Albania

Dizionario di Storia (2010)

Albania


Repubblica parlamentare, nella parte sud-occid. della Penisola Balcanica, con capitale Tirana. Le più antiche testimonianze della presenza umana in A. risalgono al Paleolitico medio (siti di Xara e Shën-Marina, presso Tirana). Le facies più antiche del Neolitico, caratterizzate da ceramica, indicano l’area come zona di sutura tra i due ambiti balcano-anatolico e adriatico. Agli inizi dell’Età del Bronzo, l’arrivo di popolazioni indoeuropee è connesso alla comparsa della ceramica a cordicella e alla sepoltura nei tumuli; le armi in bronzo sottolineano i legami con l’area egea, minoica e micenea; cominciò a formarsi la civiltà degli illiri, che ebbe la maggior espansione nell’Età del Ferro, come testimoniano necropoli (valle del Mat e piana del Korce) e fortezze (oppida situati in punti strategici). Dal 7°-6° sec. a.C. si impiantarono colonie greche sul litorale meridionale: Epidamnos-Dyrrhachion (od. Durazzo), Apollonia, Buthroton (od. Butrinto). In età romana le regioni che avevano costituito il regno dell’Epiro – corrispondente in gran parte all’A. merid. – appartennero prima alla provincia di Macedonia (148 a.C.) poi all’Acaia (27 a.C.), mentre quelle a settentrione erano incluse nell’Illirico. Passata, con la suddivisione definitiva dell’impero romano, alle dipendenze di Bisanzio, l’A. fu invasa dai barbari, alcuni dei quali crearono delle effimere signorie (fine sec. 6°: slava; 619: avara; successivamente serba). Dal 917 al 1019 l’A. fu quasi totalmente assorbita dal regno dei bulgari. Con il sec. 11°, tornata sotto Bisanzio, iniziò a subire la penetrazione militare dei normanni e dei successivi re di Sicilia e di Napoli, e quella commerciale di Venezia, che approfittò della quarta crociata (1204) per impadronirsene, anche se i signori feudali si sottomisero al despota di Epiro Michele Angelo Comneno. Conquistata nel 1230 dallo zar bulgaro Giovanni Asjan II, poco dopo passò per la maggior parte ai re serbi della Rascia. La battaglia di Kosovo (1389) portò in A. i turchi, che, dapprima contenuti dalla Lega dei popoli albanesi creata nel 1444 da Giorgio Castriota detto Scanderbeg, ebbero la meglio alla morte di questi (1467). Le popolazioni si islamizzarono e l’A. fu divisa in piccoli principati autonomi sottoposti alla sovranità ottomana. Nel 19° sec. si accentuarono le rivolte, fra cui quella di ‛Ali Tepedelenli, pascià di Giannina, che riuscì a rendersi di fatto indipendente (1820-22). Dopo i trattati di S. Stefano e di Berlino (1878), che iniziarono lo smembramento dei territori balcanici, la Turchia riguadagnò terreno e promosse la Lega albanese (1878) contro la Serbia, la Grecia e il Montenegro.

Dalla creazione dello Stato albanese a oggi

Nel 20° sec., l’intersecarsi dei nazionalismi balcanici e le alterne vicende delle potenze europee determinarono in A. una situazione assai fluida. Nel 1913 la conferenza degli ambasciatori a Londra creò un libero Stato albanese, sotto il principato del tedesco Guglielmo di Wied, il quale però si trovò subito contro il governo autonomo, di fatto greco, di Argirocastro, e la rivolta dei partigiani di Esad pascià, tanto che nel 1914 abbandonò il potere. Terminata la Prima guerra mondiale, nel 1920 la conferenza degli ambasciatori a Parigi riconfermò l’indipendenza dell’A., divenuta costituzionalmente Repubblica. Ma dal 1920 al 1924 si susseguirono colpi di mano dei vari capi politici (Ahmed Zogu Ahmed bey Toptani, Shefqet bey Verlaci, Fan Noli), finché nel 1924 Zogu riuscì ad assicurarsi il potere. Appoggiandosi all’Italia (1927), Zogu fu quindi eletto mbret, cioè re (1928); di fatto, l’A. era ormai sotto la tutela italiana, e non appena cercò, su pressione francese e inglese, di liberarsene, il governo italiano ne occupò il territorio, in cinque giorni, con la spedizione iniziata il 7 apr. 1939, e Vittorio Emanuele III ne assunse la corona. Nel 1941, sotto la guida di E. Hoxha, sorse un movimento di resistenza contro l’occupazione italiana e quindi contro quella tedesca (1944). Nel febbr. 1945 il Fronte di liberazione nazionale proclamò la Repubblica popolare albanese e nel dic. dello stesso anno confermò il suo potere alle elezioni. Sul piano internazionale, l’A. perseguì dapprima una politica di stretta alleanza con la Iugoslavia (1946-48), poi dopo la rottura fra Tito e il Cominform si schierò con l’URSS, ricevendo subito tecnici e aiuti economici e militari. Tali relazioni durarono fino al 1961, quando il regime albanese si volse verso la Cina popolare; nel 1968 si ritirò dal Patto di Varsavia. Nel 1974 la formazione di un nuovo governo, dal quale venne escluso il filocinese ministro della Difesa B. Balluku, segnò il raffreddamento dei rapporti cino-albanesi, definitivamente interrotti nel 1978. Nel 1981 la morte sospetta del primo ministro M. Shehu, sostenitore dell’apertura all’Occidente, aprì una grave crisi, cui seguì una rigida chiusura verso l’esterno. R. Alia, capo dello Stato dal 1982 e segretario del Partito comunista dopo la morte di Hoxha (1985), tentò moderate liberalizzazioni, ristabilendo anche relazioni diplomatiche internazionali. Nelle elezioni del 1991, cui parteciparono più forze politiche, il Partito del lavoro conquistò una larga maggioranza; il nuovo parlamento rielesse Alia capo dello Stato, stese una Costituzione provvisoria e nel giugno votò un governo di coalizione formato dal Partito del lavoro (da allora Partito socialista d’A.) e dal Partito democratico, maggiore forza dell’opposizione. La coalizione entrò però in crisi alla fine del 1991 e nel 1992 le elezioni diedero la maggioranza al Partito democratico. Alia fu sostituito alla presidenza da S. Berisha, che proseguì con decisione sulla strada della completa liberalizzazione dell’economia, con il sostegno del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale. Il crescente autoritarismo di Berisha, il diffondersi della corruzione e il continuo esodo della popolazione verso l’Italia preludevano però a una nuova crisi interna. Nel 1994 il progetto di una nuova Costituzione, sostenuto dal governo e sottoposto a referendum popolare, fu respinto; nel 1996 il Partito democratico vinse le elezioni, ma i partiti d’opposizione si ritirarono dalla competizione richiedendone l’annullamento; nel 1997 fallirono le numerose società finanziarie nate all’inizio degli anni Novanta, in cui larga parte della popolazione aveva investito i propri risparmi. Ciò provocò un’ondata di proteste che assunse ben presto i caratteri di una rivolta antigovernativa. Dopo il fallimento di un governo provvisorio di coalizione, dalle elezioni del 1997, tenute in presenza di osservatori internazionali protetti da una forza multinazionale, inviata dall’Unione Europea con il consenso dell’ONU, uscì vittorioso il Partito socialista. Il leader socialista F. Nano, capo del nuovo esecutivo, e il presidente della Repubblica R. Mejdani (eletto dopo le dimissioni di Berisha) cercarono di ripristinare l’ordine pubblico, di risanare l’economia nazionale e di regolare l’esodo della popolazione, che continuò ininterrotto per tutto il 1997. Ma la stabilità del Paese fu nuovamente messa alla prova nel 1998, prima da un tentativo insurrezionale promosso da Berisha, poi dalla crisi nel Kosovo, sfociata nella guerra della NATO contro la Iugoslavia (1999). Centinaia di migliaia di profughi si riversarono nel Paese, incrementando il consistente e ininterrotto flusso di immigrati verso l’Italia. L’A. divenne il centro delle attività umanitarie messe in campo dai Paesi occidentali e le ingenti risorse legate agli aiuti internazionali contribuirono ad accrescere la già diffusa illegalità. Le elezioni amministrative del 2000 e quelle politiche del 2001 confermarono la maggioranza al Partito socialista, che rimase al governo fino al 2005 quando, dopo le elezioni vinte a larga maggioranza dal Partito democratico, il presidente della Repubblica A. Moisiu (eletto nel 2002) affidò a Berisha l’incarico di formare il nuovo governo. Le elezioni del 2006 hanno portato un esponente del Partito democratico, B. Topi, anche alla presidenza della Repubblica. Nello stesso anno un accordo di stabilizzazione e associazione ha creato una zona di libero scambio tra A. e Unione Europea, costituendo il primo passo verso la sua adesione all’UE. Nel 2008 l’A. è entrata a far parte della NATO.

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