Olivetti, Adriano

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Olivetti, Adriano

Lidia Galimberti

Un industriale impegnato nel rinnovamento della società

Imprenditore di straordinario successo, editore, urbanista, scrittore, riformatore politico e sociale, Adriano Olivetti ha un posto di rilievo nel panorama economico e politico del dopoguerra. Sotto la sua guida, l’azienda di famiglia, costruttrice di macchine da scrivere e prodotti di meccanica di precisione ed elettronici, si è affermata sul mercato nazionale e internazionale

Di padre in figlio

Adriano Olivetti nasce a Ivrea nel 1901 da famiglia ebrea. Il padre è l’ingegnere torinese Camillo Olivetti. Pieno di talento e con una vocazione da industriale, Camillo – di ritorno dalla California dove aveva lavorato come assistente universitario di ingegneria elettrica – fonda a Ivrea nel 1908 la prima fabbrica italiana di macchine da scrivere. Negli anni Venti la produzione si accresce enormemente e la piccola fabbrica originaria diventa un grande complesso industriale.

Dopo la laurea in chimica industriale, anche il giovane Adriano compie un viaggio negli Stati Uniti, dove visita diverse grandi aziende e studia l’organizzazione scientifica del lavoro e i sistemi per incrementare la produttività che erano alla base del miracolo economico americano (taylorismo). Tornato in Italia entra nell’azienda paterna, lavorando insieme agli operai per rendersi conto delle loro difficoltà e delle loro esigenze.

Dal padre Camillo, Adriano eredita un’immagine ideale di fabbrica, fatta di collaborazione e di armonia; una volta divenuto presidente dell’azienda, continua l’opera paterna, moltiplicando i servizi e le iniziative destinati ai dipendenti e ai loro familiari, tra cui assistenza sanitaria, assicurazioni, asili nido e colonie estive per i bambini, complessi residenziali, biblioteche e centri ricreativi per le famiglie.

L’atmosfera di cooperazione e reciproco rispetto tra dirigenti e operai che regna nelle fabbriche Olivetti è un elemento importante del successo dell’azienda negli anni Cinquanta: si aprono in Italia e all’estero numerose nuove filiali e alcuni prodotti Olivetti, tra cui la macchina da scrivere portatile Lettera 22, vincono premi di livello internazionale (oggi la Lettera 22 è esposta nel famoso MoMA – Museum of modern art – di New York). L’Olivetti però guarda anche alla nascente tecnologia elettronica. Nel 1959 viene infatti introdotto sul mercato l’Elea 9003, il primo calcolatore elettronico – il ‘nonno’ del nostro computer – prodotto in Italia.

Una nuova dimensione per l’uomo di domani: la Comunità

Adriano Olivetti non è stato soltanto un industriale, ma anche un urbanista, uno scrittore, un editore e, prima di ogni altra cosa, un riformatore sociale. Nella sua opera L’ordine politico delle comunità dello Stato (1947) delinea il progetto di una nuova società, immaginata come un edificio che si fondi su tre pilastri: cultura, lavoro, democrazia. Il cuore del nuovo organismo sognato da Adriano deve essere la comunità, vera «nuova misura», a metà strada tra la grande metropoli – troppo caotica e dispersiva – e il piccolo centro – troppo chiuso e provinciale. Per diffondere la propria visione di una nuova organizzazione sociale, Adriano fonda anche una casa editrice, le Edizioni di Comunità.

L’esperienza politica e sociale delle comunità ha lasciato un segno importante nella storia del nostro paese, e agli ideali di Adriano si sono ispirati molti politici e industriali. Olivetti è morto nel 1960.

Olivetti nel ricordo di una grande scrittrice italiana

Adriano Olivetti è stato un deciso antifascista e per le sue attività contro il regime ha subito per anni i controlli della polizia. Nelle pagine di Lessico famigliare (1963), la scrittrice Natalia Ginzburg, sua parente, ricorda l’aiuto che Adriano le diede quando fu costretta a fuggire da Roma durante l’occupazione tedesca.

«Io ricorderò sempre, tutta la vita, il grande conforto che sentii nel vedermi davanti, quel mattino, la sua figura che mi era così familiare, che conoscevo dall’infanzia, dopo tante ore di solitudine e di paura, ore in cui avevo pensato ai miei che erano lontani, al Nord, e che non sapevo se avrei mai riveduto; e ricorderò sempre la sua schiena china a raccogliere, per le stanze, i nostri indumenti sparsi, le scarpe dei bambini, con gesti di bontà umile, pietosa e paziente. E aveva, quando scappammo da quella casa, il viso di quella volta che era venuto da noi a prendere Turati, il viso trafelato, spaventato e felice di quando portava in salvo qualcuno».

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

CATEGORIE
TAG

Chimica industriale

Natalia ginzburg

Camillo olivetti

Stati uniti

Taylorismo