AGAZZARI, Agostino

Enciclopedia Italiana (1929)

AGAZZARI, Agostino

Gaetano Cesari

Nacque a Siena il 2 dicembre 1578, da nobile famiglia, e quivi compose la sua prima opera data alla luce: Il pnmo Libro de' Madrigali a sei voci, stampato nel 1596 in Venezia dal Gardano. Errata è la notizia data dall'Eitner, ch'egli sia stato allievo di Andrea Raffaelli, il quale fu invece suo allievo; come pure è incerto che l'A. abbia soggiornato alla corte dell'imperatore Mattia d'Asburgo. Tanto nella citata prima raccolta di madrigali a sei, quanto nei due Libri a cinque voci e nei due Libri di Madrigaletti a tre, entrambi del 1607, l'A. non manifesta tendenze innovatrici e il basso continuo vi è ancora assente. Nella elaborazione della polifonia i periodi congegnati contrappuntisticamente si alternano agli omofoni, in omaggio all'intelligibilità ed espressione delle parole. È la stessa mescolanza che si nota nelle musiche madrigalesche di Marenzio e nelle prime opere del Monteverdi, senza che vi s'incontrino accenni di cromatismo. Preceduto da una lunga serie di madrigalisti, che dal 1546 in poi trattarono la forma del dialogo polifonico, l'A. offre un saggio di questa in fine dei madrigali a sei, e in omaggio allo spirito del testo chiama Pastorale un madrigale ad otto voci posto, secondo l'uso, a chiusa del primo Libro de' Madrigali a cinque.

Passato l'A., sui primi del Seicento, da Siena a Roma, nel 1602 v'istruiva gli alunni del Collegio Germanico, come Musicae Praefectus. Ma anche nell'atmosfera romana, dedicandosi di preferenza alla composizione chiesastica, il suo stile non subì essenziali cambiamenti. Egli quindi può essere incluso nel numero di quei compositori di scuola romana che, venuti subito dopo il Palestrina, tendono, nelle musiche liturgiche, a semplificare il contrappunto e a lasciar predominare l'espressione soggettiva, in analogia a ciò che andava manifestandosi nel campo della musica vocale profana; senza però cadere nel barocchismo della composizione policorica dei Benevoli e degli Abbatini seguìti appresso. Lo Stabai Mater dell'A., riprodotto dal Proske, offre un esempio di quel suo stile. Durante il soggiorno romano, le opere del maestro senese, recanti spesso accanto al suo nome il titolo di Accademico Intronȧto, spettantegli quale membro dell'Accademia degli Intronati di Siena, crebbero rapidamente di numero, grazie alla facilità nel comporre di cui egli si compiaceva. Nel 1614, un suo Libro di Messe è contrassegnato come Opus decimum septimum, mentre le sue numerose Sacrae Cantiones, o Mottetti, vennero ripetutamente ristampate.

Dietro l'esempio del Viadana, l'A. promosse la diffusione della pratica del basso continuo nella composizione chiesastica. Il suo primo Libio di Mottetti, del 1602, contiene già una parte di Bassus ad organum; ma, non sembrando all'A. sufficiente ad una corretta esecuzione il metodo di pubblicare questa parte strumentale senza indicazioni per la realizzazione armonica, si fece paladino della numerica sopra le note, per la cui applicazione e disciplina scrisse un apposito metodo, che sembra un ampliamento delle famose regole date, pel primo, dal Viadana con ugual fine. Adriano Banchieri, nel 1607, annunziava come prossima la pubblicazione dello scritto dell'A. "musico et organista celebratissimo", e la definiva "opera utile per chi concerta et necessaria a chi desidera imparare a suonare francamente sopra il basso seguente". Questo interessante capitolo dell'arte di realizzare, anche a più strumenti, lo schema stenografico dell'elemento armonico concertante le voci, forma uno dei capisaldi di questa non abbastanza chiarita tecnica delle realizzazioni improvvisate, e venne incluso dall'A. nel Liber II, Opus V delle Sacrarum Cantionum, Amadino 1608, col titolo: Del sonare sopra al Basso con tutti li stromenti e dell'uso loro nel Conserto. Fu riprodotto frammentariamente in tedesco dal secentista Michele Praetorius, nel terzo volume del Syntagma.

Nella forma del melodramma, l'A. si è provato componendo, durante il carnevale del 1606, l'Eumelio, rappresentato nel Seminario romano. Così i gesuiti cominciarono presto a servirsi del nuovo genere teatrale, servendosene a fine educativo. I personaggi mitologici partecipanti all'azione dell'Eumelio spiegano il titolo di dramma pastorale. Con esso l'A. segue le orme di E. del Cavaliere, e si propone di raggiungere lo stesso scopo del diletto e in pari tempo della elevazione spirituale della gioventù, già perseguito dal compositore della Rappresentazione di Anima e Corpo. È però da notare come, nell'Eumelio, l'A. non abbia rifuggito dalla adozione di un elemento musicale in contraddizione coi postulati estetici dei componenti la Camerata di Firenze: egli fa uso, cioè, della variazione nelle Arie, come prima d'allora se n'era largamente servita la musica strumentale.

Tornato l'A. negli anni maturi alla sua Siena per dirigervi la cappella musicale del Duomo, vi morì il 10 aprile 1640.

Bibl.: A. Bonaventura, Saggio storico sul teatro mus. italiano, Livorno 1913, p. 106 segg.; A. Solerti, Le Origini del Melodramma, Torino 1905.

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