FREGOSO, Agostino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 50 (1998)

FREGOSO (Campofregoso), Agostino

Giustina Olgiati

Figlio di Ludovico e di Ginevra Gattilusio di Palamede signore di Enos, nacque durante l'esilio del padre, dopo la deposizione del doge Tommaso Fregoso, avvenuta nel dicembre 1442. Probabilmente il luogo di nascita e della prima infanzia fu Sarzana, feudo di Tommaso, dove la madre Ginevra si era rifugiata nel 1443, protetta da un salvacondotto del nuovo doge Raffaele Adorno. I continui spostamenti del padre Ludovico - teso dapprima alla vittoria della fazione dei Fregoso e in seguito alla conquista di un proprio dominio personale - non impedirono al F. di conseguire una perfetta istruzione nelle lettere, secondo una tradizione seguita tanto dai Fregoso quanto dai Gattilusio.

La nomina a doge, nel 1447, dello zio paterno Giano Fregoso e, l'anno successivo, quella del padre, lo riportarono forse a Genova, seppure per poco. La deposizione di Ludovico nel 1450, a opera di Pietro Fregoso, spinse alla ribellione la stessa Ginevra Gattilusio, che si impadronì per qualche tempo del castello di Lerici. Probabilmente il F. non si allontanò, almeno per i primi anni successivi, dal feudo di Sarzana, che il padre aveva ricevuto in eredità dal fratello Giano e che per anni rimase sotto il governo dell'energica nonna paterna, Caterina Ordelaffi. Nel 1455, quale garanzia per gli accordi intervenuti tra il padre Ludovico e il re di Napoli, venne forse consegnato in ostaggio ad Alfonso d'Aragona.

Mentre il padre partecipava, con alterna fortuna, alla lotta per il predominio su Genova, il F. rimase probabilmente al sicuro a Sarzana. La tranquillità del feudo non tardò però a essere toccata dalla guerra: nel 1467 i territori amministrati da Ludovico in Lunigiana subirono infatti l'attacco degli eserciti sforzeschi e, dopo una lunga resistenza, il 27 febbr. 1468, i domini paterni, compresa Sarzana, vennero ceduti ai Fiorentini.

Ripresa la vita di esule, Ludovico fu sulle prime propenso, nel 1471, a inviare il F. a Napoli alla corte di Ferrante d'Aragona, dove egli stesso era stato più volte accolto benevolmente. Si accordò pertanto in tal senso con il proprio segretario, l'umanista Antonio Ivani, affinché seguisse da vicino il figlio alla corte aragonese. Prima ancora che l'Ivani lo raggiungesse a Siena, però, Ludovico decise invece di avviare il figlio alla carriera militare, destinandolo a Forlì, dove risiedeva il principe Girolamo Riario, suo parente.

Partito ugualmente al seguito del F., l'Ivani lo accompagnò fino a Torrita, ma, spaventato dagli scontri tra la popolazione e i soldati, rifiutò di proseguire oltre. La disobbedienza gli costò, nonostante l'amicizia sempre mantenuta con il F., il podere promesso in Lunigiana, la pensione perpetua e lo stipendio arretrato di sei mesi, che Ludovico rifiutò di saldargli.

Il F., ormai diventato uomo d'armi, trascorse gli anni successivi al fianco del padre, che, anche durante l'esilio, non cessò di cercare appoggi per poter tornare in patria. Nel 1478, quando la ribellione di Genova contro il dominio sforzesco offrì finalmente l'occasione, il F. accorse in difesa della città con 300 fanti, mentre il padre sbarcò a Piombino con sette galee fornitegli da Ferrante d'Aragona.

In occasione della rivolta antimilanese, scoppiata a Genova nel giugno 1478, il F. prese attivamente parte, insieme con Gian Luigi Fieschi, agli scontri armati che misero temporaneamente fine al dominio sforzesco nella città ligure e che condussero al dogato di Prospero Adorno (17 agosto). Poco tempo dopo, il 28 ottobre, il Gran Consiglio stabilì di affiancare Ludovico Fregoso all'Adorno: era forse un tentativo di conciliare la due fazioni familiari. Appena un mese più tardi, però, una congiura organizzata dai Fregoso deponeva l'Adorno, innalzando al dogato Battista Fregoso. A essa non fu certamente estraneo lo stesso F., che nell'interesse della propria consorteria mantenne all'oscuro del progetto il padre, direttamente interessato, invece, alla prosecuzione del regime dell'Adorno.

L'accaduto non sembra aver compromesso i rapporti tra padre e figlio. Approfittando delle difficoltà nelle quali si dibatteva Firenze a seguito della congiura dei Pazzi e potendo fidare sull'appoggio della popolazione, Ludovico e il F. riuscirono a introdursi in Sarzana, la notte del 5 dic. 1479, e il F. guidò le truppe durante gli scontri successivi. L'8 dicembre, il F. e Ludovico, "Sarzane domini", comunicarono per lettera al Banco di S. Giorgio l'avvenuta conquista della città a danno dei Fiorentini.

Il 20 ott. 1480 il doge Battista Fregoso e il Consiglio degli anziani deliberarono di nominare il F. capitano generale della Repubblica, mantenendo però validi i patti precedentemente stipulati con Ludovico, al quale era stata affidata la stessa carica; il 4 novembre il F. prestò giuramento di fedeltà al Consiglio cittadino.

La carica di capitano generale della Repubblica diventò da quel momento una sorta di diarchia, nella quale il F. e il padre operavano di concerto. Il 18 luglio 1481 Battista Fregoso e l'ufficio di Balia conferirono pieni poteri per sedare le ribellioni nella Riviera orientale, in particolare nel territorio di Chiavari, al F., a Lazzaro Fregoso, a Melchiorre Doria e a Giuliano Soprani. Nello stesso anno, in occasione della stipulazione della lega antimilanese tra Venezia, Sisto IV e il doge Battista Fregoso, il F. venne preso a stipendio per accorrere nel territorio di Parma in aiuto dei Rosso di San Secondo contro il duca di Milano. Il 18 novembre, in qualità di capitano generale, presentò dinanzi al Gran Consiglio, a nome di Ludovico, la richiesta del pagamento degli stipendi a lui dovuti per il capitanato di Spezia. Analoga richiesta venne da lui presentata il successivo 22 dicembre. Il 13 genn. 1483 il doge e il Consiglio degli anziani deliberarono in merito alla concessione - prima accordata, poi sospesa - a Tommaso e al F. della facoltà di rifarsi su persone e beni del Finale, a causa di un danno subito da una trireme patronizzata da Fabrizio Del Carretto.

Nel 1483, dopo aver ricoperto l'incarico di capitano del Regno di Napoli, il F., nominato capitano della guardia di palazzo di Genova, contribuì alla congiura che portò al potere Paolo Fregoso, al posto del doge Battista, il 25 nov. 1483. Nello stesso giorno un Consiglio composto dal nuovo doge, dal Consiglio degli anziani e dagli uffici di Balia, Moneta e S. Giorgio gli confermò la carica di capitano generale dei Genovesi.

Ancora nel 1483, dinanzi ai preparativi di guerra condotti dai Fiorentini contro Sarzana, il F. ottenne dal governo genovese un prestito di 1.000 lire. Per ingraziarsi i sudditi, già duramente provati dalle guerre, Ludovico e il F. stabilirono di lasciare alla Comunità di Sarzana tutti gli introiti della città, per compensare i danni di guerra. Il 28 marzo 1484, vista l'impossibilità di difendere Sarzana dai Fiorentini, comunicarono al parlamento della città la propria intenzione di cederla unitamente al contado circostante al Banco di S. Giorgio, cessione avvenuta poco tempo dopo, il 24 aprile. La vendita del feudo non fu priva di strascichi. Il 10 maggio 1484 il Gran Consiglio della Repubblica deliberò in merito al vecchio prestito di 1.000 lire stabilito in favore del F. per le spese necessarie alla difesa. Nonostante l'assenza di risorse nelle casse dello Stato, venne deciso di versare comunque le 1.000 lire promesse e di raccogliere altro denaro con imposizioni straordinarie.

Nel 1486 il F. sospese la sua attività nel Dominio della Repubblica per porsi al servizio di papa Innocenzo VIII (Giovan Battista Cibo), genovese. Inviato a Napoli come capitano generale delle truppe pontificie a sedare la ribellione dei baroni, venne ferito in uno scontro. Morì per le ferite, in prigione nel 1487.

Dall'unione con Gentile, figlia naturale del duca Federico da Montefeltro, erano nati: Ottaviano, futuro doge di Genova; Federico, nominato nel 1507 arcivescovo di Salerno; Costanza, andata in sposa a Marcantonio Landi di Piacenza, principe di Val di Taro; Bettina, sposa di Onorato Grimaldi, signore di Bogliasco; Caterina, sposa di Matteo conte di Baschi d'Orvieto; Battista e Ludovico.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Genova, Arch. segreto, Diversorum, regg. 617, cc. 98r, 109rv; 620, cc. 94v, 111rv; 622, cc. 118v-119r; 623, c. 2v; 624, cc. 72v-73r; Instructiones, 2707 B, n. 123; Genova, Bibl. Franzoniana, ms. Urbani 127: F. Federici, Abecedario della nobiltà ligustica, II, c. 124r; A. Gallo, Commentarii de rebus Genuensium et de navigatione Columbi, a cura di E. Pandiani, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XXIII, 1, pp. 65, 68, 76; A. Ivani, Historia de Volaterrana calamitate, a cura di F.L. Mannucci, ibid. XXIII, 4, pp. X, 35; A. Giustiniani, Castigatissimi Annali…, Genova 1537, cc. CCXXXVIIIr, CCXLv, CCXLIv, CCXLIIv; N. Battilana, Genealogie delle famiglie nobili di Genova, Genova 1825, I, s.v. Campofregoso; S. Ammirato, Istorie fiorentine a cura di L. Scarabelli, Torino 1853, VI, p. 45; C. Braggio, Antonio Ivani umanista del secolo XV, in Giornale ligustico, XII (1885), pp. 359-361, 370; L. Levati, I dogi perpetui della Repubblica di Genova, Genova 1928, pp. 351 s.; A. Ivaldi, La signoria dei Campofregoso a Sarzana (1421-1484), in Atti della Soc. ligure di storia patria, n.s., VII (1967), 1, pp. 142-146; N. Machiavelli, Istorie fiorentine, in Opere, Milano 1969, pp. 676 s.; F. Poggi, Lerici e il suo castello, III, Spezia 1976, pp. 36, 85, 108; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Fregoso, tav. VI.

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