CARRACCI, Agostino

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 20 (1977)

CARRACCI, Agostino

Donald Posner

Figlio di Antonio, sarto di origine cremonese, nacque a Bologna nel 1557 e fu battezzato il 16 agosto. Il padre era fratello del padre di Ludovico, Vincenzo. Prima di entrare nella bottega del pittore P. Fontana, era stato in quella di un orafo; lavorò in seguito sotto la direzione di Bartolomeo Passarotti (circa 1577) e di Domenico Tibaldi. Iniziò assai precocemente la carriera di incisore; è infatti probabile che abbia eseguito nel 1574 la stampa col bucranio per la seconda edizione del Symbolicarum quaestionum…di Achille Bocchi, pubblicato a Bologna. Due incisioni del C., firmate e datate - una da un dipinto del Bagnacavallo -, risalgono al 1576.

Nel 1581 fu, probabilmente, per breve tempo a Roma, e nel 1582 si trovava a Venezia dove trasse stampe da pitture del Tintoretto e del Veronese. Nel 1583 era a Milano, e poi a Cremona per le stampe, da disegni di Antonio Campi, per la Cremona fedelissima (Cremona 1585). Nel 1583-84 fece ritorno a Bologna dove si associò a Ludovico e ad Annibale nei lavori per la decorazione ad affresco del palazzo Fava. è probabile che si trovasse a Parma nel 1586-87; nel 1588-89 fu di nuovo a Venezia, dove gli nacque il figlio naturale Antonio (secondo il Bellori il Tintoretto ne sarebbe stato il padrino). Dal 1589 al 1594 il C. restò a Bologna.

Benché principale attività del C. fra il 1580 e il 1590 fosse quella di fare riproduzioni a incisione, egli eseguì in quegli anni anche un certo numero di dipinti fortemente influenzati dall'arte veneziana: l'Adorazione dei pastori (circa 1584; Bologna, S. Bartolomeo di Reno); Madonna con Bambino e santi (1586; Parma, Galleria nazionale).

Il C. continuò a produrre stampe, anche se nell'ultimo decennio del secolo divenne più intensa la sua attività di pittore. Come pittore, oltre a partecipare alle imprese collettive dei Carracci, negli anni precedenti al 1595 dipinse quadri come L'ultima comunione di s. Girolamo (circa 1592; Bologna, Pinacoteca nazionale), che è la sua opera più famosa; l'Assunzione della Vergine (circa 1593; ibid.); l'Ultima cena (1594-95 circa; Madrid, Prado): opere ancora sotto l'influsso veneziano, temperato ora, tuttavia, da una disciplina di struttura e di linea destinata ad acquistare sempre maggior peso nelle opere successive.

Alla fine del 1594 il C. accompagnò a Roma il fratello Annibale, e ambedue tornarono a Bologna all'inizio del 1595. Nel 1597 il C. andò probabilmente a Parma prima di raggiungere Annibale a Roma, dove lavorò sino al 1600: si devono a lui due scene affrescate sulla volta della galleria di palazzo Farnese (Teti trasportata nella stanza nuziale di Peleo; Aurora e Cefalo).A Roma dipinse anche il ritratto di Giovanna Guicciardini (1598; Berlino-Dahlem, Museo), l'Arrigo peloso, Pietro matto, Amon nano e la Sacra famiglia con s. Margherita (ambedue a Napoli, Museo di Capodimonte). Nel 1600, dopo aver litigato con Annibale, il C. lasciò Roma, sembra già in cattiva salute (G. Mancini, Considerazioni sulla pittura, a cura di A. Marucchi-L. Salerno, I-II, Roma 1956-57, ad Indicem); si recò a Bologna e poi a Parma, dove, nel luglio dello stesso anno, entrò nella corte del duca Ranuccio Farnese. La decorazione a fresco di uno stanzino del palazzo del Giardino a Parma restò incompleta per la morte dell'artista avvenuta il 23 febbr. 1602. Fu sepolto nel duomo di Parma. Il 18 genn. 1603 l'Accademia degli Incamminati (fondata dai Carracci) celebrò per lui un complicato rito commemorativo nella chiesa dell'Ospedale della Morte, a Bologna (O. Berendson, The Ital. XVI and XVII century catafalques, tesi di laurea, New York University, Institute of Fine Arts, New York 1961, pp. 36 s.).

Il C. aveva un vasto campo di interessi; i suoi biografi ne ricordano le tendenze letterarie e musicali e, fra tutti i membri della famiglia sembra sia stato il più interessato alla teoria e alla pedagogia artistica. Come Annibale, si dedicò e contribuì allo sviluppo della caricatura come genere (alcuni suoi disegni caricaturali esistono ancora). Ma il maggior contributo storico del C. è dato dalla sua attività di incisore. Basandosi sull'esempio delle stampe di Marcantonio Raimondi e, soprattutto, di Cornelius Cort, il C. mise a punto una tecnica che ebbe straordinaria influenza sull'arte incisoria sino al secolo XX; tecnica semplice ad apprendersi e rigorosa a un tempo, che perciò divenne fondamento dello stile "accademico" dell'incisione.

Fonti e Bibl.: Oltre alla bibl. alla voce Carracci in questo Dizion., si v.:B. Morello, Ilfunerale d'Agostino Carraccio fatto in Bologna sua patria da gl'Incaminati Academici del Disegno…, Bologna 1603 (anche in C. C. Malvasia, Felsina pittrice, I, Bologna 1678, pp. 407-34); G. P. Bellori, Le vite de' pittori, Roma 1672, p. 110; N. Pelicelli, Dimora di A. C. a Parma e sua morte, in Aurea Parma, XIV(1930), pp. 191-194; J. Laver, Stage designs for the Florentine Intermezzi of 1589, in The Burlington Magazine, LX (1932), pp. 294-300; E. Bodmer, Le note marginali di A. C. nell'ediz. del Vasari del 1568, in Il Vasari, X (1939), pp. 89-128; H. Bodmer, Die Entwicklung der Stechkunst des A. C., in Die graphischen Künste, n.s., V (1940), pp. 121-142; O. Kurz, "Gli amori de' Carracci", four forgotten paintings, in Journal of the Warburg and Courtauld Institutes, XIV(1951), pp. 221-233; T. Mullaly, A self-portrait of A. C. painting his brother Annibale, in The Burlington Magazine, XCIII (1951), pp. 88 s.; W. Ames, Two A. C. drawings, in The Art Quarterly, XVI(1953), pp. 344 s.; C. Gnudi, Un affresco di A. C. acquistato per la Pinacoteca di Bologna, in Boll. d'arte, XXXVIII (1953), pp. 174-176; M. Calvesi, Recenti acquisizioni, stampe di A. C. …, Bologna 1956; L. Durand, Les estampes composant "le lascivie" du graveur A. C., Lyon 1957; Auckland City Art Gallery Quarterly, aut. 1957, p. 5 (Ritratto di signora con cane);A. del Vita, L'animosità di A. C. contro il Vasari, in Il Vasari, XVI (1958), pp. 64-78; G. Incisa della Rocchetta, "Tognina" ed Arrigo peloso, in Strenna dei romanisti, XX(1959), pp. 101-103; G. L. Mellini, in Arte in Emilia, II(catal.), Parma 1962, pp. 98-101; S. E. Ostrow, Diana or Bacchus in the Palazzo Riario?, in Essays in honor of Walter Friedlaender, Locust Valley, N. Y. 1965, pp. 127-134; Id., A.C., tesi di laurea, Institute of Fine Arts, New York University, 1966 (Roma, Bibl. Hertziana); C. Dempsey, Two "Galateas" by A.C. re-identified, in Zeitschrift für Kunstgesch., XXIX (1966), I, pp. 67-70; G. C. Argan, Ilvalore critico dell'incisione di riproduzione, in Marcatrè, 1966, pp. 293-297; S. E. Ostrow, Some Italian drawings for known works, in Annual of the University of Missouri Museum of Art and Archaeology, Columbia 1967, pp. 19-22; J. B. Shaw, A Warrior subduing a monster by A.C., in Master Drawings, VI(1968), 3, pp. 255-257; D. Miller, A drawing by A.C. for his Christ and the adulteress in the Brera Gallery, Milan, ibid., VII(1969), pp. 410-413 (e vedi anche D. Posner, ibid., VIII [1970], p. 59); J. Anderson, The "Sala di A.C." in the Palazzo del Giardino, in The Art Bulletin, LII (1970), pp. 41-48; L. S. Crandall, A Version of A.C.'s "Omnia Vincit Amor", in The Register of the Kansas City Museum of Art, Kansas City 1970, pp. 25-39; D. Stephen Pepper, Augustin Carache, Maître et Dessinateur, in Revue de l'art, 1971, pp. 39-44; M. L. Strocchi, Il gabinetto d'"opere in piccolo" del gran principe Ferdinando a Poggio a Caiano, in Paragone, XXVII(1976), 311, pp. 86 s.

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