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Tecnica di lavorazione dei metalli, usata fin dall’antichità per ottenere una decorazione policroma mediante l’intarsio di metalli di diverso colore sulla superficie metallica di un oggetto. Tracciato il disegno, scolpito a cesello e scalpello o per impressione, si procede all’inserimento a freddo nei solchi così ottenuti di fili o foglie di argento, oro, rame, poi battuti con il martello.

Si trova associata alla tecnica del niello e rifinita con incisioni già nell’arte egiziana e cretese micenea (pugnale dalla tomba della regina Aahotep, sec. 16° a.C.); l’associazione con il niello è presente anche nel periodo ellenistico e romano, in mobili, vasi e patere, statue bronzee. Assai usata dall’arte bizantina (porte bronzee importate in Italia nel sec. 11°: Amalfi, Atrani, Cassino, Monte S. Angelo, Roma ecc.) e dall’araba sin dal sec. 7° (bronzi di Mossul, sec. 12° e 13°), l’a. si è diffusa in Italia nel Medioevo su modelli orientali. Dal Rinascimento ha avuto largo impiego nelle armi e armature da parata e nella decorazione dei mobili di lusso.

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