ALANI′

Enciclopedia Italiana (1929)

ALANI′

Fedor Schneider

È una grande stirpe indoeuropea, la quale, dopo l'apparizione dei Germani orientali alle foci del Danubio, si presenta congiunta con essi, ma non è di origine germanica. Essa appartiene invece agl'Irani (Arii), e precisamente al ramo nomade (scito-sarmatico) di quelli; anzi il loro nome linguisticamente equivale a quello di Irani. Giuseppe Flavio (Bell. Iud., VII, 17, 4) li chiama Sciti; è dunque probabile che derivassero dall'unione di diverse stirpi di Sciti. Erano un popolo di cavalieri nomadi di grande audacia. Al principio dell'impero abitavano, ad occidente degli Unni, le steppe dell'Ural, del lago di Aral, del Mar Caspio fino al fiume Don. Già Pompeo li incontrò nella sua campagna contro Mitridate; Nerone progettò una spedizione contro di loro; sono nominati in una Periegesi scritta al tempo di Adriano (Geographi minores, II, Prolegom., p. 20), ed appaiono anche fra gli alleati dei Marcomanni contro Marco Aurelio, nelle grandi guerre germaniche di questo. Più tardi, e specialmente dopo che una parte di loro, all'apparire dei Goti sul Mar Nero, fu sospinta a occidente verso la regione danubiana, cominciarono a molestare le provincie orientali dell'impero romano, l'Armenia, e anche il regno dei Parti. Parte degli Alani furono, intorno al 250, sottomessi dagli Unni, i quali già dal 200 stavano avanzando verso O. Ma verso il 355, secondo gli storiografi cinesi (cfr. Schmidt, qui sotto citato), oppure verso il 370, secondo le fonti occidentali, gli Alani vennero completamente vinti e sottomessi dagli Unni, nella loro grande avanzata verso occidente. Da allora, troviamo per lungo tempo gli Alani quasi sempre uniti con gli Unni e coi Goti. Una parte di essi si stabilì in Pannonia, vicino ai Vandali (Iordanes, Getica, XXXI), si germanizzò, e nel 406 intraprese insieme coi Vandali e con gli Svevi del Danubio la grande migrazione attraverso la Germania, il Reno, la Gallia, fino in Ispagna. Gruppi di questi Alani, che obbedivano a Goar, furono fatti stabilire da Ezio in Orléans, altri appaiono nell'Armorica; altri invadono l'alta Italia nel 464, ma, vinti da Ricimero presso Bergamo, sono da lui trasferiti in Valenza. Il grosso di essi aveva intanto occupato in Ispagna le provincie di Lusitania e Cartagena. La loro potenza fu completamente annientata nelle guerre contro il re dei Visigoti Vallia (418). I resti si unirono allora coi Vandali, e con essi nel 429 si recarono in Africa; donde il nome di rex-Vandalorum et Alanorum, dato al re dei Vandali. Questa parte degli Alani è completamente sparita; mentre tracce di essi si trovano nella vecchie sedi sul Mar Nero, come pure in Crimea. Sotto il dominio bizantino, sussisteva un ἐξουσιοκράτωρ 'Αλανίας.

Abbiamo numerose testimonianze sugli Alani da fonti bizantine, persiane, siriache, arabe e georgiane, nonché da documenti archeologici. Dopo il secolo IX, si chiamano As, Asu, Jasy; l'irruzione mongola li disperse. Parte di loro si fermò in Crimea e a nord del Danubio, dove la città di Iasi in Romania porta il loro nome. Molti entrarono al servizio dei Bizantini. Ma nel Caucaso si trova la stirpe degli Oseti (cfr. il nome As) che sono un resto degli Alani. Essi stessi si nominarono Ir, cioè Irani, Ari, e il loro paese fu detto Irôn. Ciò ha dimostrato nel 1822 Klaproth; vedi su ciò la bibliografia (in lingua russa) elencata da Tomaschek, sui nomi sarmatici e alani.

Bibl.: K. Zeuss, Die Deutschen und ihre Nachbarstämme, Monaco 1837 (ristamp. Gottinga 1904), p. 700 segg.; G. Tomaschek, Kritik der ältesten Nachrichten über den skythischen Norden, I-II, in Sitzungsberichte der Wiener Akademie, Phil.-Hist. Cl., CXVI e CXVII (1888); id., in Pauly-Wissowa, Real-Encyclopädie der classischen Altertumswissenschaft, I, coll. 1282-85; L. Schmidt, Geschichte der deutschen Stämme bis zum Ausgang der Völkerwanderung, Berlino 1910-1918; I, pp. 49, 101, 104 segg., 227 segg., 361 segg.; II, p. 177, H. Hirt, Die Indogermanen, Strasburgo 1905, I, p. 113 segg.; II, p. 586 segg., solo in generale pone la discendenza degli Alani dagli Sciti; ma cfr. M. Ebert, Südrussland im Altertum, Bonn-Lipsia 1921, pp. 105 segg., 347, 375; W. Miller, Die Sprache der Osseten, in W. Geiger ed E. Kuhn, Grundriss der iranischen Philologie, I, appendice, Strasburgo 1903; I. Kulakowski, Gli Alani nelle testimonianze degli scrittori classici e bizantini (in lingua russa), Kiew 1899.

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