ADRIANOPOLI

Enciclopedia Italiana (1929)

ADRIANOPOLI (in turco Edirneh; A. T., 81)

Carlo MANETTI
G. G. MATEESCU - Ettore Rossi - Camillo MANFRONI - Vasil N. Zlatarski

È la seconda città della Turchia europea, così chiamata in onore di Adriano, che la fondò. È situata sulle rive del fiume Maritza, alla confluenza della Tundza o Tungia e dell'Arda. La sua posizione presso il confine bulgaro e greco, la sua importanza come centro intellettuale, commerciale e militare di tutta la Tracia la rendono molto interessante.

Adrianopoli fu sede della ayālah (provincia) di Rumelia; attualmente è capoluogo dell'omonimo vilāyet, la cui popolazione, secondo il censimento del 1927, è di 150.889 abitanti. La città, che nel sec. XIV contava 15.000 abitanti, ebbe sempre una popolazione mista di Turchi, Greci, Bulgari, Armeni, Ebrei; alla fine dello scorso secolo gli abitanti erano 110.000, di cui più di metà musulmani; l'Annuario ufficiale turco del 1926-27 (p. 562) attribuisce all'intero cazà centrale di Adrianopoli soltanto 65.425 abitanti. La città ha caserme, banche, un vasto bazar, una piazza grande con la torre dell'orologio.

Notevoli sono le moschee. Quella di Selīm II, detta Selīmiyyeh, la cui cupola è più alta di un metro che non quella di S. Sofia a Costantinopoli, è stata costruita da Sinān, l'architetto che a Stambul fabbricò la moschea Suleimāniyyeh, con materiali bizantini, greci, egiziani. Le colonne interne sono infatti di granito di Siene; l'interno ha 999 finestre; la cupola è sostenuta da quattro enormi basamenti di porfido. Il mihrāb è molto elegante e decorato con multicolori maioliche. È circondata da quattro svelti minareti scannellati. Vanno ancora ricordate la Eskī Giāmi‛ iniziata da Suleimān Celebī e terminata da Mūsà e Meḥmed Celebī; tre moschee edificate da Murād II, sotto il quale Adrianopoli ebbe il periodo della massima floridezza; quella di Bāyazīd II terminata nell'anno 893 dell'ègira (1487-1488). Degli altri edifizî della città sono celebrati il Vecchio Castello (Eskī Sarāy), edificato da Murād II e dal figlio Meḥmed II, ora in rovina, ed i ponti sulla Tungia e sulla Maritza, di cui il più lungo (758 m.) sulla Tungia, fu restaurato da Ghāzī Mīkhāl. La biblioteca è ricca di volumi in gran parte manoscritti.

La città occupa nella Tracia un posto ragguardevole, perché accoglie tutto il commercio delle regioni vicine. Un tronco ferroviario la unisce a Costantinopoli; un altro, che si dirama a Qulēlī Būrghāz sulla Maritza, la congiunge per Demotika e Drama a Salonicco; un terzo per Mustafà Pascià a Filippopoli. La stazione è situata nel sobborgo di Oarah Aghāč, a 3 chilometri e mezzo dall'abitato, in località elevata per difenderla dalle inondazioni periodiche della Maritza. Adrianopoli ha una buona scuola di agricoltura, fondata nel 1882, filature, concerie, manifatture di tappeti. I dintorni sono assai pittoreschi, le campagne bastevolmente coltivate, nonostante il succedersi delle invasioni straniere ed i recenti combattimenti. Vi si coltivano con successo la vite, il tabacco, i cereali, la canapa, la patata, la barbabietola, il riso e quasi tutti gli alberi fruttiferi (specialmente il susino) della flora dell'Europa meridionale. La città è unita agli altri paesi della regione da numerose strade, in generale mal tenute. Sono invece percorribili da autocarri la provinciale da Adrianopoli a Filippopoli (Plovdiv); la Adrianopoli-Drama-Salonicco; la Adrianopoli-Qirq Kilīsā-Tirnovogiq (Malko Tărnovo) in Bulgaria. Non molto raccomandabile è invece lo stradone diretto fra Adrianopoli e Stambul per Lūleh Būrghāz. Fra le località più importanti della regione ricordiamo: Demotika, l'antica Didymonteichos, Qirq Kilīsā, Lūleh Būrghāz, grosse borgate celebri per le vittorie riportate dai Bulgari sui Turchi nella guerra balcanica del 1913; Midia, sul Mar Nero, centro d'industria della seta.

Storia: Antichità e Medioevo. - La città romana, (‛Αδριανόπολις, Hadrianopõlis) la più notevole fondazione di Adriano - da lui compiuta dopo la campagna contro i Traci - stazione importante sulla via principale balcanica Filippopoli-Bisanzio, dovette alla sua posizione felicissima, alla confluenza del Tonzos (Tungia) e del Hebrus (Maritza), fiume navigabile, in una pianura ubertosa, la prosperità alla quale giunse ben presto.

Prima della ricostruzione romana, vi era una borgata tracia, chiamata Uscudama (forse da correggere Uscudava) ovvero Odrysa, centro degli Odrisi, potente tribù tracia; ma conosciamo anche il nome Orestias, di origine macedone, adoperato specialmente da scrittori bizantini. Adrianopoli aveva una popolazione greca attestata da monete imperiali e da iscrizioni greche scoperte nel suo territorio, per quanto vi si possano riconoscere anche nomi personali traci. La presenza degli indigeni traci è comprovata altresì dai moltissimi tumuli funerarî, che emergono nei dintorni della città. Ha coniato monete da Adriano a Gordiano. Con Diocleziano divenne il capoluogo della provincia di Haemimontium e fu munita di una cinta di robuste mura, i cui resti si conservano in parte sino ad oggi, mentre rari sono i rinvenimenti archeologici, giacché i numerosi edifizî turchi, palazzi e moschee, sono stati costruiti con materiali romani.

In quel tempo A. era la metropoli della Tracia e il secondo centro della penisola balcanica dopo Costantinopoli. Città di grande commercio e vivo traffico, importante anche come piazza forte, possedeva molte fabbriche di armi nel sec. IV, quando fu anche teatro di molte battaglie, fra Costantino il Grande e Licinio, poi sotto Costanzo II e più tardi contro i Goti invasori. E sotto le mura di Adrianopoli l'imperatore Valente, che strenuamente aveva difeso contro Ermanrico la Tracia, soggiaceva alle orde di Fritigerno, successore di Ermanrico, e periva di ferite in una misera capanna (378 d. C.).

La città, che Teodosio cinse di più robuste mura, servì di baluardo a Costantinopoli durante le rinnovate invasioni di altri barbari: degli Avari, specialmente dopo la caduta dell'impero romano d'occidente, e più tardi ancora dei Bulgari che ripetutamente la assalirono, e qualche volta, come nel 922, riuscirono a saccheggiarla.

Nei periodi di tranquillità, essa fu invece uno dei più grandi emporî commerciali; favorita com'era dalla sua posizione, a cavallo delle due vie che conducevano per la Maritza, in parte navigabile, ad Enos, e per l'odierna Lūleh Būrghāz, a Costantinopoli.

Insieme con molte altre città dell'impero bizantino, fu aperta al commercio dei Veneziani da Alessio Comneno nel 1082 con quella famosa concessione, che fu ricompensa del servizio prestato e da prestare dall'armata navale veneziana contro Roberto Guiscardo. Godettero quivi i Veneziani di completa immunità di imposte e v'ebbero una piccola, fiorente colonia, soggetta però a molte vicende per la mutevole politica degli imperatori.

Nella loro marcia attraverso l'impero bizantino per raggiungere la Siria, la sottoposero a saccheggio i primi crociati: Federico Barbarossa, durante la terza crociata, la trattò assai crudamente, e quivi stipulò poi con l'imperatore bizantino Isacco II quel trattato che gli assicurava libero transito attraverso l'impero.

Nel trattato di spartizione dell'impero bizantino, fatto tra i Veneziani di Enrico Dandolo e Baldovino, capo dei crociati, dopo la presa di Costantinopoli (1204), Adrianopoli fu assegnata a Venezia. Ma il nuovo doge Sebastiano Ziani poco a lungo poté fruire di quel possesso, perché gli abitanti si sollevarono contro i magistrati inviati da Venezia, e fu necessario accontentarsi dell'alta sovranità, lasciando l'effettivo potere ad un Greco, Teodoro Branas. È da ricordare poi che sotto le mura di Adrianopoli fu vinto e fatto prigioniero dai Bulgari l'imperatore latino di Costantinopoli, Baldovino di Fiandra (1205).

Il dominio turco. - Nel sec. XIV le sorti di Adrianopoli furono profondamente mutate, poiché il grande conquistatore osmano Murād I da Gallipoli, dove già la sua famiglia aveva posto stabile piede in Europa, con una fortunata campagna conquistò tutta la Tracia. Adrianopoli divenne così la sede del principato degli Osmani, la capitale di quello stato che Murād stesso e i suoi successori andarono man mano accrescendo, estendendolo a gran parte della penisola balcanica.

Sotto le sue mura si combatterono fiere battaglie tra i pretendenti al trono: colà, p. es., Murād II vinse il suo rivale Mustafà nel 1420-21. Essa fu la base e il punto di partenza di tutte le grandi conquiste di questo sultano contro la Serbia, la Bulgaria, e le potenze cristiane d'Occidente. Dopo la grande vittoria da lui riportata a Varna nel 1444, Adrianopoli rigurgitò di prigionieri cristiani.

Essa restò per qualche anno capitale dell'impero anche quando Maometto II ebbe conquistata Costantinopoli: ad Adrianopoli infatti egli ricevette gli ambasciatori di Venezia, venuti a chiedergli pace, e quelli di Genova, invano facenti appello agli antichi servizî resi alla causa osmana. E per ordine di Maometto II la città fu riedificata, dopo l'incendio del 1457. Sappiamo che ancora esistevano, in quegli anni, numerose case di commercio delle nostre città marinare; ma sappiamo anche che poco dopo esse caddero in completa rovina.

Nell'età moderna, Adrianopoli, capitale di uno dei principali vilāyet dell'impero turco, per la sua posizione strategica eccellente, a guardia dei passi dei Balcani, fu trasformata in fortezza di primo ordine; e come tale ebbe a sostenere parecchie volte gli assalti del ricino impero russo.

Così, p. es., nella guerra, che suol chiamarsi dell'indipendenza ellenica, Adrianopoli fu occupata dai Russi durante la breve, felicissima campagna del 1829; e tra le sue mura fu firmato il trattato di pace, che da essa prese nome (v. sotto).

Occupata temporaneamente da una divisione francese durante la guerra di Crimea, Adrianopoli fu poi nuovamente occupata dai Russi del generale Gurko, in quella terribile guerra russo-turca del 1877-78, che vide a Plewna le eroiche gesta di ‛Othmān pascià.

Più recentemente, nella grande guerra balcanica del 1912-13, Adrianopoli sostenne con molto vigore l'assedio di un corpo bulgaro; mentre, girata quella fortezza, altri corpi vincendo a Qirq Kilīsā e a Lūleh Būrghāz (ottobre-novembre 1912) minacciavano Costantinopoli. Ma nella seconda fase della guerra balcanica, quando la Bulgaria fu attaccata dalle sue antiche alleate, la Turchia poté riacquistare Adrianopoli.

Dopo la guerra mondiale, Adrianopoli, occupata dai Greci nel 1920, fu ripresa dai Turchi, dopo la vittoria in Anatolia, nel novembre del 1922, e per il trattato di Losanna del luglio 1923, ratificato dall'Assemblea nazionale d'Angora nell'agosto di quell'anno, fu riunita alla Turchia. Adrianopoli oggi rimane il vilāyet più settentrionale della repubblica di Turchia, confinante quindi al N. con la Bulgaria e lungo il corso della Maritza, dalla città di Adrianopoli in giù, con la Grecia.

Bibl.: Oberhummer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. der class. Altertumswiss., VII, col. 2174; M. Besnier, Lexique de géographie ancienne, Parigi 1914, p. 12; De Ruggiero, Dizion. epigr., Roma 1895, I; V. Pârvan, Uscudama-Adrianopoli, in Rivista ital. di filol. class., LI (1923), p. 338 segg.; N. Jorga, Geschichte des osmanischen Reiches, Gotha 1908, I, 210; II, 205; Heyd, Storia del commercio di Levante, Torino 1913, passim.

Pace di Adrianopoli. - Essa mise fine, il 14 settembre 1829, alla guerra russo-turca del 1828, nel corso della quale si erano interposte, con pieno consentimento della Russia, la Francia e l'Inghilterra. Il sultano aveva rifiutato la mediazione; ma quando anche la Prussia intervenne energicamente e si fece sentire su la Porta la minaccia imminente delle armate russe vittoriose, già padrone d'Adrianopoli, di Qirq Kilīsā (ora Lozengrad), di Lūleh Būrghāz, di Demotika e di Enos sul mar di Marmara, come pure di tutte le città sul Mar Nero fino ad Iniada e vicinissime a Costantinopoli, allora il sultano acconsentì ad aprir trattative di pace. Il comandante generale dell'esercito russo, barone Dibič, propose alla Sublime Porta di firmare un trattato di pace definitivo, secondo il quale la Russia avrebbe restituito alla Turchia la maggior parte delle sue conquiste (eccetto il delta del Danubio, la regione della costa circassa sulla riva orientale del Mar Nero, e le fortezze di Ahalcik ed Ahalkalaki di Armenia), dietro pagamento di 10 milioni di ducati olandesi in dieci anni, e di 1.500.000 ducati, come indennità ai commercianti russi, entro un anno. L'evacuazione delle terre occupate si sarebbe compiuta in rapporto al versamento di queste somme. Altre condizioni erano: il passaggio dei due strettì sarebbe stato libero per tutti i vapori mercantili; la Turchia avrebbe dichiarato ancora una volta la sua adesione al trattato di Londra (4 aprile 1826), secondo il quale la Grecia diventava uno stato autonomo suo vassallo, avendo per frontiera settentrionale la linea Volo-Arta; i Tamsini maomettani venivano espropriati e la Turchia doveva fare pace con la Grecia; si sarebbe garantita alla Serbia l'applicazione delle prescrizioni di Ackermann del 6 ottobre 1826, confermati i privilegi della Valacchia e della Moldavia, sgomberata la città di Giurbevo. Il trattato sistemava inoltre i due principati danubiani: tutte le città della riva sinistra del fiume rimanevano alla Valacchia, senza che nessun maomettano potesse dimorare nei principati stessi; i loro principi, anziché per sette anni, come il trattato di Bucarest del 1812 prescriveva, dovevano essere nominati a vita; alla nomina di ogni nuovo principe, si doveva pagare alla Sublime Porta il tributo di un anno d'imposte e i due principati non dovevano dare nulla più dell'imposta annuale.

La Porta trovò gravose queste condizioni, specialmente il pagamento delle grosse somme, che essa era nell'assoluta impossibilità di versare nei termini fissati. Incitati allora dall'ambasciatore di Prussia, i rappresentanti dell'Inghilterra e della Francia consigliarono la Sublime Porta di mandare un ambasciatore speciale presso l'imperatore Nicola I, per ottenere qualche alleggerimento delle condizioni imposte. Essa seguì il consiglio. E poiché il primo pagamento di 500.000 ducati doveva immediatamente essere versato per evitare che i Russi, al termine dell'armistizio che era solo di tre giorni, continuassero la loro avanzata verso Costantinopoli, una lettera del governo turco e un'altra collettiva degli ambasciatori francese e inglese richiamarono l'attenzione del comandante generale russo sui pericoli spaventosi, che egli avrebbe creato con la sua avanzata su Costantinopoli: per la popolazione turca e, più ancora, per quella cristiana. L'ambasciatore prussiano portò personalmente le lettere; e Dibič poté essere indotto a prolungare da 12 a 18 mesi il termine fissato per il pagamento dell'indennizzo ai commercianti russi ed a ridurre da 500.000 a 100.000 ducati la prima rata. Dopo questa concessione, gli ambasciatori turchi firmarono il trattato di pace.

La piena libertà di commercio e la rettifica delle frontiere dell'impero ottomano in Asia, furono i vantaggi diretti che la Russia conseguì da questa pace; ma, oltre a questo, il riconoscimento della indipendenza della Grecia e la sistemazione della Moldavia, della Valacchia e della Serbia significavano un innegabile successo della politica balcanica della Russia.

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