CANCANI, Adolfo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 17 (1974)

CANCANI, Adolfo

Enrico Ferri

Nacque a Roma il 2 febbraio 1856 da Luigi e da Anna Montani. Terminati gli studi secondari e laureatosi in fisica presso l'università di Roma, nel 1880 il C. entrò a far parte dell'osservatorio geodinamico di Rocca di Papa, e, dopo alcuni anni, venne invitato a far parte del Regio Ufficio centrale di meteorologia e geodinamica di Roma, dove ebbe la possibilità di verificare sperimentalmente le teorie che aveva elaborato.

Risultato di tali studi fu l'opera Alcunielementi meteorologici di Rocca di Papa in confronto con i corrispondenti elementi del clima di Roma, pubblicata a Roma nel 1899 in base agli elementi raccolti negli anni 1893-1898. In tale opera il clima di Rocca di Papa veniva così qualificato come clima marittimo, nel quale l'amplitudine, cioè la differenza tra le temperature medie d'inverno e d'estate, era inferiore a 15 ºC, mentre quello di Roma era classificato come clima di transizione in cui la differenza era compresa fra 15 e 20 ºC.

In campo sismologico il C. si interessò alla risoluzione del problema di conoscere con precisione l'ora della scossa sismica in una data stazione, sostenendo che, conoscendo le diverse ore nelle quali un'onda sismica passa in diverse località, potevano dedursi non solo la velocità e le leggi di propagazione dell'onda stessa, ma si poteva giungere a stabilire la profondità precisa alla quale i terremoto aveva avuto origine, con la possibilità, in molti casi, di risalire alla causa stessa del terremoto. Dopo anni di studio il C. ritenne di poter risolvere il problema fotografando automaticamente, nell'istante in cui si verificava il sisma, un cronometro. Il C. però incontrò notevoli difficoltà e resistenze alla realizzazione pratica e sperimentale del principio e stava per abbandonare l'idea, quando il direttore dell'osservatorio geodinamico di Rocca di Papa, M. S. De Rossi, gli mise a disposizione i mezzi necessari. Il C. inventò e realizzò così il fotocronografo sismico. Il fotocronografo constava di due parti: la camera oscura e il dispositivo di accensione.

La camera oscura, costituita da una cassa rettangolare, conteneva, in basso, su fondo mobile, il cronometro, e in alto, sotto il coperchio, lo chassis destinato a portare una lastra sensibile Schloessner destinata a ricevere l'immagine del cronometro. A due terzi circa della base si trovava una lente destinata a produrre l'immagine sulla lastra sensibile e, poco al di sotto, una lampadina elettrica ad incandescenza, che si doveva accendere per un brevissimo istante nel momento della scossa.

Il dispositivo di accensione era collegato alla camera oscura da due fili conduttori destinati all'accensione istantanea della lampadina al momento voluto. Il fotocronografo era collegato a diversi apparecchi sismici e, in particolare, a un sismometrografo a lastra affumicata. Al verificarsi di una scossa sismica, sia pur debolissima, la lastra del sismometrografo si metteva in moto l'accensione della lampada e la riproduzione fotografica del cronometro. Poiché mediante gli altri strumenti sismici si poteva determinare il tempo trascorso dall'inizio del sisma sino al momento della fase massima, aggiungendo questo tempo all'ora fotografata, si poteva conoscere l'istante di fase massima del sisma. L'apparecchio fu apprezzato scientificamente ed utilizzato con successo nei vari osservatori.

L'intenso studio e le assidue osservazioni effettuate presso l'osservatorio di Rocca di Papa condussero il C. a individuare la presenza delle onde trasversali e poi nusurame la grandezza, la velocità di propagazione e il rapporto di questa con quella delle onde longitudinali. Il C. poté così formulare, basandosi sulla teoria matematica dell'elasticità, una legge fondamentale, secondo la quale, nella propagazione dei terremoti, si hanno due sistemi di onde: longitudinali, responsabili dei ben noti effetti disastrosi sussultori ed ondulatori, e trasversali, sino allora sconosciute, causa delle lente perturbazioni ondulatorie nel terreno, propagantisi a distanze grandissime e rilevabili solo da speciali strumenti. Il C., dopo una lunga serie di osservazioni, riuscì a determinare la velocità di propagazione delle onde trasversali da 2,2 a 2,5 chilometri al secondo e delle onde longitudinali da 4,5 a 5 chilometri al secondo, stabilendo che, nell'allontanarsi dal centro, le une non si trasformano o si confondono mai con le altre.

Tra le osservazioni più sensazionali eseguite dal C. è da segnalare quella del 9 febbr. 1893 quando individuò l'oscillazione del tromometro presso l'osservatorio di Rocca di Papa due ore dopo che un fortissimo terremoto aveva scosso l'Asia Minore, con epicentro nelle vicinanze di Malatia. In breve tempo il C., esaminando il sismogramma, riuscì a stabilire la distanza dell'epicentro del terremoto dal punto di osservazione della stazione sismologica.

Al C. si deve, inoltre, la modificazione e il perfezionamento del sismometro a lastra affumicata, usato nei vari osservatori geodinamici, che sino ad allora non poteva essere utilizzato quando veniva colpito da una scossa sismica d'intensità nell'interno della media della scala De Rossi Forel.

Il C. modificò lo strumento collocando i tre stili, che tracciavano i diagrammi da cui si deducevano le tre componenti istantanee del sisma, non più in un medesimo piano orizzontale come erano stati sino ad allora, ma in tre differenti piani orizzontali, ossia a tre diverse altezze sulla sottoposta lastra affumicata, fissando alle loro estremità, orizzontalmente, tre piccoli telai in lamina di ottone di tre diverse lunghezze e ponendo entro ciascuno di tali telai, sempre orizzontalmente e in bilico, uno spillo piegato ad angolo retto, per cui i tre stili non potevano mai urtarsi nei loro movimenti. Il C. ritenne, inoltre, di ampliare la larghezza della lastra affumicata, raggiungendo notevole speditezza e perfezione di calcolo e di uso dell'apparecchio.

Nel 1903 il C. fu invitato al Congresso internazionale di sismologia a Strasburgo ed in tale occasione egli comunicò i nsultati raggiunti nella formulazione dell'espressione matematica della scala empirica dell'intensità dei sismi e le corrispondenti e relative accelerazioni. La relazione, intuita dal C., tra i due fenomeni è stata, in onore del C., chiamata dal sismologo Kövesligethy "equazione Cancani".

Il C. morì a Roma il 29 maggio 1904.

Tra gli scritti principali del C. sono da ricordare: Valori normali ed andamento diurno ed annuo della temperatura di Roma, Roma 1889; Fotocronografo sismico, Roma 1890; Modificazioni di sismometrografia a lastra affumicata ed a registrazione continua, Roma 1890; Sulle ondulazioni provenienti da centri sismici lontani, Roma 1893; e, con G. Folgheraiter, Norme per l'impianto dei parafulmini secondo le teorie moderne sulla propagazione dell'elettricità, Roma 1893.

Bibl.: Annali dell'Ufficio metereologico geodinamico italiano (Roma), s. 2, XI (1889), 1, p. 40; XII (1890), 1, p. 67; XV (1893), 1, p. 13.

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