AGONI

Enciclopedia Italiana (1929)

AGONI (gr. ἀγῶνες)

Aristide Calderini

Gare pacifiche per la conquista di premî stabiliti al miglior concorrente, espressione caratteristica dello spirito greco, proclive allo sviluppo di ogni migliore dote personale, fisica o morale, come affermazione dell'individuo di fronte alla comunità (Atene), o della classe dominante di fronte al resto della popolazione (Sparta). Innumerevoli sono perciò in Grecia le forme e i modi di tali gare, e si estendono quasi ad ogni campo dell'umana attività.

I ragazzi nella scuola greca antica, come i soldati sul campo di battaglia, o i cittadini investiti di cariche pubbliche, gli artisti come gli esplicatori di sciarade e di grifi, gli allevatori di animali come i banchettanti in lieti simposî, trovano frequenti occasioni per entrare in gare di abilità o di diligenza con i proprî compagni e si gloriano dei più facili come dei più difficili trionfi.

Gli dei stessi e gli eroi non disdegnano di gareggiare variamente fra loro e soprattutto coi mortali; basti ricordare la gara fra Posidone e Atena per la protezione dell'Attica, e quella di Apollo con Marsia nell'arte musicale; Eracle fra gli eroi è il vincitore di cento gare, non esclusa quella per la quale è detto polifago, cioè "grande divoratore".

La serie e la varietà degli agoni greci è perciò quasi infinita, soprattutto quando si voglia tener conto di quelli che non ebbero mai sanzione ufficiale. I principali vengono di solito raccolti in tre serie: ginnici, ippici, musicali, serie non rigorosamente corrispondenti ad una logica valutazione, ma ormai a una tradizione che risale agli autori antichi.

Gli agoni ginnici, cosiddetti dal greco γυμνός "nudo" perché i concorrenti si presentavano nudi o leggermente vestiti, sono gare in cui si dà prova di vigore e di agilità fisica, individuale, senza l'aiuto di cavalli o di altri animali. Sono agoni ginnici nello stretto senso della parola le gare di corsa (δρόμος), siano esse di velocità o di resistenza fra corridori nudi o rivestiti di armi, oppure forniti di fiaccole; gare di salto, di lancio del giavellotto, di lancio del disco, di lotta, di pugilato; o in fine gare più varie e complesse, come il pancrazio, la gara di lotta e di pugilato, o il pentatlo, la gara di corsa, di salto, di lancio e di lotta; talvolta, ma più raramente, tali lotte si svolgono in combattimenti fra armati, come i romani ludi gladiatorî, talvolta in cacce e lotte con le fiere, come le venationes romane.

Gli agoni ippici (ἵππος "cavallo") miravano a mettere in luce così il merito degli allevatori come la destrezza dei domatori, sicché premî erano riservati a questi e a quelli. C'eran corse per puledri e corse per cavalli adulti, corse con la biga, con la quadriga, col carro da mule; e anche c'erano gare ippiche combinate con alcune delle gare ginniche; basti citare le gare degli ἀϕιπποτοξόται, cioè degli arcieri che scoccano l'arco da cavallo, o le gare dei fantini che scendevano o salivano dal cavallo in corsa.

Gli agoni musicali abbracciano musica e poesia, e riguardano tanto i compositori, musicisti e poeti, quanto gli esecutori, sonatori, dicitori e attori; essi si volgono nel campo della semplice recitazione di prosa e di poesia, cioè poesia epica, encomiastica, epigrammatica e prosa pure encomiastica o funebre o altro; oppure si riferiscono a gare di poesia musicata, inni, epinici, ditirambi, nòmi; o vertono intorno alla musica strumentale, flauti, cetre, o a solo o con accompagnamento di cori di cantori. Si praticano pure gare di danza (orchestica), talora di danze armate; infine si tengono anche agoni drammatici o scenici, tragici o comici, che consistono in rappresentazioni teatrali complete, in cui la gara si svolge tra gli autori e i coregi e gli attori.

Un numero assai notevole di disposizioni e di consuetudini tradizionali regola nei più minuti particolari lo svolgimento degli agoni greci, a cominciare dalle distinzioni e suddistinzioni dei concorrenti e dalla valutazione preliminare della loro ammissibilità alle gare e a quali gare. Esistono pertanto gare di adulti e gare di fanciulli e poi anche gare di adulti, di giovani e di fanciulli, come esistono negli agoni ippici gare di cavaili adulti, e gare di puledri; le donne sono in generale escluse dagli agoni, che, in conformità con le opinioni che il greco ha della donna, sono riservati agli uomini, cioè all'elemento prevalente nella vita sociale ellenica. Si dà tuttavia non solo il caso di Cinisca, sorella di Agesilao, che concorre fra i possessori di cavalli da corsa ad Olimpia; ma si praticano in paesi dorici anche gare di corse di fanciulle; come sono in uso concorsi fra cori femminili, p. es. nelle feste apollonie di Delo.

Anche maggiore importanza ha per noi l'esame delle regole che stabilivano l'ammissione dei concorrenti in rapporto alla loro nazionalità e alla nascita. In origine la gara è riservata luogo per luogo ai cittadini della città o dello stato dove si trova la sede delle gare; le gare pertanto assumono in un primo tempo, quanto ai concorrenti, carattere locale. Poi succede, certamente già in età molto antica, che centri culturali, a cui si riconnettevano per mezzo di anfizionie parecchie città e parecchi stati, celebrassero gare in onore della divinità protettrice, ammettendovi quanti cittadini appartenevano a ciascuna delle città collegate. Il formarsi di raggruppamenti politici sempre meglio determinati, l'estendersi della coscienza di un'unità religiosa, il concetto sempre più chiaro e profondo dell'unità nazionale ellenica sono altrettante cause, che gradualmente e progressivamente aprono le schiere dei concorrenti a gruppi sempre più numerosi fino a coincidere con la totalità degli stati di stirpe greca; sicché, se il significato e il movente religioso è implicito tra gli scopi della maggior parte degli agoni, così dei maggiori come dei minori, non si deve però dimenticare che molti di essi hanno anche valore e contenuto politico, e rappresentano uno dei mezzi più caratteristici ed efficaci di colleganza nazionale tra la varietà delle stirpi elleniche antiche: un collegamento che è, secondo lo spirito greco, un'affermazione di unità di fronte al barbaro, rigorosamente escluso dal concorso, ed è contemporaneamente stimolo alle singole stirpi, anzi alle singole città a superare le altre e a portare alto il nome e la gloria della piccola patria in cospetto della grande patria greca. Per tal modo il concorrente che soprattutto negli agoni maggiori si cimenta con altri concorrenti di ogni stirpe greca, prima assai che un aspirante alla gloria individuale per suo vantaggio, è un cittadino che tiene ad affermare la superiorità della sua città sopra le città consorelle. E analogamente la folla che accorre da ogni parte della Grecia per assistere agli agoni, specialmente ai maggiori, mentre sente l'orgoglio di trovarsi unita con le stirpi connazionali, freme dal desiderio di veder trionfare nella vittoria i campioni della propria città. Ogni altro motivo di lotta deve perciò cessare di fronte alle competizioni agonali, e perfino le guerre vengono per mutuo accordo interrotte per dar modo alle cerimonie di svolgersi nella serena tregua divina (v. echechiria). Tutti sanno quale importanza politica avessero dato i Macedoni, dal tempo di Filippo II, alla loro partecipazione ai grandi agoni della Grecia, né ignorano che quando, con l'ingerenza dei Romani, divennero ecumenici (cioè universali), essi perdettero la loro prima ragione di esistere, come caratteristica affermazione della stirpe ellenica. Anche più facilmente comprensibile è che dalle gare dovessero essere esclusi gli schiavi e in genere tutti coloro che non potevano considerarsi degni di accedere al culto nazionale; che è elemento capitale di differenza fra gli agoni greci e i ludi romani.

Da quanto è già stato detto, risulta che l'occasione degli agoni è essenzialmente religiosa, come religiosa è senza dubbio la giustificazione dei quattro maggiori giuochi: i Pitici in onore di Apollo e in commemorazione dell'uccisione del serpente pitone, tenuti nella pianura di Crisa ai piedi del santuario di Delfo; gli olimpici, in onore di Zeus, celebrati nel recinto sacro di Olimpia, un santuario a poche miglia da Pisa nell'Elide (Peloponneso); gl'istmici, attribuiti a varî fondatori mitici e celebrati in onore di Posidone in una località dell'Istmo non lungi da Corinto; i nemei, fondati, secondo la leggenda, da Adrasto di Argo e dai suoi compagni durante le vicende della spedizione cosiddetta dei sette contro Tebe; il centro cultuale era il tempio di Zeus Nemeo, situato in una valle presso la piccola città di Cleone, a settentrione del Peloponneso. I giuochi più antichi di cui si ha però sicura memoria, hanno carattere funebre e sono fatti in onore di morti: esempio tipico le gare in onore di Patroclo descritte nell'Iliade e continuate nella tradizione con gli agoni epitafî (ἐπιταϕιοι), che si tennero così ad Atene come a Sparta per i morti in guerra; giuochi funebri, del resto, in cui lo scopo religioso non è meno evidente. Né lo scopo religioso fu estraneo alle gare istituite talora stabilmente, ma più spesso occasionalmente in onore di sovrani o di vincitori, e anche per rendere più solenne e più fausta una cerimonia di nozze, o l'assunzione al trono di un nuovo monarca, o la nascita di un principe, o per esprimere il giubilo di una intera città in occasione della libertà riacquistata o di una pestilenza scomparsa o di una carestia evitata. Non si deve credere però che solo il desiderio d'interpretare e di esprimere anche a nome degli altri cittadini i sentimenti di cordoglio e di gioia nelle occasioni testé accennate spingesse i concorrenti a presentarsi alle gare; né che solo li allettasse la gloria che il vincitore avrebbe conquistato per sé e per la propria città. Già infatti fin dai tempi eroici descritti da Omero si parla di ricchi doni posti come allettamento e come compenso a chi partecipasse alla gara, e non soltanto per il vincitore, ma anche per colui che sarebbe riuscito soccombente; anzi si distinguono, negli autori e nelle iscrizioni, agoni "coronati" (στεϕανῖται) e agoni "a premî" (ϑεματικοί), essendo di solito i primi quelli più solenni e a carattere più propriamente religioso e a periodicità regolare, mentre i secondi sono prevalentemente occasionali e d'iniziativa privata. Le corone di premio venivano colte in boschi sacri con particolari cerimonie e cautele, ad Olimpia da un albero di olivo, a Delfi da un lauro, a Nemea da un albero di appio, sull'Istmo dopo il sec. IV da un pino; alla corona in questa specie di gare sacre e solenni si aggiungeva spesso un ramo di palma e una speciale benda a colori da allacciare al braccio del vincitore. Così talora erano offerti doni di commestibili, come olio, orzo, ecc., simili a quelli che si ponevano sugli altari per propiziare gli dei. Né basta: ché ai vincitori delle grandi gare spettavano anche particolari privilegi da parte della loro città; sicché, p. es., Solone già aveva fissato per gli Olimpionici 500 dracme e 100 per gl'Istmionici a carico dello stato, e iscrizioni ateniesi parlano pure di un nutrimento (σίτησις) nel Pritaneo per tali vincitori. Tali privilegi col progresso dei tempi non solo si conservarono, ma si accrebbero, e costituirono in Grecia la maggior somma di onori che mai cittadino potesse sperare di raggiungere. Così si spiega la grande quantità di statue di vincitori agonistici, di cui ci è giunto direttamente e indirettamente il ricordo e il cui uso continuò fino ai tempi più tardi dell'Impero.

Intorno ai preparativi e al modo di svolgersi degli agoni greci, abbiamo pure copiose notizie specialmente, come bene si può immaginare, per le gare maggiori e più solenni. Alla iscrizione dei candidati seguiva la loro classificazione nelle diverse classi di combattenti, e talvolta si voleva aggiunta la formale promessa che il candidato avrebbe agito in perfetta lealtà.

Le gare di solito s'iniziavano con un sacrificio, e spesso con una sacra processione, che conduceva solennemente gli atleti e i loro giudici al campo delle prove. Tali prove cominciavano solitamente di buon mattino e duravano talora tutta una giornata, talora anche più giorni; una tradizionale e meticolosa cura dei particolari regolava coteste manifestazioni, così che, p. es., le gare ginniche precedessero le ippiche, e fra le ginniche avessero il primo posto le gare di corsa, e le gare musicali cominciassero con quelle dei rapsodi e dei recitatori di poesia epica; e le squadre dei giovani precedessero quelle dei seniori.

A presentare anche le gare agonistiche nella realtà della loro evoluzione attraverso i varî secoli della vita greca e poi del dominio romano, valgono brevi cenni intorno alla loro storia. Risalgono esse, secondo la tradizione, fino all'età eroica, e trasmettono l'eco della loro importanza negli stessi racconti epici primitivi. E la fase aristocratica degli agoni greci, quando, cioè, come racconta Omero in modo particolare nel libro XXIII dell'Iliade e nell'VIII dell'Odissea, principi sono quelli che propongono la gara, e principi o eroi quelli che combattono e vincono la prova.

L'occasione di tali gare è specialmente quella di onorare morti illustri; altra volta invece la gara è stabilita fra i pretendenti di una principessa. Tale gara è quasi sempre a carattere militare, e qualche volta consiste in corse col cocchio; meno certo è che esistessero allora anche gare musicali.

Da codesti agoni aristocratici vediamo poi nascere con l'evolversi dei tempi quella che già è stata chiamata l'agonistica borghese, con la quale s'inaugura il periodo veramente storico di codesto istituto in una prima fase che va fino alle guerre persiane, e in cui gli agoni trovano i loro fondamenti, che servono per quasi tutte le età successive. La caratteristica principale di tale periodo consiste nel fatto che questi agoni si fissano in feste regolari e periodiche di carattere generalmente pubblico con la partecipazione d'ogni specie di cittadini greci. Ne consegue una maggior fissità anche di programma e una più larga diffusione di tale istituzione non solo in ogni parte della Grecia, ma anche in Sicilia e perfino nei territorî etruschi.

Prevale in genere in questo tempo la gara ginnico-ippica, che si è venuta sempre meglio perfezionando; ma verso la fine del sec. VI progrediscono anche le gare di tipo intellettuale, pur rimanendo queste inferiori a quelle per importanza. Gli agoni sono in continuo incremento durante il sec. V a. C. e fino all'età di Alessandro. Atene in questo periodo attrae a sé con le gare panatenaiche cittadini di ogni parte della Grecia, e contribuisce a perfezionarle e a diffonderle. La maggiore diffusione consisterà anche nell'aumento del numero e della qualità delle gare. Sicché, p. es., alle gare ginniche si aggiunsero gare musicali di ogni genere, gare di attori e, sotto il punto di vista fisico, persino gare di bellezza maschile. Né il periodo di sviluppo di tali gare si può dire finito con l'avvento di Alessandro Magno, ché durante l'età che va da Alessandro ad Augusto, gli agoni penetrano largamente in tutti i paesi ellenistici, presso le singole capitali dei diadochi, o celebrano con feste meravigliose gli onori divini resi ad Alessandro.

Finalmente, dal sec. II a. C. in poi, i Romani prendono il posto dei diadochi in questo ufficio di diffusione dei ludi greci, sicché accade anche in questo che, mentre in Grecia spesso rapidamente decadono, essi trovano una loro seconda rifioritura in Roma stessa, dove il loro programma rimane press'a poco immutato, salvo una parte maggiore fatta all'elemento musicale (il primo che introducesse in Roma gare di questo tipo greco fu, nel 186 a. C., M. Fulvio Nobiliore).

Una modificazione, peraltro, della massima importanza contraddistingue quest'ultimo tipo di gare ellenistico-romane, cioè la sostituzione graduale degli schiavi agli atleti cittadini. Ci accostiamo così con gli agoni greci ai ludi romani, che sono, come è noto, manifestazioni interamente affidate a schiavi e a liberti.

Per tale processo di evoluzione gli agoni perdono il loro carattere nazionale; anzi s'istituiscono come delle compagnie di contendenti, che trovano il loro modo di vivere e di prosperare, passando da gara a gara sotto il patronato del dio Dioniso, loro protettore. Se ci affacciamo pertanto all'età imperiale, vediamo moltiplicarsi gare olimpiche e pitiche dappertutto, oppure gare imperiali, cesaree, o meglio ancora neronee, traianee, antinoee, dal nome del capo dello stato o dei suoi favoriti. Il loro carattere nazionale allora si è ormai fissato in una nuova forma di nazionalismo caratteristico in questo tempo, cioè il culto imperiale. Generalmente penteteriche in questo periodo, esse cominciano a deformarsi anche per l'ammirazione eccezionale che è dedicata al virtuosismo atletico; e col virtuosismo nasce intorno alle gare anche una specie di affarismo atletico, che alletta a costituire quasi un grande κοινόν dionisiaco, il quale fu come una grande società agonistica, che stese il suo potere in tutto quanto l'impero. E certamente l'agonistica greca avrebbe avuto più favore e più gloria durante l'Impero, se a poco a poco gli agoni ginnici e musicali non fossero stati sostituiti nei gusti del pubblico dai giochi circensi. L'atletica pertanto rimase allora limitata ai grandi centri più intellettuali, finché nel 394 Teodosio non credette opportuno di abolire anche le olimpie. In tal modo così la tradizione greca, come l'imitazione romana, come pure le forme ibride risultate dalla mescolanza di reminiscenze elleniche con adattamenti romani, caddero quasi fra l'indifferenza del pubblico di ogni parte del mondo antico, in evidente contrasto con i giuochi circensi e gladiatorî, che, anche dopo l'avvento del cristianesimo e le invasioni barbariche, tanto prestigio avevano conservato e tanta passione ancora conservavano nelle folle di Roma e dell'Impero.

In realtà venne loro a mancare gradualmente la solida base di ogni resistenza alle nuove correnti del pensiero e del costume, cioè quello schietto sentimento d'individualismo e di nazionalismo cittadino, da cui gli agoni erano sorti in Grecia, e in cui solo e veramente potevano fiorire, nel consenso spontaneo delle moltitudini e fra l'invidia e l'ammirazione degli stranieri.

Bibl.: P. Fabre, Agonisticon, in Gronovio, Thes., VIII, 7; H. Krause, Gymnastik und Agonistik der Hellenen, Lipsia 1841; L. Becq de Fouquières, Les jeux des anciens, 2ª ed., Parigi 1873; Richter, Les jeux des Grecs et des Romains (trad. Bréal e Schwob), Parigi 1891; Reisch, P. J. Meier, Agon e Agones, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., col. 836 segg.; B. Saglio, Certamina, in Daremberg e Saglio, Dictionn. Antiquit., I, 1080-1086; E. De Ruggiero, Dizionario epigrafico, I, 364-366; Friedländer, Sittengeschichte Roms, 9ª-10ª ed., II, p. 148 seg.; IV, 276 seg.; E. N. Gardiner, Greek athletic sports and festivals, Londra 1910.

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