllare, per mezzo di un uffìcio tecnico, l'opportunità delle singole iniziative per le quali vengono chiesti i mutui; ma anche di suscitare esso stesso nuove attività, secondo un organico programma di sviluppo alberghiero corrispondente alle possibilità e alle esigenze turistiche del paese.

Germania. - La Germania può essere considerata fra i paesi nei quali l'industria alberghiera è meglio organizzata. Non si conoscono statistiche che mettano in grado di apprezzarne giustamente l'importanza, ma essa è sufficientemente testimoniata, per chi non ne avesse la conoscenza diretta, sia dal numero di alberghi aderenti (5500) ai molti Hôtelverbände che rappresentano la classe, sia dalle varie guide che vengono stampate in Germania.

La più notevole di queste guide è il Deutscher Hotelführer edito dal Reichsverband der Deutschen Hôtels, Restaurants und verwandter Betriebe di Düsseldorf.

In Germania vengono stampati anche diversi periodici tecnici, il più importante dei quali è la rivista Hôtel, organo dell'Internationaler Hôtelbesitzerverein di Colonia. Anche in Germania funzionano alcune scuole professionali, fra cui un corso superiore.

L'organizzazione alberghiera tedesca non si è sviluppata soltanto in dipendenza dei progressi raggiunti in genere dall'industria e dal commercio, ma anche, e in misura non piccola, per adeguarsi ai bisogni del movimento turistico vero e proprio che affluisce verso le numerose stazioni halneari sorte sui mari del Nord e Baltico, verso i rinomati centri climatici della Germania meridionale e, ancora più, verso i non meno íamosi luoghi di cure idrominerali, come Baden-Baden, Aquisgrana, Ems, Kissingen, Neuerdorf, ecc.

Inghilterra. - La caratteristica generale dell'albergo inglese è quella dell'albergo di transito, ossia della casa per gli uomini d'affari. Accanto a questi esercizî, chiamati comunemente hotels, dotati di ogni perfezionamento tecnico, che sorgono specialmente nei grandi centri, e ai temperance hotels, dove (come dice il nome) non vengono servite bevande alcooliche, i quali hanno carattere molto più modesto e sono frequentati generalmente dai viaggiatori di commercio, vi sono anche degli alberghi di soggiorno (private o residential hotels) e pensioni (boarding houses). Non mancano in Inghilterra i grandi alberghi di stagione, sia nei luoghi di soggiorno estivo o invernale, sia nelle stazioni balneari o idroterapiche.

La maggiore associazione di albergatori è la Incorp. Association of hotels and restaurants con sede a Londra, la quale pubblica ogni anno una guida degli alberghi e ristoranti della Gran Bretagna. Un'altra guida del genere è quella stampata in fascicoli regionali dalla London and North Eastern Railway (Apartments and hotels guide).

Altri stati d'Europa. - Fra gli altri stati d'Europa che hanno dato all'industria alberghiera notevole sviluppo, creando alberghi di fama mondiale, possiamo annoverare l'Austria, la Cecoslovacchia, l'Ungheria, il Belgio, l'Olanda, la Svezia e la Norvegia. In quasi tutti questi paesi vengono stampate pregevoli guide alberghiere fra cui, notevolissima per completezza, l'Austria Hôtelbuch edito dall'Oesterreichisches Verkehrsbureau (O.V.B.) di Vienna.

Di origini più recenti è l'industria alberghiera spagnola, la quale si è già affermata con impianti veramente notevoli specialmente a Madrid, Barcellona e San Sebastiano.

Stati Uniti d'America. - Già si è avuto occasione di porre in rilievo il grado di perfezione raggiunto dall'America nelle costruzioni alberghiere e la grandiosità degl'impianti. Nessun'altra nazione possiede, infatti, alberghi così giganteschi, che talora raggiungono la disponibilità di 2000 letti. Naturalmente in queste grandi case ogni camera è dotata di un gabinetto da bagno. Ma la perfezione dei servizî e le comodità non sono una prerogativa dei grandi alberghi e dei grandi centri; anche i piccoli alberghi delle minori città americane sono organizzati con una perfezione sconosciuta negli altri paesi; di modo che si può affermare che l'industria alberghiera negli Stati Uniti non ha solo il vanto di possedere gli alberghi più grandi e più perfetti, ma anche quello di avere creato una eccellente organizzazione diffusa e di carattere omogeneo. La larghezza di mezzi e la generale elevatezza del tenor di vita, il grande sviluppo preso dai commerci, dalle industrie in genere, e da quelle dei trasporti in ispecie, l'abitudine degli uomini d'affari americani di vivere in albergo, sono le principali ragioni che hanno favorito il determinarsi di tale situazione e il suo continuo progredire. L'industria alberghiera è negli Stati Uniti veramente industria più che in ogni altra nazione. Numerosissime sono infatti le società che gestiscono alberghi e non mancano formazioni più complesse sotto forma di trust, nei quali sono interessate le stesse compagnie ferroviarie. Non è questa però cosa esclusivamente americana. Anche in Europa (p. es. in Francia) non mancano alberghi posseduti o gestiti da compagnie ferroviarie, o, fino a qualche tempo fa, dalla Compagnia internazionale delle carrozze con letto.

Negli Stati vniti l'istruzione professionale è rivolta più che altro all'insegnamento superiore; esistono infatti delle scuole alberghiere presso l'Università di San Francisco, quella di Ithaca e la Cornill.

Secondo le ultime statistiche, si contano oggi negli Stati Uniti 25.950 alberghi, i quali dispongono complessivamente di 1.521.000 camere e occupano 576.000 impiegati. Il loro valore complessivo è stato calcolato a più di 5 miliardi di dollari. L'industria alberghiera occupa il nono posto, per importanza, fra le industrie degli Stati Uniti; ma il settimo per capitali investiti e personale impiegato.

La classe degli albergatori è organizzata in ciascuno stato in associazioni, le quali alla loro volta sono raggruppate in un organismo nazionale (The American Hotel Ass. of. U.S.A. and Canada). Nel campo editoriale l'industria alberghiera americana è pure ottimamente organizzata. Fra le riviste citiamo: The National Hotel Review e Hotel Management e, fra le guide, The Official Red Book, che reca notizie su tutti gli alberghi dell'America del Nord e dell'America Centrale.

Associazioni alberghiere internazionali. - Vi sono due grandi associazioni internazionali: l'Alliance internationale hôtelière (A.I.H.) avente sede a Parigi, alla quale possono aderire soltanto associazioni o gruppi alberghieri nazionali, e l'Internationale Hôtelbesitzer Verein (I.H.V.) con sede a Colonia, al quale fanno capo i più grandi alberghi del mondo. Entrambe si occupano di problemi tecnici e di questioni internazionali che con l'industria alberghiera hanno diretta attinenza.

L'I.H.V. pubblica la rivista settimanale Hôtel già menzionata e la Guida internazionale degli alberghi. Tale associazione ha proposto il codice telegrafico internazionale per gli alberghi, ormai adottato da tutti i paesi.

Vi è pure un'associazione internazionale fra il personale d'albergo denominata la Ginevrina: avente carattere di società di mutuo soccorso, conta oltre 20.000 soci e dispone di 40 uffici di collocamento. Speciali amministrazioni territoriali di tale associazione esistono nei principali stati.

Architettura. - Lo sviluppo dell'industria alberghiera per rispondere ai bisogni dei tempi nuovi ha radicalmente trasformato nello spirito e nella forma gli antichi alberghi ereditati dalla fine dello scorso secolo. Si sono venuti creando così, costruttivamente e architettonicamente, edifici tipici e caratteristici, organizzati nella loro distribuzione interna in modo da servire esattamente alla nuova funzione: questa caratteristica (come è ben naturale in ogni organismo architettonico) si riflette in una tipica, nuova espressione architettonico-estetica, ben individuata, che impedisce di confondere l'albergo con la comune casa o con il palazzo di abitazione.

Come nelle abitazioni private, così nella distribuzione interna degli alberghi si possono distinguere tre raggruppamenti di locali: i locali di alloggio (piano tipico), quelli di rappresentanza e quelli di servizio. Se non che, mentre la casa privata generalmente risulta dalla sovrapposizione di molti piani identici, nei quali i tre gruppi di locali si seguono alternando ambienti grandi e piccoli sullo stesso piano orizzontale (e quindi la divisione di essi gruppi è verticale), l'edificio alberghiero offre una distribuzione dei tre gruppi nel senso dell'altezza dell'edificio (e quindi la divisione è orizzontale), presentando al pian terreno, o ai piani più bassi, i grandi saloni di rappresentanza e ai piani sovrapposti (piani tipici) i locali di alloggio, piccoli o piccolissimi (camere da letto, bagni, cessi, offices, ecc.). Ne risulta che, dal lato tecnico-distributivo, il problema dell'edificio alberghiero è sostanzialmente quello di ridurre al minimo di dimensione gli organi strutturali portanti, per poter utilizzare efficacemente i grandi ambienti dei piani inferiori, i quali devono risultare il più possibile sgombri da pilastri o colonne. Di qui la necessità di adottare per la costruzione le ossature in cemento armato oppure quelle a grandi intelaiature di metallo (come nei grattacieli americani) o di valersi almeno parzialmente di tali mezzi tecnici.

Anche sotto l'aspetto architettonico-distributivo, gli alberghi si possono considerare raggruppati sotto tre categorie principali: di transito; di stagione; di permanenza, ognuno con caratteristiche proprie.

1. Albergo di transito. - È il tipo più antico destinato a chi, viaggiando, deve sostare per un giorno o per pochi giorni.

Esso è di regola urbano e, appunto per le sue condizioni moderne di limiti finanziarî serrati (costo dell'area, concorrenza, rapidità dei viaggi e brevità dei soggiorni) è il tipo di albergo che ha più ragioni di discostarsi, nell'offrire il soggiorno agli ospiti, dal tono della casa privata. Il costo generalmente alto dell'area fabbricabile costringe ad assegnare all'edificio un notevole numero di piani tipici (o di alloggio), risultandone quindi una notevole altezza (in America fino a 20 piani e oltre).

Il piano tipico rappresenta la parte più caratteristica di un albergo moderno e quella che maggiormente è stata oggetto di perfezionamenti e di studî nei confronti del passato. È il piano che per primo deve essere studiato e concepito dall'architetto, potendo esso solo, con le sue esigenze distributive, determinare la forma dell'intero edificio.

La pratica moderna è quella di isolare il più possibile tra loro le singole camere, dotandole di tutti quei servizî che anticamente erano in comune per molti ospiti (cesso, bagno, toletta). Si è venuto a costituire così una specie di piccolo appartamento, la cellula-stanza, formata in generale dalla camera da letto, da un bagno, da una latrina, da un'anticamera. In molti casi si aggiungono, a questi, altri elementi quali: salotti, salette da pranzo particolari, stanze per studio, ecc. In altri casi invece, per ragioni economiche, la cellula-stanza è costituita solo dalla stanza da letto e dalla toletta con il solo lavandino.

Con questo sistema di ambienti la superficie ordinaria che in antico era di mq. 12 si è ridotta a mq. 10 per le stanze a un letto; e da mq. 20 a mq. 16 per le stanze a due letti (oggi è abbandonato completamente l'uso di stanze a letto doppio o a due piazze).

Quanto alla distribuzione del bagno e della latrina rispetto al corpo dell'edificio, generalmente essa si fa secondo due schemi:

a) in profondità (illuminazione e ventilazione dirette per il bagno frontale, indirette per quello interno);

b) lungo la linea del corridoio (ventilazione artificiale a mezzo di cavedio, illuminazione artificiale).

Si riportano qui piante dimostrative dei due sistemi, avvertendo che la pratica dà la preferenza per l'albergo di transito allo schema b, il quale consente una notevole economia di spazio nello sviluppo frontale dell'edificio, permettendo nello stesso tempo la creazione di anticamere ed armadî a muro (ingl. closets), mentre i pilastri in cemento armato della struttura e tutte le tubazioni dei servizî possono essere immessi nei cavedî.

Le singole cellule-stanze, distribuite lungo disimpegni (di larghezza minima m. 2) costituiscono, come si è detto, il piano tipico, il quale deve essere disimpegnato da due distinti tipi di scale ed ascensori, tutti in numero sufficiente: scale ed ascensori per gli ospiti, scale e montacarichi per il servizio. Il quale poi richiede altresì, per ogni piano tipico, stanze per i camerieri di piano, stanze di guardaroba e per le pulizie degl'indumenti, vuotatoi e cessi indipendenti da quelli degli ospiti, cucinette sussidiarie elettriche comunicanti mediante montavivande e telefoni con la cucina e la caffetteria principali dell'albergo. Vi devono essere altresì stanze per i corrieri, o camerieri personali viaggianti con l'ospite.

Nei grandi alberghi americani spesso mancano del tutto le scale, sostituite da grandi batterie di ascensori che disimpegnano in serie gruppi successivi di piani tipici.

Quanto all'arredamento del piano tipico, l'attuale tendenza generale alla semplicità e la necessità di ridurre quanto possibile il servizio, portano come conseguenza una notevole semplificazione nel mobilio. Considerando inoltre che il gabinetto da bagno con il cesso sopprime senz'altro il lavandino e il tavolino da notte, e che gli armadî a muro rendono superflui i cassettoni, si vede che l'arredamento di un albergo moderno è costituito, per le stanze da letto, dal letto, che spesso diventa divano durante il giorno (sommier), da un tavolo da scrivere, da un tavolinetto a capoletto, da poltrone e sedie. Gli armadî a muro sono generalmente a due sportelli e nelle facce interne di questi sono applicati due grandi specchi in modo da avere (a sportelli aperti) la doppia specchiatura. Questi armadî sono generalmente illuminati all'interno elettricamente con accensione automatica all'atto dell'apertura dell'armadio. Gli scomparti degli armadî sono molti e varî, e proporzionati a molti tipi di indumenti ed oggetti.

I locali di rappresentanza in linea generale sono: l'atrio, l'aula (ingl. hall), le sale da pranzo per gli ospiti, le sale da pranzo per il ristorante pubblico, sale da scrittura, di lettura, salotti, bar, ecc. Di regola occupano il piano terreno ma talvolta, come in molti alberghi americani, occupano un grandioso mezzanino, mentre il piano terra viene riserbato a botteghe e magazzini indipendenti ed aperti sulle strade.

Tendenza generale negli alberghi moderni (soprattutto in quelli di stagione) è quella di fondere, per così dire, tra loro gli ambienti suddetti separandoli solo con grandi arcate chiuse da vetrate o tende o tramezzi pieghevoli, in modo da poterli all'occorrenza (feste, ricevimenti, arrivi importanti) unificare completamente o quasi.

L'atrio (talvolta unificato erroneamente con l'aula) in contatto con le scale e gli ascensori, contiene: il banco del portiere, quello della posta, quello del ricevimento degli ospiti (ingl. reception), quello della cassa (possibilmente appartato dal traffico), le cabine telefoniche per il pubblico. Accanto all'atrio lo speciale ingresso esclusivo per i bagagli (direttamente sorvegliato dai portieri e munito di apposito montacarichi) e l'ufficio del direttore con relativo ufficio dei conti.

L'aula rappresenta il cuore dell'albergo, la sala di soggiorno, e d'ordinario è opportunamente distinta dall'atrio, mentre può ben fare le funzioni di sala di lettura, sala da ballo, salotto, soprattutto in case modeste. Generalmente per essa si utilizza in Europa il cortile dell'edificio, coprendolo opportunamente a vetri. Speciale importanza ha l'aula negli alberghi americani (lobby) nei quali assume vastissime proporzioni e contiene, vera piazza pubblica coperta, negozî, uffici di cambio, vendite di giornali e tabacchi, uffici postali telegrafici e radiotelegrafici, ecc.

Le sale da pranzo si distinguono in: sale per gli ospiti e sale per ristorante pubblico (queste ultime con accesso diretto dalla strada o dall'atrio per evitare interferenze con il traffico speciale dell'albergo). Particolare interesse ha la distribuzione delle tavole nei riguardi del servizio: giacchè essa cambia a seconda che il servizio sia a table d'hôte (servizio a prezzo, distinta ed ora fissa) oppure à la grande carte (a distinta varia). Generalmente le sale da pranzo sono proporzionate a un numero di persone maggiore di quello che l'albergo può ospitare.

Accanto agli ambienti sopraddetti, o nei sotterranei, trovano posto generalmente anche altri ambienti di rappresentanza speciali, quali: sale per club, bar, rosticcerie (ingl. grill-rooms), birrerie, sale da scherma, da ballo, sale da giuoco, sale separate per i bambini, salotti per le signore, sale da pranzo riservate per i corrieri, altre per la Direzione ecc. In molti alberghi americani le sale da ballo e da tè si trovano all'ultimo piano.

Quanto all'arredamento e ai mobili delle sale di rappresentanza non si può evidentemente parlare di tipi o di regole: ma si può dire che è tendenza generale quella di basare l'arredamento sui tappeti, sulle poltrone, sui grandi divani, sui tavoli, gli arazzi, i fiori anziché servirsi di grandi mobili ingombranti o pesanti come armadî, librerie, vetrine ecc. Nelle aule dei grandi alberghi sono spesso esposte vetrine-mostre appartenenti a negozianti di mode, di argenterie, di oggetti d'arte ecc.

I locali di servizio alla loro volta si distinguono in: ambienti di lavoro e magazzini; locali per gli impianti meccanici; alloggi del personale.

Per i primi di regola si utilizzano i sotterranei, facendo eccezione per la cucina che spessissimo si trova al pian terreno per facilitare la comunicazione attraverso l'office (nel quale si trovano le posaterie, i vasellami, e nel quale si svolge il controllo pratico ed economico del servizio di mensa), con le sale da pranzo (doppie porte indipendenti di entrata e di uscita; doppie scale se la cucina si trova al sotterraneo). Tendenza moderna è quella di fondere in un unico grande ambiente (suddiviso solo dai banchi) l'office, la cucina propriamente detta, la rosticceria, la pasticceria, la caffetteria ecc. in modo da facilitare la sorveglianza al direttore del servizio. La cucina rappresenta un notevole complesso molto delicato di impianti, di servizî e di macchine. Le rosticciere (sia elettriche sia a carbone) occupano uno speciale reparto nella cucina stessa, come pure le caffettiere; mentre le gelatiere e la pasticceria sono generalmente più appartate dal resto della cucina per la delicatezza particolare del loro servizio e per lo speciale personale ad esse addetto. Il lavaggio a caldo (acqua e vapore) e l'asciugamento delle stoviglie, si fa meccanicamente, mentre l'ultima lucidatura viene fatta a mano facendo passare lentamente ad una ad una, davanti al personale addetto, le stoviglie distese su di una lunga cinghia in lento movimento meccanico a rullo. Si hanno anche esempî di alberghi con cucine nel sottotetto.

I magazzini (cantina vini, dispensa della giornata a disposizione del capo cuoco, magazzino generale viveri, deposito combustibili, celle frigorifere) si trovano invece sempre nel sotterraneo o nei sotterranei e dalla cucina ad essi si accede di regola mediante tre scale distinte: scala ingresso merci dei fornitori e di controllo, scala del dispensiere, scala del capo cuoco.

I locali per gl'impianti meccanici sono nettamente separati in modo assoluto dal resto dei servizî. Essi comprendono i locali per i motori degli ascensori e montacarichi, quelli per gli apparecchi di riscaldamento, di raffreddamento e di illuminazione, gl'impianti per la ventilazione meccanica, la cabina elettrica di trasformazione, la piccola officina per le riparazioni, gl'impianti completi di lavanderia e stireria (lisciviatrice, idroestrattrice, asciugatrice a vapore, mangano) ecc.

Ai locali di alloggio per il personale si riserva di regola in Europa l'ultimo piano o il sottotetto, mentre in America, nei grandi grattacieli, si utilizzano a questo scopo i piani igienicamente meno felici e cioè i più bassi (primo e secondo mezzanino). Tendenza attuale è quella di curare molto la distribuzione di questi locali nel senso di dare anche al personale inferiore dignità di alloggio e comodità igieniche. Quindi: dormitorî limitati nel numero dei letti e nettamente divisi in reparto maschile e femminile; alloggi singoli per il personale direttivo e per i capi servizio; bagni e latrine in numero sufficiente, comode scale di servizio, stanze speciali di riunione.

Molti alberghi sono provvisti anche di propria autorimessa, dotata ordinariamente almeno di officina per le piccole riparazioni con le relative fosse di ispezione e dispositivi per il lavaggio delle macchine. Tali autorimesse generalmente in Europa sono situate al piano terreno, al livello stradale, ed hanno apposito accesso. In America invece (dove lo sviluppo del turismo automobilistico è immenso) tali autorimesse possono occupare interi piani sotterranei dell'albergo e in tal caso sono provviste di rampe di accesso e di montacarichi per le vetture.

Le varie installazioni moderne ed i varî apparecchi meccanici in uso negli alberghi hanno subito recentemente notevoli perfezionamenti. La loro messa in opera, la manutenzione e la sorveglianza. soprattutto in un grande organismo alberghiero, richiedono notevoli cure e l'opera di specialisti nonché la presenza continua nell'albergo di uno o più meccanici. Ai varî tipi di ascensori si è già accennato: va aggiunto che la tendenza sempre più viva oggi, anche in Europa, conduce a sostituirli definitivamente o quasi alle grandi scale di carattere ornamentale.

Agl'impianti di chiamata a campanelli elettrici si sostituiscono oramai le silenziose segnalazioni luminose e gl'impianti telefonici automatici i quali fanno capo contemporaneamente sia al centralino locale per le comunicazioni interne, sia alla centrale della rete urbana. Le segnalazioni luminose multicolori rispondono agli offices di ogni piano dove trovasi il cameriere di piano, munito all'occorrenza di tutte le chiavi di tutte le stanze. Le chiamate di ogni singolo ospite, la loro durata e il tempo impiegato dal cameriere per accorrere, possono essere registrate automaticamente da un apparecchio elettrico di controllo situato nell'ufficio del direttore il quale così può sorvegliare l'andamento generale del servizio e rispondere agli eventuali reclami.

Per gl'impianti di riscaldamento si adotta, a seconda della mole dell'edificio, il termosifone o il riscaldamento a vapore. Il riscaldamento mediante aria calda, indipendente o accoppiato con impianto di ventilazione, si usa preferibilmente per i grandi locali di rappresentanza. L'impianto di ventilazione meccanica (con macchina aspiratrice ed epuratrice dell'aria) è assolutamente indispensabile per i cavedî dei bagni quando questi sono accoppiati lungo il corridoio.

Gli impianti sanitarî, provvisti di acqua calda e fredda, richiedono speciali apparecchi di riscaldamento funzionanti anche nella stagione calda e quindi completamente indipendenti, in tale epoca, dagli apparecchi generali di riscaldamento.

Tutti gl'impianti sopra accennati sviluppano spessissimo numerosi chilometri di tubazione, di fili elettrici, di scarichi; i quali, dovendo essere per il loro regolare funzionamento e per ragioni estetiche il più possibile sottratti alla vista, vengono riuniti in apposite canne o tracce facilmente ispezionabili. Ordinariamente si utilizzano i cavedî di ventilazione dei bagni per immettervi tali condutture.

Speciali materiali e sistemi costruttivi si adoperano negli alberghi per evitare i rumori e la sonorità dovuti alla convivenza di un notevole numero di persone. I pavimenti vengono disposti su strati di sughero distesi sui solai. Pavimenti di linoleum, di gomma e di Steinholz assicurano, oltre a una notevole afonicità, anche la sicura possibilità di frequenti lavaggi, lucidature e disinfezioni. Le pareti divisorie interne si fanno spesso a intercapedine e vengono rivestite sempre con intonaci o tappezzerie lavabili (smalti, lincrusta, carte speciali).

Molti alberghi (specialmente tedeschi), ancorché di transito e quindi stretti in brevi aree, utilizzano come giardini per uso degli ospiti i loro cortili: in altri casi sono le terrazze di copertura che vengono trasformate in veri giardini pensili con speciali adattamenti che consentono di farvi crescere ordinariamente prati e parterres ed anche, talcolta, piante d'alto fusto.

Gli elementi costitutivi fin qui accennati sono quelli che fanno parte di un ordinario albergo moderno. In ampiezza ed in complessità non vi sono però limiti: esistono quindi alberghi immensi, quali lo Stewens Hotel di Chicago, capaci di oltre cinquemila letti; e moltissimi sono gli altri alberghi americani nei quali lo sfoggio di ambienti di lusso e di comodità è talmente enorme da sorpassare, in tal senso, qualsiasi organizzazione di principesca casa privata.

In generale si può dire che anche in Europa va affermandosi la formula degli alberghi americani secondo la quale un albergo deve avere tante camere, altrettanti bagni, ed altrettanto personale di servizio. Così i servizî descritti di un grande albergo possono risultare completati da altri ancora; e molti servizî che nei medi alberghi sono unificati in un solo ambiente (posta, portiere, ricevimento), potranno essere separati in locali speciali. Così senza limite sono le comodità ed il lusso che agli ospiti possono offrire i giganti dell'industria alberghiera: comodità che vanno dalla grande piscina natatoria alla posta pneumatica, dai più completi servizî di informazioni radiotelegrafiche alla sala per il pattinaggio su ghiaccio prodotto artificialmente. All'opposto, nei piccoli alberghi, i servizî e gl'impianti appaiono più concentrati: ma la vita di oggi tende a pretendere anche dai piccoli organismi alberghieri quel decoro, quella comodità e quell'igiene che per il passato si credevano proprî solo dei grandi alberghi.

A questo riguardo, per quanto concerne l'Italia, sommamente notevole è l'infaticabile attività del Touring Club Italiano il quale con concorsi, ispezioni, proposte e pubblicazioni, fa assidua propaganda per il generale miglioramento sia edilizio sia organizzativo dei piccoli alberghi italiani.

Gli alberghi di alloggio, speciale categoria degli alberghi di transito, sono alberghi privi di servizio di mensa (fr. hôtels meublés). Per quanto riguarda i servizî e i locali simili a quelli degli alberghi ordinarî, non vi è alcuna differenza peculiare notevole. Si può osservare che i locali di rappresentanza sono generalmente molto ridotti: una cucinetta per la caffetteria esiste sempre per offrire all'ospite la prima colazione del mattino. Questi alberghi sono molto in voga all'estero e vanno diffondendosi anche in Italia.

2. Albergo di stagione. - In questi, il soggiorno degli ospiti ha in generale una durata limitata da qualche giorno a tre mesi al massimo. E mentre gli alberghi di transito possono fare assegnamento su una media giornaliera di ospiti per tutto l'anno, gli alberghi di stagione funzionano solo in determinate stagioni. Ne deriva che la loro organizzazione deve essere tale da poter consentire il massimo sfruttamento delle risorse di cui l'albergo può disporre, in uno spazio di tempo piuttosto limitato. Di qui la conseguenza che per tali alberghi si impongano oltre a speciali organizzazioni finanziarie, anche caratteristiche distribuzioni planimetriche e costruttive che si allontanano da quelle accennate per i tipi di albergo di transito e che improntano l'edificio a un particolare carattere architettonico.

Se l'abitudine di soggiornare in campagna o al mare nei mesi estivi, e quella di frequentare certe speciali cure naturali, non rappresentano usanze affatto moderne, pur tuttavia è del tutto recente l'enorme sviluppo che tale uso ha assunto, portando con sé nuovi costumi e mode, valorizzando speciali luoghi e cure, creandone addirittura di nuovi nel giro di pochi anni. Sono nate così delle vere città-alberghi e dei veri alberghi-città. L'albergo di stagione offre oggi tali comodità e tali vantaggi in confronto della villa privata, da farsi grandemente preferire nei soggiorni di stagione. La facilità delle comunicazioni ha poi determinato un nuovo orientamento per ciò che riguarda il gusto per la villeggiatura che, da fissa quale era, presenta oggi lo specifico carattere turistico di transito, avendo per conseguenza l'instabilità e l'incertezza. Gli alberghi di tale tipo sono quindi attrezzati in modo da poter alloggiare all'improvviso intere comitive viaggianti, talvolta provviste di gran numero di automobili o vetture.

Essi possono essere quindi:

di villeggiatura (marini, alpini, lacustri);

di cura (alberghi-sanatorî, per cure idrominerali, idroterapiche, fanghi, grotte ecc.).

Alberghi di villeggiatura. - Alberghi marini: collocati di solito direttamente sulla spiaggia, consentono al massimo con la loro forma allungata o con altre forme planimetriche speciali il godimento della vista del mare. Interessanti a questo riguardo le forme complesse raggiunte da tali alberghi in America, dove (come per il Nautilus Hotel sulla spiaggia di Miami) si ricorre sovente a distribuzioni quasi stellari: in altri casi la pianta presenta composizioni di corpi di fabbrica a V (come nell'Hôtel Maria Cristina a San Sebastiano in Spagna), oppure a grande ventaglio (come il Majestic Palace Hôtel di Nizza).

Il piano tipico degli alberghi di stagione in generale e di quelli marini, presenta poche differenze sostanziali dal piano tipico degli alberghi di transito: vi è solo un numero molto maggiore di stanze a due letti in confronto a quelle ad un letto. Anche la formula di tante stanze ed altrettanti bagni è meno rigida, tanto più se l'albergo, come sovente accade, è dotato di proprio stabilimento balneare. In ogni modo si preferisce (all'opposto che negli alberghi di transito) lo schema in profondità per la distribuzione dei bagni. Così pure l'ubicazione delle porte nelle camere singole deve essere tale da consentire sia l'unione insieme di parecchie stanze in modo da formare piccoli appartamenti per famiglie che lo desiderino, sia il collocamento di letti sussidiarî. Le stanze sono ordinariamente provviste di balconi, di logge, di meniani (ingl. bow-window), di terrazze, sia per meglio godere del panorama, sia per poter fare la cura del bagno di sole.

Il piano dei locali di soggiorno nei confronti degli alberghi urbani tende ancor più ad unificare tra loro i grandi ambienti, dato il tipo stazionario, tranquillo ed omogeneo della clientela. Generalmente però esistono delle salette da pranzo separate per gli ospiti di passaggio per permettere alla clientela fissa una maggiore libertà e un affiatamento più completo. Grandi verande, vetrate, portici e terrazze per i pasti all'aperto sono l'attributo ordinario di tali alberghi. I locali comuni di soggiorno si presentano talvolta molto ridotti di mole e di numero (eccetto le sale da pranzo), dato che il soggiorno ordinario degli ospiti sono la spiaggia e gli stabilimenti balneari.

L'ingresso bagagli non è mai, come negli alberghi di transito, situato accanto all'ingresso principale, ma piuttosto dalla parte degli ingressi di servizio.

I locali di servizio si distinguono in modo particolare per l'ampiezza notevole assunta dai magazzini per la riserva dei viveri, ampiezza dovuta alla difficoltà di approvvigionamento (maggiore ancora negli alberghi alpini che in quelli marini). Le cucine generalmente sono allo stesso livello delle sale da pranzo.

Se lo stabilimento balneare fa parte integrante dell'albergo, allora il numero dei bagni risulta ancora più ridotto, bastando le docce a sopperire a tale deficienza. Generalmente allo stabilimento balneare è annesso un ristorante o almeno un caffè. L'abbondanza dell'area consente di separare dall'edificio alcuni servizî come la lavanderia e l'autorimessa: questa in generale non manca mai.

Questi alberghi possono possedere vasti giardini con campi di giuoco (tennis, golf, ecc.) e con padiglioni per il tè e per la danza all'aperto. Spesso sono dotati di proprio molo per l'approdo delle imbarcazioni e di darsena per la loro custodia.

Alberghi alpini. - Solo negli ultimi decennî del sec. XIX si cominciò a riconoscere i vantaggi della montagna quale luogo di villeggiatura e solo ai primi del '900 si cominciò a preferire le grandi altitudini, con tendenza, poi, a superare anche i 2000 m. s. m. Questi alberghi hanno quindi una storia recente.

Norme costruttive speciali, data la temperatura e le nevi, importano l'adozione di grossi spessori di muri e tetti a forti pendenze, quantunque attualmente la tecnica sia arrivata anche a coprire a terrazza edifici di alta montagna. Le ragioni panoramiche determinanti la forma generale dell'edificio sono qui più forti ed evidenti che nell'albergo marino, ma anche più varie e meno classificabili. Caratteristiche le forme a T (Schloss Hôtel, Pontresina, Svizzera), quelle a ventaglio (Royal Hôtel, Évian-les-Bains, Alta Savoia) e quelle a raggiera.

Il piano tipico presenta di notevole la riduzione al minimo di superficie per le stanze da letto (generalmente a due letti), la limitazione del numero dei bagni sostituiti dai lavandini ad acqua corrente e da un certo numero di stanze più economiche (ted. Turistenzimmer; ordinariamente all'ultimo piano o in edificio apposito) riservate ai turisti e agli alpinisti di passaggio per le grandi escursioni, che non desiderano confondersi con la folla elegante della clientela fissa. Altre stanze sono riservate alle guide alpine.

Il piano dei locali di soggiorno presenta pure la distinzione tra ambienti per la clientela fissa e quella di passaggio, per quanto riguarda le sale da pranzo; inoltre esiste sempre una mescita separata (ted. Schwemme).

I magazzini sono amplissimi e la presenza dell'aurorimessa è regola quasi costante. Molti alberghi, per comodità dei clienti, hanno un proprio ufficio postelegrafonico.

Perfetta, riguardo agli alberghi alpini, l'organizzazione alberghiera della Svizzera, del Tirolo e dell'Alto Adige. Organizzazioni queste che permettono agli alberghi anche il parziale funzionamento nella stagione delle nevi, per gli sport invernali. Va da sé che in questi casi devono esistere poderosi impianti di riscaldamento, mentre invece ordinariamente basta la presenza di stufe o caminetti per la stagione autunnale.

2. Alberghi di cura. - Sono gli alberghi costruiti per speciali cure mediche e sanatoriali, o in prossimità di stabilimenti di cura, e quindi attrezzati per una clientela sofferente o convalescente o comunque anormale. Se la cura è di carattere termale e se lo stabilimento fa parte integrante dell'edificio alberghiero, viene in questo a mancare la necessità di alcuni locali, mentre altri speciali si rendono indispensabili. Così dicasi per i bagni annessi alle singole stanze che possono venire senz'altro aboliti, restando in ogni piano un certo numero di bagni comuni. Alcuni alberghi però sono organizzati in modo da poter permettere il bagno medico termale direttamente nella stanza dell'ospite.

Locali e luoghi di svago e di divertimento sono annessi a questa organizzazione alberghiera. Speciali locali per la ginnastica, per cure fisiche, elettriche; alloggi per il personale medico, assistenti ecc. sono gli ambienti tipici di tali costruzioni; ambienti che variano naturalmente a seconda della cura: per questi, per la loro distribuzione e per gli impianti ad essi necessarî veda il lettore le singole voci. Altrettanto si dica per gli alberghi-sanatorî per malattie tubercolari (tubercolosi polmonare, ossea, scrofolosi ecc.). Situati in speciali condizioni climatiche, essi partecipano della struttura dell'albergo e di quella del sanatorio. Loro caratteristica è la presenza costante delle lunghe verande a portico che, vetrate dai soli lati, permettono ai pazienti di dormire all'aperto su speciali letti, in pieno bagno d'aria. Le terrazze di copertura, divise in settori da schermi di vetro, vengono adibite ai bagni di sole, cure queste praticate anche in pieno inverno. In molti di questi istituti sanatoriali vengono ospitati solo soggetti predisposti, in altri invece si curano esclusivamente soggetti già affetti.

Speciali accorgimenti tecnici si adottano negli alberghi di cura per dare agli ospiti il massimo della tranquillità e della sicurezza igienica. Così: doppie porte e pavimenti a intercapedine contro la sonorità e i rumori, grandi ascensori per i letti e le lettighe, gabinetti per cure speciali e per osservazione, stanze di soggiorno particolari e di isolamento, dispositivi per l'apertura automatica delle porte e delle finestre (a vasistas) restando il paziente a letto, possibilità di grandi disinfezioni ecc. Tali edifici sono provvisti di camera mortuaria e gabinetto per autopsie, nonché di farmacia, alloggio per gli infermieri e gli assistenti. Il direttore in generale alloggia in casa a parte, poco lontana dal sanatorio. Gli ospiti ordinariamente sono sottoposti a speciali orarî stabiliti dai medici, disciplinanti le norme di vita.

3. Alberghi di permanenza (o case-albergo). - Speciali condizioni di vita urbana, l'intensità del ritmo del lavoro e l'alto costo della vita, tendendo a modificare le tradizionali forme delle consuetudini domestiche, hanno portato alla creazione delle case-albergo, speciali organismi alberghieri che partecipano contemporaneamente della struttura della casa privata e di quella dell'albergo. Queste organizzazioni eliminano completamente, sia per un singolo individuo sia per intere famiglie, le cure della casa, alle quali attende un personale comune specializzato.

Il piano tipico è composto sia di singole stanze-salotto (talvolta con letto pieghevole o trasformabile in divano nelle ore diurne), provviste al solito di bagno e latrina e precedute da anticamera, dotate di veranda o loggia, sia da veri e proprî appartamentini naturalmente ridotti di mole, ma forniti anche talvolta di una piccola cucinetta sussidiaria, indipendente.

La cucina generale è unica e centrale, come pure unico è il ristorante: ma in moltissimi casi le pietanze, ordinate telefonicamente, possono venire avviate ai singoli appartamenti mediante montapiatti. In quest'ultimo caso può anche mancare del tutto il ristorante comune.

Anche gli ambienti di rappresentanza comuni sono ridottissimi, giacché i singoli inquilini possono ricevere nelle proprie stanze. Generalmente esiste invece una grande sala comune di lettura con biblioteca e varie salette da giuoco. Molte di queste case-albergo sono dotate di palestra e di piscina natatoria e posseggono giardini e campi da giuoco.

La vastità di tali case compensa il costo dell'organizzazione, che viene suddiviso tra molti contribuenti. Del resto la comunione di molti servizî è un fattore di economia rispetto alla casa privata.

Eleganti alberghi di questo tipo, riservati per lo più ai celibi (ted. Ledigheim) o alle signore, ma spesso anche a famiglie non numerose, sono assai diffusi nell'America del Nord, in Inghilterra, in Germania, e in Isvezia. In Italia, dopo un primo esperimento embrionale a Roma nel 1911, ne vanno sorgendo in questi ultimi tempi; e se ne hanno p. es. a Milano (Albergo famigliare per le signore), a Monfalcone (Albergo per gl'impiegati dei cantieri navali, uno dei più grandiosi del genere) e a Roma, dove l'Istituto per le case popolari ha costruito e gestisce alcune di tali case-albergo, riservate alle classi meno abbienti e sostituenti, con grande vantaggio igienico e morale, i pubblici dormitorî.

All'albergo di permanenza è indubbiamente riservato un posto importante e un notevolissimo sviluppo nella futura economia delle città.

Diritto. - Da quando l'industria degli alberghi meritò questo nome, ne è stata sempre riconosciuta la libertà. Non si trattò mai di regalìa o di concessione, ma essendo un'industria per la quale il viandante deve affidarsi a uno sconosciuto, lo stato esercita una vigilanza sulla stessa. Ubi minor hominum custodia, sanctior est custodia legis. Nella storia e nella legislazione dei varî paesi questo diritto di vigilanza è stato più o meno intenso ed è consistito o nel chiedere speciali garanzie per l'apertura dell'esercizio, o nel sorvegliare l'albergo per mezzo degli organi della polizia di sicurezza, o nell'intervenire nei contratti conclusi fra l'albergatore e i viandanti; e ciò sia volta per volta, sia approvando preventivamente tariffe e condizioni. Oggi, in Italia, l'industria degli alberghi è regolata, per quanto si attiene alla pubblica sicurezza, dagli articoli 84 e 107 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato col regio decreto 6 novembre 1926, n. 1848. Il primo articolo esige la licenza del questore per "l'esercizio degli alberghi, compresi quelli diurni, locande, pensioni, trattorie, osterie, caffè". La licenza non implica concessione amministrativa, ma semplice diritto di vigilanza nell'interesse della sicurezza pubblica. Essa, tuttavia, è personale. L'altro articolo dispone che gli albergatori, i locandieri, coloro che gestiscono pensioni o case di salute, o altrimenti dànno alloggio per mercede, non possano dare alloggio a persone non munite della carta d'identità o di altro documento idoneo ad attestarne l'identità, e proveniente dall'amministrazione dello stato. Per gli stranieri è sufficiente l'esibizione del passaporto o di altro documento che sia considerato ad esso equivalente, in virtù di accordi internazionali, purché munito della fotografia del titolare. Gli albergatori devono, inoltre, tenere un registro, nel quale sono indicate le generalità e il luogo di provenienza delle persone alloggiate, e comunicarne giornalmente all'autorità locale di pubblica sicurezza l'arrivo, la partenza e il luogo di destinazione. Questa ultima parte era già nella legge del 1889. La prima è nuova e obbliga gli albergatori a rifiutare l'alloggio a chi non sappia o non voglia dare contezza di sé. Per l'industria di affittare camere o appartamenti mobiliati non occorre la licenza, e basta la preventiva dichiarazione all'autorità locale di pubblica sicurezza (art. 106). Il questore può vietare l'esercizio alle persone condannate per reati contro il buon costume o contro la sanità pubblica, ecc. (art. 90), ovvero se abbia ragione di ritenere che nel locale si eserciti o si intenda esercitare la prostituzione clandestina o il gioco d'azzardo o si faccia uso di sostanze tossiche e stupefacenti (art. 60 reg.). Gli alberghi sono classificati in alberghi di lusso, di prima, di seconda e di terza categoria (art. 3. r. decreto 8 gennaio 1925, n. 57). La classificazione è fatta in base ai prezzi denunziati ai prefetti da ciascun albergo, a norma dell'art. 1 del detto decreto. Questo fa obbligo ai conduttori di albergo: a) di comunicare entro il 15 dicembre di ogni anno al prefetto della provincia il numero delle camere di cui dispone l'albergo e il prezzo globale di ciascuna, comprendendo nel detto prezzo tutte le prestazioni abituali (luce, riscaldamento, acqua, servizio, ed altre eventuali), con la sola esclusione della tassa; b) di non esigere, per tutta la durata dell'anno successivo, prezzi superiori a quelli comunicati, salva la facoltà del prefetto di aumentare i prezzi stessi in misura non eccedente il 25% in determinate stagioni o periodi dell'anno; c) di tenere esposto in luogo visibile l'elenco completo delle camere, col numero dei letti e relativo prezzo globale, quale risulta dalla comunicazione fatta al prefetto; d) di tenere in ogni camera un cartello indicatore del relativo prezzo globale; e) di consegnare al viaggiatore, all'atto dell'arrivo, un bollettino sul quale sia chiaramente indicato il numero delle camere e il relativo prezzo globale.

Per le contravvenzioni alle menzionate prescrizioni sono comminate particolari penalità. Ve n'ha una di carattere generale, nell'art. 450 cod. pen., per il proprietario o conduttore d'un esercizio, per il quale sia necessaria una licenza dell'autorità, che non osservi le prescrizioni stabilite dalla legge o dall'autorità (L. 50 d'ammenda, e, in caso di recidiva, si aggiungono l'arresto fino a 15 giorni e la sospensione dall'esercizio della professione fino a un mese). Più particolarmente, il successivo art. 451 prevede i reati degli albergatori che alloggino persone senza osservare quanto sia legalmente prescritto intorno all'obbligo di registrazione, di dichiarazione o di denunzia all'autorità (la pena dell'ammenda fino a L. 50 e, in caso di recidiva, da L. 20 a 200). Maggiore è la pena se l'industria sia esercitata contro il divieto delle autorità (ivi, capoverso). Nelle leggi particolari, però, e nei decreti già citati, quasi per ciascuna disposizione è prevista la trasgressione e la relativa pena. Tali norme penali derogano a quelle del codice, le quali si applicano soltanto nel caso che la trasgressione della disposizione, contenuta nella legge speciale, non sia colpita con alcuna pena dalla legge stessa. Le legislazioni penali moderne e in particolare quella italiana, non prevedono una criminalità propria della classe degli albergatori, pei furti commessi da costoro, o quella, che fu caratteristica in tempo di brigantaggio o di persecuzioni politiche, per l'alloggio dato alle persone ricercate dall'autorità. Non costituisce oggi neppure aggravante per determinati reati la circostanza che essi siano stati compiuti in albergo, a differenza di quanto avviene per il furto sopra oggetti o danari del viaggiatore, in ogni specie di veicoli, per terra o per acqua, o nelle stazioni, o negli scali di pubblica impresa di trasporti (art. 403, n. 5, cod. pen.). Va fatta eccezione per l'aggravante di carattere generale stabilita dall'art. 404 per il furto commesso con abuso di fiducia, derivante da scambievoli relazioni di coabitazione anche temporanee fra il derubato e il colpevole.

Dal carattere di pubblico stabilimento, che riveste l'albergo, per effetto della licenza e per la natura del servizio che rende, consegue che gli albergatori non possono rifiutare senza giusti motivi di dare alloggio ai passeggieri che lo domandino. Dal punto di vista pubblicistico, l'ingiusto rifiuto può cagionare la sospensione o la revoca della licenza; dal privatistico un'azione per danni da parte del viaggiatore. La nota contraddizione, in cui sarebbe caduto Ulpiano fra il principio nec repellere potest iter agentes (Dig., XLVII., 5 furti, § 6) e l'altro nam est in ipsorum arbitrio ne quem recipiant (Dig., IV, 9 nautae caupones,1, § 1) è risolta dal diritto moderno nel primo senso, e l'albergo è considerato, come in una vecchia legge belga, un endroit où tout le monde est admis indistinctement.

Con l'obbligo di ricevere i viaggiatori, gli albergatori assumono quello della custodia dei loro effetti. Si tratta di un deposito necessario. Sotto questo titolo ne trattava il nostro codice civile. Gli osti e gli albergatori erano obbligati, come depositarî, per gli effetti portati entro i loro alberghi dal viandante che vi alloggiava (art. 1866). Essi erano obbligati per il furto o per il danno arrecato agli effetti del viandante, nel caso che il furto fosse stato commesso o che il danno fosse stato arrecato dai domestici o dalle persone preposte alla direzione degli alberghi, o da estranei che li frequentano (articolo 1867). Essi invece non erano obbligati per furti commessi a mano armata o altrimenti con forza maggiore, o per negligenza grave del proprietario (art. 1868). Detti articoli sono stati abrogati dall'art. 15 e sostituiti dagli art. 11 a 14 del r. decr. legge 2 ottobre 1919, n. 2099, che istituisce l'Ente nazionale per l'incremento delle industrie turistiche (convertito in legge dalla legge 7 aprile 1921, n. 615).

Il fondamento storico di dette disposizioni è nel diritto romano (Dig., IV, 9 nautae, caupones, stabularii, ecc., 1; ibid., 3, § 1; Cod., XI, 6 de naufrag., 2; Dig., XXII, 3 de probat., 19). I conduttori delle navi, gli albergatori, gli stallieri erano tenuti per le cose dei forestieri, che ricevevano, ed erano obbligati a risarcire qualunque danno avessero arrecato, a meno che non riuscissero a provare, o che ne fossero stati causa gli stessi passeggieri, o che fosse stato prodotto da un avvenimento inevitabile (damnum fatale). Fu il pretore ad estendere la responsabilità degli osti e degli albergatori fino a tal limite, ché nautae, caupones et stabularii per il diritto civile romano non erano perseguibili se non con l'actio conducti, se ricevevano i viaggiatori per mercede, e con l'actio depositi se li accoglievano senza corrispettivo. Rispondevano, quindi, nel primo caso della sola culpa lata, nell'altro anche della culpa levis. Ulpiano ci fa sapere che il pretore fu indotto al maggior rigore della mala reputazione della classe degli albergatori, ecc. (Dig., IV, 9 nautae, caupones, ecc. 1, § 1; ibid., 3, § 1), che ci attestano anche Orazio (Sat., I, 5, voll. 3 e 4) e Marziale (Epig., I, 57; III, 57). Il fondamento razionale del principio è nel fatto che i viaggiatori debbono affidare sé stessi e i beni che portano seco all'albergatore, che non conoscono e che spesso non possono neppure scegliere; che soltanto all'albergatore è possibile la vigilanza sui loro effetti (specie quand'essi sono assenti); che i viaggiatori non possono essere trattenuti, nel luogo del danno sofferto, da lunghi processi per l'accertamento delle responsabilità; che, infine, gli albergatori potrebbero facilmente abusare o lasciare abusare delle condizioni dei viaggiatori per danneggiarli nelle loro cose, se non fossero trattenuti da una ferrea responsabilità. Nella dottrina giuridica contemporanea, però, a cotesta concezione della responsabilità va sostituendosi, per merito della giurisprudenza, quella del rischio professionale o della colpa dell'industria. L'albergatore, la cui reputazione è oggi fuori discussione, è tenuto all'accennata responsabilità per la natura stessa della sua attività industriale, che comprende la garanzia dei danni alle cose dei viaggiatori, esposte a maggiori rischi negli alberghi, non esclusi i grandi alberghi di lusso, per la frequenza dei ladri internazionali d'albergo. Cotesto suo onere concorre nella formazione dei prezzi dell'albergo e, in ogni caso, è compensato dalla maggiore fiducia che ispira la casa e dall'incremento della clientela.

A tale trasformazione dottrinale corrisponde quella legislativa, contenuta nel regio decreto legge 12 ottobre 1919, già menzionato, che, come si è detto, ha sostituito un diverso regolamento della responsabilità degli albergatori a quello contenuto nel codice civile. Secondo l'art. 11 del detto decreto, gli albergatori sono responsabili "per la sottrazione o distruzione o il deterioramento delle cose apportate dalle persone a cui essi, nell'esercizio della loro industria, hanno dato alloggio". Per effetto di questa disposizione, numerose questioni giurisprudenziali che prima si affacciavano, non hanno più ragion d'essere. Così, è inutile affaticarsi a definire chi sia il viandante o il viaggiatore; se l'ospite debba giungere da lontano o possa essere anche dimorante nel luogo; se la dimora nell'albergo debba essere notturna o basti quella diurna; se l'alloggio debba essere retribuito o possa essere anche gratuito; che cosa siano gli "effetti" del viaggiatore; se questi debbano essere affidati all'albergatore o solo introdotti nell'albergo, ecc. La nuova disposizione con le espressioni "cose" in luogo di "effetti"; "persone" in luogo di "viandanti"; "apportate" (cose) in luogo di "portati (effetti) entro i loro alberghi", e con l'aggiungere che l'alloggio deve essere dato "nell'esercizio dell'industria", le ha tutte eliminate. La legge nuova, come si è detto, non parla di cose apportate "nell'albergo". Sono comprese quindi anche quelle apportate nei locali dipendenti o annessi all'albergo, come l'automobile depositato nell'autorimessa dell'albergo.

La responsabilità dell'albergatore è illimitata o contenuta entro certi limiti di valore (art. 12). È illimitata:1) per le somme di danaro, pei titoli di credito di ogni specie e per gli oggetti preziosi o, comunque, di notevole valore, quando siano stati affidati in speciale custodia all'albergatore o ai preposti all'albergo, o quando sia stato rifiutato (dall'albergatore) un mezzo di custodia; 2) per il danno imputabile a colpa grave dell'albergatore o dei membri della sua famiglia o del personale da esso dipendente. Fuori di detti casi la responsabilità è limitata, nel senso che se l'oggetto distrutto, sottratto o deteriorato, era di valore inferiore a L. 1000, l'indennità deve corrispondere al valore effettivo; se era di valore superiore, l'indennità non può superare le L. 1000 per ciascuna persona albergata. (È da notare che detto valore fu stabilito quando la valuta italiana era meglio quotata di fronte all'oro; oggi, di fronte al valore della lira stabilizzata, la cifra su indicata può sembrare troppo bassa e non corrispondente all'intenzione del legislatore). La responsabilità dell'albergatore cessa, poi, interamente: 1) quando venga provato che il danno sia imputabile a colpa grave dell'albergato o di persone che lo accompagnano o lo visitano o sono al suo servizio; 2) quando il danno risulti dipendente da forza maggiore; 3) quando il danno risulti dipendente dalla natura della cosa depositata.

La responsabilità dell'albergatore non può essere esclusa se non in forza di particolari accordi con l'albergato. Non valgono a tal fine le dichiarazioni che l'albergatore faccia, mediante avvisi nei locali dell'albergo, intese a declinare o a limitare tale responsabilità, o a subordinarla a condizioni non stabilite dalla legge. La tradizione romanistica e la giurisprudenza avevano già affermato lo stesso principio. Le sottili distinzioni dottrinali fra il caso che la dichiarazione dell'albergatore preceda o segua l'inizio dell'ospitalità; figuri in semplici avvisi o anche su precedenti note d'albergo per pagamento a periodi, già accettate e soddisfatte, ecc., non hanno più valore di fronte alla dizione dell'art. 14 della nuova legge. Per esso è evidente che dichiarazioni unilaterali di esonero dalla responsabilità, in qualsiasi forma siano fatte, non hanno in nessun modo efficacia liberatoria.

È fatto, peraltro, obbligo alla persona albergata di avvertire l'albergatore del danno sofferto, subito dopo esserne venuto a conoscenza. Un indugio non scusabile importa decadenza dal diritto a risarcimento. Esso pone in più difficili condizioni l'albergatore, sia per l'accertamento del danno, sia per il ricupero dell'oggetto rubato. Una sola eccezione è ammessa a tale principio, ed è rappresentata dal caso che il danno sia imputabile a colpa grave dell'albergatore o dei membri della sua famiglia o del personale da esso dipendente. Allora la prescrizione dell'azione del danneggiato è quella ordinaria commerciale.

La dimostrazione dell'introduzione degli oggetti nell'albergo e del loro valore spetta al danneggiato. È ammissibile la prova testimoniale qualunque sia il valore degli oggetti rubati o deteriorati, sia perché trattasi di rapporti commerciali (art. 3 e 44 cod. comm.), sia perché trattasi di deposito necessario. L'art. 1348 cod. civ., n. 2, esplicitamente consente la prova testimoniale per i depositi fatti dai viaggiatori negli alberghi dove alloggiano, e il giudice può autorizzarla secondo la qualità delle persone e le circostanze del fatto. Può, tuttavia, dubitarsi che il deposito di somme di denaro, di titoli di credito o di oggetti preziosi, affidato alla speciale custodia dell'albergatore, in conformità del n. 1 dell'art. 12 del regio decreto legge 12 ottobre 1919, possa considerarsi come un deposito necessario.

Quale corrispettivo delle accennate obbligazioni dell'albergatore, il codice civile, all'art. 1958, n. 8, riconosce a suo favore un privilegio speciale per le somministrazioni e le mercedi sopra gli effetti del viandante, che siano stati portati e siano tuttora nel suo albergo. In forza di tale disposizione, la parola "effetti" ritorna ad essere oggetto d'esame nell'esposizione della dottrina del diritto degli albergatori. Quivi la parola "effetti" comprende tutto ciò che l'albergato rechi con sé o sia contenuto nelle sue valigie o nei suoi bauli, e comprende altresì l'automobile, col quale egli si è condotto all'albergo e che ha affidato in custodia nell'apposito locale (garage) dell'albergo. Comprende pure gli effetti che non fossero proprî, tranne che l'albergatore al tempo dell'introduzione sapesse che essi non fossero di proprietà della persona albergata; non comprendono, invece, per antica benevola interpretazione, gli abiti indossati dal viaggiatore.

Il diritto dell'albergatore, come è garantito da uno speciale privilegio, così è colpito da una speciale prescrizione. L'art. 2138 cod. civ. dispone che si prescrivano col decorso di sei mesi le azioni degli osti e dei locandieri per l'alloggio e le vivande che somministrano. Naturalmente l'albergatore, cui venisse opposta tale prescrizione, può avvalersi di quanto dispone l'art. 2142 e deferire il giuramento a colui che l'opponga, per accertare se realmente abbia avuto luogo l'estinzione del debito.

Quella fin qui esposta è dottrina frammentaria del diritto degli albergatori e del contratto d'albergo, dovendosi qui accennare soltanto alle note caratteristiche dell'uno e dell'altro. L'integrazione della dottrina deve essere fatta col diritto comune. Il sistema giuridico così costruito si è creduto estendere ad altri rapporti giuridici affini, ad altre forme mercantili di carattere analogo. Sono stati, quindi, parificati agli alberghi, alle locande e alle osterie, le pensioni, l'esercizio delle stanze d'affitto, gli stabilimenti di cura, gli stabilimenti di bagni (questi due ultimi, con vivissimo contrasto), le botteghe da caffè, i ristoratori, il servizio dei vagoni-letto, quello dei vagoni-ristoranti, considerati come alberghi viaggianti, e le altre forme di alloggio o di semplice ricovero create dal turismo. Con le disposizioni del codice la tendenza estensionista era favorita. Oggi la questione si pone di fronte al capoverso dell'art. 11 del citato decreto-legge 12 ottobre 1919, che dispone: "Si considerano come albergatori, agli effetti del presente decreto, anche i locandieri e gli osti". Sembra che il legislatore abbia voluto porre un freno all'estensione analogica, che si soleva fare dalla dottrina, della responsabilità degli albergatori, e fissare i soli due casi che possono rientrare nel sistema di detta responsabilità.

Bibl.: Per l'albergo nell'antichità v. E. Saglio, in Daremberg e Saglio, Dict. des antiq. grecques et rom., I, p. 973 segg.; Hug, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. der class. Altertumswiss., X, col. 2459 segg.; sul Leonidaion di Olimpia, E. N. Cardinek, Olympia, Oxford 1925, p. 280 segg.; sul Katagogion di Epidauro, D. Kavvadias, Τὸ ἱερὸν τοῦ Ασκληπιοῦ, Atene 1900, p. 162 segg. - Per gli ospizî del Basso Impero si veda: D. Gorce, Les voyages, l'hospitalité et le port des lettres dans le monde chrétien des IV et V siècles, Parigi 1925. Per gli alberghi italiani dal basso Medioevo al sec. XIX, oltre al saggio di L. A. Muratori, Dissertazioni sopra le antichità italiane, II, diss. n. 37, è fondamentale lo studio di E. Zaniboni, Alberghi italiani e viaggiatori stranieri (sec. XIII-XVIII), Napoli 1921. Sull'albergo dell'Orso in Roma si veda E. Rossi, L'albergo dell'Orso, Le fonti di una leggenda, in Arch. Soc. rom. di storia patria, L (1927), fasc. I, II, p. 33 segg. Sull'albergo di Russia si vegga le breve monografia di C. Cecchelli, Un albergo del secondo impero, Milano s. a.; e P. Barrera, in Roma, 1927. Notizie interssanti ha premesso C. Mascaretti al Manuale dell'industria alberghiera, edito dal Touring Club Italiano, Milano 1923.

Per l'industria: Touring Club Italiano, Manuale dell'industria alberghiera, 2ª ed., Milano 1926; E. Guyer, Das Hotelwesen der Gegenwart, Zurigo 1885; Lewis, Hotel training course, Lewis' School, Washington; A. Mariotti, L'industria alberghiera, Roma 1920; L. Leospo, Traité d'industrie hôtelière, Nizza 1918; E. Charpentier, La profession de l'hôtelier, Parigi 1913; Perry, Hotel and boarding house guide, Londra; Wöhler, Gasthäuser und Hotels, Lipsia, voll. 2; Hawking, Vocational education in the Hôtel business, Amer. Hot. Assoc., New York; Touring Club de France, La plus belle des industries, Parigi; Damm Étienne, Das Hotelwesen, Lipsia; Müller, Quelques régles fondamentales de l'Hôtellerie moderne, Losanna; Voegelin, L'industria degli alberghi in Italia, Brescia; Raguenet, Les hôtels privés et à voyageurs, Parigi; Fabre-Guiard, Technologie de l'employé d'hôtel, Tarbes; Practical Hotel Management, Londra; Boomer, Hotel Management, New York; Goins, The American Waiter, Chicago; Govern, Hospitality, Chicago; De Boni-Bentley Capper, Hotel organisation management and accountancy, Londra 1926; Schweizer Hotelier-Verein, Zur Erinnerung an die Schweizerische Landeausstellung, Basilea 1915.

Per l'architettura: Touring Club Italiano, Manuale dell'industria alberghiera, Milano 1923; The architectural Forum, Hotel reference number, New York, nov. 1923; L. Piccinato, L'architettura del moderno albergo, in Rivista di architettura e arti decorative, IV (1924-25), pp. 201-273; id., L'Albergo degli Ambasciatori in Roma, in L'Architettura italiana, XXII (1927); Lepol, Hôtels (extérieurs), Parigi; id., Hôtels (intérieurs), Parigi; Touring Club Italiano, I migliori progetti d'albergo (concorso 1906), Milano 1909; id., Le camere d'albergo, Milano 1906; id., L'opera della Commissione per il miglioramento degli alberghi, Milano 1906; id., Le camere d'albergo, ibid.; id., L'albergo modello (concorso 1911), Milano 1912; id., Il Touring agli albergatori, ibid.; id., Gli impianti igienici nei piccoli alberghi, ibid.; D. Donghi, Manuale dell'architetto, Torino 1923.

Per il diritto romano: F. Gluck, Commentario alle Pandette, Libro IV, tit. IX, p. 370 seg.; Lenel, Das Edictum perpetuum, Lipsia 1883, par. 78, p. 161; Arndts e Serafini, Trattato delle Pandette, II, par. 289.

Per il diritto medievale e per il moderno italiano: E. Gianturco, Albergatori, in Enciclopedia giuridica; G. Bertagnolli, Albergatori, in Digesto italiano, II, 2, p. 181 seg.; L. Landucci in nota al Gluck, op. e loc. cit.; G. P. Chironi, La colpa nel diritto civile odierno, I, n. 76 seg.; M. D'Amelio, Sulla responsabilità degli albergatori per i furti ai viaggiatori, in Riv. di dir. comm., 1911, 2, 1992; id., La responsabilità della Compagnia dei Wagons-Lits per i furti a danno dei viaggiatori, in Riv. di dir. civ., 1910, p. 540; R. Fubini, Sulla responsabilità degli albergatori, in Riv. di dir. comm., 1908, 2, p. 33; 1909, 2, p. 129; G. Segrè, Sulla responsabilità degli albergatori, in Riv. di dir. comm., 1920, 2, p. 73.

Per la letteratura e la legislazione moderna straniera: J. Chaubert, La responsabilité civile de l'hôtelier à raison des effets apportés par le voyageur: droit français, anglais, allemand et suisse, Losanna 1914.

CATEGORIE
TAG

Enea silvio piccolomini

Stati uniti d'america

Giovanni di sassonia

Guglielmo di prussia

Francesco da carrara